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Fascia di mitigazione: superficie e profondità

Nel documento PARERE C.T.S. n. 287/2021 del 28/09/2021 (pagine 60-64)

QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE

4. Fascia di mitigazione: superficie e profondità

Lungo tutto il perimetro del Parco FV verranno impiantate delle fasce di mitigazione, individuate nell’elaborato grafico (GRVST1701 - Interventi di mitigazione e di compensazione) come, Recinzioni con barriera vegetale. Esse si estenderanno per una superficie lineare di 16.650 metri ed avranno una profondità variabile in funzione delle caratteristiche del sito. L’impianto della vegetazione è finalizzato alla realizzazione di una schermatura perimetrale costituita da vegetazione autoctona, erbacea, arbustiva ed arborea, composta da siepi singole, bifilari, tri-filari e quadri-filari, in relazione alla superficie disponibile, su entrambi i lati della recinzione con distribuzione

“a mosaico”, lasciando un certo spazio tra un gruppo di specie e l’altro, favorendo anche la spontanea

ricostituzione dello strato erbaceo naturale e intervenendo, per accelerare il processo, con semine e trapianti erbacei. La vegetazione sarà costituita prevalentemente da Olea europaea var. silvestris, Prunus amigdalus, Ficus carica, Pistacia lentiscus, Arbutus unedo, Mirtus communis, Crataegus monogyna.

Lungo la SP 28III (C.da Granvilla) si realizzeranno ampie fasce definite Collinette artificiali vegetate e Fascia vegetale arborea ed arbustiva, che avranno una profondità compresa tra i 20 e i 40 metri, per una lunghezza di circa 1.412 ml.

Fascia vegetale arborea ed arbustiva (m2 18.303).

In riscontro al punto 22, la ditta precisa che:

A - RIFORESTAZIONE, PIANO DI MANTENIMENTO COLTURALE PER LE AREE DI MITIGAZIONE

Per le tipologie di intervento che prevedono l’impianto di vegetazione autoctona nelle aree interne al sito di progetto (GRVST1701 - Interventi di mitigazione e di compensazione), non si prevedono operazioni di manutenzione se non di irrigazione di soccorso nel periodo estivo nei primi anni di impianto, secondo le procedure e le tempistiche descritte nel precedente commento di integrazione (vedi osservazioni al Punto 21 e Punto 23).

Per quanto riguarda le fasce di mitigazione da realizzare lungo il perimetro dell’impianto, per evitare che si possano sviluppare incidentali fuochi e dare origine ad incendi, si prevede, oltre l’irrigazione, la pulizia delle erbe più alte per una profondità di circa 2 metri, con decespugliatore meccanico. Per indicazioni più approfondite circa le specie vegetali utilizzate per le aree con interventi di rinaturalizzazione, si rimanda alla relazione naturalistica del Dott. Fabrizio Meli.

Per la tipologia “Fascia vegetale arborea ed arbustiva” impiantata lungo la 28III, ad ampliamento e potenziamento dell’area ad uliveto, gli interventi saranno mirati alla ricostituzione del paesaggio coltivato e, quindi, si interverrà con le normali attività agricole:

- periodica irrigazione di soccorso nel periodo estivo;

- manutenzione delle ramificazioni da effettuarsi nel periodo autunnale o invernale;

- pulizia meccanica di erbe o di altre specie arbustive che possano compromettere l’attecchimento e l’accrescimento delle giovani piante;

- lieve erpicatura delle superfici per mantenere il suolo più sciolto e favorire l’assorbimento delle acque di pioggia, intervento da effettuarsi nel periodo autunnale e nel periodo primaverile;

- periodico controllo della presenza di patologie.

B - COLTURE ARBUSTIVE TRA I FILARI

Allo scopo di ridurre ulteriormente “l’effetto lago”, già mitigato dalla presenza delle aree di rinaturalizzazione interne all’impianto, si prevede la coltivazione di specie arbustive, quali piante officinali, negli interfilari dei tracker. Da notare che vanno escluse necessariamente le specie arboree poiché l’ombreggiamento sui pannelli è una grave pregiudiziale per il loro rendimento e per il pericolo di schianto degli alberi sugli stessi.

