1. — Numeri indici dei prezzi al minuto e del eosto della vita sono cal-colati, ormai, in tutti i paesi del mon-do : servono a mettere in chiaro le va-riazioni che si verificano nei prezzi delle merci e delle prestazioni diret-tamente utilizzate dai consumatori. Molte volte, anzi, gli indici dei prezzi al minuto e quelli del costo della v i - , ta sono adoperati dagli studiosi e dai
pratici, indifferentemente, non cono-scendosi i criteri metodologici che gui-dano l'elaborazione dell'una e dell'al-tra specie di indici. Questo non do-vrebbe verificarsi giacché gli indici del costo della vita sono calcolati in base ad uno schema di consumi tipici (e, quindi, sono una media pondera-ta degli indici dei prezzi dei singoli generi) mentre gli indici dei prezzi al minuto sono il più delle volte calco-lati cogli stessi criteri degli indici dei prezzi in grosso (e, quindi, sono una media semplice degli indici dei prezzi dei singoli generi).
E' noto che gli indici dei prezzi in grosso sono costantemente seguiti dagli uomini di affari come segnala-tori, di notevole importanza, dell'an-damento della congiuntura. Questo, è pure noto, deriva dal fatto che tali
indici sono, nella maggioranza dei ca-si, elaborati con dei prezzi di merci non finite e quindi non atte al consu-mo. I prezzi di queste merci, quindi, dal punto di vista barometrico, hanno tale particolare valore in quanto ri-flettono non il valore attuale delle merci finite, bensì il valore che si pre-vede che queste avranno quando il processo di lavorazione sarà termina-to. Questo si è detto per chiarire la ragione per cui i numeri indici dei prezzi al minuto e del eosto della vi-ta, in quanto riflettono i prezzi all'ul-timo stadio del ciclo produttivo — quello del consumo — hanno poco in-teresse dal punto di vista di previsio-ne degli affari. Ci soffermeremo di più, del resto, su questo argomento nel prossimo capitolo.
Gli indici che riflettono l'andamen-to dei prezzi effettivamente pagati dai consumatori, tuttavia, hanno una grandissima importanza per ricono-scere l'effettivo potere d'acquisto del-la moneta in un determinato mercato. Il Keynes ha messo bene in chiaro questo punto. Per potere d'acquisto della moneta si intende « il potere del-la moneta di comperare le merci ed i servizi per il cui acquisto a scopo di
consumo una data collettività spende il proprio reddito monetario ». Perciò tale potere è misurato dalla quantità di quelle merci e servizi, ponderati secondo la loro importanza come og-getti di consumo, che si possono com-perare con una unità di misura mone-taria. Ne segue che il potere di ac-quisto deve essere sempre definito con riferimento ad un particolare gruppo di individui in una dati, situazione : cioè quelli il cui effettivo consumo for-nisce il metro per misurare il potere di acquisto. Ancora emerge che i nu-meri indici dei prezzi in grosso non sono atti a misurare il potere di ac-quisto della moneta in un determi-nato mercato.
Il Keynes riconosce che non vi so-no attualmente indici soddisfacenti del potere di acquisto della moneta. Que-sto consumption standard o « indice del consumo » dovrebbe includere, in-fatti, direttamente o indirettamente, una volta ed una volta sola, tutti gli elementi che entrano nel consumo fi-nale (e, perciò, escludendo tutti quelli che entrano nei processi produttivi in-termedi) ponderati in proporzione al-l'ammontare del reddito monetario che il pubblico dei consumatori de-stina loro.
Ma come computare un indice in base ad uno schema tanto vasto di calcolo? Bisogna accontentarsi di sur-rogati.
L indice del costo della vita, ad esempio, è una elaborazione che, in linea approssimativa, può servire allo scopo. Siccome questi indici sono qua-si sempre calcolati secondo uno schema che rispecchia i consumi tipici di una famiglia operaia si ha l'inconveniente, tuttavia, di sottovalutare la spesa per servizi personali nei confronti di quel-la per le merci. Si sa, infatti, che più basso è il reddito della famiglia e più
è alta la percentuale di tale reddito destinata all'acquisto di merci in ge-nerale e di generi alimentari in parti-colare.
