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Il fonte battesimale di Giroldo da Como

Nel documento Il Duomo di Massa Marittima nel Medioevo (pagine 140-146)

La seconda importante commissione che riguardò l’interno della cattedrale fu quella del monumentale fonte battesimale di Giroldo da Como, collocato nella prima campata della navata destra sopra un basamento di tre gradini (fig. 2.218). L’opera si presenta come un grande blocco quadrato, sollevato da terra da quattro figure di fiere acquattate su prede poste sotto gli angoli della vasca, due rivolte verso la navata centrale, una verso la controfacciata e una verso l’abside (figg. 4.3-4.5). Tre dei felini sono leoni, mentre il quarto, il più nascosto perché posto sotto lo spigolo tra la controfacciata e la parete laterale destra, è identificabile con una leonessa per l’assenza della folta criniera che caratterizza i compagni. Ciascuno dei quattro lati della vasca è scandito da cinque arcatelle trilobe sorrette da colonnine dai fusti tortili o incisi da scanalature verticali e zigzagate; il bordo superiore è decorato da una teoria di ovuli e fusarole.

Nel lato rivolto verso l’abside sono raffigurati, da sinistra a destra, San Regolo, la

Vergine, Cristo in trono, San Giovanni Battista, con in mano un rotolo con inciso “Ego vox clamantis”, e San Cerbone; ciascuna figura è accompagnata dal proprio nome,

498

Per la leggenda agiografica di San Cerbone si veda il capitolo Profilo storico. L’episodio del viaggio in nave dall’Africa alla Toscana è rappresentato, come già visto in precedenza, anche nella prima formella dell’architrave del portale di facciata.

499 Comunicazione orale del restauratore Massimo Gavazzi. 500

iscritto sul fondo (fig. 4.6). Negli spazi di risulta tra gli archetti e il bordo superiore si incontrano una figurina seduta in trono, contro lo sfondo di un edificio turrito; la decapitazione di San Regolo; due angeli a ali spiegate, rivolti verso il Cristo in trono; un gruppo di oche in volo e infine due angeli, uno dei quali tiene con le mani un rotolo spiegato dove compare l’iscrizione “Gloria in excelsis Deo”, chiari riferimenti alle vicende agiografiche del santo patrono.

Il resto del fonte è occupato dalla narrazione degli episodi della vita di San Giovanni Battista, che procedono in senso antiorario iniziando dal lato rivolto verso la navata centrale (fig. 4.7). Qui si incontra, sotto il primo archetto, l’Annuncio dell’arcangelo

Gabriele a Zaccaria, accompagnato dall’iscrizione “Ne timeas Zacharia”; seguono

l’Imposizione del nome al Battista, il Battesimo di Cristo, Tre angeli sorreggono le vesti

di Cristo, la Predicazione del Battista. Sopra gli archetti sono raffigurati, da sinistra, il

profeta Malachia, con in mano un rotolo; la Visitazione; Cristo in mandorla tra due

angeli; Dio Padre accompagnato da due angeli e dall’iscrizione “Ecce agnus Dei qui tollit peccata mundi”; i profeti David, Geremia e Isaia, ognuno con un rotolo

spiegato.502 Sul bordo superiore corre una lunga iscrizione da cui si desumono la data di esecuzione (1267) e i nomi dello scultore (Giroldo da Como) e dell’operaio in carica (maestro Ferruccio di Maestro Mitorino di Torniella).503

Il lato del fonte rivolto verso la controfacciata presenta sotto l’archetto centrale San

Giovanni Battista che battezza, osservato da un gruppo di uomini e uno di personaggi

indossanti un elmo nei due scomparti di sinistra, e, a destra, da scribi504 e due figure a cavallo, queste ultime da identificare, grazie all’iscrizione,505 coi soldati di Erode giunti per arrestarlo (figg. 4.8-). Sopra gli archetti si incontrano alle due estremità due profeti, e nei restanti spazi i quattro simboli del Tetramorfo.

