• Non ci sono risultati.

Capitolo 2. L’interlingua

2.1 La linguistica acquisizionale

2.2.2 Fattori linguistici

Oltre all’incidenza dei fattori extralinguistici fin qui analizzati, l’interlingua risente anche dell’incidenza di fattori linguistici universali, cioè che riguardano tutti gli apprendenti in maniera uguale, e fattori linguistici specifici, che sono più che altro legati alla lingua madre del parlante e alla lingua d’arrivo.

I fattori linguistici sono per Chini (1996:297) raggruppabili in: “(1) universali linguistici e marcatezza; (2) caratteristiche strutturali e tipologiche di L2; (3) caratteristiche strutturali e tipologiche di L1 (o di lingue già possedute).”

Per quanto riguarda il punto (1), con la definizione “universali linguistici” si intendono proprietà generali condivise da tutte le lingue, concetto utilizzato dalle teorie

e 20-22 anni, in cui al persona ha ancora forti potenzialità neurologiche (…) ma la sua performance non passa più per quella di madrelingua” (Balboni 2015: 88-89).

45

generativiste ma anche dalla tipologia linguistica.43 Sempre al punto (1), per ciò che concerne il concetto di “marcatezza”, Chini scrive (2005:50) “in senso stretto indicherebbe la presenza di una marca, di un elemento di complessità, su un’unità linguistica, ma che è inteso diversamente nei due ambiti, generativo e tipologico”. Mi interessa particolarmente il significato che attribuisce a marcatezza l’ambito tipologico: per “meno marcato” si intende implicato in una relazione, ma anche meno complesso o meno diffuso. In generale è osservato che i fenomeni meno marcati, così come le categorie meno marcate44, vengono appresi prima e causano meno problemi dei fenomeni e delle categorie marcati.

Per quanto riguarda il punto (2), anche le caratteristiche proprie della lingua d’arrivo incidono sull’acquisizione della lingua stessa; sicuramente, più questa si avvicina dal punto di vista tipologico alla lingua madre del parlante, più determinate strutture e categorie vengono apprese velocemente (perché possedute nella L1 o perché in parte simili). Ovviamente inciderà sull’acquisizione anche il diverso tipo di input, come già osservato tra i fattori extralinguistici. Inoltre, nell’acquisizione, l’apprendente tenderà a “farsi guidare da principi di trasparenza e naturalezza, imparando dapprima, oltre ai lessemi più utili e frequenti, anche alcune strutture sintattiche e poi morfologiche di L2 dal valore semantico e funzionale chiaro e univoco (...), con confini chiari fra i morfi (trasparenza morfotattica) e chiara composizionalità del significato (trasparenza morfosemantica)” (Chini, 2000: 61).

Infine, al punto (3), l’influenza delle caratteristiche di L1 (o altre lingue possedute) sull’acquisizione della lingua seconda.

Come detto in 2.1, fino agli anni Cinquanta del secolo scorso la lingua materna era ritenuta uno dei fattori che più incidevano sull’apprendimento di L2. Basti pensare alle tesi alla base dell’analisi contrastiva, per esempio, e delle teorie comportamentiste. Gli errori, oltre a essere ritenuti devianze dalla norma di L1, erano anche ascritti al ricorso a quest’ultima, fenomeno definito transfer o interferenza. Negli anni successivi, con l’affermarsi di nuove teorie e specialmente del concetto di interlingua, il ruolo della

43

Un esempio di “universale linguistico”, detto “sostanziale” perché insito nel linguaggio per la sua natura, è il fatto che tutte le lingue possiedono consonanti e vocali.

44 Si veda per esempio l’acquisizione del presente indicativo, tempo verbale non marcato e uno dei primi a comparire nelle interlingue basiche.

46

L1 viene ridimensionato e in particolare, si sviluppa una nuova definizione di transfer, come “influsso interlinguistico”, la quale definizione, scrive Chini (2005: 55) “dà conto di condizionamenti che L2 subisce non solo da L1 ma anche da altri sistemi linguistici precedentemente imparati dal soggetto”. A questo proposito, ad esempio, Valentini in uno dei suoi studi su apprendenti sinofoni (2003) rileva che la velocità di apprendimento dei mezzi di subordinazione in italiano L2 è maggiore nell’apprendente sinofono che già conosce l’inglese rispetto agli altri che invece non lo conoscono.

Una teoria completa sul transfer non è ancora disponibile, ma si può provare a riflettere su alcuni fattori linguistici di L1 che giocano un ruolo importante nella elaborazione della L2. Per ora gli studi, scrive Chini (2005), possono mettere in luce alcuni di questi fattori, ad esempio, l’influsso della lingua materna sull’acquisizione di una L2 deve essere valutato separatamente per i diversi livelli di analisi: esso è infatti più probabile a livello della fonologia, prevedendo una diminuzione graduale in questo senso (dove > sta per “[transfer] più frequente, maggiore”)

(1) Fonologia> lessico> sintassi> morfologia

Va anche valutato il livello di competenza dell’apprendente: il transfer agisce più che altro nelle fasi iniziali a livello fonologico e lessicale.

Anche la prototipicità incide sull’acquisizione: vengono trasferite da L1 le forme (specie lessicali) dal significato e dagli usi più prototipici, e non quelle con significati metaforici.

Infine, bisogna tenere conto anche della distanza tra due lingue (tipologica o genetica): la probabilità del transfer da L1 aumenta nel caso in cui la distanza tipologica tra L1 e L2 sia bassa; nel caso in cui la distanza tipologica sia alta, questo porta a rari

transfer da L1 e in alcuni casi ad un rallentamento nell’acquisizione di categorie assenti

nella L1. Se volessimo approfondire il ruolo della distanza tipologica nell’acquisizione di una L2, dovremo sicuramente far riferimento al lavoro di Giacalone Ramat (1994) già citato in nota 28. L’autrice approfondisce il ruolo della tipologia linguistica nell’apprendimento di una lingua seconda, affermando che è insito della natura umana (nel momento di un contatto tra la propria lingua e un’altra - per necessità o per puro piacere) iniziare una forma di comparazione tra le due lingue, che può portare a diversi

47

livelli di consapevolezza. In generale, in lingue che hanno una certa distanza tipologica, Giacalone Ramat si chiede cosa comporti l’acquisizione di nuove categorie grammaticali, compito che, osserva (ivi, pag. 30), è “di natura cognitiva e semantica e comporta una concettualizzazione diversa dell’esperienza, una proiezione diversa tra lingua e mondo esterno”.

Per concludere, anche se ridimensionato, il transfer da L1 esiste e la sua conseguenza principale è una accelerazione o un rallentamento dell’apprendimento di L2, senza influire però nelle tappe acquisizionali che vedremo nel prossimo paragrafo. Per comprendere il ruolo della L1, potremo utilizzare l’immagine di Chini (1996: 303), che scrive “la L1 non agirebbe su L2 in modo meccanico, bensì fornendo all’apprendente una ‘bussola’ per orientarsi nella nuova lingua e una prima ipotesi per interpretare i dati di L2”.

Documenti correlati