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L’oro ‘‘nwb nfr’’

Dattari dunque aveva rimandato il grosso della produzione di civette di imitazione all’episodio di Chabrias e di Tachos e alla seconda meta` del IV sec. a.C. In realta`, sebbene in modalita` assai diverse, non era stata questa la prima volta che nei suoi lavori veniva fatto riferimento alla vicenda del

ge-(322) CURTIS1957, p. 72.

(323) MAVROGORDATO1908, pp. 204-205. (324) HILL1922, p. 14.

(325) FLAMENT2010, p. 10.

(326) FLAMENT2010, p. 10. Sul conio si vedano, anche, VERMEULE1954, pp. 10-11 e MALKMUS2007, p. 91.

nerale ateniese e del faraone egiziano. Infatti, gia` in una precedente breve no-ta pubblicano-ta nel 1901 sempre sul Journal International d’Arche´ologie Numi-smatique Dattari aveva avuto modo di richiamare la vicenda al proposito di un’altra eccezionale scoperta che, avvenuta pochi anni prima in Egitto, era stata motivo di un ampio dibattito tra studiosi di diversa formazione (327). In particolare, nel luglio del 1896 ‘‘dans les environs de Damanhour’’ (IGCH 1654) era stato rinvenuto un piccolo ripostiglio composto da filippi e darici d’oro, da una moneta aurea di Lampsaco e, soprattutto, da un numero im-precisato di inediti pezzi (probabilmente uno solo (328)) sempre in oro con iscrizioni geroglifiche sia al diritto sia al rovescio (Figg. 14-15).

Gia` nel giugno del 1900 Gaston Maspero, allora a Giza, dopo aver ri-cordato la disponibilita` del mercante Alexandre Dingli nel mettere a dispo-sizione il pezzo affinche´ lo analizzasse e studiasse, pote´ licenziare un primo intervento in merito, nel quale venivano evidenziati i dubbi che erano stati variamente sollevati al proposito della genuinita` della moneta (329). Dopo la scoperta, infatti, numerosi esperti e diversi gabinetti numismatici europei erano stati interpellati sull’‘‘oro faraonico’’ dallo stesso Dingli alla ricerca di un acquirente: tuttavia, nonostante l’evidente eccezionalita` dell’esemplare, la peregrinazione europea della moneta era risultata del tutto inefficace in quanto essa era stata considerata quasi unanimamente ‘‘un fausse au premier chef ’’ (330). Tra altre istituzioni, inoltre, la moneta era giunta anche al British Museum dove era stata analizzata da Hill: per quanto il numismatico avesse

FIG. 14- Esemplare dell’oro nwb nfr riprodotto in

SVORONOS 1901, p. 153.

FIG. 15- Esemplare dell’oro nwb nfr esitato il 26 novembre 2009

da Drouot.

(327) Per l’intera vicenda del rinvenimento dell’oro nwb nfr si vedano, in particolare, BOLSHAKOV1992, pp. 3-9 e FAUCHER, FISCHER-BOSSERT, DHENNIN2012, pp. 147-169.

(328) CHASSINAT1901, p. 79 nota 1, in particolare, commenta ‘‘J’ai recueilli plusieurs versions concernant le nombre des pie`ces a` empreintes hie´roglyphiques provenant de cet endroit. Selon les uns, une seule monnaie de ce type [...] a e´te´de´couverte; selon les autres, il en existe plu-siers’’.

(329) Sul mercante Alexandre Dingli, che Schlumberger in una lettera privata icastica-mente appello` ‘‘brigand’’, si veda, in particolare, BAKHOUM, HELLMAN1992, pp. 163-164.

ritenuto opportuno segnalarne l’esistenza e pubblicarne una riproduzione nelle pagine del Numismatic Chronicle del 1900, egli non pote´ tuttavia trat-tenersi dall’esprimere uno sprezzante giudizio negativo in merito, ricono-scendo nell’oggetto aureo un souvenir per turisti prodotto in Egitto e una mi-stificazione per inesperti:

I have recently had an opportunity of examining this piece, which is reproduced here. Among the many objections to its genuineness I may mention that the extreme flatness of fabric is decidedly suspicious; that the border of dots is very unsatisfactory in its treatment; that it is difficult to understand why the same legend is given on both sides, without any sign of the authority by whom the coin was issued; that the position of the horse to the right is, if I am rightly informed, unusual; that similar pieces struck in base metal are said, on good authority, to have been offered to visitors in Egypt; and that nearly all, if not all, the numismatists who have seen the piece have agreed in condem-ning it (331).

