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53 L Firpo, Cattivi pensieri a , p 47.

54 Sul miglioramento delle condizioni di vita nel corso del ventesimo se-

colo cfr. ivi, p. 40.

compiuto poco sopra alla conoscenza firpiana, vasta e puntuale, dei classici della riflessione politica. È noto che molte pagine di questi classici, dalla Politica di Aristotele ai Quaderni di Gram- sci, sono state vergate con l’obiettivo di spiegare quali scelte, azioni e comportamenti permettono non solo di conservare il potere, ma anche di conquistarlo. Declinato in modi diversi e spesso antitetici, il tema della conquista del potere attraversa in- fatti come un basso continuo la storia del pensiero politico, co- stituendone uno dei quesiti di fondo, un interrogativo centrale e ineludibile. Firpo lo sa bene e – ciò che più conta – sa altrettanto bene che l’elaborazione di falsi miti rientra fra le mosse da compiere al fine di sottrarre il potere dalle mani dei suoi deten- tori, tra gli strumenti più efficaci nell’opera di scardinamento dall’interno dell’edificio sociale. Non sfugga inoltre che, con- formemente a quanto detto finora, tale elaborazione è menziona- ta dall’autore a proposito di un processo politico degenerativo, sul quale egli formula un giudizio di condanna inequivocabile. Basta leggere, per averne pronta conferma, l’articolo Democra-

zia, demagogia, tirannide, pubblicato in data 10 gennaio 1988 e,

a mio avviso, appartenente al novero di quei ‘cattivi pensieri’ che continuano a parlare al lettore odierno, chiamato a confron- tarsi con sempre nuovi e insidiosi adulatori del popolo, denomi- nati abitualmente populisti, ma che forse meriterebbero un ben più sinistro nome: quello di demagoghi. Lo studioso fa appello ai «grandi classici della politica» per ricordare che la democra- zia non traligna mai direttamente nel dispotismo, poiché i «suoi valori sono così forti, la partecipazione dei singoli alla vita pub- blica è così piena e gratificante, che nessuno vorrebbe rinun- ciarvi per affidarsi al capriccio di un capo». Siffatto traligna- mento è possibile solo quando la democrazia degenera e si tra- sforma perciò in demagogia, «male oscuro delle società civili» che secerne «arbitrio, disordine, aspettative assurde, credulità, illusioni di poter avere molto senza fatica né sacrificio».56 Ma

56 L. Firpo, Cattivi pensierib, pp. 108-109. Firpo non manca di levare la

quali sono gli agenti patogeni che aggrediscono il corpo demo- cratico al punto tale da favorirne una degenerazione in senso demagogico? La risposta di Firpo non dà adito a dubbi di sorta: la demagogia

si insinua pian piano ad opera di uomini astuti e senza scrupoli, che il- ludono e addormentano le masse, pascendole di falsi miti, di successi apparenti, di costruzioni fastose, di feste e trattenimenti smemoranti, ma soprattutto le adulano, facendo loro credere di possedere un potere che loro non è dato, perché le decisioni tecniche non possono essere prese dalla folla e se la democrazia di un villaggio può essere diretta, quella di una nazione può essere soltanto delegata […]. Quando la so- cietà è totalmente scardinata, chi ha ubriacato il popolo, ecco che si presenta come il salvatore stesso, pronto a governare col bastone e con la carota.57

5. Le spoglie attraenti della liberazione

Tenendo a mente questo concentrato di precisazioni, non re- sta che tornare alla frase posta in apertura del paragrafo prece- dente e formulare la seguente domanda: quali sono i falsi miti che per l’autore «si presentano sotto le spoglie attraenti della li- berazione»? La risposta, oltre a permetterci di conoscere altri tratti distintivi del Firpo editorialista, ci riporta nel vivo delle discussioni e diatribe che animarono lo scenario politico- culturale italiano degli anni Settanta, aprendo uno spaccato su un insieme di tensioni e quesiti che oggi non trovano o faticano a trovare spazio nel dibattito pubblico. Mi riferisco in particola- re a due tematiche, sulle quali Firpo è tornato frequentemente – a riprova dunque della loro importanza – e spesso con modali- tà argomentative improntate a una robusta vis polemica. Queste tematiche sono l’eguaglianza assoluta fra gli uomini e il sesso emancipato da condizionamenti, tabù e repressioni. La prima

dimenticanza della povertà e della durezza di un «passato anche recente», sia alla perdita del «senso della faticosa lentezza del divenire storico, delle con- quiste sudate e precarie». Cfr. Id., Cattivi pensieria, pp. 40, 42, 57-58.

risponde alla volontà di liberare l’uomo da tutte quelle differen- ze che, a torto o a ragione, sono giudicate incompatibili con la nostra appartenenza alla medesima specie, mentre la seconda riposa sul desiderio di affrancare la sessualità dall’influenza del passato, ridotto alla stregua di un mero ingombro da eliminare.

5.1. Il mito dell’eguaglianza assoluta

Per quanto concerne il tema dell’eguaglianza assoluta, Firpo compone un quadro concettuale coerente e unitario le cui fon- damenta poggiano sulla convinzione che la «richiesta dell’egua- glianza» sia tutto fuorché una superfetazione storica, un feno- meno transitorio o superficiale e, in quanto tale, facilmente tra- scurabile. Essa è infatti «il nocciolo duro, l’istanza profonda del nostro tempo», tanto da aver «permeato le masse» e costituire «un’aspirazione generalizzata». In una parola, siffatta richiesta è «il carattere saliente delle tensioni delle società contemporanee

e con essa bisogna comunque fare i conti»,58 almeno fino a

quando gli esseri umani «non ancora fabbricati in provetta reste-

ranno profondamente diseguali».59 Una necessità, questa, alla

quale Firpo non può certo sottrarsi, conformemente alla tesi che gli uomini, a cominciare da coloro che esercitano il mestiere di storico, sono tenuti a capire e perciò a confrontarsi con quella che Karl Marx, negli Oekonomisch-philosophische Manuskripte

aus dem Jahre 1844, definisce «die Bewegung der Wirkli-

chkeit», ossia il movimento della realtà.

Ebbene, lo studioso, nel già citato articolo La giustizia dei

poveri, assume al riguardo una posizione decisa: «Instaurare

domani fra gli uomini l’assoluta eguaglianza è un sogno impra-

ticabile, un mito assurdo».60 Come spiegare tale posizione?

Quali ragioni teoriche stanno alla base della sua formulazione? Al fine di rispondere a queste domande, è necessario leggere