ʿAbd al-Raḥmān ibn Ḫaldūn nacque a Tunisi il primo giorno del mese di Ramadan dell’anno 732 dall’egira (27 maggio 1332) in un’importante e influente famiglia di origini andaluse.
L’importanza della genealogia
Un particolare interesse fu sempre riservato da Ibn Ḫaldūn per le propria ascendenza, e lui stesso si preoccupò di scrivere una lista dei suoi illustri antenati, risalendo alle origini della famiglia. Da questo punto di vista egli non di differenzia dai suoi contemporanei, dal momento che la scienza della genealogia era una delle discipline più apprezzate nel mondo islamico: essa permetteva di analizzare i legami sociali attraverso la rete di parentele e affiliazioni e di capire le dinamiche che legavano i gruppi l’uno all’altro, risalendo addirittura ai tempi del Profeta.
Lo studio del lignaggio delle famiglie e delle tribù per Ibn Ḫaldūn non è solo un utile strumento di analisi sociale, come vedremo poi nell’analisi della Muqaddima, ma è anche un importante argomento di legittimazione personale, infatti
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Ibn Khaldun, Le Voyage d’occident et d’orient. Autobiographie, a cura di A. Cheddadi, 2. ed., Parigi, Sindbad, 1980.
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«Although it may seem a long list of names, a seemingly endless list of ‘ibn this’ and ‘ibn that’ to non-Arab readers, the name and the ancestry determined a complex web of relationships, obligations, and expectations. In many respects, ancestry for the well-born determined a person’s fate and sense of self, at least as much as his own experiences»75.
Rintracciando le origini della propria famiglia, di cui avevano fatto parte numerosi uomini di stato, consiglieri, condottieri, Ibn Ḫaldūn inserisce sé stesso nella rete della vasta storia dell’Islam, dal periodo delle prime conquiste arabe al presente. Egli si presenta quindi non come un individuo isolato, ma come un anello di una lunga catena di personalità che hanno contribuito a portare l’Islam in Nord Africa ed Andalusia e a modellare gli Stati del suo tempo76.
Le origini yemenite
Ibn Ḫaldūn fa risalire le origini della sua famiglia alla regione dell’Ḥaḍramawt nello Yemen e alla figura di Wāʿil ibn Hujr, compagno del Profeta, basandosi sull’albero genealogico stilato dallo storico andaluso Ibn Ḥazm77. Nel suo lavoro sui Banū Ḫaldūn, lo storico andaluso presenta un elenco di personaggi – poi ampliato dallo storico tunisino – che scendono il linea diretta appunto da quel capo tribù dei tempi del Profeta Muḥammad; tale ricostruzione risulta alquanto sospetta, sia perché essa viene riportata per la prima volta solo nell’XI secolo, sia perché è molto improbabile che una “pura” ascendenza araba sia riscontrabile ancora nel XIV secolo in territori come il Nord Africa e l’Andalusia. La maggior parte delle antiche famiglie arabe che anticamente avevano condotto la conquista dell’ovest sicuramente contava nel proprio albero genealogico numerosi elementi berberi, dal momento che le due popolazioni avevano convissuto per secoli e insieme erano sbarcate sulle coste europee78. Fu lo stesso Ibn Ḫaldūn a riconoscere che gli unici a poter affermare con sicurezza di possedere una pura genealogia araba fossero le popolazioni più remote della Penisola Arabica, quelle tribù quindi che ancora vivevano come ai tempi del
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A.J. Fromherz, Ibn Khaldun, op. cit., p. 41. 76
Ibidem, pp. 41-44. 77
Abū Muḥammad ibn Ḥazm, storico andaluso vissuto tra X e XI secolo, autore dell’opera genealogica Ğamharat al-ansāb, G. Pizzi, Ibn Ḫaldūn e la Muqaddima, op. cit., p. 19 n. 2. Per maggiori dettagli sulla vita e il pensiero dello storico si rimanda al capitolo intitolato L’Islam e la storia.
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Profeta, senza essere entrate in contatto con elementi estranei. Con tale affermazione vengono evidentemente escluse tutte le famiglie emigrate, compresa quella dello stesso storico79.