Dubbia, come venne in seguito ricordato, fu anche la catalogazione di ‘‘un antiquaire de Paris, fort connu par sa compe´tence en matie`re de numisma-tique’’, il quale avrebbe classificato la moneta tra le emissioni incerte della Ci-renaica (332).

Per quanto l’unicita` dell’oro rendesse comprensibile il sospetto avanzato dal mondo numismatico e avesse obbligato molti a piegarsi ‘‘jusqu’a` nouvel ordre’’ di fronte ai giudizi di falsita`, tuttavia alcune voci discordanti progres-sivamente si erano fatte strada: primo fra tutti fu, appunto, Maspero il quale pote´ notare nel suo intervento sul Recueil de travaux del 1900 la coerenza dei segni geroglifici utilizzati e offrirne una interpretazione come ‘‘or bon’’ (nwb nfr). Maspero si arrischio`, inoltre, ad approfondire alcune questioni pretta-mente numismatiche:

J’eus la monnaie entre les mains, et elle me parut pre´senter les caracte`res mate´riels de l’authenticite´. Elle est frappe´e, non fondue, et l’on voit gue`re un faussaire fabriquant un coin pour frapper une pie`ce que sa bizzarie meˆme devait faire ne´cessairement traiter de faux. La gravure est bonne, faite par quelqu’un qui conaissait les hie´roglyphes, et qui, en meˆme temps, e´tait familier avec l’art grec: le cheval rappelle celui de certaines monnaies carthaginoises (333).

Dopo tali osservazioni, l’egittologo tento` infine di contestualizzare l’e-missione, sottolineando come la prova piu` consistente della genuinita` della moneta in geroglifico dovesse essere ricercata nell’attivita` egiziana di Cha-brias:

(331) HILL1900, pp. 370-371 e nota 4. (332) CHASSINAT1901, p. 78.

Le passage du Pseudo-Aristote qui nous rapporte ces faits me paraıˆt de nature a` appuyer l’authenticite´ de notre pie`ce. Takhos a e´mis de la monnaie, cela semble re´sulter du con-texte, mais a` quel type e´tait-elle frappe´e? Pharaon, battant monnaie chez lui pour l’usage de ses troupes, avait besoin d’un type qui satisfait a` la fois aux exigences des mercenaires et a` celles du peuple au milieu duquel ces mercenaires vivaient. Pour les mercenaires, la forme exte´rieure de la monnaie suffisait, pourvou que le poids du me´tal fuˆt re´gle´ de telle manie`re que la pie`ce puˆt eˆtre assimilie´e aux autres pie`ces en usage sur les marche´s de l’Orient, dariques ou autres: le type lui meˆme importait peu. Pour les E´gyptiens, il fal-lait que les poids de la pie`ce et les signes qu’elle porterait fussent de ceux auxquels l’u-sage de leurs debenou [...] les avait accoutume´s. Les mots [nwb nfr] e´taint ceux par le-squels ils e´taient habitue´s a` designer l’or qui leur arrivait des mines directement ou que le commerce importait (334).

Il dibattito, aperto dalla nota di Maspero e dal breve cenno di Hill, sa-rebbe ripreso pochi mesi dopo. Un ulteriore articolo venne, cosı`, pubblicato dal direttore dell’Institut franc¸ais d’Arche´ologie Orientale del Cairo, E´mile Chassinat, sul relativo Bulletin. Anche Chassinat, come ebbe modo di ricor-dare, aveva avuto modo di analizzare direttamente la moneta grazie a Dingli, ma la dubbia autenticita` che sin da subito aveva intaccato il giudizio sull’oro faraonico lo aveva consigliato a procrastinare il suo intervento, in attesa che altre scoperte avessero apportato ulteriori ragguagli al proposito (335). Solo la lettura della nota pubblicata da Maspero lo avrebbe, infine, convinto a pro-cedere nello studio e a confermare per varie vie la genuinita` della moneta: come sostenne Chassinat, peso, fattura, esecuzione dei geroglifici, oltre a considerazioni generali sulle forme della falsificazione monetaria altrimenti riscontrate in Egitto (336), non potevano che rimandare l’oro nwb nfr a una produzione antica. Inoltre, dopo aver passato in rassegna diversi documenti egiziani nei quali comparivano simili formule e aver approfondito le modalita` di circolazione della moneta in Egitto prima dell’arrivo di Alessandro, l’egit-tologo fece ritorno – come gia` Maspero – su Chabrias l’ateniese, il quale avrebbe fatto in modo che ‘‘tout l’or et tout l’argent qui pourrait eˆtre recueillis dans le pays seraient monnaye´s en vue de la paye des mercenaires’’ (337).

