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2. UBAH CRISTINA ALI FARAH COME AUTRICE ITALIANA CONTEMPORANEA

2.3 Uomini e donne: l’importanza di una rete femminile

2.3.1 La femminilità negata degli uomini

In una recensione di Madre piccola, Francesca Giorgi giustappone gli uomini alle donne, dichiarando che questi “soffrono per la perdita di punti di riferimento e, soprattutto, della perdita del proprio ruolo all’interno di società che non riconoscono loro alcuna rilevanza”.171 Nel caso del marito di Barni, questo la lascia perché non può pretendere che una donna abbia più successo di lui e lascia che sia l’orgoglio a decidere il suo destino:

167 Lussana, p. 546.

168 Le donne italiane misero in azione la loro diversità seguendo l’esempio del movimento afroamericano: fecero sì che gli elementi di subalternità diventassero proprio una fonte di ricchezza. Per le donne afroamericane, “il sesso e il colore della pelle, dati strutturali della propria identità, acquistano valore proprio perché discriminati”. Le femministe italiane arrivarono ad adattare lo slogan americano “Black is beautiful” a “Donna è bello”, evidenziando così come i due movimenti siano connessi e quanto le donne nere furono importanti per lo sviluppo del femminismo internazionale sin dalla sua nascita. Per l’informazione e i brani citati in questa nota si veda: Lussana, p. 485.

169 Curti, 2011, p. 35.

170 Rimando al saggio di Sara Farris in cui l’autrice riesamina alcune idee del movimento neofemminista italiano incorporando anche le donne migranti all’interno. Farris, sulla scia di molti studiosi come Judith Butler, prende in considerazione i partiti italiani di destra e i modi in cui sfruttano e si oppongono ai migranti (sia donne che uomini) per dichiarare il bisogno di un nuovo femminismo italiano a cui viene applicato il concetto di intersezionalità. Per l’informazione in questa nota si veda: S. Farris. 2015. “Il femonazionalismo in Italia.” In Il colore della nazione, a cura di Gaia Giuliani. Milano: Le Monnier Università, p. 182.

“la verità [è] che era solo protratta umiliazione, colpa di non potersi occupare della moglie, nausea di dipendere da una donna”.172 La sua rigida fede nella tradizionale divisione dei ruoli all’interno di un matrimonio costituisce per lui un ostacolo insormontabile che lo porta a negare la superiorità economica della moglie e ad allontanarsi da lei, pur non avendone mezzi, quando avrebbe potuto aggiornare la sua idea di matrimonio per risolvere la crisi. In questo contesto il maschilismo è un’arma a doppio taglio, distrugge la relazione amorosa di Barni, mentre il marito non ne cava nessun beneficio materiale o psicologico, se non la salvaguardia dell’orgoglio.

Anche Taageere si trova in una simile posizione di rigidità, di incapacità di mutare, di accettare i cambiamenti, che lo obbliga a vagabondare senza sosta, continuando a pretendere che le donne provvedano ai suoi bisogni ed eseguano i suoi ordini. Come se non bastasse, Taageere si mostra essere anche incapace di autoanalisi, perché accusa gli altri uomini delle sue stesse colpe, senza accorgersi dell’amara ironia dei suoi ragionamenti: “Il problema è che i ragazzini cresciuti qui non conoscono la disciplina. Vengono con le madri che non li sanno controllare. Sì, è vero, anche noi ci ha cresciuti solo nostra madre”.173 Attribuisce alle madri la colpa dei figli disobbedienti, ignorando il fatto che sua madre l’ha cresciuto in assenza di stabilità da parte del padre e che Taageere, a sua volta, abbandona il figlio costringendo Shukri a crescerlo da sola. Quello che emerge dal testo è che il padre è spesso assente in casi come questi, ciò non significa che gli uomini sono ‘naturalmente’ portati all’abbandono e che le donne sono ‘naturalmente’ portate alla cura dei figli.

Fatta questa premessa, si può vedere che, in maniera del tutto ipocrita, Taageere insulta le madri sole, dimenticandosi che per colpa sua una donna si trova nella stessa situazione che lui biasima. Inoltre, poiché Taageere stesso è frutto di un’educazione priva della figura paterna, dovrebbe a maggior ragione riconoscere il valore delle donne. Continua invece a sostenere che suo figlio non può crescere senza la presenza del padre, ma non fa niente per raggiungerlo e continua a insultare Shukri. Taageere è incapace di cogliere la sua ipocrisia perché crede fortemente nella superiorità garantita dal proprio genere. L’immaturità razionale lo porta a negare agli altri uomini la possibilità di esprimere le loro emozioni, insultandoli per aver manifestato comportamenti considerati

172 Ali Farah, 2007b, p. 166.

tipicamente femminili: “Ninyow, un uomo che piange, dove s’è visto?”.174 Così facendo, impedisce la crescita personale maschile e la sua rigidità diventa la sua debolezza: alla fine del libro tutte le donne nella sua vita lo abbandonano, non riesce a risolvere la sua crisi d’identità e perde una seconda occasione di crescere un figlio e rimediare agli sbagli del passato.