Giova ricordare, in questo campo, le elaborazioni dello Snyder il quale ha calcolato un numero indice dei prezzi chiamato index of general pri-ce level. Questo indice composto è ot-tenuto combinando i quattro seguenti numeri indici semplici assegnando a ciascuno il peso proporzionale a fian-co indicato :
indice dei prezzi delle merci in grosso . . . . 2
indice dei salari 3,50 indice del costo della
vita 3,50 indice degli affitti . . . . 1
A questo punto si può pensare che una media, con una appropriata pon-derazione, tra gli indici dei prezzi in grosso e gli indici del costo della vi-ta, potrebbe consentire di ottenere in Italia un indice che si approssimi a quello pensato dal Keynes per misu-rare la variazione del potere di ac-quisto della moneta. L'indice del co-sto della vita, che riflette anche le variazioni dei prezzi degli affitti e di numerosi servizi, dovrebbe avere, na-turalmente, un peso superiore a quel-lo degli indici dei prezzi delle merci in grosso. Dal poco che abbiamo sin qui detto emerge in modo chiaro l'im-portanza degli indici che misurano l'andamento dei prezzi effettivamen-te pagati dai consumatori.
Nei paragrafi che seguono diremo di quanto si è fatto in Italia : parlan-do prima degli indici dei prezzi al minuto e poi di quelli del costo della vita.
2. — I numeri indici dei prezzi al minuto, abbiamo detto, sono calcolati con criteri molto simili a quelli che
guidano l'elaborazione dei prezzi in grosso. Si tratta, quindi, di una me-dia aritmetica o geometrica, semplice o ponderata, di singoli numeri indici riflettenti la variazione, rispetto ad una base comune, del prezzo di un nu-mero più o meno grande di merci che sono trattate al minuto. Se tra i nu-meri indici dei prezzi al minuto e quel-li dei prezzi in grosso vi sono parec-chie somiglianze, è d'uopo tener pre-sente che vi sono anche alcune dif-ferenze che bisogna mettere in luce. Non ci soffermiamo, naturalmente, sulla necessità che gli informatori che forniscono i prezzi siano veritieri e pe-riti del mercato. Intanto è chiaro che, mentre per fornire i prezzi in grosso bastano poche persone, per i prezzi al minuto sono necessari numerosi in-formatori. La ragione è evidente. I due mercati — quello delle merci in grosso e quello delle merci al minuto — hanno caratteristiche assolutamen-te differenti che si riflettono sui prez-zi che ne costituiscono l'espressione essenziale. Il mercato delle merci in grosso è, si può dire, unico. Le schede di domanda e le schede di offerta rag-giungono, su questo mercato, la mas-sima notorietà. I rapidi mezzi di co-municazione fanno sì, poi, che i prezzi si livellino, con la massima prontez-za, in ogni luogo. La maggiore notorie-tà nei prezzi si ha nei mercati orga-nizzati, a pronti e a termine, in cui la domanda e l'offerta sì palesano con la proclamazione fatta ad alta voce dagli speciali mediatori ohe sono di-sposti a dare e a ricevere lotti di mer-ci. In tali condizioni, dunque, baste-rebbe un solo informatore abile per fornir i prezzi. Di solito se ne con-sultano parecchi per avere la possibi-lità di esercitare un efficace controllo sulle loro dichiarazioni che potrebbe-ro non essere sempre disinteressate. In
ben altre condizioni si svolge il com-mercio al minuto. Non possiamo certo dire che vi sia un unico mercato, con grande notorietà di prezzi, con delle quotazioni che in ogni istante tendo-no a livellarsi tra di loro. Si tendo-nota, in-vece, anche nell'ambito di zone assai ristrette, una grande varietà di prezzi che manifestano l'esistenza non solo di mercati cittadini, ma di mercati rionali, di mercati per speciali tipi di clientela e così via. Constatata la mol-teplicità di mercati e, quindi, di prez-zi, si palesano necessari numerosi in-formatori che raccolgano dati in ogni luogo in modo che si possa supplire con la molteplicità delle quotazioni al-la loro deficiente notorietà e diffusio-ne. In altre parole mentre sul mercato in grosso il prezzo medio adoperato per l'elaborazione dei numeri indici è fornito da uno o da pochi informatori perchè si sa già a priori che tale prez-zo non può presentare molte oscilla-zioni, ma anzi i prezzi raccolti da di-verse fonti tendono a coincidere, sul mercato al minuto, per calcolare il prezzo medio, occorrono numerosi prezzi perchè non sono infrequenti i casi di dati stravaganti ed erratici. Maggiore è il numero delle fonti con-sultate e migliore si presenterà il ri-sultato perchè soltanto così si potrà attendere che i prezzi si concentrino su un prezzo tipico.
