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I fallimenti ed i protesti

Nel documento Analisi di statistica economica (pagine 107-110)

1. — Le oscillazioni cicliche della vita economica hanno una stretta re-lazione di interdipendenza con quelle che si manifestano nell'ambito delle singole economie aziendali : cosicché raccogliendo ed analizzando i dati che riflettono : o un momento particolar-mente grave della vita aziendale — protesti cambiari — ; o la rottura pa-lese dell'equilibrio dell'impresa attra-verso la cessazione dei pagamenti — fallimenti —, si ha modo di giungere alla conoscenza quantitativa di feno-meni di una certa importanza per l'in-terpretazione della congiuntura di tut-to un paese.

Non è certo necessario soffermarci molto per mostrare le ragioni che fan-no diminuire, nei momenti di attività economica (che comprendono le fasi di ripresa e di prosperità), i fallimenti ed i protesti, e quelle che li fanno au-mentare nei periodi di inattività (che comprendono le fasi di crisi e di de-pressione). Basta riflettere, infatti, co-me il ciclo economico sia legato al ciclo dei prezzi. La prosperità degli affari di-pende in larga misura dall'andamen-to dei prezzi : e quesdall'andamen-to riguarda tandall'andamen-to gli uomini di affari avveduti quanto gli inabili, tanto le aziende che sono abbondantemente provviste di capitali quanto quelle che ne difettano. Nei

pe-riodi di attività economica le variazio-ni dei prezzi sono prevalentemente di senso positivo. I profitti, per questa ragione, si conseguono con abbastanza facilità. Non si richiede molto intuito per combinare affari in tali periodi. L'acquisto di merce è atto di ordina-ria amministrazione. Basta poi ven-derla, con un intervallo più o meno lungo di attesa, per lucrare la diffe-renza di prezzo che è venuta nel frat-tempo maturando. I fallimenti ed i protesti, naturalmente, diminuiscono. Nei periodi di inattività economica, in-vece, le variazioni dei prezzi sono pre-valentemente di senso negativo. I pro-fitti sono di difficile conseguimento e il numero dei fallimento e dei protesti, di conseguenza, cresce. Giocano, natu-ralmente, in queste azioni e reazioni, anche i fattori connessi alla situazio-ne creditizia. Ma di questo diremo di più in seguito. Lo Snyder dopo aver esaminato le statistiche americane dei fallimenti — che son quelle che si spingono più indietro nel tempo, es-sendo state iniziate nel 1866 — giun-ge perfino a dire che un indice dei fal-limenti commerciali può bene essere assunto come una misura inversa dei cicli economici.

prò-testo cambiario e del fallimento sono strettamente legati tra di loro. Si può dire che il protesto quasi costituisca l'anticamera del fallimento. Da ciò la osservazione ovvia, che meglio conva-lideremo in seguito con l'analisi dei dati statistici, che l'andamento dei protesti precede di qualche mese l'an-damento dei fallimenti. Ma c'è di più : l'istituto fallimentare in Italia esiste soltanto per i commercianti, intesa questa denominazione in senso lato, come l'intende il Codice di commercio. Le cambiali, invece, possono essere e-messe da tutti coloro che, commer-cianti e non commercommer-cianti, abbiano quei determinati requisiti elencati dal-la legge. Ne consegue che i protesti cambiari possono riflettere anche le inadempienze dei non commercianti. E' vero che lo strumento cambiario non è molto in uso, da noi, fuori del ceto mercantile, ma è un fatto che il sintomo che può desumersi dall'anda-mento dei protesti qualche volta appa-re più sensibile di quello dei fallimen-ti. E, anche per questa ragione, par-leremo prima dei protesti cambiari.

3. — Bastano qui pochi cenni sulla natura economica e giuridica del pro-testo cambiario per comprendere l'im-portanza dei dati dal punto di vista statistico : la legge assegna al « pa-gherò » cambiario il valore di titolo esecutivo che non richiede una senten-za di condanna per procedere contro il debitore cambiario ohe non fa fron-te ai suoi impegni. Al « pagherò » può essere assimilata la tratta purché sia provvista della firma di accettazione del trattario. Oggi la tratta senza ac-cettazione, nel mondo commerciale, è diventata un comune sistema per esi-gere pagamenti. E' chiaro, tuttavia, che se il debitore non ha apposto la sua firma al documento questo non ha il valore di titolo esecutivo per cui, se

anche viene protestato, non può venire assimilato ad una cambiale vera e propria.