Sull’ultimo lato, quello parallelo alla parete destra dell’edificio, sono narrate le vicende finali della vita del santo, ovvero l’Arresto del Battista, portato di fronte a Erode in

502

L’identificazione dei profeti e l’interpretazione delle poco leggibili iscrizioni sui rotoli (Malachia: “Ecce ego mitto angelum meum”; Davide: “Angelis suis mandavit a te”; Geremia: “Priusquam te

formarem novi te”; Isaia: “Posuit os suum quasi gladium acutum”) si devono al Petrocchi (L. PETROCCHI, 1900, pp. 42-44).

503

A(NNO) D(OMINI) MCCLXVII INDIC[TIONE XIV] MAG(IST)RO FERRUCCIO (QUON)DAM MAG(IST)RI MICT(O)R[INI DE] TORNIELLA OP(ER)ARIO EXISTENTE HOC OPUS SCUL(P)TUM A MAG(IST)RO GIROLDO (QUON)DAM IACOBI D(E) CUMO AD HONOREM DEI, BEATI IO(HANNI)S BAPTIST(A)E ET BE(A)TISSIMI CERBO(N)I PATRONI NOSTRI (ET) ALIORUM SA(NCT)ORUM DEI.

504 I personaggi nella scena alla destra del battesimo sono forse da identificare come i protagonisti

dell’Interrogazione del Battista da parte dei Sacerdoti e dei Leviti, mentre a sinistra sarebbero rappresentati il Popolo accorso a ricevere il battesimo e i Publicani (C. BARDELLONI, 2000, p. 52 nota 24).

trono, il Banchetto di Erode, e infine la Decapitazione del Battista, preceduta da Salomè

che riceve la testa del Battista. Gli spazi di risulta tra gli archetti e il bordo superiore

sono riempiti da rigogliosi elementi vegetali, accompagnati, nel primo e nell’ultimo, da un pavone di profilo dalla lunga coda.

L’interno del fonte è articolato in quattro pozzetti angolari; al centro della vasca, sotto il basamento del tabernacolo marmoreo aggiunto nel 1447, il fondo si abbassa di livello formando un piccolo bacino circolare (fig. 4.8).

I primi eruditi a citare il fonte furono Giovanni Targioni Tozzetti, che ne trascrisse erroneamente l’iscrizione riportando la data 1262,506 Guglielmo Della Valle507 e Francesco Fontani, che menziona la data come 1226.508 La prima accurata descrizione si deve al Petrocchi, che analizza ogni singola scena rappresentata sulla vasca e riporta le numerose iscrizioni.509 Oggetto di un contributo monografico nel 1940,510 l’opera è stata spesso menzionata con giudizi in genere negativi nella letteratura storico-artistica nel corso dello scorso secolo;511 testo fondamentale per un inquadramento del fonte all’interno dell’attività di Giroldo rimane l’articolo di Claudia Bardelloni pubblicato nel 2000 su Prospettiva, frutto della sua tesi di laurea dedicata alla ricostruzione del nutrito

corpus dello scultore lombardo.512 L’opera è stata infine inclusa nel recente e approfondito volume sui battisteri e fonti battesimali toscani.513

Il fonte massetano è, insieme alle lastre del Museo d’Arte Sacra di San Miniato al Tedesco del 1274 e di Montepiano,514 una delle tre opere datate e firmate da Giroldo da Como, testimonianza dunque fondamentale nella ricostruzione del corpus dell’artista. Il nome di quest’ultimo si rintraccia per la prima volta su due epigrafi conservate a Volterra, una nella Torre di Giovanni Toscano (1250) e l’altra murata nel Battistero ma proveniente dal castello di Monte Voltraio (1252), dove lo scultore si firma Giroldo di

506 G. TARGIONI TOZZETTI, 1751, p. 89; G. TARGIONI TOZZETTI, 1770, p. 130. 507

G. DELLA VALLE, II, 1785, p. 129 nota 1.

508 F. FONTANI, 1802, p. 64. 509 L. PETROCCHI, 1900, pp. 42-44. 510 C. BRESCHI, 1940.

511

G. DE NICOLA, 1912a, pp. 89-93; G. SWARZENSKI, 1921, p. 189; G. BADII, 1926, p. 51; W. BIEHL, 1926, pp. 87-88; M. SALMI, 1926, p. 60 nota 71; P. TOESCA, 1927, p. 786; M. SALMI, 1928, p. 114; M. LOPES PEGNA, 1962, p. 157; E. LOMBARDI, 1966, pp. 26-31; E. CARLI, 1976, p. 37; E. LOMBARDI, 1985, pp. 267-271; B. SANTI, in Guida storico-artistica..., 1995, p. 33; V. ASCANI, 1995, pp. 775-776; V. ASCANI, 2001, pp. 597-598.