Un'altra differenza sostanziale tra il mercato in grosso ed il mercato al minuto è costituita del fatto che men-tre le merci che si trattano sul primo mercato sono bene individuabili da caratteristiche universalmente cono-sciute ed accettate, quelle che si trat-tano sul mercato al minuto sono di difficile identificazione. E a questo fatto, naturalmente, si ricollega quel che abbiamo già detto sulla moltepli-cità dei mercati al minuto. Gli è che
le merci nello stadio del commercio al minuto subiscono ulteriori trasfor-mazioni ed adattamenti che servono a renderle particolarmente gradite ai gu-sti degli ultimi consumatori. E sicco-me i gusti sono molteplici, si avrà una gamma vastissima di prodotti fi-niti di cui sarebbe anche inutile rile-vare i prezzi per l'impossibilità di con-seguire una qualsiasi omogeneità di ri-sultati. Si pensi soltanto agli infiniti prezzi del numero relativamente ri-stretto degli oggetti occorrenti per il vestiario.
L'omogeneità dei prodotti che ven-gono scambiati al minuto manca non soltanto in uno stesso istante di po ma viene a mancare anche in tem-pi successivi. Trattandosi prevalente-mente di oggetti finiti, in cui il fattore della moda gioca moltissimo, non si ha la possibilità di mantenere immu-tati la qualità ed il tipo della merce per lunghi periodi di tempo. Viene così a mancare una ragione essenziale di comparabilità. E' questa la stessa ragione per cui i prezzi dei prodotti finiti sono così scarsi nell'elenco delle merci che servono per l'elaborazione dei prezzi in grosso. Ed è ancora la ragione prima che induce a calcolare i numeri indici dei prezzi al minuto prevalentemente con merci destinate all'alci.tentazione : che costituiscono una larga parte delle merci contratta-te al minuto e eh- conservano qualità e tipo per periodi di tempo abbastanza lunghi.
3. — In Italia vengono attualo- ite calcolati numeri indici dei prezzi al minuto con carattere nazionale da due enti : dall'Istituto centrale di statisti-ca e dalla Confederazione fascista dei commercianti (indici Veronese). Esa-miniamo partitamente queste due se-rie di indici.
La serie calcolata attualmente
dal-l'Istituto centrale di statistica è la contin jazione, opportunamente mi-gliorata, dell'elaborazione iniziata nel 1919 dall'Ufficio de] lavoro e conti-nuata, fino al settembre del 1927, dal Ministero dell'economia nazionale (Di-rezione generale del lavoro, della pre-videnza e del credito). Tale serie ven-ne pubblicata sul « Bollettino dell'Uf-ficio del lavoro (quindicinale), poi sul Bollettino del lavoro e della previden-za sociale, ed attualmente sul Bollet-tino mensile dell'Istituto centrale di statistica, nella tabella « Numeri in-dici dei prezzi al minuto dei 21 ge-neri di prima necessità (base 1913 =
100) •». I 21 generi sono tutti alimen-tari, salvo il carbone di legna da cu-cina. Gli altri 20 generi sono : pane di frumento, farina di frumento, fari-na di granoturco, riso, fagioli secchi, pasta alimentare, patate, carne bovi-na, carne suina fresca, salame, bac-calà (secco), uova, lardo, formaggio per condire, strutto, burro naturale, olio di oliva, zucchero, caffè tostato, latte.
Nel Bollettino dei prezzi dell'Istitu-to centrale di statistica è pubblicadell'Istitu-to il procedimento usato oggidì per la raccolta del materiale statistico e per il calcolo dei numeri indici. Negli 84 principali comuni italiani, all'ultimo giorno di ogni mese, viene fatto l'ac-certamento, da parte dei rispettivi uf-fici comunali di statistica e dei Con-sigli provinciali dell'economia corpo-rativa, del prezzo di ciascuno dei 21 generi considerati nell'elaborazione. La rilevazione dei prezzi viene fatta separatamente dagli uffici comunali e dai Consigli dell'economia. Pensa poi l'Istituto centrale di statistica ad ese-guire una media semplice, per ogni comune, tra i prezzi rilevati dai due enti. L'Istituto ce.itrale di statistica, poi, fa una media aritmetica dei
prez-zi così rilevati negli 84 comuni ed ot-tiene un prezzo rappresentativo per tutto il paese, per ognuno dei 21 ge-neri. Questi prezzi vengono trasfor-mati in numeri indici facendo uguale a 100 il prezzo medio calcolato per l'anno 1913. Il numero indice compo-sto dei prezzi al minuto viene ricava-to dalla media aritmetica semplice dei numeri indici così ottenuti.
