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Fase 1: quali cambiamenti vogliamo indagare

2. STUDIO DI CASO: LA VALUTAZIONE DEL PROGETTO FA.RE SOSTEGNO

2.4. Fase 1: quali cambiamenti vogliamo indagare

I soggetti interessati sono stati coinvolti nella definizione delle domande valutative, ovvero nell'orientamento della ricerca valutativa. Posto che l'indagine valutativa è diretta sul cambiamento avvenuto tra un prima (antecedente alla realizzazione) e un dopo (in questo caso fino al momento della valutazione), i soggetti hanno scelto quali elementi, aspetti o contenuti del cambiamento indagare. Il cambiamento implica un'innovazione, quindi il generarsi e l'instaurarsi di qualcosa di nuovo rispetto a prima, che può essere sperato e atteso, come anche inaspettato e non voluto.

Ogni attore ha risposto alla domanda stimolo “cosa ritieni sia importante da sapere per valutare se e come è cambiato qualcosa negli altri tre soggetti?” Ad esempio, gli educatori hanno individuato le dimensioni da indagare sulle famiglie accolte, le famiglie sostenitrici e l'assistente sociale, così come quest'ultimo si è interrogato su educatori, famiglie accolte e famiglie sostenitrici e queste hanno pensato ai cambiamenti rinvenuti negli educatori, nelle famiglie accolte, e nell'assistente sociale. La ricercatrice ha sottoposto la domanda stimolo personalmente all'assistente sociale e al gruppo delle famiglie Fa.Re, che avevano svolto “il compito” individualmente a casa. Gli educatori, invece, hanno proceduto da soli, ritagliandosi un tempo specifico durante l'équipe tecnica. Un capitolo a parte riguarda invece l'approccio e l'indagine sulle famiglie accolte. Dal momento che già in fase preliminare, da più parti, era emersa la perplessità di coinvolgerli direttamente, si è deciso di far intervenire in questa fase, l'assistente sociale, che ha comunque la responsabilità finale sull'utenza. Le stesse famiglie o singole persone sostenute riconoscono il ruolo dell'assistente sociale e intrattengono relazioni con le famiglie sostenitrici, ma non hanno piena e completa consapevolezza del progetto Reti, di tutto quello che ruota attorno e delle dinamiche innescate. Sono stati scelti su 5 casi, 3 a cui sottoporre la domanda, perché appunto avevano una visione più ampia della dinamica. Visto che non conoscono personalmente gli educatori, si è scelto di eliminare il terzo soggetto dalla domanda. L'assistente sociale ha quindi preso spunto dai colloqui consueti per reintrodurre il tema del progetto Reti e di questa particolare valutazione, andando così a sottoporre la domanda stimolo: “cosa è cambiato nei soggetti che sono in relazione con te?”. Di seguito la tabella riassume le “risposte”: in orizzontale i soggetti come valutatori di..., in verticale invece i soggetti come oggetto della valutazione.

Ass. sociale Educatori Fam. accolte

Fam. Fa.Re.

Come si vede il disagio; si adotta un'ottica di complessità.

si sentono valorizzati nel ruolo che hanno nella comunità

All'interno della famiglia sono cambiate: relazioni, comunicazioni, azioni.

Tra la famiglia e l'esterno sono cambiate: relazioni, comunicazioni, azioni.

Ci sono cambiamenti nella percezione del disagio.

Quali difficoltà rispetto a: accoglienza, orre dei limiti, percezione di incidere sulle difficoltà.

Maggiore attenzione e comprensione nei confronti delle famiglie straniere.

Condivisione di culture straniere attraverso il confronto.

Capire di più i problemi degli altri. Consapevolezza che non tutto va sempre bene.

Fam. Fa.Re. Educatori Fam. accolte

Ass. sociale

Dedica materialmente meno ore di lavoro dietro a caso seguito anche dalle famiglie.

Ha cambiato e in che modo la visione e la valutazione del caso attraverso l'esperienza riportata dalle singole famiglie sostenitrici.

È cambiata e come la percezione dei servizi di riuscire a risolvere i problemi.

Sono cambiate e come le competenze nell'analisi dei casi rispetto alla definizione dei bisogni, e modalità di intervento.

È cambiato il tempo impiegato sul caso.

Cambiamento nel lavoro con la relazione/influenza dell'equipe. Se il gruppo di famiglie è una risorsa per i servizi, di che tipo e perché. Se e come il progetto ha influenzato il modo di approcciarsi al cittadino- risorsa.

C'è una maggiore umanità nell'affrontare i problemi delle persone straniere.

C'è una maggiore flessibilità nel trovare soluzioni anche a problemi molto grandi.

Fam. Fa.Re. Educatori Ass. sociale

Fam. accolte

Sono cambiati e come gli stili di vita.

Sono cambiate e come le relazioni all'interno del nucleo familiare. Sono cambiate e come le relazioni con gli altri.

Si sono create delle relazioni umane con le famiglie sostenitrici (oltre al sostegno).

