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Taut e la casa giapponese

2.7. Clima nel progetto e questione sociale

3.1.1. Taut e la casa giapponese

Già nel 1889 Just Brinckmannn nel suo libro Kunst und

Handwerk in Japan aveva descritto con precisione le ca-

ratteristiche della casa tradizionale giapponese. La casa giapponese dal punto di vista di un europeo “priva di so- lidità e comodità, offre un’insufficiente protezione contro il freddo e il fumo”, il giapponese invece a differenza della sua casa sarebbe più resistente al clima. In estate, poten- do, vivrebbe completamente all’aperto mentre il freddo invernale lo disturba appena. Quello che un giapponese pretende da casa sua è protezione contro l’umidità del terreno, contro le improvvise e copiose piogge estive, pro- tezione contro le ustioni solari e per il ricambio d’aria più frequente e generoso possibile.(…) Per questo il giappo- nese solleva la sua casa da terra circa 50 cm sopra il livello del suolo, il tetto aggetta generosamente oltre il muri pe- rimetrali per proteggerli dalla pioggia. Sotto la sporgen- za si dispone lungo tutti i lati liberi della casa allo stesso livello delle camere un corridoio simile a una veranda che in estate con l’eccezione dello Shoji, dilata (ingrandisce) le camere adiacenti, e che di notte e durante l’inverno può essere chiuso grazie all’utilizzo di muri scorrevoli esterni (Amado). Brinckmann conclude che gli elementi della casa giapponese riflettono le caratteristiche del clima estivo caldo/umido, al contrario le persone si sarebbero abituate a sopportare l’inverno relativamente breve, secco e fred-

do. Nel suo diario Taut rivela che i due mesi estivi Luglio e Agosto sarebbero i peggiori dell’anno e percepiti anche dai giapponesi come una sorta di “anticamera dell’infer- no”, l’estate giapponese è molto calda, temperature ab- bondantemente sopra i 30° all’ombra nei paraggi di Tokyo non un eccezione. La calura è molto insistente e anche i violenti temporali e le piogge non raffrescano, al contra- rio, come si dice in Giappone “il sole oltre le nuvole cuoce gli uomini dall’altra parte come pesci in una pentola“. L’u- midità persistente richiede prima di tutto ricambio d’aria (correnti e movimenti d’aria). Questo ricambio è garantito dal gradevole e quasi incessante vento giapponese, che rappresenta la salvezza per le persone, a cui raffresca la pelle bruciata dal sole cocente. Da queste caratteristiche climatiche si spiega la principale connotazione della casa giapponese, dove tutti i muri, interni ed esterni, sono scor- revoli con una cornice più leggera possibile, in modo che, assecondando le necessità, possano essere tolti e rimessi. Taut ha pubblicato le sue osservazioni nell’essay August

im japanischen Haus e inserito come terzo capitolo con il

titolo Sommer nel suo libro Das japanische Haus und sein

Leben, dove scrive: “istintivamente si apre tutto il possibi-

le quanto possibile”. La logica costruttiva della casa giap- ponese a questo punto era logica, oggettiva e razionale per Taut. Generosi tetti aggettanti per proteggere dalla pioggia e contro la luce abbacinante del cielo sono sem- plicemente ovvi, come pure una veranda con i pavimen- to di legno davanti ai materassi di tatami per proteggerli dalla pioggia. Il pavimento rialzato rispetto alla terreno è necessario per proteggere la casa dall’umidità del terreno e dallo strato d’aria che a contatto con il terreno è parti- colarmente umida. “Può sembrare meschino, indicare nel

clima il fondamento, la base di riferimento di un’arte così importante come l’architettura, eppure da qualche parte bisogna pure cominciare e se l’inizio è modesto ma il prin- cipio è giusto si tratta solo di rimboccarsi le maniche”. Taut nelle “lezioni sull’architettura” (Architekturlehre) opera un distinguo tra tecnica e costruzione: compito della costru- zione è di occuparsi dei fenomeni violenti naturali: tem- peste, alluvioni, terremoti. Occuparsi del clima è compito della tecnica, ma esistono due tipi di tecnica: "oggigiorno sono state sviluppate attrezzature tecniche, macchine e mpianti di condizionamento. Se questo tipo di tecniche finiranno per dominare l’architettura ci ritroveremo con lo stesso tipo di architettura in ogni angolo del pianeta". Taut critica aspramente Le Corbusier per il suo entusiasmo per il piatto internazionalismo. In Giappone questo tipo di internazionalizzazione delle forme lo si è potuto osser- vare nel suo sviluppo durante gli anni settanta (gli anni della crisi energetica), durante i quali ogni appartamento è stato dotato di un sistema di condizionamento e la con- seguenza del surriscaldamento delle macchine condizio- natrici ha determinato una variazione della temperatura esterna nella città di Tokyo di circa 1-1,5 gradi celsius. Per Taut questo tipo di adattamento alle esigenze di conforte- volezza attraverso le macchine rappresentava la sconfitta dell’Architettura.

Esiste però anche un altro tipo di tecnica che nel pas- sato dominava i processi di produzione dello spazio. Taut la chiama Bau Technik. In Giappone la Bau Technik si espri- meva attraverso una serie di soluzioni rigorosamente ar- chitettoniche: l’equivalente delle persiane (Holzgitter) da- vanti alle aperture dei muri (finestre ma non solo) sono dei mediatori tra interno ed esterno che ombreggiano e allo

stesso tempo fanno passare l’aria. Non eliminano il calore e non fanno dimenticare l’estate ma aiutano a sopravvi- verle. Un’ulteriore misura di adattamento è la scelta del ri- vestimento. Taut progettò per una casa ad Atami dei profili con lamelle regolabili, che potevano essere piegate e fis- sate verso il soffitto in modo da scomparire alla vista quan- do non erano necessarie. La Bau Technik non rinuncia alla poesia: I pannelli scorrevoli di carta semitrasparente ad esempio se chiusi trasformano la luce del sole in riflessi, e i luccichii sfumati degli alberi vicini diventano dipinti. Mezzi aperti restituiscono immagini dai contorni netti. Il clima e le stagioni (così riassume Taut) sono parti dell’universo con i quali l’uomo, costruendo, entra in diretta relazione.