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2.2. L’analisi di bilancio

3.2.4. La fase della distribuzione di valore

Costi esterni di gestione

Una parte della ricchezza generata dall’azienda viene impiegata per reperire dall’esterno i fattori necessari per lo svolgimento della propria attività produttiva.

Le voci di costo che secondo i principi generali possono farsi rientrare fra i costi esterni di gestione possono subire delle rettifiche di valore nel caso in cui una parte del loro ammontare possa essere ricondotta ad un’area ad essa più confacente.

Ad esempio, l’ammontare dei canoni di leasing, compresi nella voce di conto economico B)8) “costi per godimento beni di terzi”103, deve essere riclassificato

secondo il metodo finanziario in modo da rappresentare nella sostanza l’operazione analizzata. Nel programma di elaborazione dei dati si è così deciso di stornare dalla voce di conto economico B)8) “costi per godimento dei beni di terzi” i valori relativi agli ammortamenti e interessi passivi da leasing, anziché l’intero ammontare relativo ai

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I costi per godimento beni di terzi, così come i costi per servizi e per l’acquisto di materie e merci, vengono considerati costi esterni, in quanto, derivando da pagamenti effettuati verso i fornitori, sono valori che hanno già contribuito alla formazione di valore aggiunto presso altre entità.

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canoni. L’obiettivo della riclassificazione per creazione e distribuzione di valore è quello di evidenziare l’effettivo ammontare di ricchezza distribuito dall’azienda. Il maggior utile generato dallo storno dei canoni di leasing non può essere ripartito tra nessuno dei soggetti che partecipano alla vita dell’azienda (ma in realtà rappresenta una remunerazione attribuita alla società di leasing); si preferisce, quindi, considerare questo ammontare come un costo esterno di gestione. Con questa riclassificazione dell’ammontare dei costi per godimento di beni di terzi relativa ai beni in leasing, cerchiamo di bilanciare l’importanza della rappresentazione della sostanza dell’operazione (e quindi l’acquisizione di un bene attraverso un finanziamento) e il sostenimento di una spesa per canoni di leasing che può essere in parte considerata come una remunerazione a soggetti interni104 ma per una restante parte può essere

considerata come un costo esterno di gestione.

All’interno della voce “Oneri diversi di gestione” sono presenti delle voci a cui bisogna dedicare una certa attenzione, in quanto i loro valori hanno nature differenti e per questo necessitano, talvolta, di essere imputati in diverse aree di riclassificazione. L’ ammontare di tasse ed imposte indirette, ad esempio, presenta valori la cui natura può essere differente e, infatti, può essere ripartito tra i costi esterni e l’area dedicata alla remunerazione a favore della pubblica amministrazione.

Mentre le tasse, in quanto rappresentative di corrispettivi per servizi che il cliente vedrà sicuramente corrisposti, possono essere imputate fra i costi esterni di gestione, le imposte indirette devono essere valutate a seconda del presupposto d’imposta che le caratterizza. Le imposte indirette, come le imposte ipotecarie e catastali, sostenute per finalità stabilite, possono essere considerate alla stregua delle tasse. Le imposte sul patrimonio (quale l’ICI), possono essere inserite nell’area di distribuzione della ricchezza dedicata alla pubblica amministrazione, in quanto possiedono natura più simile alle altre imposte dirette già imputate nella distribuzione di ricchezza a favore della pubblica amministrazione105.

I costi di natura impositiva, per essere identificati come distribuzione di ricchezza a favore della pubblica amministrazione, devono essere finalizzati al finanziamento dell’insieme dei servizi che la P.A. fornisce a favore dell’intera collettività.

Infatti, gli oneri sociali, pagati dall’azienda come contributi alla pubblica amministrazione, vengono considerati remunerazioni a favore della P.A., in quanto i vantaggi da essa offerti sono destinati all’intera collettività dei lavoratori dipendenti.

Dall’analisi delle note integrative delle aziende campione, non è sempre stato possibile ottenere il dettaglio della voce di conto economico B)14) “oneri diversi di gestione” e così individuare le “altre imposte” pagate da ciascuna azienda. Nella nostra ricerca, la remunerazione ottenuta a favore della pubblica amministrazione è,

104 Per i valori relativi agli ammortamenti e interessi passivi. 105

Per maggiori approfondimenti in materia di tasse ed imposte dirette e indirette si veda: F. Tesauro, Istituzioni di diritto tributario, vol. I, UTET, 2003, pp. 6-9.