L’impianto delle officinali verrà fatto su filari alterni di tracker a causa della necessità di lasciare libero il transito ai mezzi meccanici per l’attività di manutenzione dell’impianto fotovoltaico almeno su un filare. Tale transito verrebbe certamente ostacolato o impossibilitato dai cespugli di piante officinali. Tra queste ultime si propongono specie vegetali che si adattano alla coltura in asciutto ovvero ad ambienti xerici e contemporaneamente garantiscono un reddito, seppur modesto ed a ciclo poliennale, come il Rosmarinus officinalis, varietà a foglia stretta ed a portamento eretto, resistente alla carenza di acqua, idoneo allo sfalcio meccanico finalizzato alla raccolta della fronda, e l’origano, che, tra l’altro, si trova anche spontaneo in gran

parte delle regioni mediterranee, ove ha un aroma assai più intenso e deciso ed ha anch’esso un portamento eretto. Per indicazioni più approfondite, si rimanda alla relazione agronomica del Dott. Toldonato.

La superficie netta che verrebbe utilizzata per le colture arbustive sarebbe di ha 5,80 circa, per l’appezzamento destinato alla coltura del rosmarino, e di ha 2,25 circa per l’origano, per complessivi ha 8,05. La scelta dell’area da destinare a queste colture è stata fatta tenendo conto, in particolare, di alcuni aspetti caratterizzanti l’area.

Nel settore 4 si ha la possibilità di accedere ad una fonte irrigua data la presenza di un laghetto artificiale situato nella porzione inferiore dell’area e per il quale si prevedono interventi di ampliamento e di riqualificazione (vedi punto 24). Inoltre, l’area ha un’estensione di circa ha 43,08, la distribuzione dei tracker ha una configurazione piuttosto compatta e rientra fra quelle visibili dalla S.S. 194, come evidenziato nella carta della intervisibilità (GRVST1600 – Intervisibilità). Pertanto, si ritiene che l’intervento proposto possa dare maggiori benefici per contrastare “l’effetto lago”.

• In riscontro al punto 23, la ditta precisa che:

Fabbisogno idrico necessario per la realizzazione dell’impianto:

Fase di costruzione: 2.000 mc tramite bacino esistente e autobotti;

Fase di esercizio: 7.984 mc (mitigazioni) per max 4 anni tramite pozzo, autobotti e bacini di nuova realizzazione e 4.400 mc (colture) lungo la vita utile dell’impianto;

Fase di dismissione: 2.000 mc tramite bacini futuri e autobotti.

Il fabbisogno in fase di costruzione e dismissione è legato alle esigenze di bagnatura delle aree di cantiere durante l’esecuzione dei lavori, nel rispetto delle prescrizioni dello Studio di Impatto Ambientale.

Il fabbisogno in fase di esercizio è legato alle esigenze irrigue per la formazione iniziale della barriera vegetale e dei terreni residuali di confine adiacenti alla viabilità pubblica e pulizia moduli fotovoltaici, nonché per le colture arbustive previste per ridurre nella porzione sud dell’impianto.

Per contenere il fabbisogno idrico sono state scelte colture che si adattano ad ambienti xerici e più resistenti alla siccità. Per i dettagli fare riferimento alla relazione agronomica (GRVSR0401 - Relazione Agronomica).

Con riferimento alle fonti di approvvigionamento, si è valutato, in coerenza con la criticità sollevata nel parere del CTS, che è stato previsto in progetto un accumulo di acque meteoriche finalizzato a garantire i fabbisogni idrici nelle diverse fasi di cantiere, dismissione ed esercizio. Sono stati pertanto previsti in progetto due bacini idraulici:

- Bacino artificiale esistente all’interno dell’area dell’impianto fotovoltaico, previo ampliamento dello stesso (+35%), avente pertanto una capacità complessiva di circa 2.514 mc.

- Nuovo bacino artificiale (4.615 mc) da realizzare all’interno dell’area d’impianto, in area idonea che richiede limitate opere di movimento terra, descritte in specifici elaborati progettuali.

• In riscontro al punto 24, la ditta precisa che all’interno dell’area di progetto è presente un laghetto artificiale preesistente di circa 971 mq, che verrà ampliato (1.396) mq e riqualificato; inoltre, ne verrà realizzato un altro di 4.063 mq in corrispondenza di un impluvio, individuato nell’elaborato GRVST1701 - Interventi di mitigazione e di compensazione, come canale verde, in quanto rappresenta un elemento di connessione lineare tra le varie aree interessate dal progetto.

In riferimento al laghetto preesistente, si faranno alcuni interventi preliminari, come: - indagine preliminare di solidità e tenuta degli argini; - asportazione di eventuali strati artificiali di impermeabilizzazione, in modo da favorire l’attecchimento di specie vegetali acquatiche e igrofile; - consolidamento degli argini con opere di ingegneria naturalistica, ove necessario, intervenendo anche sull’uso di specie vegetali con apparato radicale che abbia la funzione di stabilizzazione degli strati superficiali di terra.

