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1433

nasce fonda l’Accademia 1462

platonica 1482 Theologia platonica 1499 muore 1400 1500 Marsilio Ficino.

Marsilio Ficino è il maggior esponente dell’Accademia platonica, da lui fondata a Careggi (nei pressi di Firenze) nel 1462 per incarico di Cosimo de’ Medici e poi soste- nuta da Lorenzo il Magnifico, egli stesso membro attivo di quel cenacolo.

Nato a Figline Valdarno nel 1433, dopo aver studiato a Firenze e a Pisa, a qua- rant’anni Ficino prende i voti sacerdotali. Grande conoscitore della lingua greca, tra- duce le opere di Platone e di Plotino, insieme ad altri testi neoplatonici e al Corpus

hermeticum. Muore a Careggi nel 1499. Fra i suoi scritti più importanti troviamo il

De christiana religione (1476) e la Theologia platonica (1482).

3.1 La docta religio e la pia philosophia

Quale rapporto deve esserci tra filosofia e religione?

Grazie a Ficino e all’Accademia di Firenze, il platonismo si afferma come filosofia egemone nella cultura del Quattrocento. Quello di Ficino è un platonismo cristia- no in cui forte è l’influenza delle tesi del dotto bizantino Gemisto Pletone (1355-1452), con il quale Ficino condivide la convinzione dell’esistenza di un’unica rivelazione religiosa che, manifestatasi completamente soltanto con l’ebraismo e il cristianesi- mo, è presente anche in altre civiltà antiche: fra i Persiani con Zoroastro, fra gli Egizi con Ermete Trismegisto, fra i Traci con Orfeo e fra gli Italici e i Greci con Pitagora, Platone e Plotino.

Secondo Ficino, la filosofia non può esser disgiunta dalla religione: la loro degenerazio- ne è il risultato della loro separazione. Tutte le grandi civiltà si sono basate sull’incon- tro tra filosofia e religione e in queste civiltà sacerdoti e filosofi erano le stesse persone. Per tale ragione la filosofia deve tornare ad essere una pia philosophia, ovvero un’analisi razionale e un’iniziazione religiosa, mentre la religione deve tornare ad essere una docta religio, ossia fede nella rivelazione e sforzo di riflessione sui con- tenuti di questa.

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VIT

A e O

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Unità di

apprendimento

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Umanesimo e Rinascimento

© Istituto Italiano Edizioni Atlas Sulla base di questa nuova teologia platonica, che attua una sintesi tra platonismo e cristianesimo e pone al centro della riflessione l’uomo, secondo Ficino, si potrà realiz- zare un rinnovamento della civiltà cristiana.

Ficino è fautore di un connubio fra religione e filosofia, sulla base di una comune rivelazione divina: la filosofia deve farsi «pia», ovvero coniu- gare analisi razionale e iniziazione religiosa, mentre la religione deve far- si «dotta», fede nella riflessione razionale sui contenuti della rivelazione.

3.2 L’anima copula mundi

Qual è la funzione dell’anima?

Per Ficino l’anima è, agostinianamente, il luogo spirituale in cui avviene l’incontro dell’uomo con Dio e la sua funzione è fondamentale nella gerarchia degli esseri che va

da Dio alla materia. Essa, infatti, è intesa come copula mundi

, punto di unione e di

snodo dell’universo, luogo nel quale s’incontrano e s’intrecciano le cose superiori e le cose inferiori, specchio capace di riflettere la luce divina.

L’anima è al centro dell’universo, fra i corpi e le qualità da un lato e la realtà angelica e divina dall’altro, e da lì svolge una funzione intermediaria, perché innalza ciò che è infe- riore a ciò che è superiore e conserva in sé ogni aspetto dell’universo: l’essere umano ha in sé la vita delle piante e degli animali, ma anche la vita degli eroi, dei dèmoni e degli angeli. L’anima è immortale per la sua capacità, ad esempio, di misurare il tempo: la misu- ra, infatti, deve essere omogenea a ciò di cui è misura e, dal momento che il tempo è infinito ed eterno, deve essere anch’essa infinita ed eterna. Infine, l’anima è contem- plazione della bellezza del creato, perché vede nell’armonia e nella bellezza delle cose e nella ricchezza della sua vita spirituale un riflesso di Dio. L’universo è come uno specchio che riflette in infiniti modi il volto divino; in tal modo l’anima è presa dal desiderio di contemplare l’essenza divina e ascende i gradi della realtà spronata da quest’amore spirituale.