I criteri metodologici suindicati so-no sufficienti a chiarire l'importanza della elaborazione. Importa, ad ogni modo, sottolineare il fatto che si trat-ta di un indice calcolato con una me-dia aritmetica semplice : dando, cioè, ugual peso ai 21 generi considerati.
Ciò costituisce uno dei caratteri di-stintivi di questi indici da quelli del costo della vita di cui parleremo in un successivo paragrafo. Non si è te-nuto, poi, conto del differente nume-ro di abitanti delle città in cui si ef-fettua la rilevazione dei prezzi.
A questa elaborazione sono state mosse delle obiezioni. Si è osservato, anzitutto, che le città, in cui si sono rilevati i prezzi, non sono state sem-pre le stesse e di ugual numero. Inol-tre si sono espressi dubbi sull'atten-dibilità dei dati per ciò che riguarda gli organi di rilevazione, le fonti dei dati, l'omogeneità nel tempo delle qualità dei generi considerati, ecc. E'
M E S I 1928 1929 1930 1931 1932 1933 Gennaio 531.2 564.0 547.7 462.9 440.9 421.1 Febbraio 529.4 564.7 535.7 450.0 435.8 411.8 Marzo 522.1 570.9 525.3 446.1 434.0 404.9 Aprile 521.6 565.5 522.0 446.1 435.2 397.8 Maggio 528.7 563.3 509.7 448.6 434.3 396.9 Giugno 532.9 564.4 508.7 447.7 429.8 397.7 Luglio 516.1 557.8 506.6 442.1 417.6 393.0 Agosto 519.8 553.2 505.8 438.0 407.4 388.7 Settembre 526.0 547.3 507.5 438 4 406.5 390.8 Ottobre 536.2 546.2 512.6 441.4 411.9 393.1 "Novembre 555.3 551.4 512.5 444.5 419.0 395.4 Dicembre 563.9 554.2 482.1 443.5 423.0 397.6 Media mensile 581.9 558.6 514.7 445.8 424.0 399.1
un fatto che prima che l'Istituto cen-trale di statistica si assumesse l'inca-rico di elaborare questi indici la rile-vazione era fatta senza che si osser-vassero scrupolosamente le norme che debbono presiedere ad ogni corretta elaborazione statistica. Ma col 1928 la rilevazione è stata certamente miglio-rata. L'Istituto centrale di statistica, pur continuando, per ovvie ragioni di comparabilità, il calcolo coi preceden-ti criteri metodologici, ha diramato istruzioni precise sulla raccolta dei dati, per quanto riguarda gli informa-tori, le qualità delle merci, ecc.
Nella precedente tabella abbiamo dato i numeri indici dei prezzi al mi-nuto, mese per mese, dal 1928 al 1933. Le medie annuali, dal 1919 al 1933, saranno pubblicate in una successiva tabella nella quale confronteremo
l'an-damento dei prezzi in grosso e dei prezzi al minuto.
Una delle caratteristiche di questi indici è costituita dal fatto che l'Isti-tuto centrale di statistica calcola, ogni mese, due indici di variabilità (meglio si potrebbe dire di variazione) median-te lo scostamento medio semplice (as-soluto e percentuale) e mediante la differenza media (assoluta e percen-tuale). Questi coefficienti di variazione sono assai utili per misurare di quanto differiscono tra di loro i numeri indici dei prezzi dei singoli generi rispetto all'anteguerra; anzi, nelle note espli-cative, l'Istituto centrale di statisti-ca afferma che la media tra gli indici dei singoli generi è sopratutto calco-lata come punto di partenza per de-terminare gli indici di variazione. Ba-stano queste cifre. Nel mese di dieem bre 1933, con un indice medio di 397,0 ei riscontrò uno scostamento semplice medio assoluto di 100,4 e percentuale del 25 per cento. La differenza me-dia, invece, f u : assoluta di 143,0 e
percentuale del 36 per cento. Abbiamo pure disegnato il grafico allegato per mostrare l'andamento, negli ultimi an-ni, di tali indici dei prezzi al minuto.
