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Un “familiare” genovese di Giacomo II: Cristiano Spinola *

II. Dinamiche social

4. Un “familiare” genovese di Giacomo II: Cristiano Spinola *

Gli Spinola sono una delle quatuor gentes, un’ampia famiglia di uomini autorevoli che hanno avuto un ruolo di primo piano nella storia genovese. Non è mia intenzione ripercorrerne le vicende o addentrarmi in ricerche prosopo- grafiche, come hanno già fatto parecchi eruditi e genealogisti locali talora in disaccordo tra di loro, perché ciò significherebbe ripercorrere l’intera storia cittadina. Per motivi di chiarezza si deve comunque accennare al fatto che nella seconda metà del Duecento, per la prolificità degli uomini, per l’ampiez- za del consortile e degli interessi che gravitano intorno ad esso, oltre che per l’inevitabile gara ad assumere la leadership dell’albergo, gli Spinola appaiono suddivisi in due gruppi, talora solidali, talora in gara tra di loro: gli Spinola di Luccoli e gli Spinola di San Luca o della Piazza.

Pur mantenendo la contiguità delle loro residenze nel centro cittadino, si vengono quindi distinguendo in due rami che prendono nome dalle zone in cui risiedono i capifamiglia che coagulano intorno alla domus familiari ed accoliti. La divisione, che nel prosieguo del tempo si stempera sino a scomparire del tutto, ha una valenza pregnante tra Due e Trecento, in una fase cruciale della dinamica cittadina quando, in un vorticoso mutamento di schieramenti e di alleanze imposte per altro dall’intricata politica mediterra- nea ed europea del momento, si succedono a Genova diverse sperimentazioni istituzionali che vanno dal doppio capitanato Spinola-Doria, ad imitazione * Testo pubblicato originariamente come Un “familiare” genovese di Giacomo II: Cristiano

Spinola, in «Medioevo. Saggi e rassegne», 20 (1995), pp. 113-134.

1 Non esiste un lavoro complessivo sulla famiglia. Bisogna rifarsi ai manoscritti dei genealogisti o a monografie ormai antiquate. Si ricordano Origine e fasti dell’antica e nobilissima famiglia

Spinola, manoscritto del sec. XIX (BIBLIOTECA UNIVERSITARIA DI GENOVA, B.III.10); A.

OLIVIERI, Monete e medaglie degli Spinola di Tassarolo, Genova, 1860; G. POGGI, Gli Spinola

di Lucoli, in «Rivista Ligure di Lettere, Scienze e Arti», XLIV, 1917, pp. 83-185; A. SISTO, I feudi imperiali del Tortonese (sec. XI-XIX), Torino, 1956; EAD., I feudi imperiali degli Spinola fino alla metà del Trecento, in La storia dei Genovesi, Atti del Convegno di Studi sui ceti dirigenti

nelle istituzioni della repubblica di Genova (Genova, 1982), III, Genova, 1983, pp. 143-161; G. ORESTE, Gli Spinola, in Dibattito su quattro famiglie del grande patriziato genovese, Genova, 1992, pp. 49-57.

2 L. GROSSI BIANCHI - E. POLEGGI, Una città portuale del Medioevo. Genova nei secoli X-

XVI, Genova, 1980, pp. 211 e 225-228.

Giovanna Petti Balbi, Governare la città : pratiche sociali e linguaggi politici a Genova in età medievale, ISBN 978-88-8453-603-7 (online), ISBN 978-88-8453-604-4 (print), © Firenze University Press

della precedente diarchia dei due Oberto, ai tentativi di Opizzino Spinola per dar vita ad una signoria personale, alla dedizione all’imperatore Enrico VII e poi a papa Giovanni XXII. Questi mutamenti non sono mai indolori, non solo al vertice; hanno ripercussioni sulla convivenza sociale, sulle relazioni con l’esterno, con il dominio, con le colonie, essendo sempre accompagnati dal fenomeno che possiamo ormai definire endemico delle lotte civili, della confisca dei beni, dell’esilio, del fuoriuscitismo, quando non si paga con la vita l’adesione alla fazione soccombente. Se in talune circostanze si possono chiamare in causa strategie economiche, opzioni politiche, interessi contin- genti che suggeriscono e giustificano queste scelte, nei confronti delle lotte tra clan familiari emerge quasi sempre solo invidia, desiderio di emulazione e di supremazia, spirito di vendetta. Anche gli Spinola non vanno esenti da questi atteggiamenti, da queste contrapposizioni, non di ideali in quanto ri- mangono tutti fedeli allo schieramento ghibellino, ma di interessi e di gelo- sie, come ha ben lumeggiato un saggio dedicato alle lotte intestine genovesi all’inizio del Trecento.

