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6. La classe aperta Storia di un’accoglienza provata

7.2. Recuperare le condizioni

Nel cercare le ragioni sottese al rischio della documentazione come atto inuti- le, abbiamo già colto due importanti condizioni che vale la pena di richiamare.

La consapevolezza della valenza sociale dell’agire didattico

Nell’azione didattica vive una complessità di elementi e di funzioni che vanno riconosciuti. Certamente la mediazione didattica rende accessibili ai soggetti in apprendimento i saperi disciplinari, ma la modalità non è puramente tra- smissiva e la finalità non è il loro possesso. Attraverso l’incontro con i mondi dei sistemi simbolici costituiti dalle discipline scolastiche si ricerca l’attivazio- ne del protagonismo di ciascuno studente per promuoverne il ‘fiorire’ integra- le delle sue potenzialità. La progettualità didattica acquista senso per ognuno solamente nel promuoverne il progetto di vita che, per orientarsi alla realizza- zione di sé, deve inscriversi in un orizzonte sociale inclusivo dove l’altro non è ostacolo, ma condizione stessa del realizzarsi del singolo48. Nel delineare il

compito affidato ai sistemi scolastici per il nostro secolo, Delors evidenziava l’importanza dell’imparare ad imparare in una logica di apprendimento conti- nuo, dell’imparare a fare per lo sviluppo di un sapere trasformativo della real- tà, dell’apprendere ad essere come crescita integrale della persona, ma tutto questo dentro un apprendere a convivere, condizione stessa di un conte- sto sociale accogliente e valorizzante le singolarità49. L’agire didattico non ha

quindi puramente un compito istruttivo, bensì acquista la sua piena valenza solamente se, in una prospettiva inclusiva, favorisce per ciascuno il massimo di sviluppo possibile delle proprie potenzialità, consentendogli di partecipare attivamente alla vita pubblica in una logica costruttiva del bene comune50. In

questo senso l’azione didattica si attesta come azione educativa e, in quanto tale, ne assume il pieno valore sociale e la responsabilità da essa derivata.

48 Cfr. Angelo Lascioli, Verso l’inclusive education, Edizioni del Rosone, Foggia, 2014; Marisa Pavone, L’inclusione educativa, Mondadori, Milano, 2014.

49 Jacques Delors (ed), Nell’educazione un tesoro. Rapporto UNESCO della Commissione Inter-

nazionale sull’Educazione per il Ventunesimo Secolo, Armando, Roma 1997.

50 Cfr. il cap. 7 ‘Pedagogical Documentation: APractice for Reflection and Democracy’ del volu- me di Gunilla Dahlberg, Peter Moss, Alan Pence, Beyond Quality in Early Childhood Education

La documentazione come parte integrante dell’azione didattica

In un percorso è importante non solo la meta, ma anche i passi che si fanno per arrivarvi, nonché il modo stesso in cui questi si sviluppano. Lo sguardo attento a quanto accade, la raccolta di tracce lungo il percorso consente non solo di aggiustare in itinere il progetto per renderlo sempre più rispondente ai bisogni dei singoli, ma permette anche di restare vigili rispetto ai processi di pensiero e alla costruzione di significati che ognuno in esso opera51. Inoltre, un progetto

didattico non è l’esito di un’azione individuale, perciò diventa importante che il pensiero comune, che ha originato la progettazione, sia continuamente accom- pagnato nel riflettere sulle evidenze emergenti dal percorso per consentire di co-costruire il senso complessivo dell’esperienza che prende forma. Per que- sto, la documentazione acquista una valenza ampia, non solo di atto conclusi- vo che raccoglie l’esito, ma anche di attenta raccolta di elementi utili a leggere il processo. Documentare il processo e non puramente l’esito di un progetto educativo consente, infine, di offrire spunti per una sua trasferibilità.

Considerare la professione docente come professione ‘plurale’

Il senso pedagogico del documentare richiede inoltre una cultura della pro- fessione docente che coglie la costitutiva interdipendenza positiva del pro- prio lavoro da quello dei colleghi52: un docente non può agire come solista, è

sempre una voce del coro! In realtà, la modalità di vivere e pensare la profes- sione docente è spesso caratterizzata da modalità individualistiche che non fanno ritenere la collaborazione con i colleghi una parte costitutiva del proprio lavoro. In tali circostanze il confronto risulta assente, viene percepito come ritualità vuota che appesantisce, oppure come occasione di affermazione di sé. Una cultura individualistica vanifica di fatto il senso del documentare e lo inscrive in logiche autoreferenziali e competitive. È solamente la consape- volezza di far parte di una comunità professionale53, percepita come fattore

essenziale per la propria crescita personale e professionale, nonché per l’effi- cacia della propria azione54, che costituisce la condizione di ‘sfondo’ affinché

la documentazione possa essere correttamente vissuta e valorizzata come contributo formativo per lo sviluppo professionale.

51 La centralità della funzione della documentazione nel percorso didattico è bene evidente nel lavoro educativo e nell’elaborazione pedagogica delle scuole dell’infanzia di Reggio Emilia. Per questo si rimanda a Carolyn Edwards, Lella Gandini, George Forman (a cura di), I cento

linguaggi dei bambini. L’approccio di Reggio Emilia all’educazione dell’infanzia, Edizioni Junior, Bergamo 1995 (nuova edizione 2010).

52 Il concetto di interdipendenza positiva evidenzia come condizione per il successo dell’azione del singolo sia il successo delle azioni degli altri soggetti implicati (‘vinco io, se vinci anche tu’). Invece, quando in educazione si lavora considerando il perseguimento dei propri obiettivi come indipendenti o in contrapposizione con quelli degli altri soggetti coinvolti, si perde la valenza formativa di quanto si vuole, pur con buone intenzioni, realizzare: non si può crescere senza curarsi o in contrasto con chi ci sta a fianco.

53 La scuola è un’organizzazione che per perseguire la sua mission deve orientare le proprie pratiche al modo di funzionare della comunità. Cfr Thomas J. Sergiovanni, Costruire comunità

nelle scuole, LAS, Roma 2000; Herbert Franta, Relazioni sociali nella scuola, SEI, Torino 1985. 54 Per cogliere l’importanza del contributo dei colleghi alla costruzione della propria professiona- lità è interessante leggere quanto evidenziato dagli insegnanti in una ricerca che ne ha ascoltato in profondità le voci: Luigina Mortari (ed.), Dire la pratica. La cultura del fare scuola, Mondadori, Milano 2010.