Capitolo 2. L’interlingua
2.1 La linguistica acquisizionale
2.2.1 Fattori extralinguistici
In questo paragrafo tratterò i principali fattori extralinguistici che intervengono nell’apprendimento di una lingua seconda; questa elencazione mi sarà utile poi nella descrizione delle studentesse36 di cui analizzerò alcune produzioni scritte, per mettere in luce la loro personalità e quali di questi fattori hanno inciso o meno sulle loro interlingue.
La distinzione di Chini (1996, 2005) in fattori extralinguistici e linguistici ci aiuta a mettere in luce ciò che interferisce con l’interlingua degli apprendenti e soprattutto in che modo avviene questa interferenza. I fattori extralinguistici (che sono sia interni che esterni all’individuo) vanno ad incidere per lo più sulla velocità dell’apprendimento della L2 e sull’esito finale, che potrà essere vicino o meno alla lingua dei nativi. Di seguito un elenco e una breve trattazione dei singoli fattori:
1. Fattori fisico-ambientali: concernono “la quantità e la qualità dei dati di L2”
(Chini, 1996: 272) a cui è esposto l’apprendente. Con ‘dati di L2’ s’intende
36 Vedi capitolo 4.
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l’input linguistico che Pallotti (1998: 151) definisce “materiale linguistico di cui è circondato l’apprendente: tutto ciò che viene detto rivolgendosi a lui, tutto ciò che viene pronunciato in sua presenza, tutto ciò che incontra scritto in L2.” È accertato empiricamente che con un’esposizione ridotta a input in L2 (sia in quantità che in qualità), l’esito dell’apprendimento della L2 risulta molto limitato. Spesso succede che l’input a cui sono esposti gli apprendenti di L2 è corretto dal punto di vista grammaticale ma risulta semplificato; come scrive Chini (1996: 274) “la sua articolazione è più lenta e attenta, l’accentuazione e l’intonazione più marcate; gli enunciati sono piuttosto brevi, segmentati da pause e con poche subordinate, vengono evitate parole troppo specifiche, modi di dire e strutture sintattiche complesse.” Sembrerebbe che questo tipo di registro “scelto”, il cosiddetto foreigner talk, venga utilizzato spesso dal parlante nativo, specialmente nel caso in cui l’interlocutore sia appena arrivato nel paese in cui la L2 viene parlata.
Oltre ad un input corretto ed elaborato, alcuni studiosi ritengono che l’input debba essere anche “comprensibile”37
.
2. Fattori socioculturali: sull’apprendimento di L2 incidono anche quelli che
vengono definiti fattori socioculturali. Innanzitutto una premessa: un apprendente di L2 solitamente abbisogna di un veicolo comunicativo nei confronti di persone che appartengono ad una società che non è la propria di appartenenza, e che potrebbe possedere determinati valori e modelli socioculturali differenti da quella d’origine. Quindi, imparare una L2 “esige e nel contempo produce socializzazione, implica una certa acculturazione, un adeguamento al tipo di codificazione e di modellizzazione della realtà selezionata dalla comunità dei parlanti di L2, e, a livello comunicativo, l’interiorizzazione di norme e stili interazionali ivi adottati” (Chini, 1996: 280). In particolare, l’influsso dei fattori socioculturali determinerebbe la relazione
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Si tratta della cosiddetta “ipotesi dell’input” di Krashen (cfr. Balboni, 2015, pp. 47 e seguenti): un input comprensibile è l’unico che permetterà all’apprendente di progredire nell’acquisizione della L2; per comprensibile Krashen intende un input che risulta contenere strutture poco più complesse di quelle che invece il locutore padroneggia già.
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dell’apprendente con la comunità parlante la L2, la quantità del contatto con la L2 e la determinazione dell’apprendente.38
Più l’apprendente mostra un atteggiamento positivo nei confronti della società e della lingua d’arrivo, più l’acquisizione di L2 procede gradualmente da uno stato elementare ad un livello più alto. Spesso questo atteggiamento è dettato da una prospettiva di trasferimento a lungo termine e non da periodi transitori nel Paese dove la L2 è la lingua madre. Scrive Chini (1996: 284): “i fattori sociali che favoriscono l’apprendimento di L2 sono risultati nell’ordine (per il tedesco, e similmente per l’italiano): il contatto con nativi nel tempo libero, l’età di immigrazione, il livello di istruzione e la durata di soggiorno nel paese ospite prevista, ovvero il progetto migratorio.” Anche variabili sociali classiche come classe sociale, sesso, identità etnica ed età sembrerebbero di importanza fondamentale per l’acquisizione di una L2.