In quest’ampio lavoro, che si avvale di una ricca documentazione non solo di provenienza genovese, compare anche Cristiano Spinola. Il Goria ne sotto- linea il ruolo di prezioso testimone, oltre che di puntuale informatore, anche se di parte, delle vicende di cui fu spesso protagonista. Ma non è il primo a segnalarlo, in quanto l’eccezionalità della figura non era sfuggita già all’atten- zione del Finke e del Salavert y Roca. In tempi più recenti è stata messa in rilievo l’importanza di questa vasta rete d’informatori sparsi in tutta l’Europa per i sovrani aragonesi i quali, pur rimanendo a corte, potevano conoscere e controllare la situazione europea, adeguandovi la propria politica ed i propri programmi, sulla scorta delle informazioni ricevute da questi loro fedeli, tra i quali deve essere annoverato lo Spinola.

3 Dopo gli Annali del comune, che si arrestano al 1292 con Iacopo Doria, fonti di primaria impor- tanza su questi eventi sono la Cronaca di Iacopo da Varagine, la sua anonima continuazione e gli Annali di Giorgio Stella. Su questi testi, G. PETTI BALBI, Caffaro e la cronachistica genovese, Genova, 1982. Sempre valido rimane però G. CARO, Genova e la supremazia sul Mediterraneo

(1257-1311), in «Atti della Società Ligure di Storia Patria», n. s., XIV-XV, 1974-1975.

4 A. GORIA, Le lotte intestine in Genova tra il 1305 e il 1309, in Miscellanea di Storia Ligure in

onore di Giorgio Falco, Milano, 1962, pp. 251-280.

5 H. FINKE, Acta Aragonensia. Quellen zur deutschen, italienischen, französischen, spanischen,

zur Kirchen-und Kulturgeschichte aus der diplomatischen Korrespondenz Jaymes II. (1291- 1327), I, Berlin-Leipzig, 1908, pp. CLXIII-CLXVI.

6 V. SALAVERT Y ROCA, El problema estratégico del Mediterráneo occidental y la politica ara-

gonesa (siglos XIV y XV), in IV Congreso de Historia de la Corona de Aragón (Palma de Mallorca,

1955), I, Palma de Mallorca, 1959, pp. 208-209.

7 F. GIUNTA, Federico III di Sicilia e le repubbliche marinare tirreniche, in «Atti della Società Ligure di Storia Patria», n. s., XXIV, II, 1984, Genova, Pisa e il Mediterraneo tra Due e Trecento.

Per il VII Centenario della battaglia della Meloria (Genova, 1984), pp. 479-497, in particolare

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Nei primi anni del Trecento Cristiano Spinola è, se non il capo, certamente un autorevole esponente degli Spinola di San Luca, soprattutto per il prestigio acquisito all’estero più che in patria, nelle pratiche mercantili più che in quel- le pubbliche. Non pare che abbia rivestito in precedenza importanti cariche politiche, forse perché ha trascorso gran parte della giovinezza lontano dalla città, in quella diaspora mercantile comune a tanti rampolli di illustri casate genovesi che li porta a far esperienze e fortune in tutto il Mediterraneo.

Dal 1277 Cristiano compare in operazioni mercantili, soprattutto con- tratti di accomenda, che coinvolgono altri Spinola, sia in qualità di anticipa- tore di danaro, sia come socio tractans che raccoglie il danaro dei congiunti per farlo fruttare. Agisce anche come procuratore dei figli del fu Faciolo de Mari, con il quale era stato forse in comunione d’affari, oltre che come teste in contratti stipulati da altri Spinola nella loro curia0. Qualche anno dopo appare proprietario di una nave, chiamata nell’83 Bottaccia, impegna- ta al servizio del comune forse in una delle tante azioni militari contro Pisa. Ancora nel ‘91 si parla di una sua nave su cui sta per imbarcarsi un tale che riceve a mutuo da un rappresentante di Cristiano 12 lire da detrarsi dal suo stipendio.