512 C. BARDELLONI, 2000, pp. 21-57.

513 A. DUCCI in Monumenta..., 2011, pp. 117-119, 143, 147

514 La data 1274 e la firma dell’artista sono iscritte su una lapide commemorativa conservata al Museo

Jacopo di Lugano, città allora in diocesi di Como.515 Quest’ultimo è stato identificato con il maestro lombardo attivo a Massa Marittima negli anni ’30 del XIII secolo, dove compare in due documenti del 1231 e 1232 riferibili molto probabilmente alla costruzione della nuova cinta muraria.516 La prima opera scultorea dell’artista pare essere una lastra datata 1259 raffigurante San Bartolomeo benedicente e un frate orante, conservata nel Castello di Vincigliata ma forse proveniente da Lucca.517 Segue il rilievo con la Madonna col Bambino nel Museo dell’Opera del Duomo di Prato, proveniente dalla Badia di Montepiano, la cui data incompleta è interpretabile come 1262, 1264 o 1269; opera, per la Bardelloni, da considerarsi precedente al fonte di Massa.518 Seguono alcuni frammenti scultorei della chiesa di Cireglio, presso Pistoia, da collocare intorno alla metà degli anni ’60; il fonte massetano, del 1267; una figura di San Giacomo in veste di pellegrino, al Museo Civico di Pistoia; le due lastre del Museo Diocesano di San Miniato al Tedesco, del 1274; tre altorilievi nel Museo di Villa Guinigi a Lucca, con un Angelo Annunciante, una Madonna Annunciata e Santa Fausta; tre rilievi che costituivano la fronte di un sarcofago proveniente dalla chiesa di San Francesco a Pistoia, uno stemma della famiglia Ammannati, due statuette femminili e un leone con preda, tutti conservati nel Museo Civico di Pistoia e databili alla fine degli anni ’80. La studiosa gli attribuisce infine, in maniera discutibile, alcune opere di ambito nicoliano, come i rilievi ora nell’altare della cappella Castellani in Santa Croce (Firenze), l’acquasantiera con busti del Duomo di Pistoia e il rilievo con San Giorgio che uccide il

drago della fiorentina Porta San Giorgio, oggi ricoverato a Palazzo Vecchio.519 Giroldo compare anche in due atti notarili rogati a Lucca nel 1282 e nel 1284.520 Nonostante l’approfondita ricostruzione della Bardelloni, la figura di Giroldo meriterebbe un ulteriore esame, che metta in evidenza gli elementi culturali che emergono dalle sue opere e che non si spiegano semplicemente con l’influenza di Nicola Pisano, quali le riprese dal gotico d’oltralpe e da Bisanzio. Per quanto riguarda il fonte battesimale di Massa, esso presenta effettivamente, come sottolinea la stessa studiosa, novità che denunciano la conoscenza dell’attività di Nicola Pisano, appresa forse durante un soggiorno lucchese: gli elementi di modernità rispetto alle opere precedenti

515 C. BARDELLONI, 2000, p. 21.

516 G. TIGLER, 2006, p. 89. Sui documenti, erroneamente citati dal Petrocchi come del 1231 e 1248 (L.

PETROCCHI, 1900, p. 19), si veda il capitolo 1, nota 133.