Nello stesso 1901, in parallelo con l’uscita dell’articolo di Chassinat, il Journal International d’Arche´ologie Numismatique ospito`, a sua volta, un’am-pia sezione a piu` voci dedicata al medesimo argomento. Dopo aver citato la

(334) MASPERO1900, p. 226. Cfr. BOLSHAKOV1992, p. 3. (335) CHASSINAT1900, p. 78.

(336) In particolare, CHASSINAT1900, p. 80 ricorda che ‘‘l’imitation d’un Pescennius Ni-ger en potin, d’un Diadume´nien, d’un Pertinax ou d’une autre rarete´de la serie impe´riale d’E´gypte aurait e´te´incontestablement plus simple et plus productive que la cre´ation d’un type aussi inatten-du et propre entre tous a`e´veiller les soupc¸ons des antiquaires’’.

breve annotazione di Hill (338) e ripubblicato integralmente il lavoro di Ma-spero (339), Svoronos lascio` poi spazio a una lettera sigillata ad Atene nel giu-gno del 1901 da Dattari (340). Nella breve missiva Dattari si premuro`, in mo-do assai incisivo, di precisare la storia della scoperta della moneta, arricchen-do la vicenda di particolari ignoti (ma non altrimenti verificabili):

Il y a six ans, des Arabes travaillant dans des terres de proprie´te´ d’un Pacha trouve`rent un tre´sor en or, compose´ tout de state`res, pour la plus grande partie de Philippes, quel-ques pie`ces de Lampsacos, deux au trois pie`ces des rois de Chypre, deux pie`ces de la Cyre´naique, un Darique et la pie`ce en question. La trouvaille fut divise´, a` ce que l’on dit, en trois parties et fut vendue sur le marche´ du Caire. L’antiquaire A[lexander] D[in-gli] qui acheta la pie`ce avec les hie´roglyphes me la montra tout de suite apre`s l’avoir achete´e; je lui fis un offre qui ne fut pas accepte´ et le dit antiquaire l’apporta a` Paris et c’est justemant la` que M. Maspero examina la pie`ce. A l’exception de la dite pie`ce et des pie`ces de Lampsacos, les autres pie`ces, je les ai eu presque toutes en mes mains et je me rappelle qu’avec peu d’exceptions leur e´tat de conservation e´tait passable et que les pie`ces de Lampsacos e´taient tre`s belles. La pie`ce avec les hie´roglyphes est de tre`s belle conservation, mais non a` fleur de coin. La pie`ce pe`se 8 gr. 550 cent, ou 132 grains et se trouve maintenant dans les mains de M. Mihran Sivadjian a` qui je dois l’obligeance de m’avoir envoye´ les empreintes en plaˆtre et le poids.

Come accadra` anche in altre occasioni, Dattari dunque non era riuscito ad aggiudicarsi l’affare e, sebbene avesse offerto all’antiquario una congrua cifra (341), dal Cairo la moneta era giunta nelle mani di Mihran Sivadjian nel negozio parigino di Antiquite´s et Me´dailles, localizzato in rue Lepeletier 17. Nonostante l’affare fosse sfumato, nella lettera a Svoronos Dattari non si risparmio` comunque di esprimere un chiaro giudizio sulla moneta:

La pie`ce est authentique! Et c’est un tre`s grand malheur pour la science de la voire dans l’oubli [...]. J’ai dit «la pie`ce est authentique», par ce que je connais a` fond l’histoire de sa provenance; mais encore sans cela, la couleur de l’or, la purete´ du me´tal, chose que les faussaires ne sont jamais parvenus a` imiter, l’ensemble de la pie`ce et surtout la grande autorite´ du savant E´gyptologue [n.d.s.: Maspero] pour ce qui se rapporte aux hie´rogly-phes, prouvent qu’il n’y a aucun doute sur son authenticite´.

Nessun dubbio – e a ragione – scosse quindi Dattari circa l’autenticita` del pezzo; piu` cauto rispetto agli egittologi francesi si mostro`, invece, circa l’interpretazione:

Maintenant il reste a` savoir si la pie`ce en question est une monnaie ou quelque chose d’autre. A mon grand regret je dois vous dire franchement que la classification donne´e a` la pie`ce par M. Maspero ne me satisfait du tout, parce que je suis d’avis que ce n’est pas

(338) In SVORONOS1901, pp. 153-154 (339) MASPERO1901, pp. 154-157.

