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Fattori che favoriscono l’integrazione

di Vera Lomazzi

4.3 Fattori che favoriscono l’integrazione

Gli elementi che promuovono l’integrazione nella Scuola A sono moltepli-ci. Alcuni possono essere ascritti in modo diretto all’alunno straniero, co-me il livello di competenza linguistica, l’aver svolto il percorso scolastico interamente in Italia e il poter fruire di relazioni basate sulla solidarietà tra i compagni di classe. Altri fattori, invece, sono ascrivibili a condizioni di contesto più favorevoli, come l’esistenza di una rete relazionale diffusa e l’effetto strutturante dell’ambiente scolastico.

A questo proposito è possibile far riferimento innanzitutto all’insieme di procedure di accoglienza che, pur rischiando di divenire un aggravio per i docenti, di fatto fornisce una struttura solida entro cui diventa più facile condividere le responsabilità e a cui far riferimento per guidare un processo di integrazione graduale. L’effetto strutturante di questo “con-trollo sociale” (Becker, 2006) è volto a mantenere un equilibrio nelle rela-zioni interetniche: i momenti di conflittualità tra gli alunni vengono af-frontati con immediatezza così come i possibili atteggiamenti di razzismo e prevaricazione vengono gestiti grazie al monitoraggio degli operatori scolastici e al clima di fiducia instaurato con gli alunni. I singoli episodi vengono individuati e isolati con prontezza:

D: Ci sono stati casi di bullismo o manifestazioni di razzismo?

R: No, nella nostra scuola devo dire di no. Perché è una scuola piccola, dove il piccolo episodio, non mi voglio vantare, ma il piccolo episodio viene, tramite la segnalazione dell’insegnante o il ragazzino che lo dice, si viene a sapere quando la cosa è ancora all’inizio. Cerchiamo di… in-somma al primo episodio poi non si trascina. (Insegnante vicaria) Gli insegnanti svolgono un ruolo decisivo nel creare un ambiente favore-vole alle relazioni positive, non solo per la predisposizione della classe

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verso l’accoglienza, ma anche per risolvere le tensioni all’interno del gruppo:

R: Ci siamo sempre noi a vigilare. Quest’anno è successo con una bam-bina che è egiziana e che è arrivata quest’anno, quindi loro avevano già formato un gruppo, lei è stata considerata come un’intrusa rispetto al gruppo. Quindi all’inizio la prendevano un po’ in giro, non giocavano con lei all’intervallo. Però alla fine pare che si sia... anche perché lei ha un carattere un po’ forte, anche un po’ indisponente, e questo di certo non l’aiuta nell’integrazione in classe! Però a fine anno le cose sono un po’ migliorate.

D: Come mai? È successo qualcosa di particolare?

R: Perché anche noi abbiamo cercato di parlare con i bambini e di cer-care di fare un’azione intorno, anche con la bambina, cercando di farle capire che certi atteggiamenti non la aiutavano. (Insegnante 3, scuola primaria)

Oltre alla dimensione normativa, anche la relazionalità diffusa gioca un ruolo determinante per l’integrazione, per il benessere degli alunni, non-ché per il benessere degli insegnanti, alimentato dal sostegno del team do-centi, protetto dal rischio di sovraccarico della gestione della didattica con il supporto dell’insegnante facilitatore e dalla programmazione persona-lizzata.

Io sto bene a scuola perché trovo un clima anche a livello di colleghe che è abbastanza positivo. E questa è la prima cosa perché se io so che alla mattina arrivo in classe e trovo una collega con la quale posso scambiare una parola, così liberamente, tranquillamente, senza tro-varmi di fronte il muro. Cioè qualcuno che non accetta il mio confron-to, allora questo è molto positivo. Ho sempre avuto delle colleghe che da questo punto di vista ci siamo sempre confrontate. Per me questo è il benessere, che poi si riflette anche in classe. (Insegnante 4, scuola primaria)

Anche i genitori stranieri possono influire positivamente sulla vita della scuola e sui livelli di integrazione. Per esempio, permettendo la frequen-tazione tra compagni in momenti extrascolastici e supportando l’apprendimento della lingua italiana a casa, attività che diventa utile an-che per i genitori: nel fare i compiti insieme, migliorano essi stessi le pro-prie competenze linguistiche.

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Il ruolo della rappresentante di classe emerge come strategico per favo-rire la circolazione delle informazioni, dei momenti di ritrovo tra genitori e per l’organizzazione di iniziative a favore della scuola. Queste attività, favorendo un maggior coinvolgimento dei genitori stranieri nel gruppo allargato dei genitori attivi, indirettamente agevolano l’integrazione dei figli, poiché tutta la famiglia diventa maggiormente partecipe e si creano nuove occasioni di incontro:

D: Con questa rappresentante di classe, quando vi sentite?

R: C’è stata una volta che c’era la gita e un’altra volta per la festa, lei ci ha mandato a tutti il foglio scritto, poi ci siamo incontrati. Poi ci sono le feste di compleanno, poi c’è stato anche che si poteva andare a scuola a vedere dei film, si poteva andare con i genitori, i nonni, le tate (...) Poi c’è stata una mostra, del papà di un bambino che ha fatto la mostra a scuola... (Madre peruviana, scuola primaria)

In un tale contesto diventa più facile, attraverso l’apparato di procedure e dispositivi già menzionati in precedenza ottenere risultati positivi. Anche il gruppo dei pari svolge un’azione fondamentale nella socializzazione dei nuovi arrivati, trasmettendo non solo la cultura propria della classe (come si fanno le cose, gli spazi, come ci si comporta, ecc.) ma al tempo stesso il coetaneo, percepito come meno giudicante dell’adulto, con semplicità e immediatezza diventa un tramite per l’apprendimento della lingua italiana:

Ciò che scatta è l’aiuto, la consapevolezza di trovarsi di fronte a un bambino che non riesce ancora ad esprimersi con la lingua italiana e che quindi ha bisogno di aiuto. L’essere diciamo della stessa età, in una stessa classe, in una stessa comunità, fa scattare nei bambini che sono già qui un senso di collaborazione e di aiuto nei confronti del nuovo arrivato. Abbiamo anche un bambino appena arrivato dallo Sri Lanka, e gli indicano per esempio gli oggetti di cui magari lui non conosce an-cora il nome, gli fanno capire proprio praticamente, gli sono intorno e l’aiutano a capire cosa deve fare e come deve farlo... poi nel momento del gioco sono tutti uguali. Lì apprendono tutti molto velocemente! (Insegnante 4, scuola primaria)

Infine, come già evidenziava Zolberg (1997), il loisir e la possibilità di fre-quentare i propri compagni anche in orari extrascolastici per attività spor-tive e ricreaspor-tive e momenti come le feste di compleanno, rappresentano ulteriori occasioni per incrementare l’integrazione.

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D: Che lei sappia, capita che facciano i compiti insieme o si vedano an-che fuori da scuola?

R: I compiti non molto, ma so che alcuni si vedono anche fuori: alcuni vanno all’oratorio, altri si vedono al parco giochi o si invitano tra di lo-ro. Questo avviene anche con gli alunni stranieri. Per esempio anche per le festicciole di compleanno. (Insegnante 3, scuola primaria)