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SESTO CAPITOLO 

FINALITA’ DELLA LEGGE SULLA CITTADINANZA GIAPPONESE 133

Articolo 1 

Le  condizioni  necessarie  per  il  possesso  della  cittadinanza  giapponese  sono  stabilite  dalle  disposizioni  di  questa Legge. In Giappone vige lo “ius sanguinis”, per cui la cittadinanza è attribuita per sangue e non per il  luogo  di  nascita.  Ci  sono  tre  situazioni  secondo  le  quali  si  può  ottenere  la  cittadinanza  giapponese  per  nascita, secondo l’Art. 2 del decreto della nazionalità134: 

 quando almeno un genitore è cittadino giapponese alla nascita del figlio; 

 quando il padre è morto alla nascita del figlio ed al momento della morte era cittadino giapponese;   quando la persona è nata sul suolo giapponese ed entrambi i genitori sono sconosciuti o apolidi.  

Anche dopo la nascita, tuttavia, si può ottenere la cittadinanza: se un uomo giapponese non sposato ed una  donna  non  giapponese,  hanno  un  figlio  e  dopo  si  sposano  ed  il  padre  giapponese  riconosce  il  figlio,  esso  può  acquistare  la  cittadinanza  giapponese  e  tenerla  fino  al  compimento  del  20°  anno  d’età.  E’  fondamentale  che  il  padre  del  bimbo  lo  riconosca,  è  un  elemento  sine  qua,  non  sussiste  il  diritto  ad  ottenere la cittadinanza giapponese. Questo regolamento ha causato diverse controversie: in ogni caso, se  la  madre  non  è  apolide,  il  bambino  può  acquisire  la  sua  cittadinanza,  ad  esempio  se  la  madre  è  nata  in  Marocco, può trasmettere la cittadinanza al figlio, anche nel caso non si possa determinare il padre. Una  clausola  simile  si  può  applicare  ai  bimbi  nati  in  Giappone  da  madri  nate  in  Egitto.  Secondo  l’Art.  4  del  decreto sulla nazionalità, i criteri necessari per la naturalizzazione sono:   residenza ininterrotta in Giappone per 5 anni o più;   almeno 20 anni d’età od altrimenti idoneità legale;           133 Si tratta della Legge N. 147 del 4 maggio 1950, quale emendata dalla Legge N. 268 del 31 luglio 1952 e dalla Legge  N. 45 del 1984. Il testo emendato è in vigore dal 1° gennaio 1984.      

 condotta sempre buona e nessun passato di comportamento sedizioso; 

 capitale  sufficiente  o  svolgimento  di  un  mestiere,  ognuno  personalmente  o  con  la  famiglia  a  supporto di se stessi; 

 apolidia o disponibilità a rinunciare alla cittadinanza precedente. 

Il tutto deve, comunque, essere approvato dal Ministro della Giustizia, il quale può derogare i requisiti di  età  e  di  residenza,  se  il  richiedente  ha  uno  speciale  rapporto  con  il  Giappone  (genitore  giapponese).  Il  decreto  sulla  nazionalità  prevede,  inoltre,  che  la  Dieta  Nazionale  del  Giappone135 possa  conferire  la  cittadinanza  giapponese  con  una  risoluzione  speciale  ad  una  persona  che  abbia  fornito  un  servigio  straordinario  al  Giappone.  Questo  provvedimento,  però,  non  è  mai  stato  invocato.  Fino  agli  anni  ’80,  ai  cittadini naturalizzati era richiesto di adottare un cognome giapponese, ma dopo, questo regolamento fu  abolito.  Un  esempio  è  l’uomo  più  ricco  del  Giappone  che,  nel  2007  si  è  naturalizzato  e  che  usa  il  suo  cognome  coreano  piuttosto  che  uno  giapponese  (si  tratta  di  Masayoshi  Son).  Per  quando  riguarda  la  perdita  della  cittadinanza  giapponese,  essa  richiede  l’approvazione  del  Ministro  della  Giustizia.  Generalmente questa richiesta è fatta in seguito alla naturalizzazione in un Paese straniero, ma per rendere  l’atto  ufficiale  è  necessario  un  verbale.  Gli  Art.  14  e  15  ordinano  che:  chiunque  ottenga  la  doppia  cittadinanza  debba  fare,  tra  i  20  ed  i  22  anni,  una  dichiarazione  di  scelta  nella  quale  rinunci  o  alla  cittadinanza  giapponese  o  a  quella  estera,  altrimenti  la  sua  cittadinanza  giapponese  è  automaticamente  revocata.  Rinunciare  alla  cittadinanza  straniera,  se  si  ha  una  doppia  cittadinanza  diventa,  per  molti,  difficoltoso. Un esempio può essere quello dei cittadini iraniani, essi non possono rinunciare alla nazionalità  iraniana fino ai 25 anni, così coloro che hanno doppia cittadinanza nippo – iraniana, perché nati da padre  iraniano, dovranno rinunciare alla loro nazionalità giapponese, dato che la loro nazionalità è stata acquisita  involontariamente,  non  è  necessario  che  rinuncino  alla  cittadinanza  iraniana.  Rimane  il  fatto  che  l’uso  dell’altra loro cittadinanza, in Giappone, è un atto di rinuncia alla propria nazionalità. Altro esempio è un  cittadino  giapponese  che  prova  ad  ottenere  un  lavoro  come  “languge  teacher”,  dopo  aver  ottenuto  un        