(340) DATTARI1901g, pp. 158-160. Cfr. BOLSHAKOV1992, p. 4. (341) Cfr. infra p. 157.

une monnaie. Ne me demandez pas, si ce n’est pas une monnaie, qu’est-ce que c’est? Je ne pourrais re´pondre que par des conjectures qui n’aboutissent pas a` une solution sati-sfaisante. Qui donc mieux que vous pourrait nous dire ce que la pie`ce peut eˆtre?

Dattari, convinto che l’oggetto non potesse essere rimandato specifica-tamente a una moneta, elenco` poi un’ampia serie di motivazioni a sostegno della sua ipotesi interpretativa:

[...] je tiens a` vous donner les raisons qui me font dire que la pie`ce n’est pas une mon-naie.

1er Pour une loi qui paraıˆt toute naturelle, depuis l’invention de la monnaie jusqu’a` nous jours, jamais aucune nouvelle monnaie n’a e´te´ frappe´e dans un pays sans imiter en tout ou en partie la monnaie qui avait cours et jouissait de pleine confiance dans le commerce.

2meNous savons le but des le´gendes depuis leur primie`re apparition jusqu’a` nous jours, but qui consistait a rappeler des noms de villes, de magistrats, de rois, de divinite´s, men-tionner des fastes, ou donner la valeur de la pie`ce; jamais on n’a vu mentionne´ sur une pie`ce la qualite´ du me´tal, si non accompagne´e du poids que la pie`ce devait avoir. La le´gende bon or est tre`s claire, se rapporte a` la qualite´ du me´tal, et comme M. Maspero dit que par ces mots les E´gyptiens e´taient accoutume´s a` designer l’or qui leur arrivait des mines, les mots sur la pie`ce ont tous les indices de vouloir indiquer que la pie`ce e´tait une espe`ce d’e´chantillon qui devait servir a faire reconnaıˆtre le bon or.

L’oro nwb nfr per Dattari sarebbe stato, quindi, un esaggio, utilizzato dagli egiziani per indicare la qualita` dell’oro puro. Definita la finalita` d’uso dell’oggetto sulla base del significato della legenda, Dattari si oppose, infine, all’idea espressa dalla scuola francese di collegarne l’origine all’episodio di Ta-chos e Chabrias (342):

Quant a` la classification donne´e a` Takhos par M. Maspero, elle ne me semble pas possi-ble. Les E´gyptiens, selon l’auteur invoque´ par M. Maspero (Pseudo-Aristote), n’em-ployaient pas la monnaie et ils s’en tenaient au troc contre objet ou contre me´tal pese´; mais ils se servaient de la monnaie pour leur commerce avec l’e´tranger; par conse´quence, si une monnaie nouvelle venait d’eˆtre frappe´e elle devait inspirer de la confiance aux e´tran-gers plus qu’aux E´gyptiens; mais alors, pourquoi la le´gende en hie´roglyphes des deux coˆte´s de la pie`ce? Si Takhos avait besoin de la monnaie pour faire la guerre aux Perses, c’est en Asie que la dite monnaie devait eˆtre mise en circulation. Mais comment pouvait elle eˆtre rec¸ue e´tant d’un type tout-a`-fait nouveau et avec des le´gendes qui ne pouvaient pas eˆtre comprises? Pour payer les mercenaires Grecs? Mais de´ja` avant Takhos les mercenaires e´taient en E´gypte et de la meˆme manie`re qu’on les payait avant on pouvait les payer alors.

(342) A conferma dell’estraneita` di tale emissione con la vicenda di Chabrias si puo` ricordare che anni dopo (1925) il British Museum acquisto` uno statere d’oro (ancora oggi unico nel suo genere) di peso persiano (8,30 g) e di tipo ateniese (Atena/Civetta) con legenda

SAX, riferibile con buona probabilita` proprio alla produzione del faraone Tachos (HILL1926, pp. 131-134). Proprio l’esistenza di una produzione specifica avrebbe cosı` spinto gli studiosi ad attribuire all’eta` di Nectanebo II l’oro con iscrizione geroglifica (cfr. KRAAY1976, p. 295; DAUMAS1977, pp. 431-434; NICOLET-PIERRE2005, pp. 12-13).