Sulla scorta di indicazioni successive, pare che la meta preferita dal nostro sia stata la Sicilia, di cui tra il 1285 ed il 1291 era re Giacomo d’Aragona, con il quale entra in affari e stringe rapporti di consuetudine, se non di amicizia, seguendo le orme del padre che era stato legato al re Pietro. È questa un’op- portunità tutt’altro che rara alla luce della consistente e qualificata colonia ge- novese presente in Sicilia e della carriera fatta da tanti Spinola, Doria e da altri ghibellini nel regno già in epoca precedente, per non parlare del sostegno che

8 Il 12 maggio 1277 Nicola Dugo Spinola riceve da due altri Spinola oltre 61 lire di genovini e di- chiara che 12 sono «de pecunia» di Cristiano: ARCHIVIO DI STATO DI GENOVA (ASG), notaio

Guglielmo di San Giorgio, cart. 74, f. 12. Il 29 ottobre dello stesso anno Cristiano dichiara di

aver ricevuto in accomenda oltre 45 lire da Giovannino Spinola di Guido: ASG, notaio Leonardo

Negrini, cart. 79, f. 174.

9 La procura gli è rilasciata da Gabriele de Mari del fu Faciolo a nome anche dei fratelli minoren- ni, tutti eredi del padre: ASG, notaio Leonardo Negrini, cart. 79, f. 179, 23 ottobre 1277.

10 Il 23 gennaio 1282 è uno dei testi all’acquisto della nave San Pietro per 800 lire da parte di Piero Lercari e Nicolino Spinola del fu Nicolò: ASG, notaio Angelino de Sigestro, cart. 63/I, f. 136-136v. Il 7 ottobre 1284 è teste con Bonifacio Spinola ad un contratto di accommenda stipulato tra altri due Spinola: ASG, notaio Angelino de Sigestro, cart. 62, f. 238.

11 Il 15 marzo 1283 Iacopo del fu Ansaldo di Sarzano si impegna a ritornare a Genova entro un mese con un connazionale che è stato suo fideiussore verso il comune e verso lo scriba della nave Bottaccia di Cristiano Spinola: ASG, notaio Vivaldo de Sarzano, cart. 103, ff. 67v-68. Sui nomi di navi, G. BALBI, I nomi di nave a Genova nei secoli XII e XIII, in Miscellanea di Storia Ligure in

memoria di Giorgio Falco, Genova, 1966, pp. 65-86.

12 ASG, notaio Angelino de Sigestro, cart. 63/II, f. 223v, 4 maggio 1291. 13 H. FINKE, Acta Aragonensia, cit., I, p. CLXIV.

i Genovesi danno in tempi recenti a Federico III di Trinacria. È probabile che iniziative commerciali abbiano portato Cristiano ad entrare in rapporti più o meno stretti con il sovrano, assai largo di concessioni e di privilegi mercantili nei confronti dei Genovesi, autorizzati nel dicembre 1284 e nel maggio ‘90 a godere nel regno delle immunità e dei privilegi già concessi da Manfredi.

Così nell’ottobre 1291, qualche mese dopo l’abbandono della Sicilia per as- sumere il trono aragonese, Giacomo II scrive al fratello Federico di provvedere affinché, come per gli anni precedenti, Cristiano Spinola, cittadino genovese,

familiaris et dilectus noster, possa avere la provvigione annua di 120 once che

gli era stata concessa da lui.Al pari dei propri congiunti e di altri genovesi lo Spinola è senz’altro inserito nella lucrosa tratta del grano: per il trasporto del prezioso cereale utilizza forse la nave di sua proprietà e soggiorna saltuaria- mente nell’isola come temporaneo esponente di una delle nationes genovesi presenti nella capitale e nelle più importanti piazze commerciali sicule. Prima del settembre 1293 si trova nell’isola perché un tizio, a cui ha concesso a mu- tuo a Messina 146 lire, le restituisce a Genova con altre 1.293 lire dovute per il nolo di sue merci al fratello di Cristiano, Gabriele, che lo rappresenta. A