In riscontro al punto 25, la ditta precisa che durante la fase di cantiere vi saranno emissioni in atmosfera riconducibili a: Circolazione dei mezzi di cantiere (trasporto materiali, trasporto personale, mezzi di cantiere) che emettono inquinanti tipici emessi dalla combustione dei motori diesel dei mezzi CO e Nox; Dispersioni di polveri riconducibili alle attività di escavazione e movimentazione dei mezzi di cantiere.

Per ridurre quanto più possibile l’impatto verranno adottate misure preventive quali l’inumidimento dei materiali e delle aree prima dello scavo, il lavaggio e pulitura delle ruote dei mezzi per evitare dispersione di polveri e fango, l’uso di contenitori di raccolta chiusi ecc. Durante la fase di esercizio l’impianto di progetto non comporterà emissioni in atmosfera. In fase di cantiere le emissioni gassose inquinanti sono causate dall’impiego di mezzi d’opera quali camion per il trasporto degli inerti, rulli compressori, escavatori, ruspe per i movimenti terra ecc. Tale metodologia, grazie alla tipologia del veicolo, la velocità, lo stato di manutenzione, il regime di guida, le caratteristiche del percorso ecc.

consente di riprodurre le emissioni di inquinanti.

• In riscontro al punto 26, la ditta precisa che da un’attenta analisi del contesto ed, in particolare, dei manufatti presenti sul sito, è derivata la decisione di non prevedere il recupero dei manufatti allo scopo di contenere le cabine inverter o i trasformatori, in quanto gli edifici presentano specifiche caratteristiche che li rendono non compatibili con tale uso, come è possibile riscontrare nelle schede allegate. Inoltre, gli edifici rurali che presentano la maggior volumetria sono esterni all’area di impianto, e su questi la committente non ha alcun diritto, salvo la definizione di misure di compensazione in accordo con enti locali, privati e altri enti eventualmente interessati.

Per maggiore chiarezza, sono state elaborate n. 7 schede che illustrano le caratteristiche di altrettanti edifici, presenti nel sito di interesse.

È prevista la demolizione di 4 edifici (vedi schede n. 1, 2, 3, 4) di dimensioni molto contenute, in due casi formati da un solo vano. Essi non presentano alcun rilievo architettonico e si presentano in condizioni di totale degrado.

Gli edifici che si trovano in prossimità delle aree interessate dai pannelli FV (vedi schede n. 5, 7), tra cui la Masseria Monforte, individuata nel Piano Paesaggistico di Siracusa come Bene Isolato D1 e censita nella Scheda n. 155, presentano una notevole volumetria ed alcuni elementi formali ed architettonici di rilievo. La recinzione dell’impianto e la fascia di mitigazione costituita da alberi ed arbusti (vedi descrizione al punto 21) sono collocati ad una distanza di 20 metri, mentre le strutture con i moduli FV si trovano distanziati di circa 27 metri. Come sopra anticipato tale Masseria è esterna al sito di impianto e la proponente non ha alcun titolo per riqualificare il manufatto.

All’interno del sito è presente anche un’area di interesse archeologico (Area Archeologica Masseria Pelaita - Scheda 526 - Beni archeologici), che circonda la Masseria Pelaita, anch’essa individuata nel Piano Paesaggistico di Siracusa come Bene isolato D1 e censita nella Scheda n. 145. Inizialmente (vedi pag. 45 della Relazione paesaggistica, GRVSR0500 - Relazione paesaggistica) “Si è ritenuto di utilizzare, ai fini del progetto una sezione marginale (di circa 3 ha su 14) dell’area di interesse archeologico (5d Livello di tutela 1), individuata come Area Archeologica Masseria Pelaita (Scheda 526 - Beni archeologici). Come si può constatare dalla descrizione del progetto del parco fotovoltaico Granvilla (Cap. 3 della presente relazione) i pannelli verranno fissati al terreno con pali infissi o ad avvitamento, in modo da non richiedere operazioni di scavo. Date le caratteristiche dell’area, i lavori verranno eseguiti nel rispetto delle indicazioni della Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali di Siracusa e sotto la sua sorveglianza, così come previsto dalle Norme di Attuazione. Si precisa, inoltre, che l’intervento, data la collocazione dell’area, comporterà un ridotto impatto visivo e verrà mantenuto il rapporto visuale tra le due masserie presenti. L’unica parte visibile sarà in continuità con i pannelli dell’area adiacente.” Nella fase di aggiornamento del presente progetto si intende rinunciare alla sezione marginale che ricade all’interno dell’area di interesse archeologico. In questo modo la Masseria Pelaita si trova a notevole distanza: dai pannelli FV di circa 145 metri e dalla fascia di mitigazione, di circa 135 metri. Di conseguenza, non è stata elaborata la specifica scheda della Masseria Pelaita, vengono riportate alcune riprese fotografiche.

