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Figure della mitologia egizia: il lamento di Iside e Neft

Il pianto rituale nel Mediterraneo

1. Figure del lamento: femminilità e cordoglio

1.3. Figure della mitologia egizia: il lamento di Iside e Neft

Il ricorso al pianto rituale nella cultura egizia è ampiamente documentato dalle raffigurazioni: le rappresentazioni dei rituali funebri su papiri, interni e pitture decorative delle tombe – famose sono le raffigurazioni della tomba di Seth I3 – mostrano figure femminili disposte intorno al defunto con le mani portate alla testa, o con una mano tesa sul defunto e l'altra protesa verso il capo, richiamando esplicitamente la gestualità della lamentazione.

Il pianto rituale sembra configurarsi anche entro la ritualità egizia come una pratica collettiva che coinvolge figure professionali, le lamentatrici, nella manifestazione teatralizzata dell'afflizione (Volojhine 2008).

Le movenze e i temi della lamentazione richiamano la gestualità di Iside e Nefti sul corpo ricomposto e mummificato di Osiride, che si costituisce come il fondamento mitologico della lamentazione. Il mito racconta della vicenda di Iside, Nefti, Osiride e Seth, figli della dea del cielo Nut e del dio della terra Geb. La vicenda ruota intorno all'innamoramento di Iside e Osiride e in seguito alla vendetta di Seth nei confronti di Osiride dopo che questi, ubriaco, aveva giaciuto con Nefti, sposa del fratello.

sarcofago contenente il corpo dell'amato, giungendo a nascondersi dietro a sembianze umane pur di ritrovarlo. Una volta recuperato il corpo del marito, Iside tenta di risuscitarlo, rimanendo però fecondata dal contatto con il corpo, in seguito al quale darà poi alla luce Horus. Appresa la notizia del ritrovamento del corpo, Seth decide di smembrare il cadavere di Osiride disperdendone i pezzi per l'Egitto. È nel momento in cui Iside e Nefti, dopo varie peripezie, riescono a recuperare tutti i pezzi del corpo e a ricomporlo mummificandolo, che viene narrato il lamento funebre delle due sorelle per il fratello defunto:

(2.1) [Parole pronunciate da Iside]: «Vieni verso la tua casa, vieni verso la tua casa! Non hai nemici. Oh Ihy perfetto, vieni verso la tua casa, affinché io ti contempli. Sono tua sorella, che tu ami; non ti devi separare da me. Oh giovane uomo perfetto, vieni alla tua casa! È da molto tempo, molto tempo che io non ti contemplo! Il mio cuore è inquieto e sente la tua mancanza; i miei occhi ti cercano; io mi affanno per contemplarti. Potessi contemplarti, potessi contemplarti! (…) (2.9) Dei e uomini, tutti i loro visi sono volti verso di te, ti piangono tutti insieme! Mentre io non posso vederti, ti chiamo piangendo fino al cielo, senza che tu senta la mia voce, sono tua sorella che tu hai amato sulla terra. Tu non devi amare un'altra all'infuori di me, tua sorella, tua sorella».

(3.1) [Parole pronunciate da Nefti]: «Sovrano perfetto, vieni vieni alla tua dimora! Rasserenati, tu non hai alcun nemico. Le tue due sorelle sono accanto a te e ti proteggono, ti chiamano e piangono. Ritorna al tuo rango per vedere le belle (le tue sorelle)! Parla con noi, Sovrano, nostro maestro, e scaccia tutto il dolore che abbiamo nel cuore. I tuoi cortigiani divini e umani ti contemplano; lascia loro vedere il tuo viso, sovrano, nostro maestro, perché è del vedere il tuo volto che vivono i nostri volti. Il tuo volto non si allontanerà da noi. Che a noi aggrada contemplarti! Sono Nefti, tua sorella che tu hai amato. Colui che si è ribellato contro di te è caduto, non esisterà più! Io sono con te e proteggo il tuo corpo per sempre e per sempre»16.

Anche in questo caso la narrazione mitica del lamento coinvolge divinità che rappresentano la vita, la bellezza, l'amore – come Inanna anche Iside rappresenta gli elementi vitali per eccellenza – che per qualche ragione si muovono sul confine che 16

Il testo proviene da un papiro attualmente conservato al Museo reale di Berlino (papiro 3008). Si rimanda a FAULKNER, R. (1934), The Lamentations of Isis andNephthys, Mélanges Maspero I 1:337-348 e a COEN, M. (2000), New stanzas of the Lamentations of Isis and Nephthys, OLP 31: 5-23 per l'analisi del testo.

separa il mondo dei vivi da quello dei morti, configurando il modello dell'attore sociale adatto a contattare sia la vita che la morte. Anche in questo caso, infatti, a lamentare il defunto sono due donne ed ancora una volta entra in gioco l'elemento di una ricomposizione come compito affidato a figure femminili. Nel momento in cui Iside tenta di resuscitare il corpo di Osiride, essa attinge a poteri che le sono propri in quanto divinità della fecondità, ma anche in quanto donna, come dimostra il fatto che l'esito di tale tentativo di rigenerazione sarà il concepimento di un figlio (Volojhine 2008).

Un ulteriore elemento che emerge dal racconto mitico, considerato come modello archetipico della lamentazione, è il rivolgersi del lamento non tanto al morto, ma alla condizione in cui le due divinità si sono trovate in seguito alla morte del fratello- sposo. Il rituale del lamento, cioè, emerge come dispositivo rivolto alle persone colpite dal lutto e alla comunità che sopravvive, più che come pratica di accompagnamento del defunto all'oltretomba, ed è in tale “presa in carico” dei vivi che si comprende la sua funzione antropopoietica, intesa come ri-configurazione dell'individuo nella sua specifica forma culturale. Anche nel contesto egizio emerge potentemente la connessione tra archetipo mitico e comportamento rituale, evidente nelle similarità tra le raffigurazioni del mito e le rappresentazioni dei momenti del rituale funebre nella vita reale, che costituiscono un'importantissima testimonianza della pratica della lamentazione:

(Tomba di Ramose, scena di lamentazione collettiva.Tebe - TT55-Gournah)

In queste raffigurazioni si riscontrano i tratti essenziali e le movenze tipiche della lamentazione rituale: le braccia portate alla testa o protese verso l'alto, la caratterizzazione femminile, il sincronismo di gruppo, che risultano pressoché identiche nella raffigurazione mitologica e in quella “ordinaria”. La stessa gestualità si riscontra, come si vedrà di seguito, nel contesto greco.