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Il Fondo Goretti Miniati nella Rilliana: un progetto di valorizzazione

Riccardo Bargiacchi, Andrea Rossi

A differenza di altri suoi amici con cui sono entrato o rientrato in con- tatto in occasione di questa bella iniziativa editoriale e con cui ho scambia- to cari ricordi e commossi pensieri, per me Alessandro Brezzi non è stata una scoperta ad un certo punto della mia vita, per me Sandro c’è sempre stato: era uno dei migliori amici della mia mamma e, nella dimensione al- tra in cui sono volati troppo presto a distanza di pochi anni, spero si siano ritrovati per continuare a parlare di libri e di storia, di lotte passate e di una politica attuale in cui forse è un po’ più difficile riconoscersi, dei ricordi di gioventù e di un futuro senza di loro, con nipoti che non vedranno cre- scere o che non hanno conosciuto… C’è sempre stato, come una persona di famiglia, e allo stesso tempo come un punto di riferimento culturale, prima per i miei, ma da subito anche per me, coi libri che ci consigliava in biblioteca, con quelli che mi regalava ai compleanni insieme con la sua fa- miglia, coi Quaderni della Rilliana che abbiamo sempre avuto in antepri- ma o quasi. Un modello per me che, probabilmente anche grazie a lui, ho sempre avuto interessi simili ai suoi, o a parte dei suoi, vista la loro vastità testimoniata anche da questa pubblicazione; per me che ho deciso di fare l’archeologo a quattro anni e che conservo, tra i primi ricordi del fascino della storia, le visite al Castello di Poppi, anche di buio, anche fuori orario, anche dove altri non potevano accedere, in compagnia di una figura che soprattutto in quel suo ambiente sembrava una creatura mitologica, metà uomo e metà mazzo di chiavi, quello enorme con chiavi enormi con cui apriva ogni porta, portone o postierla dell’antico maniero. Un personaggio letterario simile a quelli delle novelle che gli piacevano e di cui ci faceva innamorare, che agli occhi sgranati di un gruppo di bambini fortunati mostrava alla luce fioca di quelle sere il libro più grande della biblioteca e quello più piccolo, o raccontava di Matelda o di Guido Bevisangue, im- primendoci a fuoco nella mente ritratti che poi il tempo non è riuscito a cancellare. Un modello in tutto, persino nel modo di parlare, col suo italiano corretto e colto che però non rinunciava alla propria toscanità, alla propria poppesità, un modo di parlare che, quando ho cominciato a parla- re in pubblico, più che imitato ho naturalmente abbracciato, avendolo da

sempre condiviso, apprezzato, ammirato. Persino nel modo di scrivere… e la mia mamma diceva sempre che c’erano solo due persone di cui era in grado di riconoscere uno scritto anche non firmato: io e Sandro. Non una scoperta, quindi, ma una presenza costante, che mi rende impossibile ri- cordare i singoli episodi, perché son troppi anche solo quelli più importan- ti… Come capita e come sapevo, però, nell’ultimo anno questi riaffiorano inaspettatamente, a tradimento a volte, ricollegando a lui aspetti ormai abituali della quotidianità e confermandomi così una cosa che comunque ho sempre saputo: gli devo davvero molto, nelle grandi e nelle piccole cose, e devo a lui, direttamente o indirettamente, gran parte di quello che ho fat- to. Ma se non c’è stata una “scoperta” da parte mia, forse c’è stata da parte sua a un certo punto: nel progredire degli studi la mia frequentazione della biblioteca è diventata più assidua ed ho iniziato a costruire con Sandro un rapporto da adulto, cosa forse inizialmente non facile, perché, se avevo il vantaggio di un consolidato affetto, avevo anche l’handicap di essere cre- sciuto sotto i suoi occhi, di essere il figlio di una sua amica che aveva visto bambino e poi ragazzo, anche capriccioso, anche ribelle… Col tempo ce l’ho fatta a mostrarmi un interlocutore alla sua altezza ed è cominciato quel rapporto da adulti che dicevo, con sempre un certo timore reverenziale da parte mia, ma gradualmente sopito da una sua stima che ho cominciato a percepire e che ho poi visto crescere. In questo processo un momento chia- ve è stato sicuramente la preparazione della mia tesi di laurea sui castelli dei conti Guidi del Casentino, quando la mia frequentazione della biblioteca fu ancora più assidua, e la disponibilità di Sandro, sul posto di lavoro e fuori, altrettanto: fu lui per esempio ad organizzarmi, accompagnandomi, la mia prima visita all’interno della Torre dei Diavoli. E così, subito dopo la laurea, mi chiamò una mattina perché voleva mostrarmi un punto di solito poco visibile della chiesa di San Lorenzo in cui stavano lavorando in quel periodo, ma soprattutto, prima di uscire, voleva parlarmi in biblioteca di un fondo documentario di qualche decina di volumi che stavano allora risistemando sugli scaffali: era il Fondo Goretti Miniati, da cui pescò non a caso il bel volume che con la schedatura frutto del progetto sarà poi uf- ficializzato col numero 24. I disegni accurati e colorati degli stemmi delle famiglie storiche del Casentino, certe finezze artigianali come le dorature realizzate con carte di cioccolatini, gli alberi genealogici con notizie stori- che scritte fitte fitte sotto i nomi principali e poi le vaste pagine di testo in quella bella grafia con cui sentii subito sintonia e che poi ho imparato a leggere meglio della mia, che certo bella e chiara non è, mi affascinarono e

