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Note a margine del ripostiglio di Demanhur (IGCH

Nella produzione scientifica di Dattari il ripostiglio di Tell el-Athrib rappresento` l’unico intervento dedicato alla monetazione di Atene e alle imi-tazioni della civetta e, come e` stato ricordato, la sua composizione era stata originata dal contemporaneo ritrovamento dell’importante ripostiglio nel 1903. D’altro canto, proprio la presenza di Dattari al Cairo e la sua profonda e diretta conoscenza del mercato numismatico locale lo avevano messo in contatto con l’oro nwb nfr che, sebbene non fosse stato da lui acquistato, gli permise comunque di intervenire direttamente nel dibattito.

Altri rinvenimenti avrebbero, comunque, offerto all’italiano occasioni non solo per la scrittura di articoli (359), ma anche per rispondere a richieste di informazioni o di ragguagli da parte del mondo numismatico proprio in relazione alla sua presenza al Cairo e alla sua continua frequentazione dei venditori piu` (o meno) accreditati.

In particolare, in letteratura e` possibile rintracciare i dettagli del ‘‘coin-volgimento’’ di Dattari anche nella vicenda relativa alla scoperta e al censi-mento degli esemplari del ripostiglio (detto) di Demanhur.

(356) HILL1926, p. 134 nota 15. Come ricorda lo stesso HILL, p. 134 nota 15 nel 1925 molti erano ormai i numismatici convinti della genuinita` dell’oro faraonico: cosı`, sulla via di Maspero, Chassinat, Dattari e Svoronos, si erano posti anche Blanchet, Dressel, Re-gling, Naville e Mu¨nsterberg. Cfr. anche BOLSHAKOV 1992, p. 5.

(357) CHASSINAT 1923, p. 131 nota 1; BOLSHAKOV 1992, pp. 5-7; FAUCHER, FISCHER -BOSSERT, DHENNIN2012, pp. 151-152.

(358) CHASSINAT 1923, p. 131 nota 3; FAUCHER, FISCHER-BOSSERT, DHENNIN 2012, p. 153.

(359) Cosı` accadde, ad esempio, per la vicenda dei medaglioni di Aboukir per cui si veda infra pp. 179-196 o per un raro ripostiglio composto da denarıˆ emessi negli anni da Ve-spasiano a Marco Aurelio rinvenuto in Egitto (cfr. DATTARI 1906h, pp. 58-60; cfr. anche CHRISTIANSEN1985, p. 104 n. A67).

Come e` noto, tra il 1906 e il 1907 un numero estremamente ampio di alessandri era comparso sul mercato egiziano tanto che – come ricorda Ed-ward Newell – ‘‘there seemed to be non end to the supply; new coins were always forthcoming to take place to those disposed of, until, in fact, the bottom dropped out of the ‘Alexander’ market, and his tetradrachms could be bought at bullion price’’ (360). Newell, allora giovane membro dell’American Numismatic Socie-ty, sin dal primo momento avrebbe iniziato a seguire le tracce e le vicende di quella che in breve tempo si mostro` come l’esito di una delle maggiori sco-perte numismatiche del tempo. E fu a Dattari che il futuro presidente della societa` numismatica americana si sarebbe privatamente rivolto. E Dattari, da parte sua e sulla base delle informazioni che pote´ trarre da dirette visite ai vari mercanti cairoti, non pote´ che confermare l’origine della straordinaria quan-tita` di monete: esse sarebbero derivate, infatti, dal rinvenimento di un ingen-te ripostiglio. Nella reciproca corrispondenza, Dattari poingen-te´ inoltre specificare che il rinvenimento era avvenuto pochi anni prima (probabilmente nel 1905) per mano di ‘‘natives’’, che il luogo della scoperta – come spesso accade – era avvolto da contraddizioni, dubbi e localizzazioni fuorvianti (da Abukir sino ad Assuan) e che per vie non chiarite esso era giunto nelle mani di mer-canti di Demanhur (Fig. 16) (361). Come ricordo` sempre Dattari a Newell, dopo la scoperta il deposito, che in origine avrebbe dovuto annoverare 10/ 20.000 monete, sarebbe stato smembrato in cinque lotti maggiori giungendo ad Alessandria (una porzione) e al Cairo (le restanti quattro); e nei negozi degli antiquari alessandrini e cairoti esso progressivamente sarebbe stato mes-so in vendita. Da queste due citta`, infine, la dispersione sarebbe proseguita

FIG. 16- Demanhur in una cartolina dell’epoca.

