• Non ci sono risultati.

Capitolo 2. Fonti, modelli e traduzioni

2.1 Fonti e modelli

2.1.2 Fonti e modelli in Inghilterra

Le raccolte di racconti inglesi confermano la larga presenza del motivo della dichiarazione di fonti e modelli in sede paratestuale. Allo stesso tempo, le motivazioni che hanno indotto gli autori, in particolare in età elisabettiana, a focalizzarsi su questo tema sono diverse da quelle degli Italiani. Il caso di William Painter, in particolare, offre spunti di riflessione interessanti per il dettagliato resoconto delle fonti utilizzate. Nell’epistola di dedica a Lord Ambrose, conte di Warwick, in apertura del primo tomo del Palace of Pleasure, l’autore, tra i tanti argomenti trattati, spiega come sia giunto alla composizione della sua raccolta: inizialmente aveva pensato ad una traduzione di alcuni episodi tratti dalle Storie di Livio, ma ben presto si era reso conto della difficoltà dell’impresa e il suo sentimento di inferiorità di fronte all’autore latino lo aveva indotto a desistere; col tempo aveva, però, ritrovato il coraggio e si era avvicinato ad altri grandi autori sia classici sia, soprattutto, moderni. In un passo di questa lettera di dedica, illustra le fonti dei suoi racconti:

[…] I thought good […] to aduenture into diuers other, out of whom I decerped and chose (raptim) sondry proper and commendable Histories, which I may boldly so terme, because the Authors be commendable and well approued. And thereunto haue ioyned many other, gathered oute of Boccatio, Bandello, Ser Giouanni Fiorentino,

Straparole, and other Italian and French Authors.24

Nonostante alcuni dei sessanta racconti che formano il tomo I del Palace of Pleasure (sessantasei nell’edizione del 1575) siano tratti da fonti classiche, è in modo particolare sui novellieri italiani che Painter si sofferma. La lettera a Lord Ambrose non è l’unico luogo della raccolta in cui in nomi di Boccaccio, Bandello e compagni vengono proposti: nell’epistola prefatoria al lettore del tomo I, Painter riprende il tema della dichiarazione di fonti e modelli, anzi descrive ancora più dettagliatamente in che modo ha sfruttato gli autori-fonte e, nello specifico, quante novelle del Palace siano attribuibili a ciascuno:

24 W.PAINTER, The Palace of Pleasure, a cura di Joseph Jacobs, London, Published by David Nutt

in the Strand, 1890, 3 voll: vol. 1, p. 4; corsivi miei. D’ora in avanti si farà riferimento a questa edizione con l’abbreviazione Palace of Pleasure.

Wherefore to giue the full aduertisement of the whole collection of these nouels, vnderstande that sixe of them haue I selected out of Titus Liuius, two out of Herodotus, certayn out of Aelianus, Xenophon, Aulus Gellius, Plutarche, and other like approued authors. Other Nouels haue I adioyned, chosen out of diuers Italian

and Frenche wryters. […] Certaine haue I culled out of the Decamerone of Giouan Boccaccio, wherin be conteined one hundred Nouelles, amonges whiche there be some (in my iudgement) that be worthy to be condempned to perpetual prison, but of them such haue I redemed to the libertie of our vulgar, as may be best liked, and better suffered. Although the sixt part of the same hundreth may full well be permitted. And as I my selfe haue already done many other of the same worke, yet

for this present I haue thought good to publish only tenne in number, the rest I haue referred to them that be able with better stile to expresse the authour’s eloquence, or vntil I adioyne to this another tome, if none other in the meane time do preuent me, which with all my heart I wishe and desire: because the workes of Boccaccio for his

stile, order of writing, grauitie, and sententious discourse, is worthy of intire prouulgation. Out of Bandello I haue selected seuen, chosing rather to follow Launay and Belleforest the French Translatours, than the barren soile of his own

vain, who being a Lombard, doth frankly confesse himselfe to be no fine Florentine, or trimme Thoscane, as eloquent and gentle Boccaccio was. Diuers other also be

extracted out of other Italian and French authours.25

Come si può notare nel passo citato, la lettera al lettore contiene anche dei giudizi sugli autori utilizzati: di Boccaccio vengono criticati alcuni racconti un po’ troppo licenziosi, ma lodato lo stile; Bandello viene, invece, attaccato proprio per la forma delle sue novelle, considerata troppo rozza. Painter fa qui rifermento probabilmente alle dichiarazioni dello stesso Bandello, che si definiva «lombardo» e per questo incapace dell’alto stile del suo predecessore fiorentino.26 Se tali affermazioni vanno con tutta probabilità spiegate in base al tradizionale

25 Palace of Pleasure, vol. 1, pp. 10-11; corsivi miei.

26 «Se poi, come di leggiero forse avverrà, cose assai vi saranno rozze, mal esplicate, né con ordine

conveniente poste, o con parlar barbaro espresse, a la debolezza del mio basso ingegno l’ascriva e al mio poco sapere, e pigli in grado il mio buon volere, pensando ch’io son lombardo e in Lombardia a le confini de la Liguria nato, e per lo più degli anni miei sin da ora nodrito, e che, come io parlo così ho scritto, non per insegnar altrui, né accrescer ornamento a la lingua volgare, ma solo per tener memoria de le cose che degne mi sono parse d’essere scritte, e per ubidire a voi che comandato me l’avete» (M.M.BANDELLO, Le novelle, in Tutte le opere di Matteo Bandello, a cura Francesco Flora, Milano, Mondadori, 1934, 2 voll.: vol. 1, p. 8). D’ora in avanti si farà riferimento a questa edizione con l’abbreviazione Novelle.

