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Kitab al-ʿibar: titolo e schema dell’opera

4 DUE NOZIONI FONDAMENTALI: ʿUMRĀN E ʿAṢABIYYA

4.1 Kitab al-ʿibar: titolo e schema dell’opera

Prima di trattare il contenuto dell’opera, ne presento qui brevemente gli aspetti tecnici: significato del titolo e ripartizione in libri di diverso argomento.

Significato del titolo

Il titolo completo dell’opera è Kitāb al-ʿibar wa dīwān al-mubtadaʾ wa al-ḫabar fī

ʾayyām ʿArab wa ʿAğām wa Barbar wa man ʿāṣara-hum min ḏawī sulṭān al-akbar, tradotto letteralmente in italiano come “Libro degli esempi e raccolta di soggetto e

predicato nei giorni degli Arabi, dei Persiani267, dei Berberi e dei loro contemporanei dotati di maggior potere”. Si possono fare alcune precisazioni: in senso grammaticale ḫabar è la notizia degli avvenimenti, mentre mubtadaʾ è la causa, l’origine degli eventi; anche ayyām può essere inteso in un altro modo, col senso cioè di fatti, eventi, e quindi storia268. Il titolo può quindi venir tradotto così: “Libro degli esempi e raccolta degli eventi e delle loro

267

ʿAğām come nome collettivo significa stranieri, non-Arabi, ma viene usato anche per indicare il popolo dei Persiani. Qui, seguendo la M. Mahdi, si è preferito tradurre Persiani perché nel titolo viene citata esplicitamente un’altra popolazione non-araba come i Berberi, e pare quindi che Ibn Ḫaldūn non usasse il temine ʿağām per indicare collettivamente tutti i non-Arabi, si veda M.Mahdi, Ibn Khaldūn’s philosophy of history, op. cit., pp. 63-64 n. 6.

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cause nella storia degli Arabi, dei Persiani, dei Berberi e dei loro contemporanei che possedevano un gran potere”.

Un’altra importante considerazione riguarda la parola ʿibar, usata da Ibn Ḫaldūn al posto di quelle tradizionalmente utilizzate per definire un libro di argomento storico, che erano taʾrīḫ e ḫabar269. ʿIbar è il plurale di ʿibra, nome derivato dalla radice ʿ-b-r che significa trascorrere, attraversare, procedere, superare un ostacolo, nel senso di passare da un punto ad un altro; un altro nome derivato dalla stessa radice, ʿibāra, sta per frase, espressione, indicazione. Si ricava quindi il senso di una formula, di un insegnamento che permette di procedere da un punto ad un altro, o in senso metaforico di aumentare le proprie conoscenze270. ʿIbar veniva infatti tradizionalmente usato come termine indicante gli esempi, le lezioni, i consigli o precetti morali nei proverbi popolari, ma anche in scritti più dotti di filosofi e mistici; soprattutto, il Corano e la Tradizione adoperavano la parola

ʿibar in quei passi in cui si ammoniva, o meglio si consigliava l’uomo a guardare il passato

in modo da trarne degli insegnamenti utili; era quindi lo stesso Dio che indicava all’umanità di voltarsi indietro e analizzare le ere passate in modo da «penetrate behind the apparently meaningless succession of events and discern the ever-present design of the Creator»271.

Usando un termine così ricco di significato Ibn Ḫaldūn palesava le proprie intenzioni già nel titolo della sua opera, che aveva sì lo scopo di attraversare le epoche storiche, ma soprattutto di interpretarne le regole e cogliere quello schema di fondo che permetteva di individuare le cause e gli effetti degli eventi. Secondo lo storico tunisino l’obiettivo della conoscenza della storia e delle sue costanti forze motrici era quello di rendere l’uomo non solo capace di capire il presente, ma in parte anche di prevedere il futuro, così come lo stesso autore era stato in grado di comprendere la situazione di crisi del Maghreb e i possibili sviluppi analizzando le vicende passate e la situazione presente272. Non si parla qui di una pratica divinatoria, come ad esempio l’astrologia – disciplina che Ibn Ḫaldūn

269

Il termine taʾrīḫ, che indicava inizialmente il semplice elenco di dati, era diventato la parola usata per definire il lavoro dello storico e la sua opera. Con ḫabar in ambito islamico si era giunti il termine greco historia, ma Ibn Ḫaldūn lo usa nel titolo col significato di “eventi”, M.Mahdi, Ibn Khaldūn’s philosophy of history, op. cit., n. 1, p. 63. Si veda anche il capitolo precedente, L’Islam e la storia, per una spiegazione più dettagliata dei due termini e del tipo di storiografia che si indicava con essi.

270

E. W. Lane, Arabic-English Lexicon, op. cit., pp. 1936-1939. 271

M.Mahdi, Ibn Khaldūn’s philosophy of history, op. cit., p.68. 272

Sempre a Mahdi si è fatto riferimento anche per l’analisi del termine ʿibar e delle motivazioni che possono aver portato Ibn Ḫaldūn ad utilizzarlo, in M.Mahdi, Ibn

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disprezza, come si può chiaramente dedurre dalla confutazione che egli presenta nel sesto capitolo della Muqaddima273 – ma di una scienza che permetta di stabilire come un possibile status quo possa modificarsi ed evolvere nel tempo, tenendo a mente come, nel passato, situazioni simili si sono risolte. Certo è che per azzardare simili previsioni è necessario essere forniti di una vastissima conoscenza non solo delle vicende passate, ma anche delle condizioni presenti, vicine e lontane nello spazio.

