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Facciata come serra

4.4. campi di ricerca tra prestazione e forma

4.4.1. Facciata come serra

L’idea di poter controllare le prestazioni di un edificio con l’ausilio di una zona intermedia tra l’esterno e l’interno non è morta come ci si sarebbe potuto immaginare con le fa- mose e temute torri (da surriscaldamento invernale ) degli anni novanta (gli epigoni dell’International Style, cristalli di vetro avvolti da lenti appese alla facciata che se esposte al sole poco hanno da invidiare alla capacità di sterminio del-

64 Uno degli architetti più interessanti nel coniugare gli aspetti della meteorolo- gia e della fisiologia con la forma architettonica. In “L’architettura meteorologica” Rahm contribuisce a una comune riflessione sull’ambiente facendo diventare la missione climatica dell’architettura, non solo un obiettivo ma un potente mezzo per il progetto. Il pensiero di Rahm, tecnico e poetico sono fondamentalmente rivolti alla sensualità e al benessere degli abitanti, e in questo senso interpreta gli aspetti immateriali dell’architettura (invisibili) nel senso che gli attribuisce Ponty. 65 Vassivier en Limousin, 2005

le lenti archimedee utilizzate nella battaglia di Siracusa). La possibilità di utilizzare la ventilazione naturale rimane l’idea più ragionevole ma ancora lontana da applicazioni norma- lizzate. Lo sviluppo della doppia facciata c’è stato dagli anni novanta in poi principalmente con la residenza, residenza come campo di indagine e sorprendentemente meno inda- gata nei luoghi del lavoro. Oggi è uno dei temi progettuali più discussi e utilizzati negli interventi sull’esistente. Mentre per il luoghi del lavoro il ruolo della doppia facciata è dedi- cata principalmente al raffrescamento degli ambienti, nel- la residenza gli interventi privilegiati (per il riscaldamento) sono l’isolamento e il guadagno di luce da energia solare. Un strato d’aria, che avvolge l’architettura, è uno dei rimedi più brillanti contro il raffreddamento eccessivo. Allo stesso modo del funzionamento di un isolamento traslucido, i guadagni in termini di energia solare vengono assorbiti dall’involucro più esterno e ceduti con un leggero sfasamento temporale allo spazio interno. La doppia facciata può avere profondità variabili. Il modello di ispirazione giapponese dell’engawa è stato usato da Lacaton e Vassal per il recupero sistematico dei grand ensemble francesi attraverso il miglioramento del- la qualità degli spazi con il guadagno di luce, la dilatazione visiva dello spazio e l’uso a veranda e (con il conseguente aumento di superficie) fino a camere d’aria di pochi centi- metri. Queste facciate reagiscono in relazione alle condizioni termiche aprendo delle lamelle in modo da immettere e fare uscire aria. Questo tipo di ventilazione si deve intensificare in estate quando l’aria è più fresca di quella esterna e circola nello spazio intermedio dal basso verso l’alto assecondando il moto convettivo innescato dal raffrescamento adiabatico, con l’acqua sul bordo inferiore della facciata disposta in una sorta di piccolo fossato che viene così umidificata e che ri-

sale grazie all’effetto camino. Nell’intervento sull’esistente la doppia facciata serve a migliorare l’isolamento dell’involucro esterno, un intervento complesso che permette di ridefinire anche sotto il profilo gestaltico l’involucro dell’architettura. Involucro che serve non solo a ridurre le trasmissioni di calore ma anche a regolarizzare le geometrie delle architetture per migliorare il rapporto tra superfici esterne e volume, cattura- re la luce del sole e naturalmente servire alla circolazione na- turale dell’aria. Queste facciate a guisa di serra si possono al- lestire come autoportanti in policarbonato o doghe di vetro, in modo che possano funzionare anche da collettori solari (muri di trombe). Il principio è una costante delle architetture recenti di Lacaton e Vassal che utilizzano le serra per guada- gnare spazio alle residenze. Nel progetto di concorso di Phi- lipp Rahm per il nuovo museo Tadeusz a Cracovia (2006) la proposta è da interpretarsi come una parafrasi ironica sulla discussione della doppia facciata. Rahm trasla il principio del- la facciata stratificata in un’altra dimensione, introducendo un concetto spaziale fatto di zone vivibili con differenti tem- perature utilizzabili in modo diverso a seconda della stagione dell’anno. Estrema fiducia nelle leggi della termodinamica e un’interessante sintesi tra soluzioni non meccaniche e tec- nologie sofisticate mostra anche il progetto per la torre Burj Al-Taqa (2008) di Gerber Architekten. Il completo raffresca- mento della torre (costruita in Medio Oriente) si ispira a pieno al principio di funzionamento delle torri del vento. Attraver- so una doppia facciata, l’aria esausta grazie alla differenza di pressione viene espulsa in modo naturale (senza il ricorso a supporti meccanici) e aria fresca altrettanto naturalmente si introduce a sostituirla, innescando così un ciclo permanente. Anche la ventilazione naturale del parlamento del Galles pro- gettato da Richard Rogers (2006) funziona riferendosi a un

sistema tradizionale che viene dalle famiglia di soluzioni di climatizzazione non meccanizzate (passive), grazie all’ausilio di una ventola di 6 metri di diametro che rappresenta anche dal punto di vista gestaltico l’elemento centrale della compo- sizione. All’esterno si manifesta come una cupola a indicare la posizione dello spazio assembleare del parlamento. La ven- tola viene fatta girare dal vento, e in questo modo produce una differenza di pressione che spinge l’aria esausta verso l’esterno permettendo l’ingresso dell’aria fresca.

Allo stesso modo funziona la sezione del campus di Arup a Solihull in Gran Bretagna con i camini disposti centralmente, o il centro di ricerca e sviluppo a Ingolstadt di Fink e Jocher dove la hall principale grazie alla doppia facciata utilizzabile e disposta su più piani viene ventilata naturalmente. Nei casi appena descritti lo stesso principio di climatizzazione interno produce soluzioni molto diverse da loro ma che in ciascun caso contribuiscono a definire e caratterizzare l’architettura sia dal punto di vista distributivo, che gestaltico.