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Capitolo 2. L’interlingua

2.4 L’acquisizione dell’italiano come lingua seconda

2.4.1 Morfologia nominale

Nell’ambito della morfologia nominale dell’italiano L2, gli studi principali si sono soffermati sull’acquisizione del genere e del numero. Premettiamo che, il nome è una parte del discorso dotata di funzione referenziale e dal punto di vista strutturale è la testa del sintagma nominale (SN). In italiano il nome è dotato di genere e numero (due categorie morfologizzate e già presenti in latino) e di definitezza, che determina la scelta dell’articolo (che potrà essere determinativo per attribuire al nome un carattere definito, o indeterminativo per un carattere di indefinitezza).

49 Vedi nota 34.

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Per quanto riguarda il genere, il lessico dell’italiano si divide in due classi: femminile e maschile; ogni entrata lessicale proveniente da lingue straniere deve obbligatoriamente essere dotata di genere. Questa suddivisione si basa per lo più su criteri di tipo semantico (nei casi in cui il genere grammaticale corrisponde al sesso del referente, o nel caso in cui alcuni campi semantici vengono associati ad un genere in particolare, come ad esempio i mesi al maschile e i frutti al femminile), criteri di tipo morfologico (ad esempio la classe flessiva può determinare il genere: così la classe dei nomi in -o/-i appartiene al genere maschile e -a/-e al genere femminile; alcuni suffissi vengono tipicamente associati al femminile o al maschile, come -zione al genere femminile e -tore al genere maschile), criteri di tipo (mor)fonologico (non si intendono più veri e propri suffissi ma terminazioni tipiche del genere maschile e femminile, ad esempio i nomi terminanti in -tù, -tà sono di genere femminile, la gioventù; i nomi terminanti in finale consonantica sono di genere maschile, come il computer).

Chini e Ferraris (2003) tracciano un percorso acquisizionale dell’assegnazione del genere al nome in italiano L2, osservando che tale assegnazione non è un compito semplice, e in alcuni apprendenti può non avere luogo anche dopo un anno dall’esposizione all’italiano. La prima regola di base per l’assegnazione del genere al nome in italiano L2 è la seguente:

(3) Nome in -o> genere maschile; nome in -a> genere femminile50.

In dati rilevati in Chini, Ferraris (2003), sembrerebbe che la terminazione in -a venga anche sovraestesa, questo perché forse sentita come tipicamente italiana e non scelta per il genere femminile. Per quanto riguarda i criteri di assegnazione del genere al nome, le interlingue italiane esaminate (ibid.) mostrano che vengono appresi in quest’ordine:

(4) Criteri (mor)fonologici> criteri semantici> criteri di morfologia derivazionale.

Si osserva che i criteri di assegnazione del genere basati sulla presenza di un certo suffisso derivazionale sono appresi per ultimi, questo perché “riconoscere tali suffissi

50 Nel capitolo 4 si avrà modo di osservare come uno degli errori più ricorrenti (in morfologia nominale) delle tre studentesse da me esaminate (soprattutto in quella pakistana e moldava) è la tendenza ad assegnare genere femminile anche a nomi maschili terminanti in -a, ad esempio, la problema, la tema.

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richiede un’analisi morfologica piuttosto fine che non compare in varietà iniziali tipicamente orientate verso la pragmatica e il lessico”51

.

La categoria nominale del numero risulta più semplice della categoria del genere, andando a confermare l’Universale 36 di Greenberg secondo il quale la categoria del numero è meno marcata nelle lingue e anche più diffusa, e che recita per la precisione “If a language has the category of gender, it always has the category of number"52

(1963: 74). Fin dalle varietà prebasiche e basiche si osserva nelle produzione degli apprendenti il ricorso a strategie lessicali, e quindi l’uso di numerali e quantificatori per esprimere il plurale, come ad esempio tre fratelo, due settimana. Successivamente, il nome viene flesso per la categoria del numero con la marca desinenziale -i anche nel caso in cui quella corretta sia -e.

In conclusione, seguendo lo schema offerto da Chini, Ferraris (2003: 64), si può evidenziare il progresso degli apprendenti per quanto riguarda le categorie di genere e numero in questo senso: una prima fase pragmatica dominata dall’assenza di regole morfologiche nella scelta della terminazione del nome, questo perché l’attenzione dell’apprendente è più che altro rivolta al lessico o a principi di tipo pragmatico; si può per questa prima fase parlare anche di fase fonologica, tipica di varietà prebasiche e basiche, in cui “le regolarità fonologiche (…) sembrano dettare nelle interlingue alcune scelte, apparentemente morfologiche”53

. In queste fasi vengono omesse dagli apprendenti alcune forme libere, come articoli e clitici, che per le norme della lingua d’arrivo dovrebbero a loro volta essere flesse per genere e numero.

Segue una fase lessicale, in cui compaiono le prime marche di numero e definitezza (per il numero vengono utilizzati i numerali o indefiniti più il nome non flesso, per quanto riguarda la definitezza vengono utilizzati gli articoli, prima quelli indefiniti poi definiti); successivamente si ha una fase [proto]morfologica in cui l’apprendente comincia a riconoscere i più frequenti e tipici morfemi di numero e genere, e quindi ad usarli con meno casualità.

51 Ibid. pag. 48.

52

“Se una lingua ha la categoria del genere, ha sempre la categoria del numero”

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Infine, un’ultima fase morfosintattica in cui, oltre a riconoscere con successo le marche di numero e genere, l’apprendente comincia anche a mettere in pratica l’accordo tra nome e articolo e nome e aggettivi interni al sintagma nominale. È dimostrato che quest’accordo risponde a un preciso criterio di distanza sintattica: se l’elemento che si deve accordare è vicino al nome, allora l’accordo di questo verrà appreso prima, e precisamente:

(5) Pronome tonico di 3° singolare> articolo determinativo> articolo indeterminativo> aggettivo attributivo> aggettivo predicativo> participio passato.

Un’ultima attenzione la vorrei rivolgere alla lingua madre dell’apprendente; nel caso in cui anche la L1 possieda la categoria di genere, la sequenza appena osservata viene percorsa più velocemente e sono possibili degli errori di transfer, cioè imputabili a L1: in particolare, nel caso in cui il genere di un sostantivo in L2 sia l’opposto del genere posseduto dallo stesso sostantivo in L1 si hanno errori del tipo la mare in apprendenti italiano come L2 francofoni, per transfer da L1, dove il sostantivo per mare è femminile, la mer.

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