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Una fine ingloriosa

A. S AVIO , Giovanni Datta`ri

6. Una fine ingloriosa

Tramontata l’idea di donare la collezione di monete e le carte del padre al Museo Nazionale Romano Maria Dattari si risolse di fare uscire clandesti-namente la raccolta dall’Egitto ormai divenuto luogo ingrato per gli stranieri, sembra nel 1960 (162).

Cosı` da quanto si evince dalla saga dei numismatici e da una serie di articoli di giornale di cui si parlera` (163), Maria affido` il tutto (o parte del tutto (164)) a un amico greco (165) in partenza per la madrepatria, il quale avrebbe dovuto affidare la raccolta al Museo Archeologico di Atene. Ma questo personaggio, tale C*** M*** (166), che probabilmente era il medico

(162) Erik Christiansen (lettera al sottoscritto del 3 marzo 2008) mi informo` di una testimonianza di Mando Oeconomides secondo la quale la Dattari dopo il 1952 giro` per l’Eu-ropa cercando un acquirente per la collezione del padre. Non so chi abbia venduto alla Mu¨n-zen und Medaillen di Basel i 400 tetradrammi lagidi che nel 1960 furono acquistati dal Ca-binet des Me´dailles di Parigi (comunicazione di Michel Amandry in data 18 maggio 1998). (163) Ringrazio Alexandre Cordhal per avermi fatto conoscere tutti questi documenti e Amalia Kolonia per avermi tradotto gli articoli in greco.

(164) Secondo un’altra tradizione riferita da piu` collezionisti italiani la collezione (o parte di essa) fu esportata con l’aiuto della Nunziatura Apostolica per l’intermediazione di tale Padre S*** di nazionalita` jugoslava, uomo molto affascinante che aveva molto successo nella comunita` cattolica. Giunta in Italia la collezione sarebbe finita nelle mani di un truffatore che sostanzialmente se ne impossesso`. Padre S***, il quale a un certo punto lascio` l’Egitto e si tra-sferı` a Roma, e` citato nella lettera dell’amica alla Dattari di cui alla nota 171.

(165) Al quale probabilmente affido` anche la biblioteca che fu ceduta alla Bank Leu da un collezionista greco che aveva vissuto in Egitto.

(166) Secondo gli articoli dei quotidiani greci che ho visionato e del documento di cui alla nota successiva sarebbe stato G*** a ricevere la collezione, ma mi sembra abbastanza im-probabile. Nel 1960, infatti, G*** avrebbe avuto solo una ventina d’anni.

di famiglia, secondo un articolo comparso il 16 maggio 1972 sul quotidia-no cairota ‘‘Al Ahram’’ (Fig. 16), esporto` (167) sı` clandestinamente le 12.800 monete (168) ma le tenne per se´, collocandole in una cassetta di sicurezza ad Atene.

Dopo la sua morte, sempre secondo l’articolo comparso sul quotidiano cairota, suo figlio G*** e la moglie I*** ‘‘ereditarono’’ la collezione e vendet-tero circa 8.000 esemplari negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, in Germania e in Italia. L’articolo aggiunge che Maria Dattari (la quale ormai abitava a Ro-ma), giunta in Grecia nel dicembre dell’anno precedente (cioe` il 1971), spor-se denuncia contro G***, la madre di costui e altri tre personaggi che avevano partecipato alle varie operazioni.

Ne derivo` un processo che ebbe una certo eco e che fu commentato in un articolo di un quotidiano di cui non conosciamo il nome il 23 ago-sto 1972 (Fig. 17), in cui si diceva che G*** (e non C***) aveva effettiva-mente collocato la collezione in una cassetta di sicurezza, e che ne aveva realmente venduto una parte a causa delle sue precarie condizioni econo-miche. G*** era stato comunque assolto dall’accusa di contrabbando e il tribunale aveva deciso di restituire alla Dattari la collezione momentanea-mente affidata al Museo Numismatico, cioe` a Mando Oeconomides cui

FIG. 16- Articolo da Al-Ahram (Cortesia di Alexandre Cordhal).

(167) Sappiamo da altra fonte (la dichiarazione di cui alla nota successiva) che la col-lezione fu portata ad Atene da un corriere.

(168) Al processo che ne scaturı` fu presentata anche una dichiarazione del marito di tale S*** G*** (25 giugno 1971), la quale scrisse di sapere o di avere visto che nell’anno 1960 Maria Dattari aveva affidato a G*** M*** [e non a C***] la collezione per essere portata al di fuori dell’Egitto. Questa persona avrebbe anche aiutato il M*** a collocare la collezione nella sua automobile. La collezione sarebbe giunta ad Atene. Nel 1963 il dichiarante si trasferı` ad Atene dove avrebbe parlato con I*** M*** e con il figlio i quali dissero che avevano cu-stodito in sicurezza la collezione. Successivamente i due non si fecero piu` vedere.

era stata chiesta una valutazione (169). E la raccolta fu poi puntualmente restituita (170).