mi incuriosirono. Mi ripromisi così, e glielo dissi, di tornare a sfogliarli con calma quei volumi in cerca di notizie sui miei argomenti e su altre curiosità casentinesi che quel primo impatto mi annunciava presenti. Prima che po- tessi rispettare quest’impegno preso con lui e con me stesso, fu lui a richia- marmi per propormi l’idea di un progetto, di conoscenza e valorizzazione, come sarà poi sintetizzato nel titolo ufficiale, di questo fondo ricchissimo e ancora poco utilizzato. Ed eccoci a noi, al progetto che abbozzai e che con lui definii, in collaborazione anche con colui che per questo scrive con me il presente intervento, Andrea Rossi dell’Ecomuseo del Casentino, secondo tutor del lavoro. Un inizio di schedatura era stato imbastito nell’elaborare un primo progetto di catalogazione che non era poi andato in porto e re- stava quella la prima esigenza per rendere intanto subito accessibili il fondo e i suoi contenuti agli utenti della biblioteca; seguiranno a questa prima fase altri progetti pluriennali che dal 2005 proseguono fino ad oggi e che si stanno occupando della pubblicazione di questi contenuti in monografie su singole tematiche, edite proprio dall’Ecomuseo del Casentino in una specifica collana1. Fu proprio durante la presentazione di uno dei volu-

mi pubblicati che, su mia richiesta, Sandro ricostruì ed illustrò le rocam- bolesche vicende dell’individuazione e dell’acquisizione del fondo presso l’Istituto Stensen di Firenze, che poi lo concesse in prestito permanente alla Biblioteca Rilli-Vettori. Purtroppo di quell’intervento non è stata con- servata memoria scritta o d’altro genere, ma mi ripropongo di ricostruirlo prossimamente, di ricostruire le vicende in esso illustrate, avendo già indi- viduato qualche testimonianza e qualche testimone. Questa prima fase di lavoro sul fondo, con mesi di costante presenza in biblioteca, fu un periodo di ulteriore vicinanza e di reciproco coinvolgimento in altri progetti che prendevano allora forma2. Memore di quei momenti, anche prima che mi

mancasse in maniera così drammaticamente assoluta, già mi mancava in biblioteca negli ultimi anni, dopo il pensionamento; mi mancava sentirlo nella stanza accanto ricevere persone, parlare di libri, di politica, di pro- getti, ridere con qualcuno o inveire contro qualcun altro, ma soprattutto

1 Collana “Conoscere il patrimonio” (vedi infra).

2 Per esempio il Progetto di collaborazione tra Cattedra di Archeologia Medievale dell’Università degli Studi di Firenze, Ecomuseo del Casentino e Liceo Scientifico G. Galilei di Poppi (Archeologia medievale in Casentino. Tra ricerca e opportunità didattica, da cui è poi derivato il progetto e la pubblicazione Il Ponte del Tempo: vedi infra), e l’ipotesi di una collana di pubblicazioni sulle valli aretine, promossa dall’Archivio di Arezzo.