All’interno dell’impianto sono previste 16 aree che ospiteranno le cabine inverter, i trasformatori e gli accumulatori.

Queste aree (manufatti e spazio di manovra) avranno, ciascuna, una superficie totale di circa 350 m2 e saranno

localizzate prevalentemente a ridosso della recinzione ed, in alcuni casi, circondate da aree destinate alla rinaturalizzazione.

Proprio per la loro collocazione, queste piccole aree, si troveranno già schermate dalla vegetazione che verrà impiantata a ridosso della recinzione (sia dal lato interno che da quello esterno). Inoltre, l’altezza dei manufatti non supererà i 3 metri, quindi, minore di quella della vegetazione, che raggiungerà un’altezza media di circa 4 metri.

Nonostante ciò, così come previsto per la sottostazione (pag. 67 GRVSR0500 - Relazione paesaggistica), anche attorno a queste aree verrà inserita una schermatura perimetrale costituita da vegetazione autoctona, arbustiva ed arborea, composta prevalentemente da Pistacia lentiscus, Arbutus unedo, Mirtus communis, Crataegus monogyna.

In riscontro al punto 27, la ditta precisa che l’interferenza con il corso d’acqua Buseara (Interferenza 4 - Corso d'acqua Buseara) è risolta interessando un manufatto esistente (infrastruttura viaria che attraversa corso d’acqua con ponte costituito da calcestruzzo come da elaborato “RS06EPD0036I3 - Sezioni e particolari costruttivi, Attraversamenti corso d'acqua” attraverso uno scavo temporaneo, posa in opera del cavo alla profondità di 1,5 m e successivo ripristino dello stato dei luoghi che in coerenza con il Decreto del Presidente della Repubblica 13 febbraio 2017, n. 31, in particolare l’intervento è incluso nel punto A.15 dell’allegato A della Legge Regionale del 6 maggio 2019, n. 5. e quindi non richiede il rilascio di nulla osta paesaggistico, consentendo pertanto di non lasciare fuori terra alcuna evidenza dei manufatti che interessano l’area con vincolo paesaggistico. Aggirare tale vincolo richiederebbe una distanza maggiore da ricoprire (di molti km) dal cavidotto AT e questo aumenterebbe l’impatto ambientale e paesaggistico dovuto a tale modifica, per questo motivo non è stata adottata questa soluzione progettuale.

Le interferenze con il Vallone Calleri si sarebbero potute evitare attraversando aree agricole di privati, e per prevenire il conseguente maggiore impatto territoriale dell’opera si è ritenuto opportuno utilizzare la viabilità esistente (strada comunale da Militello a Francofonte, strada comunale da Vizzini a Militello e SP28ii) regolarmente accatastata, in alternativa all’attraversamento di fondi agricoli, sfruttando anche il sottopassaggio già presente della Ferrovia.

Le interferenze con il Vallone di Calleri, soggetto a vincolo paesaggistico sono superate, come da elaborato

“RS06EPD0043I3 - Sezioni e particolari costruttivi, Attraversamenti canali demaniali”: - Interferenza 1 - Vallone Calleri: con uno scavo temporaneo e posa in opera del cavo ad una profondità di 1,5m al di sotto del letto del fiume; - Interferenza 2 - Tubo canale sotterraneo - Vallone Calleri: sfruttando un manufatto esistente e collocando il passaggio del cavidotto AT al di sotto del tubo di drenaggio del canale sotterraneo, con scavo temporaneo e posa in opera del cavo ad una profondità di 4,7m.

Per chiarire meglio le modalità di attraversamento delle aree sottoposte a vincolo paesaggistico si è predisposto un elaborato integrativo di chiarimento “Planimetria su ortofoto attraversamenti cavidotto AT e impianto”.

In riscontro al punto 28, la ditta precisa che:

Come specificato nei singoli paragrafi della presente relazione, numerose criticità hanno determinano una richiesta di revisione del progetto definitivo precedentemente depositato, che sono riassunte di seguito:

Nel documento PARERE C.T.S. n. 287/2021 del 28/09/2021 (pagine 60-64)

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