 

76  permesso di lavoro con il suo passaporto canadese o inglese, in quanto questa posizione non accessibile ai  cittadini  giapponesi,  ma  anche  questo  è  un  atto  di  rinuncia  alla  propria  nazionalità.  Ugualmente,  se  un  bambino  nasce  con  la  doppia  nazionalità  o  la  acquisisce  da  piccolo  per  la  naturalizzazione  dei  genitori,  ottiene la doppia cittadinanza, ma non gli sarà mai permesso di esercitare i suoi diritti di cittadino straniero  in Giappone. Questo è un vantaggio per i giapponesi che acquisiscono una cittadinanza a cui non possono  rinunciare (es. cittadini giapponesi nati in Giappone da padre nato in uno Stato arabo o in Israele). C’è da  aggiungere  ancora  che,  una  donna  giapponese  che  sposi  un  coreano,  ottiene  automaticamente  la  cittadinanza coreana, la donna giapponese, però, non perde la cittadinanza giapponese. Nel caso in cui una  donna giapponese sposi, invece, un uomo iraniano, acquisisce automaticamente la sua cittadinanza, ma le  è  concesso  di  mantenere  la  doppia  cittadinanza  nippo  –  iraniana,  poiché  l’acquisizione  della  nazionalità  iraniana  è  stata  involontaria136.  In  concreto,  l’Art.  14137 recita  “il  cittadino  giapponese  in  possesso  di  una  cittadinanza straniera deve scegliere una delle due cittadinanze”:   prima del raggiungimento del 22esimo anno di età se ha acquisito ambedue le cittadinanze prima  del giorno in cui ha raggiunto il ventesimo anno di età;    entro due anni dal giorno in cui ha acquistato la seconda cittadinanza, se tale acquisto è avvenuto  dopo il giorno in cui ha raggiunto l’età di 20’anni.  La scelta della cittadinanza giapponese può avvenire sia perdendo la cittadinanza straniera, sia facendo la  dichiarazione  prevista  dalla  Legge  sulla  Registrazione138.  Con  l’Art.17  si  fa  riferimento  al  riacquisto  della  cittadinanza:  “Chi  essendo  minore  di  20’anni  ha  perduto  la  cittadinanza  in  virtù  dell’Art.  12  (il  cittadino  giapponese che acquisti una cittadinanza straniera a causa della sua nascita in uno stato straniero perde la  cittadinanza  giapponese  con  effetto  retroattivo  al  momento  della  nascita,  a  meno  che  manifesti  la  sua 

        

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 Dati rilevati dall’analisi del sito web www.moj.go.jp  

137 Dati rilevati dall’analisi del testo già citato in note precedenti, vedi nota n. 73              138 Dati rilevati dall’analisi del sito web  www.soumu.go.jp  (Changes to the Basic Resident Registration Law) e altri dati 

volontà di mantenere la cittadinanza conformemente alle disposizioni della Legge sulla Registrazione della  Famiglia139),  può  riacquistarla  notificando  la  sua  intenzione  al  Ministro  della  giustizia  se  è  domiciliato  in  Giappone. Colui che è in possesso di due cittadinanze e non notifica al Ministro della giustizia quale delle  due  intenda  mantenere,  perde  quella  giapponese  e  può  riacquistarla  solo  facendo  richiesta,  al  Ministro  stesso,  e  solo  se  soddisfa  i  requisiti  (numero  5  del  par.1  dell’Art.  5,  cioè:  essere  apolide  o  perdere  la  cittadinanza  già  posseduta  per  effetto  dell’acquisto  della  cittadinanza  giapponese140).  Se,  tuttavia,  l’interessato non è in grado di notificare la sua intenzione entro il termine, a causa di calamità naturali o per  altre cause a lui non imputabili, il termine è spostato alla scadenza di un mese dal momento in cui sia in  grado di fare la notifica. Ci sono poi delle disposizioni dette “disposizioni complementari adottate con  la 

legge n. 45 del 1984”, che all’Art. 1 chiariscono che: “la presente legge è applicabile dal 1° gennaio 1985” e 

con l’Art. 2 si afferma che: “qualora sia stata fatta domanda di naturalizzazione o notifica di rinuncia alla  cittadinanza  prima  dell’entrata  in  vigore  della  presente  legge,  sono  applicabili  le  norme  vigenti  a  quel  momento come non emendate dalla presente legge”.