Nell’epilogo al libro, Barni riflette sulla situazione delle madri sole, insinuando che sia lo stesso Taageere l’oggetto delle sue critiche:

se un uomo abbandona sua moglie e non si occupa del figlio, non può pretendere che lei rimanga ad aspettare […] C’è persino chi ha il coraggio di dire che queste creature disseminate nel mondo sono indisciplinate per colpa delle madri, senza considerare il padre che se ne lava le mani.175

Con questa osservazione Barni mette in evidenza l’ipocrisia dei ragionamenti che tendono ad incolpare le donne e non gli uomini, grazie a atteggiamenti sessisti talmente radicati nella cultura che sembrano quasi innati, inevitabili, atavici. Taageere è l’esempio lampante di tale contraddizione e si domanda: “Una donna che non sa badare a suo figlio che razza di donna è?”;176 non si sente però in colpa di aver mancato di provvedimenti a suo figlio nei suoi nove anni di vita. È palesemente lui, il padre, a non saper badare al figlio, ma crede — e vuole crederlo — che comunque questo non abbia nessun impatto sul suo valore come persona, cosa che ovviamente non vale per una donna. In questa maniera, la riflessione di Barni si pone anche come una dichiarazione del diritto della donna a costruire una vita per sé e i figli senza il marito, un traguardo che rende le donne più capaci di adeguarsi alle nuove situazioni che le si pongono davanti, al contrario degli uomini. Come sottolinea Karim Metref in una recensione, Studioso indipendente nell’ambito del Nord Africa, “gli uomini, che in paese hanno rovinato tutto a causa del loro orgoglio smisurato, si dimostrano deboli e fragili fuori dal loro territorio”.177 Anche nell’unico posto dove comandano (cioè la Somalia, la patria), i risultati di quel comando non sono che negativi: i sanguinosi attentati continuano tutt’oggi, segnando la violenza di una guerra senza senso.

174 Ali Farah, 2007b, p. 197.

175 Ali Farah, 2007b, p. 265.

176 Ali Farah, 2007b, p. 63.

177 K. Metref. s.d. “La non-epopea di un popolo smarrito. Madre piccola di Cristina Ali Farah.”

Stranamente, gli uomini non si assumono la responsabilità di tali risultati terrificanti; ognuno crede di comportarsi in maniera giusta e si rifiuta di ammettere le proprie colpe. Generalmente, quando vengono posti davanti ai loro fallimenti, gli uomini ricorrono a insulti verso le donne come un meccanismo difensivo per non dover rimuginare sui propri peccati e usano la supposta vulnerabilità della donna per deviare un vero processo di autocoscienza e di crescita. Il miglior esempio che si può trovare nelle opere di Ali Farah è Taageere in Madre piccola: ogni volta che Shukri gli ricorda o che non provvede al figlio economicamente o di tutti gli episodi che le hanno fatto perdere la fiducia in lui, Taageere cerca di ri-indirizzare la colpa sull’ex-moglie, criticando il suo essere donna: “Di casi sfortunati sei collezionista: mente di femmina”.178 Anche quando Shukri si impossessa di una ritrovata forza e volontà e trova un uomo in Italia che sta con lei fisicamente nonché provvede ai suoi bisogni e ai quelli del figlio, Taageere non riesce ad accettare il fatto che la ex-moglie faccia tabula rasa di tutta la vita che hanno condiviso. Taageere vuole impadronirsi del potere della situazione, cercando di convincere Shukri che il suo valore dipenda da lui, ma riesce solamente a mostrarsi come una caricatura tristemente buffa: “Ma hai dimenticato che una donna ripudiata non ha, comunque, lo stesso valore?”.179 Taageere continua a mostrarsi non disposto a cambiare e a pensare un mondo in cambiamento, immerso nelle sue convinzioni, fino a credere che il valore di una donna derivi solamente dagli uomini che le stanno attorno: “La donna che sa di non valere senza un uomo è sempre la migliore delle eroine”.180 Infatti, la sua rigidità di giudizio è l’ostacolo che lo tiene fermo mentre le donne nella sua vita riescono ad andare avanti e a migliorare la propria situazione. Taageere, assurdamente, è contento di restare in bilico, arrivando ad ammettere che forse non vuole neanche raggiungere la nuova moglie in Italia e che preferirebbe rimanere negli Stati Uniti per cercare nuove opportunità. È incapace di cogliere l’inutilità dei propri argomenti e la colpa delle sue azioni negative ricade sempre sugli altri, e, in maniera sproporzionata, sulle altre.