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quindi, composta dalla somma di imposte di competenza dirette (Ires e Irap di competenza) e oneri sociali a carico dell’azienda.

Fra i costi esterni vengono inseriti anche le remunerazioni ai sindaci, in quanto considerate retribuzioni a professionisti per l’attività da essi materialmente svolta all’interno dell’azienda. Mentre, le remunerazioni agli amministratori vengono considerate in qualità di costi interni, in quanto, come disciplinato dall’art. art 2542 c.c., comma 2, la maggioranza degli amministratori è scelta tra i soci cooperatori.

Costi Interni di gestione

La distribuzione di ricchezza a ciascun soggetto interno considera un arco di breve e medio tempo; vengono, invece, trascurate le ulteriori assegnazioni che ogni destinatario potrebbe ricevere in un secondo momento.

Ad esempio, la ricchezza distribuita ai lavoratori dipendenti viene considerata al netto dei contributi sociali, cui è riconosciuta la natura di remunerazione a favore della pubblica amministrazione, nonostante tale ricchezza possa in un secondo momento avvantaggiare gli stessi lavoratori dipendenti. Ancora, gli utili portati a nuovo sono imputati a sostegno dell’attività aziendale, in quanto, nonostante possano essere in un secondo momento utilizzate per la restituzione di quote partecipative ai soci106, nel

breve e medio termine tali valori, finché non vengono utilizzati in altro modo, permangono nell’economia dell’impresa costituendo un autofinanziamento.

Remunerazione al personale

La remunerazione al personale comprende l’intero ammontare delle remunerazioni spettanti ai dipendenti in via immediata (salari e stipendi) e differita (TFR).

Remunerazione ai finanziatori

I finanziatori vengono ripagati per il prestito del loro denaro attraverso la corresponsione di interessi e oneri finanziari. Fra le remunerazioni ai finanziatori, sono comprese anche le quote di interessi che compongono i canoni di leasing.

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Il discorso risulta differente a seconda che vengano considerate cooperative a mutualità prevalente anziché cooperative diverse rispetto alle prime. Solamente per le cooperative che non presentano il carattere della mutualità prevalente è prevista una limitata distribuzione delle riserve in caso di scioglimento dell’impresa; mentre, per le società a mutualità prevalente è fatto esplicito divieto, all’art 2514 c.c., lettera c, di distribuzione di tutte le riserve ai soci cooperatori che in caso di scioglimento dell’impresa dovranno essere devoluti ai fondi mutualistici per la promozione e lo sviluppo del sistema cooperativo. Si veda G. Racugno, op. cit., pp. 144-145.

72 Remunerazione alla pubblica amministrazione

Si tratta di uno stakeholder da considerare con particolare attenzione nella nostra analisi. I dati analizzati mirano a determinare, visti nel loro complesso, se e in che misura l’azienda abbia creato valore all’interno del territorio, anche tramite l’utilizzo dei benefici provenienti dalla pubblica amministrazione nelle forme tecniche previste dalle leggi vigenti. Per determinare l’ammontare della remunerazione spettante alla pubblica amministrazione si considera il totale delle imposte di competenza dell’esercizio per ciascuna azienda al netto dei contributi in denaro e di altre forme di agevolazione (crediti d’imposta ecc.) che ad essa vengano garantite. Nel ragionamento si dovrà opportunamente tener conto delle eventuali agevolazioni settoriali e/o territoriali d’imposta di cui l’azienda dovesse usufruire107 e del regime agevolato

concesso alle cooperative a mutualità prevalente. Il relativo differenziale d’imposta a favore delle imprese, costituisce un contributo di tipo indiretto a favore delle stesse erogato dall’amministrazione finanziaria.

In questa sezione si vogliono analizzare i rapporti che ciascuna azienda intrattiene nei confronti della pubblica amministrazione. Tali rapporti sono di due tipi: da un lato le diverse aziende hanno il dovere di pagare le imposte e tasse come remunerazione per i servizi che ad essa vengono garantiti e al fine sociale di contribuire al finanziamento dello Stato e degli enti locali; dall’altro lato, sono le stesse aziende a vedersi garantite dei benefici con i quali si vuole favorire la produttività dei settori o territori svantaggiati.

Molto interessante sarebbe verificare come e in che percentuale, nell’arco di tempo considerato, il saldo nei confronti della pubblica amministrazione è favorito da agevolazioni da essa garantite.

