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Capitolo 2: La Guerra del Pacifico

2.7 La guerra nel Pacifico

2.7.5 Il fallimento nel Mar dei Coralli e il ritardo nella realizzazione del

Nel maggio del 1942 nessuno tra gli Alleati prevedeva che a distanza di appena un anno sarebbe avvenuto un capovolgimento di fronte così repentino che, a partire dalla seconda metà del 1943, avrebbe portato saldamente nelle mani degli americani l’iniziativa sul fronte del Pacifico282

. Contro le previsioni degli statunitensi, che non consideravano i giapponesi avere una forza militare tale da ottenere sei mesi consecutivi di vittorie su tutti i fronti283, questi avevano conquistato velocemente i principali punti strategici in Asia.

Attraverso la conquista del sud est asiatico aveva ottenuto non solo monopolio sul petrolio indonesiano, ma anche il controllo delle vie di comunicazione marittime con l’Australia (che, se trovatasi completamente isolata, sarebbe potuta essere facilmente invasa, privando gli inglesi di importanti approvvigionamenti di uomini e mezzi) e la possibilità, attraverso la Birmania, di chiudere il blocco sulla Cina e attaccare l’India. In quel periodo, con le forze dell’Asse in Europa che avanzavano vittoriose verso il Caucaso e il Canale di Suez, i giapponesi sognavano una grande manovra a tenaglia dei due eserciti che, muovendosi dal Medio Oriente e dall’India, si incontravano nell’Asia centrale. Isolando completamente l’Urss dal resto del mondo, si sarebbe potuto smantellarla completamente, mentre le due potenze si dividevano il resto dell’Asia centrale,

282 Wood (2005: 5 s.). 283

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coronando il sogno tedesco del lebensbraum e quello giapponese della creazione di una Grande sfera di coprosperità dell’Asia orientale284

.

Nonostante i grandi progetti giapponesi, basati sul successo delle forze armate su tutto il fronte che avevano dato alle Forze armate imperiali un’aura di invincibilità285, la realtà dal punto di vista tattico e strategico era ben meno grandiosa. La rapida avanzata del 1942 aveva portato i giapponesi a possedere un territorio di proporzioni tali da rendere il controllo della vasta area da parte della marina e dell’Esercito un compito assai arduo286

. Nelle zone conquistate il commercio e la produzione industriale, e soprattutto quella petrolifera, erano alle prese con l’inefficienza dei tecnici giapponesi che, già disponibili in numero limitato, non riuscirono a riportare l’apparato commerciale ed industriale del Sud Est asiatico all’efficienza degli anni pre-guerra287. Questo, sommato alle difficoltà logistiche di mantenere la sicurezza dei traffici commerciali con il resto dell’impero, impedì il progetto giapponese di creare una Sfera di coprosperità completamente efficiente e indipendente sin dalle prime fasi del conflitto e il suo sviluppo economico procedette più lentamente delle iniziali aspettative fino al completo crollo del 1944288.

Inoltre, i vertici dell’Esercito, le cui forze erano già state spinte al limite durante la guerra in Cina ed erano esauste da sei mesi ininterrotti di scontri289, desideravano interrompere l’offensiva per trasferire 250, 000 uomini sul continente in previsione di un’offensiva contro l’Unione Sovietica prevista per la primavera 1942 e per creare una riserva strategica in vista della controffensiva statunitense prevista per il 1943290. Convinti gli americani non avrebbero iniziato una vasta controffensiva nel Pacifico prima di aver raggiunto il vantaggio tattico e strategico in Europa contro la Germania291, essi desideravano fermarsi e cominciare a consolidare le posizioni sui territori conquistati, asserendo che sarebbe stato meglio cominciare a formare e fortificare una linea di difesa generale tra il nord e il sud Pacifico292. Tuttavia, gli interessi dell’esercito 284 . Weinberg (2007: 1-15). 285 Yenne (2014: 94 s.). 286 Millot (1967: 170). 287 Beasly (1963: 335). 288 Beasly (1963: 335). 289 Drea (2009: 4891). 290 Drea (2009: 5554). 291 Bradford (2016: 196). 292 Baxter (2013: 69).

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andavano a scontrarsi con quelli della Marina. Questa, avendo ancora pienamente operativo tutto il suo potenziale militare e la consapevolezza del vantaggio tattico che le permetteva di operare liberamente nel Pacifico, voleva continuare le operazioni militari che puntavano ad un’invasione anfibia dell’Australia293

. Questa, attraverso le basi di Darwin e Port Moresby, fungeva da supporto logistico per le controffensive alleate nel Sud est asiatico ed era considerata un pericolo per la riuscita completa delle operazioni nel Sud est asiatico e per la Grande sfera di co-prosperità dell’Asia Orientale294.

Per proteggere le sue unità in navigazione tra il Pacifico e l’Oceano Indiano, la Marina aveva bisogno di piazzeforti su Rabauld e Truk, la cui difesa dipendeva dall’eliminazione della minaccia delle navi alleate in Australia, , le cui linee di comunicazione con gli Stati Uniti, a sua volta, potevano essere tagliate attraverso la conquista delle Isole Fiji e di Samoa. La Marina ragionò ancora una volta secondo la sua vecchia dottrina: i vertici delle Forze armate navali erano convinti che, dopo aver tagliato le linee di comunicazione tra i due paesi, gli Stati Uniti sarebbero stati forzati ad anticipare una controffensiva con le forze disponibili per rompere il blocco imposto dai giapponesi. Questo avrebbe spinto gli americani a muovere la loro flotta verso l’Australia, la quale sarebbe stata intercettata dalla Marina giapponese e dato vita al grande scontro finale voluto dai giapponesi295. Quando la battaglia si sarebbe conclusa con la vittoria giapponese, la Marina avrebbe avuto campo libero per chiudere il cerchio sulle Midway. Una volta occupate queste, sotto la minaccia di un’invasione delle Hawaii, gli Stati Uniti avrebbero acconsentito ad una pace di compromesso e la guerra si sarebbe conclusa a favore dei giapponesi296.