In contrasto con gli uomini che non riescono a impossessarsi delle abilità flessibili della femminilità, ne Il comandante del fiume Yabar è l’unico personaggio maschile che abbraccia gli insegnamenti delle donne nella sua vita e, così facendo, riesce a venire a capo del periodo di crisi che vive durante gli eventi narrati. Prima di compiere i passi per

178 Ali Farah, 2007b, p. 68.

179 Ali Farah, 2007b, p. 92.

diventare una persona adulta e ben formata, in Yabar non mancano alcuni dei tipici ragionamenti maschilisti. Infatti, il suo percorso formativo evidenzia come sia possibile uscire dagli schemi imposti ai figli maschi da una società che nega la forza della donna. Un suo discorso con la zia Rosa dimostra come Yabar cada nella trappola di pensare alle donne come troppo esigenti, quando in realtà queste donne riconoscono semplicemente il proprio valore:

‘Se va avanti così, Sissi non se lo troverà mai un fidanzato. È diventata come voi due, i maschi devono essere perfetti per essere alla vostra altezza. Sapere d’Africa, amare la musica, studiare come secchioni, correre, nuotare e non so quante altre cose ancora.’

Zia Rosa scoppia a ridere.

‘Lo ammetto, sia io che Zahra facciamo fatica a fidarci, che ci vuoi fare’.181

La riposta di zia Rosa sottolinea la mentalità delle donne: non sono schizzinose riguardo agli uomini, come invece crede Yabar, bensì sono state ferite duramente e per questo hanno perso fiducia. Ora, quindi, credono che un uomo debba impegnarsi per dimostrare che è degno della loro attenzione.

Alla fine del romanzo, quando Yabar finalmente supera il ricordo del fantasma di suo padre, ammette l’importanza delle donne nella sua vita e comincia il percorso di riconciliazione per venire perdonato per gli errori che ha commesso nei loro confronti. Fa pace con Sissi e ha intenzione di chiedere scusa a Stella, una sua compagna di scuola che aveva insultato in precedenza, non sapendo bene come relazionarsi con le ragazze in modo romantico. A proposito della sua mancanza di capacità romantiche, nell’episodio in cui va a casa di Jessica, pronto a sperimentare la propria sessualità, fisicamente e psicologicamente non ci riesce. La reazione di Yabar confrontata con quella di Jessica mostra come le donne siano sempre emotivamente più comprensive rispetto agli uomini. Jessica manifesta questa comprensività, è dolce e cerca di calmare Yabar e lo invita a passare comunque la notte con lei; al contrario Yabar è imbarazzato dalla sua incapacità al tal punto da non rispondere nemmeno alle richieste di Jessica e finisce per scappare nella notte in preda al panico. Una scena simile, in cui la richiesta di relazioni sessuali finisce tragicamente, è proposta anche in Madre piccola, quando Taageere, temporaneamente senza tetto, viene invitato a passare la notte in casa di uno sconosciuto benevolente. In un secondo momento lo sconosciuto rivela a Taageere di essere omosessuale, e quest’ultimo reagisce violentemente, rubando le chiavi di casa e tornando

più tardi per rompere il televisore. Tralasciando una lettura omofobica di questo caso, le azioni di Taageere sono come sempre caratterizzate da una risposta violenta, susseguita da una fuga simile a quella di Yabar, che ignora Jessica acidamente per poi scappare. Questi esempi dimostrano ancora una volta come agli uomini manchino le capacità emotive per rapportarsi alle varie situazioni, soprattutto quelle romantiche e sessuali e in cui non hanno controllo. Nel caso di Yabar, viene dimostrato come l’impegno sentimentale ricada maggiormente sulle spalle delle donne. Il libro conclude però con Yabar che accetta di assumersi le proprie responsabilità, riconoscendo l’importanza della sua famiglia affettiva fatta totalmente di donne, e con l’impegno di migliorarsi e di cercare di essere una persona per bene.