14 G. IVER, Le commerce et les marchands dans l’Italie meridionale au XIII et XIV siècle, Paris, 1903; C. TRASSELLI, Genovesi in Sicilia, in «Atti della Società Ligure di Storia Patria», n s., IX, 1969, pp. 153-178; D. ABULAFIA, The two Italies. Economic Relations between the

Norman Kingdom of Sicily and the Northern Communes, Cambridge, 1977, trad. ital. Le due Italie. Relazioni economiche fra il regno normanno di Sicilia e i comuni settentrionali, Napoli,

1991; A. GIUFFRIDA, Aspetti della presenza genovese, in Sicilia nei secoli XIV e XV, in Saggi

e Documenti I, Genova, 1978, pp. 263-293; ID., La realtà economica della presenza genovese in Sicilia nel secolo XIV, in Genova e Pisa, Atti del Seminario di Studi sulle interrelazioni tra il

regno di Sicilia e i comuni di Genova e Pisa nell’età di Enrico VII di Lussemburgo, Palermo, 1988, pp. 79-85; S. EPSTEIN, An island for itself. Economic development and social change in late

medieval Sicily, Cambridge, 1992; P. CORRAO, Mercanti stranieri e regno di Sicilia: sistema di protezioni e modalità di radicamento nella società cittadina, in Sistema di rapporti ed elites economiche in Europa (secoli XII-XVII), a cura di M. Del Treppo, Napoli, 1994, pp. 87-112. A p.

108 il Corrao scrive: «la vicenda dei genovesi si discosta da quella degli altri gruppi per una pre- coce immigrazione nobiliare che proietta immediatamente i liguri, fin dal secolo XIII, ai vertici dell’amministrazione e della feudalità del Regno».

15 G. LA MANTIA, Codice diplomatico dei re aragonesi di Sicilia, I, (1282-1290), Palermo, 1917, rist. anast. 1990, docc. LX, pp. 138-140; LXIV, p. 143; CCIII, pp. 480-481; cfr. anche doc. LXVI, pp. 145-147, relativo alle immunità di cui i Genovesi godono a Messina. Su quest’ultimo privilegio, C. TRASSELLI, I privilegi di Messina e di Trapani (1160-1355), Messina, 1992.

16 Codice diplomatico dei re aragonesi di Sicilia, II, (1291-1292), a cura di A. De Stefano - F. Giunta, Palermo, 1956, doc. XXXV, p. 50, da Saragozza, 3 ottobre 1291.

17 Oltre le opere citate a nota 14, cfr. D. ABULAFIA, Sul commercio del grano siciliano nel tardo

Duecento, in La società mediterranea all’epoca del Vespro, XI Congresso di Storia della Corona

d’Aragona (Palermo-Trapani-Erice, 1982), II, Palermo, 1983, pp. 5-22; P. GULLOTTA, Genovesi

a Palermo alla fine del 1200, in Studi dedicati a Carmelo Trasselli, a cura di G. Motta, Soveria

Mannelli, 1983, pp. 409-425; in ambito più generale G. PISTARINO, Commercio e comunicazio-

ni tra Genova e il regno normanno-svevo, in Potere, società e popolo nell’età dei due Guglielmi,

Bari, 1981, pp. 231-290; P. CORRAO, Mercanti stranieri, cit.

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partire dagli anni Novanta paiono intensificarsi i legami e i rapporti d’affari tra i due fratelli che, durante le temporanee assenze dalla città, si rilasciano reciproche procure. Nel maggio 1292, a nome di Gabriele, Cristiano consegna ad un altro Spinola 100 lire come prima rata delle 300 che il fratello deve ancora versargli per l’acquisto di una casa, usando nella circostanza il danaro della cognata Montanina, moglie di Gabriele.