Remunerazione ai soci

La remunerazione per gli apporti da soci può essere identificata nel medio breve termine con la corresponsione del valore riconosciuto ai soci per i conferimenti di beni e servizi maggiorati da eventuali dividendi e interessi passivi. Nell’eventualità in cui si fosse considerato un arco di tempo medio lungo si sarebbero individuate come remunerazioni anche le quote spettanti a ciascun socio, in caso di scioglimento dell’azienda o di cessione della sua partecipazione, per via dell’aumento subito nel corso degli anni dal valore del patrimonio netto108. Le remunerazioni residuali

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I dati sulle agevolazioni settoriali e/o territoriali d’imposta non possono essere recuperati attraverso l’analisi dei documenti di bilancio, per il reperimento di queste informazioni sarebbe necessario l’utilizzo di un questionario. In questa ricerca si è deciso di basare le indagini sui soli dati forniti dal bilancio d’esercizio, motivo per cui non sempre i valori individuati come “totale contributi da pubblica amministrazione” sono rispondenti all’ammontare reale, ma sono, invece, rappresentativi dei soli dati che traspaiono dal conto economico e nota integrativa. L’analisi potrebbe, quindi, risultare basata su dati parziali, ma i dati considerati sono gli unici di cui si poteva disporre.

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La ripartizione limitata delle riserve può essere garantita solo nelle cooperative diverse; mentre, nelle cooperative a mutualità prevalente le riserve non possono essere assegnate ai soci durante la vita sociale

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attribuite ai soci hanno natura differente a seconda del tipo di cooperativa analizzata. La remunerazione riconosciuta ai soci delle cooperative di produzione è data dal prezzo pagato dalla cooperativa per i conferimenti ricevuti e dall’ eventuale integrazione del prezzo garantita al socio. Nelle cooperative dove i soci apportano la propria forza lavoro la rimunerazione sarà garantita dal costo del lavoro conferito maggiorato dalle eventuali integrazioni riconosciute. Nelle cooperative di consumo dove i soci acquistano i beni prodotti dalla cooperativa, la remunerazione sarà data dai ristorni attribuiti ai soci109.

Remunerazione al sistema impresa

La remunerazione al sistema azienda può essere suddivisa in due tipologie.

La prima tipologia fa riferimento alla remunerazione degli elementi strutturali dell’azienda (comprendendo sia i beni in proprietà sia quelli acquisiti tramite locazione finanziaria) al fine di mantenere la loro capacità produttiva inalterata. Fra essi rientrano: ammortamenti e svalutazioni; la quota dei costi per godimento beni di terzi imputabile come ammortamento dei beni acquisiti in leasing.

Il secondo tipo evidenzia, invece, l’incremento del valore del patrimonio netto per via della variazione delle riserve generata dalla mancata distribuzione degli utili negli esercizi precedenti. Tale indicatore mostra l’impegno che ciascuna azienda riserva all’autofinanziamento al fine di rafforzare la propria struttura produttiva e garantirsi una futura sopravvivenza. Nelle società cooperative a mutualità prevalente le remunerazioni al sistema aziendale assumono un valore più elevato rispetto alle cooperative a mutualità non prevalente per via delle disposizioni civilistiche che prevedono un maggior accantonamento di utili a riserva. Infatti, la cooperativa a mutualità prevalente deve accantonare ogni anno a riserva almeno il 30% dell’utile, indipendentemente dall’importo precedentemente messo da parte; mentre, per le società cooperative a mutualità non prevalente il vincolo è pari al 20%.

Remunerazione ai fondi mutualistici

Ai fondi mutualistici per la promozione e lo sviluppo della cooperazione è destinato il 3% degli utili conseguiti in ciascun esercizio.

ed alla conclusione della società vanno devolute ai fondi mutualistici per la promozione e sviluppo della cooperazione.

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Dopo le riforme degli ultimi anni in campo societario è fiscale, viene riconosciuta esplicitamente la possibilità di assegnare ristorni per tutte le cooperative e non solo per quelle di consumatori, nelle quali, storicamente, il ristorno è prassi consolidata. Il ristorno rappresenta, quindi, il “premio” per l’attività mutualistica svolta dal socio e non è proporzionato al conferimento di capitali. Per maggiori informazioni in merito al calcolo dei ristorni nel bilancio delle imprese cooperative, si veda: P. Congiu, Il calcolo dei ristorni nel bilancio delle imprese cooperative: alcuni aspetti critici, Rivista italiana di Ragioneria e di Economia Aziendale, 2010, n 5/6, pp. 309-319.

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