4. — Il desiderio di disporre di pa-rallele elaborazioni dei prezzi delle merci trattate in grosso ed al minuto decise, nel 1929, la Confederazione
fascista dei commercianti ad inizia-re il calcolo di due serie di indici riflettenti, rispettivamente, l'andamen-to dei prezzi in grosso e al minul'andamen-to di 25 merci, scelte tra quelle che figu-rano con maggior peso tra i consumi domestici. Queste elaborazioni sono co-nosciute come « indici Veronese », dal nome dell'autore che curò lo studio del problema della rilevazione dei prezzi e l'elaborazione dei relativi nu-meri indici.
La rilevazione dei prezzi in grosso e al minuto dei principali generi ali-mentari e di alcuni di consumo do-mestico viene effettuata ogni quindici giorni dalle Unioni provinciali della Confederazione dei commercianti in 90 capoluoghi di provincia. La rilevazione riguarda i seguenti generi alimentari : frumento nazionale, farina di grano tenero, pane forme grosse e forme pic-cole, farina di granoturco, pasta, riso, fagioli, patate, olio di oliva, olio di semi, burro, strutto, lardo, latte, for-maggio da condimento, buoi, carne fre-sca di bue, vitello, carne frefre-sca di vi-tello, uova, mortadella, salame, con-serva di pomodoro, pesce secco, caffè Santos crudo, caffè Santos tostato, zucchero, vino bianco e vino rosso. Inoltre si sono considerati i seguenti consumi: legna da ardere, luce elet-trica, carbone di legna, gas illuminan-te e sapone. E' appena necessario far rilevare che per alcuni generi e con-sumi si rileva solo il prezzo al minuto o solo il prezzo in grosso. Cosi, ad
!
esempio, il prezzo dei buoi (in grosso) viene contrapposto al prezzo delle car-ni di bue (al minuto); al prezzo dei vitelli, quello della carne di vitello ; al prezzo del frumento, quello del pane forme grosse; al prezzo della farina, quello del pane forme piccole; al prez-zo del caffè crudo, quello del caffè tostato.
Nella rilevazione delle quotazioni si è posta molta cura affinchè i prezzi delle merci considerate fossero tipici e risultassero perfettamente comparabili tra di loro attraverso il tempo. In ogni
merci vengono ottenuti facendo la me-dia aritmetica semplice degli indici dei prezzi di ogni singolo genere per ciascuna città. Poi l'indice comples-sivo per tutte le merci, tanto per i prezzi al minuto che per i prezzi in grosso, risulta dalla media aritmetica semplice degli indici nazionali delle merci considerate nelle due serie. In un primo tempo si calcolarono sol-tanto gli indici per i generi alimen-tari. Colla prima quindicina del 1932 venne iniziato il calcolo di indici com-prensivi di tutti i consumi domestici
95 90 85 80 75 70 65 60 rquindion
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95 90 85 80 75 70 65 60 95 90 85 80 75 70 65 60 95 90 85 80 75 70 65 60 k al min àto 95 90 85 80 75 70 65 60 * 95 90 85 80 75 70 65 60 m grosso-95 90 85 80 75 70 65 60 11111111 ! 1 ! 11iìTTi ih i 95 90 85 80 75 70 65 60 l l l l l l l l l . l l 1111:1 ! 1111 n l i i h i h i u l t i m i l i i i l n l i i l i i 11111111 ! 1 ! 11iìTTi ih i oo 1 9 2 9 1 9 3 0 1951 1 9 5 2 1 9 3 3 ! 1 9 5 4
capoluogo di provincia, cioè, si è scel-to un numero fisso di informascel-tori tra i commercianti più periti e noti, nei vari quartieri delle città. Stabilito, poi, per ogni genere, la qualità mag-giormente consumata, fissate le condi-zioni di vendita in uso localmente ed il luogo di provenienza delle merci tanto per il mercato in grosso che per quello al minuto, si rilevano i prezzi. Una volta ottenuti questi dati, per ogni città si calcolano i numeri indici, genere per genere, facendo uguale a 100 i prezzi rilevati nella prima quin-dicina del gennaio 1929.
Gli indici nazionali delle singole
e dei generi alimentari ricordati pre-cedentemente.
Anche per gli indici Veronese, come per quelli ricordati nel paragrafo pre-cedente calcolati dall'Istituto centrale
di statistica, si fa uso della media aritmetica semplice per raccogliere gli indici semplici in un numero indice composto. Non si è tentato, cioè, di trovare dei valori delle quantità