Durante il soggiorno siciliano Cristiano si conquista la fiducia e le simpatie di Giacomo d’Aragona, di cui diventa uomo di fiducia nel mondo degli affari: infatti nel marzo ‘97 durante il suo iter italico, da Roma il sovrano ordina al mercante Cristiano Spindole di acquistare per lui 200 perle tra le più grosse ed altre 500 più piccole e di tenerle pronte a sua disposizione0. Ad una data im- precisata poi, in società con lui, fa vendere sul mercato di Costantinopoli spezie, metalli e stoffe. Il sovrano ricompensa generosamente questi ed altri servigi perché nel dicembre 1303 prende sotto la sua regale protezione lo Spinola ed i suoi beni: infatti concede in tutto il regno ogni esenzione doganale per le sue merci ed un guidaticum, una protezione particolare e privilegiata, a Cristiano e al figlio Bartolomeo, esteso ai loro uomini, alle navi e ai marinai da loro imbar- cati. Questa informazione dimostra che da solo o con altri familiari Cristiano continua a spostarsi per il Mediterraneo, a dedicarsi di persona all’attività mer- cantile, come del resto quel Gabriele Spinola del fu Enrico, se si può identificare con il fratello, che nel 1281 parte con un carico di verghe d’oro e di altre merci diretto a Maiorca e che nell ‘89 insieme con un rappresentante della società fio- rentina degli Ammanati fa noleggiare una tarida nel porto di Tunisi. Il fulcro

19 ASG, notaio Guglielmo di San Giorgio, cart. 71, f. 276, 12 maggio 1292.

20 H. FINKE, Acta Aragonensia, cit., I, p. CLXIV, nota 6; J. M. DEL ESTAL, Regnum Sardiniae

et Corsicae en el itinerario de Jaime II de Aragón, durante los años 1297, 1298, 1299, 1304, 1322, 1323, 1324 y 1326, in La Corona d’Aragona in Italia (secc. XIII-XVIII), XIV Congresso di

Storia della Corona d’Aragona (Sassari-Alghero, 1990), II, I, Il “regnum Sardiniae et Corsicae”

nell’espansione mediterranea della Corona d’Aragona, Sassari, 1995, pp. 375-399, in particolare

p. 382 per il documento relativo allo Spinola.

21 F. GIUNTA, Aragonesi e Catalani nel Mediterraneo, II, La presenza catalana nel Levante

dalle origini a Giacomo II, Palermo, 1959, p. 145.

22 H. FINKE, Acta Aragonensia, cit., I, pp. CLXIV e CLXVI; J. E. RUIZ DOMENEC, Genova e

la Spagna nel basso Medioevo, in La storia dei Genovesi, Atti del Convegno di Studi sui ceti

dirigenti nelle istituzioni della repubblica di Genova (Genova, 1984), V, Genova, 1986, p. 56. Il

guidaticum poteva essere concesso a mercanti sia appartenenti ad una natio mercantile già pro-

tetta collettivamente, come quella genovese, sia appartenenti ad una comunità non provvista di privilegi globali: P. CORRAO, Mercanti stranieri, cit., pp. 95-96.

23 Codice diplomatico delle relazioni tra la Liguria, la Toscana e la Lunigiana ai tempi di

Dante (1265-1321), a cura di A. Ferretto, in «Atti della Società Ligure di Storia Patria», XXXI, II,

1901-1903, p. 358; G. PISTARINO, Notai genovesi in Oltremare. Atti rogati a Tunisi da Pietro

Battifoglio (1288-1289), Genova, 1986, doc. 89, pp. 127-129, 13 maggio 1289. Non è stato pos-

sibile assodare con sicurezza la paternità dei tre fratelli Cristiano, Gabriele, Leonardo, stante la prolificità e la ripetitività dei nomi all’interno dei due rami degli Spinola. L’Enrico in questione fu uomo politico, inviato come ambasciatore a Carlo d’Angiò, oltre che mercante e proprietario di navi, date a nolo anche al re d’Inghilterra: Codice diplomatico, cit., I,pp. 42 e 224.

dell’attività di Cristiano rimane comunque la Sicilia, dove il figlio Bartolomeo ed i fratelli Bartolomeo e Leonardo sembrano aver preso il suo posto da quan- do il nostro si trattiene più stabilmente a Genova, impegnato nelle faccende cittadine e nella sua nuova mansione d’informatore del sovrano: proprio dai due congiunti e da altri suoi fattori riceve lettere ed informazioni che, portate a Genova sulle loro navi, arrivano rapidamente alla corte aragonese.