3. Fattori psicoaffettivi: si intendono quelle caratteristiche peculiari della
personalità e del carattere dell’apprendente che favoriscono o svantaggiano l’acquisizione della L2. Ovviamente l’apprendimento di L2 sembra essere favorito secondo Chini (1996: 286) “dalla prossimità psicologica di chi impara L2 nei confronti della società ospitante”. Sono quattro i fattori che possono portare all’individuazione di distanza psicologica: “lo shock linguistico e lo shock culturale (ossia il possibile disorientamento causato rispettivamente dalla nuova lingua e dalla nuova cultura), la motivazione e la permeabilità dell’ego”(ivi, pag. 286). Con permeabilità dell’ego si intende la capacità di percepire ‘flessibili’ i confini tra gli altri (cioè i parlanti nativi e la società in cui l’apprendente vuole integrarsi) e il Sé. Sembrerebbe che tale permeabilità sia legata all’età: alta durante l’infanzia e bassa nell’età adulta; durante l’adolescenza invece, periodo in cui l’ego inizia a consolidarsi, gli atteggiamenti
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Schumann (1978), nel suo modello di acculturazione, evidenza che vi è scarso apprendimento di L2 lì dove vi è elevata “distanza sociale”. Con distanza sociale, Schumann intende i rapporti tra l’apprendente e il gruppo di parlanti L1; questa distanza sociale è determinata da 8 fattori: la dominanza sociale di un gruppo sull’altro; il modello di integrazione; il grado di chiusura del gruppo d’origine; il grado di coesione interna al gruppo d’origine; la dimensione del gruppo d’origine; la congruenza culturale fra cultura d’origine e cultura d’arrivo; l’atteggiamento verso il gruppo di L2; il progetto migratorio (Cfr. Chini, 1996, pag. 280 e seguenti).
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nei confronti della L2 potrebbero essere duplici. La motivazione ha un ruolo fondamentale nell’apprendimento di L2: è da questa che dipenderanno l’impegno e la serietà con cui l’apprendente si dedicherà all’acquisizione della L2. La motivazione è spesso legata a un’esigenza (di studio ad esempio; in questo caso la chiameremo motivazione “strumentale”39
), ma anche al desiderio di apprendere la L2 per partecipare alla vita della comunità che la parla e in questo modo integrarsi in essa (in questo caso parleremo di motivazione “integrativa”40
).
4. Fattori neurologici: per poter parlare di fattori neurologici bisogna prima fare
una premessa riguardante quel processo neurologico chiamato lateralizzazione. Con lateralizzazione si intende la specializzazione dei due emisferi cerebrali (e precisamente la specializzazione dell’emisfero sinistro, deputato al linguaggio). La lateralizzazione è un processo che avviene secondo alcuni studiosi con la pubertà, anche se altri individuano una soglia di età inferiore. La lateralizzazione rende la plasticità neurologica inferiore, e questo sarebbe connesso alla capacità di acquisizione di una seconda lingua. L’età, quindi, risulta il fattore neurologico per eccellenza; l’apprendimento linguistico sarà facilitato in un’età prescolare, mentre si riconosce, con l’avvenuta lateralizzazione, una minore performance nelle capacità di apprendimento di una seconda lingua. Legata a queste teorie, è quella dei “periodi critici”41
.
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Pallotti (1998: 213) distingue in ‘motivazione strumentale di lungo periodo’, di quelle persone che “devono imparare una lingua straniera per poter lavorare, per migliorare la propria posizione sociale e lavorativa, per conseguire un titolo di studio”, e ‘motivazione strumentale di breve periodo’, anche detta “motivazione estrinseca. È tipica delle situazioni di apprendimento scolastico, in cui un apprendente può essere motivato a impegnarsi nella seconda lingua per superare un test, per ottenere un buon voto, insomma per conseguire una ricompensa, o per evitare un insuccesso, immediati”.
40 Pallotti (1998: 213-214) distingue in ‘motivazione integrativa specifica’, che nasce “dal desiderio di integrarsi nella comunità dei parlanti, di socializzare con loro, di condividere il più possibile la loro cultura”, e ‘motivazione integrativa generale’ dovuta più che altro ad un “generale desiderio di aprirsi al mondo, di viaggiare, di conoscere persone di altre nazionalità, indipendentemente dal popolo specifico che parla la ‘lingua franca’ necessaria per fare ciò”.
41 Formulata da Lenneberg (1967), prevede che “durante i primi anni di vita il meccanismo di acquisizione linguistica sarebbe al suo massimo e decadrebbe alla soglia della pubertà”; alcuni studiosi recentemente (Daloiso 2009) notano che tale periodo è articolato in: “periodi critici, in cui è potenzialmente possibile acquisire una o più lingue raggiungendo anche una competenza pari a quella di un madrelingua (primo periodo fino ai 3 anni; secondo periodo tra i 4 e 8 anni); periodo sensibile tra gli 8
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5. Fattori cognitivi: Alcuni esempi di fattori cognitivi sono sicuramente “le
strategie di processazione del linguaggio, di categorizzazione e organizzazione dell’informazione” (Chini, 1996, p. 292), che portano gli apprendenti a formulare delle ipotesi su L2 e in seguito a verificarle (in funzione delle correzioni dei parlanti nativi o confrontandole con la produzione di quest’ultimi)42
. Vi sono poi alcuni fattori cognitivi strettamente individuali, tra cui lo stile cognitivo, come scrive Chini (1996: 295) “la modalità preferita dagli apprendenti per affrontare un compito cognitivo o acquisizionale”. Per alcuni studiosi, gli insegnanti dovrebbero adeguare le loro pratiche didattiche allo stile cognitivo dei propri alunni, ma questo risulta abbastanza difficile in classi molto numerose o con alunni molto diversi tra loro. Infine ricordiamo l’attitudine o “talento per le lingue” che dipenderebbe da quattro abilità indipendenti (abilità fonetica, sensibilità grammaticale, capacità di memorizzazione di materiale in L2, abilità di acquisizione linguistica di tipo induttivo) e sarebbe allo stesso tempo molto variabile da soggetto a soggetto e poco modificabile.