Nelle pieghe del processo e` probabile che durante la sua permanenza ad Atene Maria abbia pensato di chiedere un risarcimento di quanto le era stato sottratto o semplicemente che il tribunale le avesse chiesto di proporre una valutazione dell’intiera collezione. Possediamo infatti la copia di una lettera scritta a mano in inglese che G. Muller della Spink & Sons di Londra, una delle firme piu` autorevoli nel commercio numismatico, indirizzo` a Maria il 27 marzo 1972, dalla quale si evince che Maria gli aveva chiesto di valutare la collezione del padre (171). L’esperto britannico si dichiarava pronto ma soste-neva che valutare 4 o 5.000 monete (cosı`) era affare molto lungo e difficile da portare a termine entro la fine d’aprile (come evidentemente Maria gli aveva chiesto) e che sarebbe stato possibile effettuare la valutazione, che le sarebbe costata 300 sterline, solo sul catalogo del 1901 e non sull’intera collezione; credendo che si stesse preparando una vendita privata o all’incanto. Muller chiedeva poi notizie sul catalogo dell’intera collezione cui Maria aveva evi-dentemente accennato e sulla possibilita` si pubblicarlo, segno che era ancora nelle mani della Dattari. La Dattari rispondeva all’inglese in una lettera dat-tiloscritta del 3 aprile da Atene nella quale chiarendo che richiedeva una va-lutazione attuale delle 6.580 monete descritte dal catalogo globalmente non per organizzare un’asta o venderle, ma perche´ questo era richiesto dalla Cor-te, aggiungeva che l’importo sarebbe poi dovuto essere raddoppiato perche´ contava solo per meta` della collezione completa. La valutazione finale avreb-be dovuto essere sottoscritta dal Muller presso il consolato greco a Londra e legalizzata. Nella lettera compare la figura di tale signora Fitch la quale era al corrente della situazione della Dattari.

E` probabile che il carteggio sia continuato nel mesi di maggio, anche se non abbiamo testimonianza. Sappiamo che la Dattari scrisse ancora a Muller il 24 giugno, ma non possediamo la lettera; abbiamo pero` la risposta, strana-mente in francese, inviata ad Atene il 10 luglio e da lı` rispedita a Roma il 16, in quanto evidentemente Maria era rientrata in Italia dopo la lunga

perma-(169) Mando Oeconomides aveva valutato la collezione 50.000 dracme, una cifra rag-guardevole con la quale si sarebbe potuto acquistare un appartamento. L’eforo Dontas, come si legge nell’articolo, aveva proposto una valutazione di 100.000 dracme.

(170) Come risulta nell’archivio del Museo Numismatico di Atene da un documento datato 20 gennaio 1973. Ringrazio il direttore del Museo George Kakavas per la comunica-zione.

(171) Maria soggiornava presso la signora S*** G***, il cui marito rese la dichiarazione di cui alla nota 168; si tratta della medesima S*** che da Atene invio` alla Dattari a Roma la lettera del 16 luglio di cui si parlera` in seguito. S*** era una vecchia amica dei tempi del Cairo.

nenza in Grecia. Muller assicurava che il lavoro sarebbe stato completato a breve e le augurava il successo nella causa, chiedendole se si avvalesse di un buon avvocato e altre cerimonie. Citava poi la signora Fitch alla quale la Dattari avrebbe dovuto mandare non si sa quale messaggio. Ma chiedeva ancora notizie sul catalogo da pubblicare chiedendo dettagli, da inviare me-diante la signora Fitch. In una seconda parte della lettera Muller aggiungeva pero` un’informazione interessante, cioe` che un piccolo mercante tedesco gli aveva offerto una parte della collezione dichiarando in modo molto evasivo che la persona al momento in possesso la voleva portare a Londra. Chiedeva come avrebbe dovuto comportarsi e se questo particolare potesse avere a che fare con il processo.

Il 21 agosto Maria rispondeva a Muller da Roma con una lettera di cui possediamo la copia. Dopo averlo ringraziato faceva uno strano riferimento a ‘‘monete romane del Basso Impero’’ che sarebbe stato difficile fargli pervenire, segno che aveva trattenuto presso di se´ alcune monete del padre, ma aggiun-geva che non avrebbe perso l’occasione se si fosse presentata. Sperava di po-tergli dare una risposta in merito alla pubblicazione della seconda parte del catalogo, dopo che avra` riunito tutti i dati necessari, lavoro che necessitera` di un certo lasso di tempo. Rimaneva sorpresa e interessata dell’offerta fatta dal commerciante tedesco e gli sarebbe stata grata se avesse saputo dirle qual-cosa sul seguito. Non sapeva indicargli che comportamento tenere poiche´ il caso risultava particolarmente difficile.

Non sappiamo se Maria sia riuscita a ottenere un indennizzo. Sappiamo solo, anche grazie alla testimonianza di Muller sul mercante tedesco, che la collezione (o forse le 3.900 monete che G*** ammise di avere venduto (172)) era ormai sparsa in mille rivoli alla merce´ di commercianti piu` o meno one-sti. Sappiamo anche dalla lettera che l’amica S*** le aveva inviato da Atene il 16 luglio, accompagnando quella di Muller, che il giorno prima si era tenuto un secondo processo, o un prolungamento del primo, che riguardava i mo-bili, cioe` i mobili che probabilmente Maria aveva affidato alla banda e che le erano stati anche rubati.

Ma non e` finita: da alcuni trafiletti di due quotidiani (173) comparsi il 24 marzo 1973 sappiamo che probabilmente dopo un altro processo che chiuse tre anni di contenzioso, G*** fu condannato a 10 mesi di prigione per la sot-trazione, mentre altri tre imputati furono assolti.

Non ci risulta infine che Maria abbia successivamente tentato di pub-blicare il catalogo completo della collezione, catalogo che e` riemerso qualche

(172) Secondo il ‘‘Bradinı´’’ di cui alla nota successiva. (173) Il ‘‘Bradinı´’’ e il ‘‘Bema’’.

anno fa insieme ad altri documenti, fra i quali l’inventario e il supplemento di cui si e` gia` detto.