La permanenza in Andalusia
Nella propria autobiografia Ibn Ḫaldūn afferma che il primo dei suoi antenati a stabilirsi in Spagna fu un membro di un contingente yemenita, tale Ḫaldūn ibn ʿUtmān, che si installò nelle vicinanze di Siviglia e lì diede origine alla casata. L’autore fornisce poi notizie di un altro suo antenato, tale Kurayb, che con il fratello Ḫālid capeggiò una rivolta contro il governatore di Siviglia nel’893, a seguito della quale resse il governo della città fino all’899, quando incontrò a sua volta la sconfitta per mano di un esponente di un’altra importante famiglia sivigliana, Ibrāhīm ibn Hajjāj, sostenuto dal sultano omayyade andaluso80.
Dopo questo fatto, la famiglia dei Ḫaldūn «si perpetuò a Siviglia per tutta l’epoca omayyade, fino al periodo dei reyes de taifa. Da allora hanno perduto tutta la loro potenza e non hanno più avuto ambizioni all’emirato»81
. Gli antenati dello storico rimasero quindi una famiglia influente nella società islamica di Siviglia e si sa che alcuni di loro parteciparono alla battaglia di al-Zallāqa del 1086, quando le truppe Almoravidi sconfissero l’esercito del re di Castiglia Alfonso VI. La vittoria allontanò il pericolo cristiano da Siviglia, ma decretò la fine del dominio arabo sulla Spagna e l’inizio di quello dei Berberi. Proprio a causa di questa sentita differenza etnica il rapporto tra i Banū Ḫaldūn e gli Almoravidi non fu dei migliori, e la famiglia sivigliana iniziò a cooperare nuovamente col potere solo con l’arrivo degli Almohadi che, sebbene pure loro di origine berbera, vennero accolti come dei liberatori dal gioco della precedente dinastia straniera. Anche gli Almohadi furono però cacciati dalle terre spagnole e dopo la conquista di Siviglia da parte di Ferdinando III, re di Castiglia e León, tra quelli che lasciarono la città per non doversi sottomettere ai cristiani ci fu anche Yaḥyā ibn Ḫaldūn.
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A.J. Fromherz, Ibn Khaldun, op. cit., p. 43. 80
Ibn Khaldun, Le Voyage, op. cit., pp. 36-39. 81
«Se perpétuèrent à Séville durant toute l’époque omayyade jusqu’aux temps des reyes de taifa. Ayant alors perdu de leur puissance, ils n’eurent plus de prétention à l’émirat»,
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I Ḫaldūn arrivano in Nord Africa
Il figlio al-Ḥasan e il nipote Abū Bakr lasciarono definitivamente la Spagna per rifugiarsi a Ceuta, dove vennero accolti dal governatore Ḥafṣide, per poi trasferirsi a Tunisi82. Lì gli esponenti della famiglia dei Ḫaldūn conobbero una nuova gloria, ricoprendo diversi ruoli politici (tra essi contiamo ministro, precettore e ciambellano) e approfittando delle proprie abilità diplomatiche e delle conoscenze in ambito finanziario e letterale; ciò non deve stupire, perché nell’emirato Ḥafṣide era prassi comune affidare tali funzioni di penna agli immigrati arabo-andalusi, mentre il ruolo di condottieri e ministri di spada veniva assegnato a capi berberi. Diversi furono quindi gli avi di Ibn Ḫaldūn che si avvicendarono nel servire i sovrani Ḥafṣidi nella loro corte di Tunisi, partendo dal bisnonno dello storico, Abū Bakr, che venne nominato ministro dal sultano Abū Isḥāq, e dal di lui figlio, Muḥammad ibn Ḫaldūn, precettore e ciambellano dell’erede al trono Abū Farīs83. Nel 1283 iniziò un periodo di turbolenze politiche che fu causa di morte per Abū Bakr (venne ucciso da un usurpatore, essendosi rifiutato di collaborare e tradire i vecchi padroni) e di insicurezza per il figlio, il quale riuscì comunque, tra le varie lotte dinastiche, a mantenere il suo ruolo di prestigio; dice infatti Ibn Ḫaldūn che il nonno, pur avendo rifiutato la carica di visir offertagli dal nuovo sovrano Ḥafṣide Abū Yaḥyā Abū Bakr per dedicarsi ad una vita tranquilla, veniva spesso consultato dal sultano e i suoi consigli venivano sempre ascoltati84.