La sezione del Journal greco dedicata all’oro nwb nfr proseguiva, infine, con un circostanziato intervento di Svoronos (343), il quale in modo assai piu` approfondito e ampio di Dattari (ma sostanzialmente in armonia con l’idea da lui espressa) confermo` l’autenticita` dell’oggetto. Riconosciuti come critici alcuni punti nelle opinioni dell’italiano (344), Svoronos proseguı` nella sua re-quisitoria rimandando la produzione dell’oggetto ai primissimi anni del do-minio macedone, riconoscendo – in linea con le opinioni del nomismatologos italiano – come l’esaggio sarebbe stato prodotto per comparare i pesi delle monete auree da parte di banchieri e di saggiatori (345).

Mentre l’oro nwb nfr restava invenduto, la ‘‘unprofitable controversy’’ – come la definı` Hill (346) – tra studiosi sarebbe proseguita ancora per alcuni mesi. Nello spoglio delle riviste numismatiche condotto per la Classical Re-view del 1902, anche Warwick Wroth dal British Museum ebbe modo di prendere posizione e di associarsi a Hill nel giudizio di falsita`:

This strange piece is at present in the hands of an Armenian coin-dealer and I believe that most Museum autorithies are of Mr. Hill’s opinion that it is a modern fabrication. An important exception is M. Svoronos who, however, thinks that is not a coin but an exagium used by money-changers for testing the weight of gold staters current in Egypt. But is there any other instance of a weight being made in gold? M. Dattari considers the piece to be authentic because of its provenance. According to his statement, it formed part of a hoard of Philippi and other gold staters found about ‘six years ago by some Arabs working on the land of a Pacha’. The treasure was then divide, ‘a` ce que l’on dit’, into three, and was sold in the bazaar at Cairo. ‘L’antiquaire A. D. qui acheta la pie`ce avec les hie´roglyphes me la mostra tout de suite apre`s l’avoir achete´e’. All this is somewhat vague and it is not clear whether the statement that the ‘exagium’ formed part of the stater-find is made from hearsay or from M. Dattari’s personal knowledge (347).

Ancora nello stesso 1902 Hill, proprio sulle pagine della rivista di Svo-ronos, ribadı` a sua volta con una certa veemenza l’attacco di Wroth. In que-sta occasione, lo studioso inglese, dopo aver ripreso alcuni particolari sulla tecnica di produzione che avevano gia` in precedenza sollevato i suoi dub-bi (348), sferro` – in linea con Wroth – un affondo assai aspro soprattutto

con-(343) SVORONOS1901, pp. 160-168. (344) SVORONOS1901, p. 163.

(345) Svoronos ripropose le medesime argomentazioni (ora in inglese) anche nell’arti-colo pubblicato nel seguente anno sul Journal d’Arche´ologie Numismatique in risposta a una nota di Hill (SVORONOS1902a, pp. 27-31).

(346) HILL1902, p. 25. Cfr. anche BOLSHAKOV1992, p. 4. (347) WROTH1902, p. 140. Cfr. BOLSHAKOV 1992, p. 4.

(348) HILL1902, p. 25: ‘‘The flatness of fabric which I found suspicious, and as to the existence of which M. Svoronos differs from me, seemed evident on a comparison with, for instance, the coins of Kyrene. The flan lacks that slight convexity which is a mark of the best period, and which was intended to prevent the piece from looking too flat [...]. The unsatisfactoriness of the

tro Dattari, il quale (probabilmente) si era macchiato della ‘‘colpa’’ di defi-nire col termine a\majqibg*|la lettura dell’inglese. In particolare, Hill ribadı` che le notizie sul ritrovamento fornite da Dattari erano ‘‘vague’’ e per lo piu` basate sul racconto di un mercante ovviamente interessato ad ammantare di una origine antica l’oggetto da vendere (349).

Secondo l’ordine editoriale, alla nota di Hill fece seguito un ulteriore intervento di Svoronos, nel quale, oltre a essere riproposta l’idea che l’oro nfr nwb fosse un exagium antico, un certo spazio veniva poi dedicato alla di-fesa di Dattari:

I can no longer justify the scepticism of our savants colleagues on the provenance of the piece for we possess a highly qualified witness in the person of M. Dattari, that excellent connoisseur not only of Egyptian numismatics, but also of native coin-dealers. He is not precisely the man to be their easy victim, for he understands them better than most men, and thus is able to protect himself and us against their impositions. I also