Cristiano ha anche interessi in Africa e per meglio seguirli, prima del maggio 1307, si è portato personalmente in Marocco presso il re Abou Yousouf Yakoub. Nel regno dei Merinidi la situazione è particolarmente de- licata per i cristiani e talora ne fanno le spese proprio i mercanti, non solo genovesi, che devono soggiacere agli umori ed alle ritorsioni dei sovrani e dei funzionari locali, in spregio a convenzioni e trattati bilaterali. Cristiano sostiene di aver subito notevoli danni nel regno e il 15 gennaio 1307 sollecita l’intervento di Giacomo II. Gli ricorda di averlo già informato del compor- tamento del re Abou Yousouf, in quo totam meam spem et fiduciam teneo

et tenebo, e gli comunica di accingersi ad inviare in Africa Guglielmo Baudo

come suo procuratore per meglio illustrare il danno subito de itinere quod

ad eum feci per ipsius imperium michi cessum, sollecitando anche da parte

di Giacomo II l’invio di un suo nunzio per far valere le proprie ragioni. Dal contenuto della missiva pare di capire che lo Spinola si sia recato in Marocco anche per volere di Giacomo II o che comunque nella faccenda entri anche il sovrano, al servizio del quale si sarebbe mosso il genovese. Per rendere più persuasiva la richiesta, tramite il Baudo, gli fa pervenire quattro caratelli della miglior vernaccia, un vino che piaceva molto al sovrano. In un’altra circostanza Giacomo glielo aveva chiesto espressamente, ma Cristiano non era riuscito a trovare a Genova vernaccia vecchia, ormai tutta esaurita; si era però impegnato a cercarla nello stesso luogo di produzione e, in caso di esito

24 L’ 11 ottobre 1314 Oberto Masciola di Piacenza, vicetesoriere e procuratore di Federico III, rice- ve da Gabriele e da un altro Spinola 3.200 lire di genovini per le quali promette di far consegnare loro 2.000 salme di frumento nuovo a Licata o a Girgenti: ASG, notaio Raffaele de Manarola, cart. 219, ff. 2v-3. Per le informazioni ricevute dai congiunti attivi in Sicilia, H. FINKE, Acta

Aragonensia, cit., III, Berlin-Leipzig, 1922, doc. 43, pp. 93-95.

25 Sull’argomento cfr. la bibliografia in G. PETTI BALBI, Il trattato del 1343 tra Genova e Tunisi, in Saggi e Documenti I, cit., ora in EAD., Una città e il suo mare. Genova nel Medioevo, Bologna, 1991, pp. 200-222; G. JEHEL, Les Génois en Méditerranée occidentale (fin XI - début XIV siècle).

Ebouche d’une strategie pour un empire, Amiens, 1993.

26 V. SALAVERT Y ROCA, Cerdeña y la expansión mediterránea de la Corona de Aragón (1297-

1314), Madrid, 1956, II, doc. 239, pp. 290-292, 15 gennaio 1308. La data 1308, congetturata dal

Salavert y Roca, deve essere rettificata in 1307, come ipotizza il Goria, sulla base di eventi intestini genovesi riferiti nella missiva. Del soggiorno dello Spinola presso il sovrano merinide parla anche A. GIUFFRIDA, Aspetti della presenza, cit., pp. 283-284. È probabile che Cristiano si sia portato in Africa per questioni mercantili connesse al commercio del grano, in quanto il grano siciliano era esportato di frequente anche verso il Nord Africa.

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negativo, aveva promesso di acquistare vernaccia giovane e di fargliela avere appena decantata.

Non sappiamo quale sia stato l’esito di questa faccenda per Cristiano che dall’inizio del Trecento troviamo quasi stabilmente presente a Genova, ove la morte di Corrado Spinola avvenuta nel settembre 1304 aveva alterato i precari equilibri su cui si reggeva la diarchia Doria-Spinola. Già in precedenza non erano mancati motivi di dissenso, soprattutto sull’atteggiamento da tenere