Come si è visto, già nel titolo Ibn Ḫaldūn si discosta dalla storiografia tradizionale, esplicitando la sua intenzione di passare dalla mera descrizione degli avvenimenti al tentativo di spiegare le cause degli stessi, quindi non solo per conoscerli, ma anche per comprenderli.

Schema dell’opera

Per quanto riguarda l’impianto dell’opera, è lo stesso autore che nella prefazione ci presenta le suddivisioni da lui previste274:

 Introduzione, in cui vengono messi in risalto i metodi e i risultati della storiografia, nonché gli errori degli storici del passato;

 un primo libro, che concerne la civilizzazione e le sue caratteristiche, cioè autorità reale, governo, stili di vita, mestieri, scienze, etc.;

 un secondo libro, dedicato alla storia e alle dinastie degli Arabi che comprende le storie di altri popoli con cui gli Arabi si sono trovati ad interagire in Medio Oriente;

 un terzo libro, dedicato alla storia e alle dinastie dei Berberi, tra cui le dinastie sovrane del Maghreb del suo tempo.

L’introduzione e il primo libro, di stampo più metodologico, sono stati unificati dalla critica e il titolo della prima, in arabo Muqaddima, è stato usato per indicare l’insieme dei due.

Come si vedrà, gli aspetti più interessanti della riflessione dello storico maghrebino sono contenuti nella Muqaddima, vero e proprio manifesto del pensiero dell’autore, mentre

273

Per la confutazione dell’astrologia si veda Ibn Khaldun, The Muqaddimah, op. cit., pp. 405-409.

274

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inaspettatamente il Kitāb al-ʿibar, termine usato per riferirsi generalmente al secondo e al terzo libro e quindi le parti più propriamente storiche, si discosta dalle indicazioni fornite dalla sua introduzione e si presenta piuttosto come una classica opera enciclopedica, con dati, nomi e fatti che seguono un ordine strettamente cronologico.

Per questo motivo maggiore attenzione sarà dedicata alla Muqaddima, la quale contiene la sezione più innovativa e interessante di questo lavoro – in poche parole, la parte che materializza le intenzioni manifestate dall’autore già nel titolo.

Suddivisione e contenuto della Muqaddima

Come si è già visto, con Muqaddima si intende generalmente la prima parte dell’opera di Ibn Ḫaldūn, quella di taglio più introduttivo e strettamente teorico e metodologico. Essa contiene l’invocazione a Dio, la prefazione e l’introduzione vera e propria, seguita poi dal primo libro del Kitāb al-ʿibar dedicato come abbiamo visto alla natura della civilizzazione umana; questo primo libro è ulteriormente diviso in capitoli:

 Primo: la società umana in generale, i vari tipi di comunità e la loro diffusione nel mondo;

 secondo: la società beduina, le tribù e le nazioni selvagge;

 terzo: gli Stati, il califfato, la sovranità e le funzioni monarchiche;

 quarto: paesi e città e le forme di civiltà sedentarie;

 quinto: commerci, mestieri e attività produttive;

 sesto: le scienze e l’istruzione.

Come si può vedere la Muqaddima è organizzata secondo uno schema preciso: le parti introduttive e la parte iniziale del primo capitolo costituiscono la vera e propria introduzione al mestiere dello storico; una seconda parte, composta dal secondo, terzo e quarto capitolo rappresenta la sezione in cui Ibn Ḫaldūn sviluppa le proprie teorie più originali sulla storia e sulla società umana (che, come si è visto nel capitolo precedente

L’Islam e la Storia, è identificata dall’autore come l’oggetto di studio della storia); l’ultima

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che si sviluppano in quelle società che raggiungono il maggiore grado di urbanizzazione e civilizzazione, ed è probabilmente la meno originale del pensiero ḫaldūniano275.

Data la vastità degli argomenti toccati dal tunisino è quasi impossibile presentare un commento organico alla sua opera che prenda in esame tutte le teorie e tutte le possibili interpretazioni ricavabili da esse; per questo motivo preferisco concentrare la mia attenzione solo su alcuni aspetti che ritengo più interessanti e utili per lo svolgimento della mia tesi. Si è già parlato nel capitolo precedente dell’idea di Storia che vigeva nel mondo musulmano e come essa fosse diversa dalla visione dello storico maghrebino. Per esaminare la sua posizione, sono state esaminate alcune sezioni della Muqaddima, principalmente le parti introduttive e il sesto capitolo, dedicato come si è visto alla classificazione delle scienze e alla loro descrizione, nonché alle opinioni di Ibn Ḫaldūn riguardo all’istruzione e al metodo di studio.

Si procederà analizzando più dettagliatamente il contenuto della Muqaddima e in particolare i suoi capitoli centrali, dove sono raccolte e sviluppate le riflessioni dello storico tunisino in riferimento al particolare oggetto di studio della storia, cioè la civiltà umana e alle condizioni che ne determinano l’evoluzione, alle diverse tipologie di comunità e come sono distribuite sulla terra, sulle forze motrici che causano i cambiamenti storici e la nascita e la morte di Stati e dinastie.