517

C. BARDELLONI, 2000, pp. 21-22.

518 C. BARDELLONI, 2000, pp. 23-28.

519 C. BARDELLONI, 2000, pp. 28-45. Contrario all’attribuzione a Giroldo delle citate sculture è Guido

Tigler (G. TIGLER, 2013, pp. 311, 330 nota 13). Sul rilievo della Cappella Castellani si veda anche F. CERVINI, 2007, pp. 30-41.

comprendono le capigliature dei personaggi, la volontà di variarne le fisionomie e di accentuarne la vitalità.521 L’aggiornamento sull’arte del tempo è visibile anche nei capitellini degli archetti, che imitano i capitelli dell’abbazia di San Galgano, allora in via di conclusione.522 Valerio Ascani sottolinea la ricchezza decorativa e narrativa delle scene, ma anche un certo sovraffollamento di figure,523 che dovette spingere Pietro Toesca a leggere nella vasca una “confusione di forme involutamente gotiche”.524 Ciò che sorprende dell’opera massetana è proprio il grande impegno speso a curare ogni piccolo dettaglio, dalla decorazione, sempre diversa, di ogni singola colonnetta e capitellino, al traforo minutissimo dei troni, all’attenta decorazione a trapano degli elementi vegetali nei pennacchi. Va inoltre sottolineata la consapevole ripresa dell’antico, sia nel motivo decorativo del bordo, a ovuli e fusarole, sia nei panneggi anticheggianti, e l’abbondanza di iscrizioni di commento alle scene raffigurate.

Come individuato dalla Ducci, il modello per l’opera di Giroldo pare essere l’incompleto fonte battesimale della pieve di Sant’Ermolao di Calci (PI),525 degli anni ’80 del XII secolo, nel quale una tradizione riportata dal Repetti vede un’opera destinata originariamente al Battistero pisano (fig. 4.21).526 Di analoga forma quadrata, esso presenta un unico lato decorato, scandito da cinque arcate sotto le quali sono raffigurati al centro Cristo immerso nel fiume Giordano, San Giovanni Battista alla sua sinistra in atto di battezzarlo, la Vergine e due angeli; negli spazi tra gli archi e il bordo superiore della vasca sono rappresentati angeli dalle ali spiegate. Il fonte massetano riprende dell’opera calcesana la medesima scansione ad archetti - trilobi nel caso duecentesco - su colonnine, sotto ai quali trovano spazio sia gli affollati episodi narrativi della vita del Battista, sia, sul lato rivolto verso l’abside, singole figure frontali sull’esempio di Calci. Il riferimento a tale modello potrebbe essere motivato, come propone la Ducci, da un desiderio della stessa committenza di “ribadire la pisanitas” di Massa, legata alla città marinara politicamente e religiosamente.527

Niente sappiamo del fonte battesimale che doveva precedere la vasca di Giroldo da Como, né in che punto della chiesa si trovasse. E’ presumibile, ma solo in via puramente ipotetica, che potesse trattarsi di un semplice fonte monolitico, del tipo più 521 C. BARDELLONI, 2000, p. 522 V. ASCANI, 2001, p. 598. 523 V. ASCANI, 2001, p. 598. 524 P. TOESCA, 1927, p. 786. 525 A. DUCCI, in Monumenta..., 2011, p. 117.

526 E. REPETTI, 1855, p. 146. L’ipotesi è considerata verosimile da Guido Tigler (G. TIGLER, 2006, p.

240), che collega l’incompletezza del fonte a lavori documentati nel Battistero pisano nel 1184, poi interrotti per mancanza di fondi.

diffuso in Toscana, dove in epoca romanica si preferivano vasche di struttura imponente e poligonale, impiantate direttamente sul pavimento.528 L’attuale collocazione del fonte duecentesco è considerata non originale da Annamaria Ducci a causa della difficile visibilità dei lati rivolti verso le pareti dell’edificio; la studiosa suppone che la posizione dell’opera possa aver subito modifiche durante i lavori di ampliamento della cattedrale iniziati nel 1287, oppure successivamente, in epoca moderna.529 L’ipotesi non è da escludere, ma rimane oscuro quale sarebbe stata l’ubicazione primitiva del fonte, la cui attuale posizione vicino all’ingresso pare piuttosto usuale.530 Non esiste documentazione che chiarisca se l’attuale pedana fosse o meno presente ab origine; in caso contrario girare attorno alla vasca sarebbe forse risultato più agevole.