Giustamente, quindi, dopo il 1927, le statistiche dei protesti tengono di-stinte le due specie di cambiali. Non per tutte le cambiali insolute si fa il protesto : non si fa, ad esempio, pel-le cambiali che non sono mai state gi-rate. In tal modo parecchie cambiali insolute sfuggono alla statistica dei protesti ; ma anche qui, come in qual-siasi altro campo della statistica eco-nomica, bisogna soprattutto accontarsi dell'indicazione fornita dalla ten-denza. Il valore assoluto dei dati, per forza di cose, è sempre relativo.

4. — Per l'interpretazione dei dati riflettenti i protesti cambiari (come del resto per i fallimenti, come vedre-mo) esiste, invece, un ostacolo molto grave che può deviare le indagini e qualche volta portare lontano dalla realtà. L'ostacolo è costituito dal fat-to che noi conosciamo soltanfat-to il nu-mero assoluto dei protesti cambiari ma non conosciamo affatto il numero as-soluto delle cambiali emesse. In tal modo si è nella impossibilità di calco-lare un rapporto percentuale tra cam-biali protestate ed emesse, che sareb-be veramente prezioso per l'interpre-tazione del fenomeno in esame. Coi dati che abbiamo a disposizione at-tualmente veniamo a trovarci nelle stesse condizioni di chi volesse studia-re il fenomeno della mortalità, in uno-stesso paese, in due momenti diversi, conoscendo soltanto il numero asso-luto dei morti ed ignorando l'entità della popolazione. In tal caso, eviden-temente, l'indagatore, per interpretare l'andamento della mortalità deve fare delle ipotesi per quel che riguarda la entità della popolazione o, quanto me-no, per quel che riguarda le sue va-riazioni nel tempo.

L'emissione di cambiali come varia in relazione alle diverse fasi dell'onda economica? Su questo punto abbiamo già detto qualche cosa analizzando i dati relativi al valore delle cambiali compensate presso^ le stanze di com-pensazione italiane. Le cifre riflettenti queste compensazioni sono in moneta e debbono quindi essere depurate dal-le variazioni dei prezzi per avere dati che molto grossolanamente indichino la quantità di cambiali compensate. E anche in questo caso si è costretti a tralasciare di considerare gli sposta-menti che possono essere avvenuti nel valore medio delle cambiali emesse, per mancanza di dati. Orbene, l'osser-vazione di queste cifre ci indica che si è verificata una contrazione nella quantità di cambiali emesse, ma che la contrazione non è stata molto for-te. In altre parole, in base a questi dati, si può indurre che il fattore re-lativo alla contrazione dei traffici che tende a deprimere l'emissione di cam-biali sia stato in un certo qual modo attenuato dalla accresciuta necessità di ricorrere allo strumento cambiario per il regolamento delle partite, pro-prio per effetto della depressione eco-nomica, Anche chi, nei momenti di prosperità, era uso pagare a contan-ti, si vale oggi della cambiale, che può essere considerata come un mezzo co-modo per creare quel credito che vie-ne spesso a mancare vie-nei momenti di intensa depressione economica accom-pagnata da panico finanziario. In una fase più inoltrata della depressione, quando la tendenza della curva degli affari tende a flettersi in senso posi-tivo, si dovrebbe verificare una più ac-centuata contrazione nell'emissione di cambiali. Il risanamento finanziario delle varie aziende è già stato opera-to. Il denaro disinvestito dagli affari anche per il ribasso dei prezzi è ino-peroso e rende poco o nulla; tanto

va-le, quindi, a non ricorrere più al cre-dito, più o meno oneroso, dei fornito-ri, come si era costretti a fare nella fa-se di tensione e di crisi del ciclo. Come si vede, quindi, la curva delle emis-sioni delle cambiali — almeno di quel-le effettivamente quel-legate a scambi com-merciali — dovrebbe presentare una certa correlazione positiva con la cur-va del denaro. E vedremo ancor più dettagliatamente la ragione per cui, nei periodi di depressione, che se-guono i momenti di panico caratte-rizzati dalla contrazione di credito da parte delle banche, i saggi a breve scendono a livelli molto bassi : gli è che il basso saggio di interesse non è causa bastante per determinare una ripresa degli affari, ma anzi è esso stesso un indice della malattia dell'or-ganismo economico. Giocano nella configurazione di questi schemi empi-rici numerosi fatti di difficile classifi-cazione : ma è certo , ad esempio, che una delle ragioni per cui i saggi a bre-ve scendono a libre-velli tanto bassi è co-stituita anche dalla rarefazione di buona carta che si presenta per lo sconto.