mi mancava correre di là da lui a condividere piccole e grandi scoperte che il fondo regolarmente ci regalava: il contratto tra i soci per gli scavi al Lago degli Idoli3, l’atto di fondazione della banda di Poppi4, la probabile identi-

ficazione della chiesa di San Martino in Poppi5

Ma cos’è questo Fondo Goretti Miniati, così ricco di informazioni e curiosità sul Casentino, come dimostrano anche solo i veloci accenni fatti subito qui sopra? Si tratta di trentanove volumi rilegati e di numerose carte sciolte riunite in dieci cartelline, in cui il padre gesuita Giovanni Gualberto Goretti Miniati (Firenze, 1869 - Anagni, 1950) ha raccolto scrupolosa- mente, in forma manoscritta, per tutto il primo cinquantennio del secolo XX, nel periodo della sua permanenza casentinese (in qualità di insegnante di matematica al ginnasio del Collegium Convictus et Seminarium di Strada in Casentino, dal 1917 al 1925) e negli anni immediatamente precedenti e successivi, informazioni sul Casentino, ricavate dalla bibliografia edita, ma anche da documenti di archivi pubblici e privati, spesso inediti e spesso riproposti integralmente tra le pagine del fondo, nella forma di trascrizioni la cui fedeltà è stata testata sui documenti in possesso della Biblioteca di Poppi.

Tra le citate carte sciolte allegate ai volumi (appunti, disegni, documenti originali), nel primo volume, compare una dedica al lettore che illustra il progetto dell’autore: una sorta di rivista in fascicoli (“quaderno” per dirla con le sue parole), con una periodicità di circa due mesi ed un prezzo di lire 3, comprendente sei sezioni tematiche. Alla fine della pubblicazione, sareb- be stato possibile raccogliere i singoli fascicoli dei sei quaderni previsti, in sei monografie, ognuna dedicata interamente ad una delle seguenti sezioni tematiche:

Chiese e santuari, Famiglie del Casentino, Castelli e feudatari,

Persone degne di ricordo o illustri,

Bibliografia casentinese (cioè libri o manoscritti che trattano del Casentino), Notizie varie.

3 Pubblicato negli atti del convegno conclusivo del progetto di scavo nel sito: Bargiacchi R. 2007.

4 Da cui derivano i festeggiamenti del secondo centenario nell’ottobre del 2015. 5 … ci ripensavo al funerale che proprio lì, nella cappella della Misericordia, si concluse.

Nonostante questa pretesa organicità dell’opera, il fondo si presenta come un insieme di informazioni varie e spesso disarticolate, con la signifi- cativa eccezione di alcuni volumi più completi e già potenzialmente pronti per un’eventuale pubblicazione (si veda per esempio il volume 37 su Santa Maria delle Grazie). Questa caratteristica del fondo rendeva necessario un intervento che avesse come scopo primario quello di agevolare la fruibilità delle notizie ivi contenute, attraverso un progetto di conoscenza e valoriz- zazione della raccolta6.

Primo passo obbligato, al fine di garantire al fondo la possibilità di essere più comodamente consultato, corrispondeva alla compilazione di un indi- ce, volume per volume, quanto più possibile analitico, ragionato e descritti- vo; indice di cui ben raramente l’autore ha fornito i propri volumi, compre- si quelli più completi, cui si è fatto cenno. La realizzazione di un indice per ogni volume permette di individuare facilmente, oltre ai contenuti specifici di ogni capitolo, le pagine che si occupano delle diverse sezioni tematiche in cui le notizie raccolte possono essere fatte confluire, sezioni tematiche che essenzialmente possono essere ricondotte a quelle elencate dall’autore nel piano dell’opera e qui sopra riproposte. Questi ed altri importanti aspetti connessi con la realizzazione dell’indice di ogni volume o cartella e con la visualizzazione completa e rapida dei loro contenuti sono stati alla base dell’elaborazione di una scheda appositamente realizzata che permettesse, accanto all’identificazione degli argomenti trattati, l’individuazione della psicologia di raccolta dell’autore, cioè dei criteri adottati dall’autore nel se- lezionare i documenti da trascrivere, informazione assolutamente necessaria per la comprensione di un’opera monumentale ma incompiuta che proprio a livello di raccolta di documentazione si esaurisce, per orientarsi all’interno di un mare di informazioni in cui il progetto si è proposto di individuare delle percorribili rotte di navigazione. Tra i risultati del lavoro svolto, di cui le schede sono il prodotto principale, va sottolineato anche un aspetto che, in qualsiasi campo, si presenta spesso come una diretta conseguenza della conoscenza: la tutela. Disporre di un censimento completo dei contenuti della raccolta, ed in particolare delle carte sciolte che si trovano nei volumi e soprattutto nelle cartelle, svolgerà sicuramente un ruolo fondamentale nel conservare il fondo integro ed ordinato.