Con quest’ultimo carattere, Ficino riprende il motivo platonico dell’Eros, dell’amore che trascina l’anima dal mondo dell’esperienza a quello delle Idee eterne, modulan- dolo secondo temi cristiani. Ficino inserisce, nello schema umanistico della centralità dell’uomo, l’idea cristiana dell’assolutezza divina e della possibilità di comunicazione attraverso un mutuo legame d’amore fra l’uomo e Dio.

L’anima è copula mundi, ovvero il punto mediano dell’universo, il luo- go spirituale in cui avviene la congiunzione tra il mondo dell’uomo e Dio.

R D ■ Il lessico di Ficino p. 22 01 p. 32 R

  La filosofia non può essere disgiunta dalla religione: pia philosophia e docta religio.

  L’anima è immortale snodo dell’universo (copula mundi) e contemplazione della bellezza del creato.

Facciamo il punto

Copula mundi: grazie a questa espressione Ficino descrive l’anima come punto di unione dell’universo,

il luogo in cui si incontrano le cose terrene e quelle divine.

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Capitolo 1 - La filosofia tra Umanesimo e Rinascimento

© Istituto Italiano Edizioni Atlas

UNIONE REGNO DI FRANCIA REGNO DI BOEMIA REGNO DI PORTOGALLO REGNO DI SPAGNA SACRO ROMANO IMPERO STATO DELLA CHIESA REP. DI GENOVA REP. DI VENEZIA IMPERO OTTOMANO REGNO D’UNGHERIA POLACCO-LITUANA SAVOIA REGNO NAPOLI (SPAGNA) FRANCA CONTEA

(ASBURGO) (AASBURGOUSTRIA)

DI Roma Bologna Padova Ferrara Firenze Mirandola Parigi

Giovanni Pico dei conti della Mirandola nasce a Mirandola, vicino Modena, nel 1463. Studia a Bologna, Ferrara, Padova e Parigi, affrontando i problemi e le tesi dell’aristotelismo, dell’averroismo, della filosofia ebraica medievale e della sco- lastica cristiana.

Nel 1486, a 23 anni, raccoglie le sue meditazioni in 900 tesi filosofiche, proponendo di indire, per discuterle, un grande Concilio di dotti a Roma. In quelle proposizioni egli cerca di riassumere il sapere dell’epoca, con una sintesi di platonismo e aristote- lismo, di magia e cabala, della Scolastica latina e di quella araba e giudaica. Muore a Firenze nel 1494.

Fra i suoi scritti ricordiamo la celebre orazione De hominis dignitate, composta nel 1486 per l’apertura del Concilio che si sarebbe dovuto tenere a Roma; le Conclusiones dello stesso anno, dove espone le sue 900 tesi; l’Heptalus (1489), dove interpreta alle- goricamente il racconto del Genesi; il De ente et uno (1491), dove cerca di conciliare il platonismo con l’aristotelismo, e le Disputationes in astrologiam (1493).

4.1 La dignità dell’uomo

Qual è l’immagine dell’uomo?

Al centro del pensiero di Pico si trova il tema della dignità dell’uomo

. A differenza

di ogni altra creatura, l’uomo è stato creato da Dio senza una natura predeterminata e circoscritta da limiti rigidi. La sua natura è di non avere natura, ma di poterla deter- minare mediante la propria ragione e il proprio libero arbitrio, decidendo se aspirare a Dio oppure scendere al livello animale.

L’uomo contiene in sé i germi di ogni vita e diverrà moralmente ciò che avrà deciso di essere: un vegetale, una bestia, un animale razionale, o figlio di Dio.

D ■ Il lessico di Pico della Mirandola p. 24 02 p. 34

Pico della Mirandola: libertà

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