Pritorniamo al nostro argomento te-nendo presente quanto abbiamo detto circa le probabili variazioni che si ve-rificano nelle emissioni di cambiali. I protesti, nelle prime fasi di congiun-tura sfavorevole, dovrebbero crescere con velocità superiore a quella di e-missioni delle cambiali. Dai nostri dati rileviamo un aumento cospicuo di pro-testi : tale aumento, però, è mitigato dal fatto che dovrebbero esserci più cambiali emesse. Subito dopo, tutta-via, l'emissione di cambiali diminui-sce : pure i protesti si mantengono nu-merosi e anche, qualche volta, tendo-no a crescere. L'indicazione semiolo-gica che si potrebbe ottenere dal rap-porto tra le cambiali protestate e le cambiali emesse, quindi, è più grave

di quello che si desume dall'esame delle cifre assolute dei protesti. Nel-l'ultima fase della depressione i pro-testi dovrebbero scendere con velo-cità perlomeno uguale a quella della diminuzione nell'emissione di cambia-li. Ecco, forse, una delle principali ra-gioni che spiegano la diminuzione ac-centuatissìma che si è avuta nel nu-mero assoluto dei protesti negli ultimi mesi del 1932 e in tutto il 1933. E' chiaro che lo schema delineato prece-dentemente è puramente deduttivo ed avrebbe bisogno di essere convalidato da dati statistici certi per essere rico-nosciuto aderente alla realtà. Quando si avrà a disposizione una maggior co-pia di dati si potrà usufruire eventual-mente dei dati relativi alle cambiali compensate come indici indiretti delle cambiali emesse per vedere più chia-ro nell'andamento più sopra accen-nato.

5. — Nella tabella seguente diamo il numero annuo dei protesti e la ri-spettiva media mensile per tutto il periodo postbellico. ANNI 1 9 1 9 . 1920 . 1921 . 1922 . 1923 1924 . 1925 1920 . 1927 . 1928 . 1929 1 9 3 0 1931 . 1932 1933 Protesti pagherS e tratte non a c c e t t a t e Totale annuo 4 3 74, 193 306. 427. 644 638. 849. 1.096. 1.093, 1.289, 1 . 4 4 9 1.663 1.616, .317 .805 .104 .703 .224 .054 .270 .520 ,447 .392 .416 .084 .416 . 7 5 9 Media m e n s i l e 3 . 6 1 9 6 . 2 3 4 1 6 . 0 9 2 2 5 . 5 5 S 3 5 . 6 0 2 4 5 . 3 3 8 5 3 . 1 8 9 7 0 . 7 9 3 9 1 . 3 7 0 9 1 . 1 1 6 1 0 7 . 4 5 1 1 2 0 . 7 5 7 1 3 8 . 6 1 8 1 3 4 . 7 3 0 Protesti di p a g h e r ò Totale annuo 7 8 6 . 1 3 9 7 8 5 . 4 5 4 8 9 8 . 0 0 8 1 . 0 0 3 . 7 1 8 1 . 2 2 1 . 1 9 7 1 . 1 8 8 . 5 2 7 8 6 1 . 3 7 8 Media mensile .511 .455 .834 .643 .766 .044 . 7 8 1 Nell'Annuario statistico italiano, nelle Notizie statistiche retrospettive, si trovano dati per i protesti che ri-salgono al 1887. Come si vede, dal 1927 in poi, disponiamo dei dati re-lativi ai protesti dei soli « pagherò » con esclusione delle tratte non accet-tate.

Nella seguente tabella diamo, inve-ce, il numero dei protesti dei « pa-gherò », mese per mese, dal 1928 in poi. Per il 1933 siamo in grado di

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