6 Progetto promosso e finanziato dal Comune di Poppi e dal CRED della Comunità Montana del Casentino (Ecomuseo del Casentino), elaborato e realizzato dallo scrivente, con la supervisione degli enti committenti nelle persone di Alessandro Brezzi e Andrea Rossi.

La scheda, calibrata sul materiale che essa si proponeva di descrivere, studiata per interrogare il fondo al meglio e per accogliere al meglio le in- formazioni che questo avrebbe offerto in risposta, si compone di tre sezioni che si dividono le quattordici voci corrispondenti alle informazioni da rac- cogliere. La prima sezione è identificativa del volume e comprende quindi le voci corrispondenti al numero tradizionale (assegnato ai volumi al loro arrivo nella biblioteca di Poppi) e al titolo originale del volume. Altre due voci si uniscono a queste, che restano le principali, allo scopo di una facile e rapida identificazione univoca di un volume del fondo: “definizione” e “descrizione”. Ai due termini, quasi sinonimi, è stata affidata una diver- sa connotazione e quindi una diversa funzione: il primo vuole sopperire alla frequente assenza del titolo, o all’altrettanto frequente non corrispon- denza tra titolo e contenuti del volume, ospitando, nella relativa voce, un sintetico regesto del contenuto; il secondo assume invece il significato di “descrizione fisica”, comprendendo, come elementi ricorrenti nella propria casella, le dimensioni del volume, il materiale con cui è realizzata la coper- tina, il numero totale di pagine.

La seconda sezione si occupa invece di quelle componenti che non sono sempre presenti nel volume, ma che ricorrono con una certa frequenza, anche se difficilmente tutte insieme, a costituire una sorta di “volume full- optional”. Si tratta di elementi anche importanti, come i numeri di pagina o l’indice, ma anche di componenti superflue alla diretta fruizione del vo- lume, comunque utilissime per capire la psicologia di raccolta dell’autore: documenti inediti7, pagine di testi a stampa8, nonché una varietà smisurata

di tipologie di “carte sciolte” che vanno da disegni ricalcati a copie delle decorazioni di copertina di antichi codici9, da antichi documenti originali

a appunti bibliografici dell’autore10.

A proposito dei numeri di pagina, è necessario segnalare che, come si intuisce dal fatto che questa voce si trovi in questa sezione, non tutti i volu- mi dispongono di una regolare numerazione: non sono rari i casi in cui la numerazione è irregolare o saltuaria, casi in cui numerazione per pagina e numerazione per foglio si accavallano, casi in cui i numeri di pagina scom- paiono prima della fine del volume e casi in cui sono del tutto assenti. Per 7 A volte addirittura trascritti con fedele riproduzione della grafia originale.

8 Rilegate, o ritagliate e incollate, nel volume. 9 Realizzate con la tecnica del frottage a matita.

10 Corredati a volte anche dal codice di collocazione delle biblioteche che custodivano o custodiscono i testi citati.

i volumi che rientrano in questa casistica si è resa necessaria una revisio- ne, o una totale realizzazione, della numerazione delle pagine del volume, con un metodo rispettoso e poco invasivo (numeri a lapis, uno ogni dieci pagine), che, senza sovraccaricare di segni il testo e mettendo ordine nei segni già presenti, alcuni dovuti a precedenti lavori di sistemazione e cata- logazione, consentisse di orientarsi all’interno dei volumi e permettesse la compilazione di indici funzionali ed efficienti.