Alla fine, l’esercito accettò le posizioni della marina, rinunciando ad un momentaneo arresto dell’avanzata per lanciare una nuova offensiva nel Pacifico del Sud. I giapponesi, che già avevano cominciato la guerra senza una precisa strategia difensiva, persero l’occasione di stabilire una Zona di difesa nazionale già nel 1942. Come spiega James Wood (2005) la strategia dell’esercito era infatti tutt’altro che errata: un’attenta ricerca per la progettazione di una zona di difesa nel Pacifico centrale avrebbe permesso la fortificazione delle isole, una più 293 Millot (1967: 172). 294 Millot (1967: 181 s.). 295 Drea (2009: 5571). 296 Smith (: 1953: 85).

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attenta coordinazione di risorse tra le due forze armate per il mantenimento di una strategia difensiva adeguata e la stesura di un piano difensivo per contrastare la controffensiva alleata297.

L’offensiva prevedeva, secondo i piani, l’estensione del perimetro difensivo giapponese ed aveva come obiettivo primario togliere posizioni avanzate nel Sud del Pacifico da cui il nemico potesse lanciare controffensive al cuore dell’Impero. A tale scopo, era stata preparata una grande flotta composta da quattro portaerei, due corazzate e dieci navi tra cacciatorpediniere e incrociatori 298 . Nella storiografia mondiale si è molto dibattuto sulla necessità o meno di questa offensiva nel Sud del Pacifico. Là dove è vero affermare che, senza gli appoggi in Australia e Nuova Guinea, la controffensiva alleata sarebbe potuta essere molto più difficile299, il piano era tuttavia anche il frutto della confusione e del panico generato dal raid Doolittle nell’aprile del 1942. Durante l’attacco, due portaerei statunitensi avevano affrontato senza alcun problema una traversata nel cuore dell’Oceano Pacifico in mano ai giapponesi, arrivando a pochi chilometri dalla Baia di Tōkyō. Qui loro bombardieri avevano lanciato bombe sulla capitale giapponese e, seppur con danni minimi, il raid aveva provocato un profondo shock nei giapponesi, che si erano trovati di fronte la completa inadeguatezza delle loro difese300.

Nonostante questo, anziché rivedere i propri piani per la creazione di una “Zona di difesa nazionale” per evitare che una semplice azione dimostrativa degli americani, con il potenziamento delle proprie forze militari si trasformasse in una vera e propria offensiva dalle gravi conseguenze, i giapponesi decisero per una nuova offensiva agli inizi di maggio. L’obiettivo erano le isole Fiji, Salomone, la base di Port Moresby e la parte non occupata delle Nuova Guinea, nonché l’occupazione di Tulagi e Guadalcanal per costruire le basi aereonavali a per attaccare i collegamenti tra l’Australia e gli Stati Uniti. Yamamoto, nonostante non fosse favorevole a nuove operazioni nel Pacifico meridionale, ma pressasse affinché fosse attaccato direttamente il Pacifico centrale in direzione Midway, decise di avallare l’offensiva sperando che, come previsto, si sarebbe riuscito ad

297 Wood (2005: 19).

298 Clancey, Patrick, The battle f the Coral Seam May 4-8 1942, 2011 http: //www.ibiblio.org/hyperwar/ 299 Stille (2012 : 72).

300

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affondare le portaerei statunitensi301. Gli scontri ebbero inizio il quattro di maggio e videro contrapposte tre portaerei giapponesi (due pesanti, Shōkaku e Zuikaku, una leggera di scorta Shohō) contro due americane (due pesanti, Lexington e Yorktown). Per quattro giorni gli aerei delle due fazioni si scontrarono nei cieli del Mar dei Coralli dando vita al primo scontro interamente aereonavale della storia della guerra302. Tuttavia, la battaglia si concluse in maniera parzialmente negativa per i giapponesi. Nonostante Tulagu e Guadalcanal erano state conquistate, e i giapponesi fossero riusciti ad affondare la portaerei Lexington ottenendo una decisiva vittoria tattica, a livello strategico la battaglia fu un fallimento: dopo che la portaerei leggera Shohō era stata affondata e la Shōkaku gravemente danneggiata dagli aerei statunitensi, i giapponesi si videro costretti ad abbandonare il progetto di invadere Port Moresby, che rimase in mano alleata. Inoltre, poiché gli equipaggi di tutte e tre le portaerei erano stati dimezzati durante gli scontri, i giapponesi si trovarono improvvisamente a corto di aviatori esperti nel combattimento navale, e sarebbero intercorsi mesi prima di poterli sostituire adeguatamente303. Con il rischio di perdere le altre due portaerei e con esse il vantaggio tattico, i giapponesi rinunciarono alle operazioni il 9 maggio 1942, che con il fallimento dell’obiettivo di invadere Ports Moresby si risolsero in un nulla di fatto. Infine, poiché le portaerei Zuikaku e Shōkaku, a seguito dei danni subiti, furono costrette a rientrare in Giappone per le riparazioni, Yamamoto sarà costretto a rinunciare a due fondamentali elementi nella Kidō Butai per il suo piano nelle Midway304.