Nel 1447 il fonte subì un’importante modifica, con la sistemazione al centro della vasca di un alto tabernacolo marmoreo che alterò molto la percezione della vasca medievale. Non conosciamo la data esatta invece della sistemazione come “gradino” del battistero del sarcofago antico oggi murato nella prima campata della navata sinistra (fig. 4.22). Il fronte dell’opera è decorato al centro da un clipeo sorretto da due vittorie alate, entro il quale è scolpito il busto di una giovane defunta; sotto il clipeo si trovano due pantere affrontate, mentre alle due estremità del sarcofago sono scolpite le figure di Amore e Psiche che si abbracciano. L’opera appartiene a una tipologia di sarcofago databile tra il III e il IV secolo, di cui si rintracciano altri esempi in Toscana, di sovente oggetto di reimpiego all’esterno e all’interno degli edifici sacri.531 Luigi Petrocchi fu il primo a individuare un possibile riferimento all’opera in alcune provvisioni conservate all’Archivio Comunale,532 dove il Comune ordina per tre anni consecutivi, dal 1467 al 1469, la ricerca a Massa Vecchia della “bella pila” che andò dispersa durante

528 Si pensi, per citare alcuni esempi, alle vasche monolitiche e prive di decorazione delle chiese di San

Pietro in Bossolo (Tavarnelle Val di Pesa, FI), San Cassiano a Settimo (Cascina), San Lorenzo alle Corti (Cascina, PI), Santa Giulia a Caprona (Vicopisano, PI), Santa Luce (PI), Santa Maria a Cellole (San Gimignano, SI); ai fonti poligonali composti da pannelli di San Giorgio a Brancoli, San Giovanni a Cerreto (Borgo a Mozzano, LU), San Jacopo a Boveglio (Villa Basilica, LU) San Cristoforo a Barga, Santa Maria a Diecimo (Borgo a Mozzano, LU), San Giovanni a Pisa. Frequenti sono anche le vasche quadrate, monolitiche – Sant’Agata, Asciano (SI), Santi Giovanni e Reparata a Lucca, San Giovanni Battista a Sesto di Moriano (LU), San Marco a Rigoli (San Giuliano Terme, PI), Sant’Ermolao a Calci (PI) – o composte da lastre intarsiate (Battistero di Pistoia). Anche la pieve campigliese era dotata di un fonte ottagonale, di cui rimangono oggi solamente le fondamenta. Sui fonti battesimali toscani si veda, come ultimo contributo, Monumenta..., 2011.

529 A. DUCCI, in Monumenta..., 2011, pp. 117-118.

530 Come sottolineato dalla stessa Ducci, non pare esistere in Toscana un’unica regola per la sistemazione

del fonte battesimale all’interno della chiesa, ecceto la posizione nei pressi della controfacciata, in linea con l’idea del battesimo quale ingresso nella comunità religiosa (A. DUCCI, in Monumenta..., 2011, p. 100).

531 Riccardo Belcari cita, come esempio di riutilizzo di simili sarcofagi all’esterno di una chiesa, i casi di

un’alluvione; la presumibile identificazione di questa col nostro sarcofago ne documenterebbe un ingresso in cattedrale non precedente all’ultimo quarto del Quattrocento.533 Secondo l’Arus, esso sarebbe stato utilizzato nel 1635 come sarcofago per Donna Maria Cristina, figlia del Duca di Umbria e cognata del Principe di Piombino Orazio Aragona Appiano, ma nel documento relativo alla tumulazione della donna “fra il battesimo et il muro della parte di dietro” non si trova menzione del sarcofago.534 L’opera è segnalata come “gradino” del fonte da Targioni Tozzetti,535 da Della Valle536 e da Fontani;537 nel 1880, durante i lavori di restauro dell’edificio, ne fu deciso lo spostamento per migliorarne la conservazione e fu murato alla base dell’arcosolio affrescato della prima campata sinistra, appena riscoperto.538 La sua attuale collocazione è dunque frutto di un allestimento di fine Ottocento, e non un esempio di reimpiego trecentesco, come era stato invece ipotizzato da Salvatore Settis.539

Nel documento Il Duomo di Massa Marittima nel Medioevo (pagine 140-146)