(360) NEWELL1911, p. 194.

attraverso l’Egitto, la Siria, l’Europa e l’America rendendo, di fatto, impossi-bile ricostruire l’esatta composizione del ripostiglio (362).

L’importanza delle informazioni fornite dall’italiano non sarebbe stata trascurata da Newell, il quale ebbe modo di riconoscere come ‘‘thanks to his longer residence in Egypt, his keen numismatic ardor, his consequent close touch with Egyptian coin-market, and his wide acquaitance among the dealers and native merchants, Sig. Dattari is in a unique position to ascertain the facts concerning whatever finds may come to his notice in Egypt’’ (363). Oltretutto, proprio le informazioni di Dattari avrebbero fornito all’editore del ripostiglio altre utili notizie soprattutto sugli alessandri battuti in Egitto; in particolare, come ricordo` Newell:

In his letter M. Dattari stated to the writer that there were over a hundred specimens in the find of the ‘Khnum’ (Nos. 4748-4780) type, although the writer actually saw only 33 specimens of this beautiful coin (364).

E ancora:

It is still somewhat uncertain whether our hoard contained any specimens of the next series of Egyptian Alexander tetradrachms, those, namely, with the portrait of Alexan-der himself, clothed in the elephant’s skin head-dress, on the obverse (Svoronos, Nos. 18-24, 93). These must have followed closely upon the series described above, as the Zeus figure of the reverse is identical in style and details with that found on our coins. One variety, moreover (Svoronos, No. 93), has the same symbol and monogram as our Nos 4822-4826. M. Dattari was of the opinion that the Demanhur Hoard contained ten of these pieces. Although M. Dattari is in all probability absolutely right, they have not been included in our study, as the writer has throughout been careful to limit him-self to the pieces he has actually seen and handled (365).

Newell scrisse queste parole nel suo secondo volume dedicato agli Ale-xander Hoards del 1923, che Dattari di certo non ebbe tempo di vedere. Ma, come conferma una lettera conservata all’American Numismatic Society da-tata al 4 giugno del 1921, il legame intellettuale tra Newell e Dattari, sorto grazie al ripostiglio di Demnahur, nel tempo non sarebbe venuto meno; in-fatti, come lo stesso Dattari ebbe modo di scrivere:

(362) NEWELL1911, pp. 194-195 e NEWELL1923, pp. 10-11.

(363) NEWELL1911, p. 195. Sebbene DUYRAT2005, p. 19 nota 14 abbia ricondotto 28 tetradrammi del ‘‘fondo Dattari’’ al Cabinet des Me´dailles come di pertinenza del ripostiglio di Demanhur, in realta` tali monete sembrano essere gia` state censite da Svoronos nel catalogo del 1904 e, quindi, essere entrate nella collezione Dattari prima del rinvenimento del tesoro.

(364) NEWELL1923, p. 145.

(365) NEWELL1923, pp. 146-147. L’indicazione apparentemente fuorviante in IGCH 1664 – ossia ‘‘citation of Dattari for presence of Ptolemy I specimens’’ – si riferisce in realta` a questi tetradrammi battuti ad Alessandria dopo il 320 a.C. quando Tolemeo ancora non aveva assunto il titolo reale.

Dear Mr. Newell,

I received your interesting Alexander Hoards (366) for which please accept my best thanks. By the same mail I received also the proceedings of the A.N.S. and this also interested me very much as I had no idea of its composition and immense work it is performing. Our London Society is simply nothing in front of your Society. This last days I got hold of a small find of Alexanders Tetra. 44 pieces in all with the exception of two with Zeus aetophoros seated. All the others are with Athena [...] (367).