In maniera simile a Il comandante del fiume, che si conclude in modo ottimistico rivelando la possibilità di un miglioramento della sorte degli uomini attraverso il percorso formativo di Yabar, anche la fine di Madre piccola riflette la stessa speranza, sebbene in modo più mite. La nascita del bambino di Domenica Axad richiama suo padre perché nomina il bambino Taarikh, il nome del genitore. Se il primo Taarikh si perde nella guerra civile, rappresentando “l’ostinazione di un popolo a […] distruggersi per orgoglio”,182

allora il secondo Taarikh è invece il simbolo “di una generazione che potrà forse superare le barriere della violenza e dell’odio”.183 La comparsa del bambino funziona anche come un modo per richiamare la ciclicità della vita e l’importanza delle origini dei personaggi, anche se il mondo in cui viene introdotto è diverso da quello dei suoi antenati. Il paese dei suoi padri è distrutto e cresce nel paese delle sue madri. Infatti, alla fine del libro, ad accudirlo e a crescerlo saranno sua madre, sua zia e sua nonna. Questa comunità e sostegno femminile possono aiutare il bambino Taarikh a non cadere nella trappola dello smarrimento del proprio valore umano, come nel caso di Yabar ne Il comandante del

fiume. Le due situazioni qui riprese di figli cresciuti in Italia da donne mostrano come

esse siano “[l]e uniche che non perdono la bussola”,184 e con buone speranze trasmetteranno questa qualità anche ai figli, per creare un futuro diverso.

Infine, in questi testi l’unico esempio di una paternità riconosciuta in assenza della madre si rivela un fallimento. In contrasto con i vari esempi di successo di madri che crescono un figlio o una moltitudine di figli, il caso del padre di Rosa che la cresce dopo

182 Metref.

183 Metref.

la morte della madre ha ricadute negative per lo sviluppo psichico della figlia, come si vede ne Il comandante del fiume. Rosa è frutto del matrimonio tra una donna somala e un soldato fascista italiano. Quando sua madre muore, il padre porta Rosa in Italia, obbligandola a dimenticare tutti i suoi ricordi della Somalia e a cancellare ogni traccia della sua storia e affettività verso la nazione della madre ed è per questo che, secondo Paola Splendore, Professoressa di Letteratura inglese all’Università di Roma Tre, “Rosa ha a sua volta un legame sofferto e irrisolto con la Somalia”.185 Il rifiuto della Somalia da parte del padre di Rosa mostra l’apparente ambiguità dell’avventura coloniale: l’italiano fascista che sposa una donna del luogo, ma nega alla figlia di recuperare quella parte di sé. In realtà questo esempio mostra ancora una volta come le donne indigene abbiano subìto maggiormente l’impatto del colonialismo. Non si sa la ragione per cui il padre di Rosa ha sposato una somala, ma il suo odio verso la Somalia lascia supporre che credesse di avere il diritto sul corpo della donna colonizzata. L’autrice usa la situazione di Rosa per condannare il colonialismo e per ribadire che i suoi effetti si sentono ancora oggi, nonché per dimostrare che anche quando gli uomini accettano la paternità sono incapaci di relazionarsi con i figli e di provvedere adeguatamente alla loro formazione. Così Rosa continua a vivere questo legame sofferto fino a quando non conosce Zahra. L’unione delle due madri, a parte i risultati positivi per i figli, diventa anche l’occasione per recuperare quel passato negato e per ritrovare le proprie radici attraverso una ri-educazione culturale che comporta aspetti culinari, linguistici e storici. Con l’appoggio di Zahra, Rosa può recuperare la parte somala della sua identità, che in realtà non era mai andata perduta, ma era solo stata sepolta nel profondo del suo animo. Sentire parole somale, imparare a cucinare piatti tipici e ascoltare il racconto di una persona che ha vissuto sulla propria pelle le conseguenze della guerra civile riescono a portare alla superficie la parte somala di Rosa. Recuperando l’integrità della sua identità, riesce così finalmente a superare la barriera culturale che le aveva imposto il padre.

Tutto sommato, le donne riescono ad esprimere agency femminile e tale agentività dona loro l’abilità di essere flessibili e di potersi adattare a varie situazioni, mentre gli uomini si perdono, sia fuori dalla Somalia quando non hanno nessun obiettivo, sia dentro il paese quando perdono i loro valori per combattere nella guerra. Le generazioni di figli cresciuti senza un padre forse riusciranno a riconoscere il valore della femminilità per

aprire il mondo a nuove possibilità di convivenza umana. Anche se uomini e donne somali affrontano i temi della famiglia e del viaggio in modi diversi, devono entrambi affrontare una politica razziale ed esclusionista nei paesi eurocentrici che cerca di privarli dei diritti, aprendo nuovi orizzonti per un femminismo e una politica mondiale intersezionali, come si vedrà nel capitolo successivo.

3. LEGGERE L’ITALIA D’OGGI ATTRAVERSO LE OPERE DI