Si è ri acquistata la fiducia e la sicurezza nell'affrontare i problemi.

Come si sente che la capacità di accoglienza del territorio è cambiata, e perché.

È cambiato e come il modo di vedere il sostegno.

Ci sono state delle variazioni percepite di benessere.

È cambiato il numero di volte che incontri i servizi sociali.

Si è data risposta a un bisogno effettivo e reale o si sono creati dei bisogni fittizi.

C'è la percezione di una comunità che si prende cura, oppure rimane sempre l'assistente sociale a cui chiedere.

Fam. Fa.Re. Ass. sociale

Educatori

Sono stati stimolati dal gruppo e dal progetto.

Hanno riscontrato delle novità. Il lavoro è stato interessante e nuovo

È aumentata la consapevolezza di cosa significa lavorare in un ambito di disagio.

È una esperienza che arricchisce il loro bagaglio conoscitivo e in che termini.

È un progetto che può essere riproposto anche per altri servizi-

Da una lettura d'insieme della tabella si possono tracciare tre ordini di considerazioni: sul progetto, sui soggetti e sul cambiamento da indagare.

La prima prevedibile, è che gli educatori e l'assistente sociale hanno un grado di consapevolezza molto alto, e una visione a 360° rispetto al progetto, dal momento che sono i tecnici e in ambiti diversi facilitano il progetto. Quindi è normale aspettarsi da loro delle risposte che spaziano da cambiamenti apportati dalle singole azioni (ad esempio in relazione al numero di volte in cui si va dall'assistente sociale, o se si è dato risposta a dei bisogni reali) e cambiamenti associati proprio alle finalità ultime del progetto (come ad esempio, la percezione di una comunità che si prende cura, oppure la percezione del disagio e del sostegno).

La seconda, le famiglie del gruppo vivono il progetto intensamente centrato sulla relazione di sostegno agita con le singole persone, e la dimensione di gruppo, quindi il loro interesse è particolarmente rivolto verso i casi e di conseguenza sull'assistente sociale. Traslare la domanda stimolo sugli educatori, li ha spiazzati: è stato difficile intendere il senso, ovvero quali cambiamenti possono essere avvenuti negli educatori da quando fanno parte di questo progetto. Infatti, all'inizio, continuavano a riportare l'oggetto della valutazione su sé stessi come gruppo, si chiedevano: vorrei sapere come è stato per gli educatori lavorare con noi, se si aspettavano questo, oppure se hanno riscontrato delle novità. E' come se si fosse dato per scontato che la figura dell'educatore dovesse essere sempre nel giusto e che non apprendesse nulla di nuovo dal progetto in cui è inserita, perché sono già esperti, possiedono già la tecnica. Il che si ricollega al ruolo di attivatori del progetto, che viene descritto durante alcune interviste, ma anche alla questione sull'autonomia che sarà esaminata successivamente in quanto nodo cruciale del progetto.

La terza considerazione riguarda proprio il risultato di questa prima fase, ovvero i cambiamenti da indagare in ogni soggetto. Si può notare come in tutte le caratteristiche dei cambiamenti individuati, si possono sintetizzare due forme essenziali, che mutuando la definizione da Marianella Sclavi, abbiamo chiamato cambiamento1, e cambiamento2:

Ci sono cambiamenti entro un campo, entro una cornice, e cambiamenti di campo, della cornice. I primi li chiamiamo Cambiamenti1, i secondi Cambiamenti2. Un Cambiamento2 non opera allo stesso

livello logico del Cambiamento1, è un cambiamento delle premesse implicite che regolavano i

cambiamenti di ordine inferiore. … Possiamo imparare “cose nuove”, acquisire nuove informazioni, avere diversi punti di vista dentro un più generale modo di inquadrare le cose (entro una cornice o campo o matrice percettivo-valutativa; tutti termini sinonimi) oppure possiamo cambiare quel

modo di inquadrarle. In tutti i casi in cui non è necessario mettere in discussione le premesse implicite va bene il primo processo, in tutti quelli in cui tentiamo e tentiamo e tentiamo e continuiamo a sbattere la testa contro il muro, dovrebbe nascerci il dubbio: forse devo cambiare le premesse. (Sclavi 2003: 26)

Da una parte, abbiamo i cambiamenti riconducibili ad una dimensione pratica (come i comportamenti, atteggiamenti, modi di fare, stili di agire privato e pubblico) e dall'altra, i cambiamenti della dimensione teorica (della mentalità, della cultura di riferimento, appunto delle cornici o frame interpretativi). Ognuno di noi è immerso in una cultura, tanto che non ci accorgiamo di quanto queste cornici determinino il nostro punto di vista sugli altri e sul mondo, e condizionino di conseguenza le nostre azioni. Non è da intendersi come la cultura in senso antropologico, del proprio popolo o nazione, ogni sistema, come le comunità territoriali, professionali o virtuali, hanno un proprio codice simbolico e interpretativo.