La terza sezione è quella principale, quella che si occupa dei contenuti del volume. La tabella corrispondente all’indice è la prima, anche in ordine di importanza, di questa sezione. La realizzazione di un indice completo e accurato si imponeva come mezzo e fine principali di un progetto di va- lorizzazione che voleva, in primo luogo, permettere una facile accessibilità alla fruizione del fondo. I volumi corredati di indice originale sono ab- bondantemente al di sotto del 50% del totale e l’indice dell’autore, anche quando è presente, è spesso comunque incompleto e inesatto; per questi motivi, nel presente lavoro, si è preferito realizzare ex novo gli indici, anche quelli di quei volumi che l’autore ha corredato di “elenco delle materie”, preferendo inserire gli indici originali nell’omonima voce della sezione pre- cedente.

La voce che segue corrisponde ad una tabella predisposta a contenere sintetici regesti dei singoli capitoli. Essendo i titoli dei capitoli che compa- iono nella voce precedente una trascrizione fedele di quelli scritti dall’auto- re, capita che non corrispondano perfettamente al contenuto; in casi come questo, una breve definizione dei contenuti di un capitolo si presenta come un’imprescindibile appendice all’indice. A maggior ragione, questa tabella concorre al completamento dell’indice quando il regesto comprende o si presenta come un indice dei paragrafi, dei sottocapitoli, di cui si compone un capitolo; i volumi di argomento genealogico ben esemplificano il caso: essendo i titoli dei capitoli di questi volumi costituiti semplicemente da un cognome, è indispensabile disporre di un indice interno al capitolo che elenchi gli elementi (arme, albero genealogico, storia, documenti, ricordi) che concorrono a delineare la storia di una famiglia, il cui nome è l’unico indizio che l’indice per capitoli fornisce.

L’apparato iconografico del fondo è di tutto rispetto e merita ovviamen- te un posto di rilievo nella sezione dei contenuti. L’autore si mostra assai generoso nel proporre immagini attinenti al testo in cui si inseriscono: schizzi a penna o a lapis, realizzati dall’autore stesso, affollano letteralmen- te le pagine, riproducendo edifici, oggetti, iscrizioni e, soprattutto, sigilli

e stemmi di famiglia. Questi ultimi, nei volumi più curati, si presentano elegantemente acquerellati o colorati a tempera, quando non addirittura incorniciati o impreziositi da foglie d’oro. In alcuni volumi, è l’autore a realizzare anche tavole cartografiche, le quali però, più frequentemente, provengono dalla cartografia edita, per essere poi ripiegate e rilegate nei vo- lumi, o anche ritagliate e incollate sulle pagine. Da testi editi provengono anche stampe, incisioni e fotografie presenti nei volumi, ma non è infre- quente il caso in cui è di nuovo l’autore, a mano, che ricalca le illustrazioni di un libro di cui sta parlando.

Con la voce che segue, “bibliografia”, ci si riferisce ai libri da cui pro- vengono i brani citati o trascritti nei volumi, i quali tutti insieme vanno poi a costituire la sezione tematica a sé stante denominata “Bibliografia Casentinese”. Alcuni testi inediti che però costituiscono volumi completi, ben connotati e facilmente individuabili, quali le opere del Bandini, del Mannucci, del Lapini, trovano posto anche in questa sezione, oltre che nell’apposita voce predisposta per contenere elenchi dei principali “docu- menti inediti”, i quali, se numerosi, possono anche figurare come insieme, sotto il nome del fondo d’archivio, pubblico o privato, da cui provengono. L’ultima voce della scheda si occupa di un aspetto la cui importanza era stata sottolineata all’inizio di questa nota esplicativa: la possibilità di col- legamento trasversale dei volumi in relazione ai filoni tematici principali e ricorrenti, i quali possono essere ricondotti a quelli proposti dall’autore stesso nella lettera prefatoria “al lettore”, che si presenta come carta sciolta inserita nel primo volume e che è stata abbondantemente citata. La pos- sibilità di segnalare, alla fine della scheda, la presenza e la localizzazione nel volume dei sei temi principali del fondo, permette alla schedatura di presentarsi come un database cartaceo in grado di considerare il fondo nel suo insieme e di interrogarlo per parole-chiave.

Le schede delle cartelle divergono, anche se in maniera non sostanziale, da quelle dei volumi, al fine di adattarsi al meglio all’oggetto da definire.