topos modestiae, Painter le accoglie, invece, alla lettera, giustificando in questo modo la sua adozione dell’intermediario francese per accedere ai testi bandelliani. D’altro canto, Painter ammette anche di non avere grande familiarità con la lingua italiana, motivo per cui l’aiuto di una versione delle Novelle di Bandello in una lingua a lui più nota, come il francese, non poteva che agevolarlo nella sua impresa.27

Nella conclusione al tomo secondo (The conclusion, with an aduertisement to the reader), inoltre, Painter promette un terzo volume e dà al lettore un saggio degli autori di cui si servirà:

And bicause sodaynly (contrary to expectation) this Volume is risen to greter heape of leaues, I doe omit for this present time sundry Nouels of mery deuise, reseruing the same to be ioyned with the rest of an other part, wherein shall succeede the remnaunt of Bandello, specially sutch (suffrable) as the learned French man François de Belleforrest hath selected, and the choysest done in the Italian. Some also out of

Erizzo, Ser Giouani Florentino, Parabosco, Cynthio, Straparole, Sansouino, and the

best liked oute of the Queene of Nauarre, and other Authors.28

Anche se il terzo tomo del Palace of Pleasure non vedrà mai la luce, la dichiarazione sopra riportata è di notevole interesse documentario: è evidente, infatti, che, oltre a Boccaccio, Bandello, ser Giovanni Fiorentino, Giraldi Cinzio e Straparola, all’altezza del 1567 erano noti in Inghilterra anche altri due autori, i cui nomi non torneranno in altre raccolte novellistiche inglesi degli anni a venire: si tratta di Parabosco ed Erizzo. Questa Conclusion fornisce così una testimonianza estremamente interessante se si pensa che Le sei giornate di Erizzo non ebbero molta fortuna in Italia e furono edite nel 1567, lo stesso anno in cui Painter pubblicò il secondo tomo del Palace of Pleasure. Evidentemente la raccolta erizziana doveva aver varcato ben presto i confini italiani perché un autore inglese ne fosse a conoscenza nell’anno stesso della sua pubblicazione. Di certo l’essere stata stampata a Venezia, uno dei maggiori centri editoriali e

27 Le affermazioni di Painter sul suo livello di conoscenza dell’italiano devono essere comunque

prese con cautela. Il fatto che egli dichiari di conoscere poco l’italiano è in contrasto con i giudizi stilistico-formali che pronuncia su Boccaccio e Bandello. Per altre considerazioni in merito a queste affermazioni di Painter si rimanda più sotto al paragrafo dedicato alle traduzioni (2.2).

commerciali d’Europa, dove aver aiutato, senza contare il fatto che il carattere fortemente moralistico delle Sei giornate era adeguato al progetto letterario di un autore come Painter, sempre intento ad enfatizzare il valore delle sue novelle sul piano dell’insegnamento morale.

All’interno del Palace of Pleasure, inoltre, sono reperibili altri paratesti volti ad agevolare il lettore nel reperimento delle fonti delle novelle: nella princeps del tomo I, per esempio, si ha A recapitulacion or briefe rehearsal of the arguments of euery nouell, with the places noted, in what author euery of the same or theffect [sic] be reade and contayned, che riporta gli specifici riferimenti letterari sfruttati; Authors out of whome these nouelles be selected, or which be remembred in diuers places of the same è, invece, un più semplice elenco degli autori-fonte, divisi in Greke and Latine Authors e Italian, French and English.29 Un paratesto simile a quest’ultimo si incontra anche nella prima edizione del tomo secondo (Authorities from whence these nouels be collected: and in the same auouched), dove, però, non si ha distinzione tra fonti classiche e moderne, ma una loro più semplice elencazione.30

Painter è senza dubbio il caso più eclatante tra gli autori di età elisabettiana che hanno dichiarato apertamente le proprie fonti; non mancano, però, altri esempi, per quanto non altrettanto ricchi di dettagli. Se Goeffrey Fenton si è limitato a affermare di aver tradotto dal francese i suoi Tragicall Discourses, nonostante l’originale sia Bandello,31 Barbabe Riche è più preciso:

The histories, altogether, are eight in number, whereof the first, the second, the fifth, the seventh and eighth are tales that are but forged only for delight, neither credible

29 Cfr. W.PAINTER, The Palace of Pleasure, London, Henry Denham, for Richard Tottell and

William Iones, 1566.

30 Cfr. W.PAINTER, The Second Tome of the Palace of Pleasure, London, Henry Bynneman for

Nicholas England, 1567.

31 Nella lettera di dedica a Lady Mary Sidney, Fenton spiega di aver tradotto «certaine Tragical

Discourses out of their French terms into our English phrase» (G.FENTON, Bandello. Tragical Tales. The Complete Novels Translated by Geoffrey Fenton (Anno 1567). With an Introduction by Robert Langton Douglas. Modernized and Edited with a Glossary by Hugh Harris, B. A., a cura di Hugh Harris, London-New York, George Routledge & Sons LTD, E. P. Dutton & Co, [1924], p. 44. D’ora in avanti si farà riferimento a questa edizione con l’abbreviazione Tragicall Discourses). Fenton ha, infatti, sfruttato la versione francese di Belleforest di alcune novelle di Bandello. Anche nel titolo dell’opera, così come appare nel frontespizio, viene riconosciuto il debito col tramite francese (cfr. G.FENTON, Certaine Tragicall Discourses Written oute of Frenche and Latin by

to be believed nor hurtful to be perused. The third, the fourth, and the sixth are

Italian histories written likewise for pleasure by master L. B.. 32

In questo brano, tratto dall’epistola al lettore, Riche divide i racconti che compongono Riche his Farewell to Militarie Profession in due gruppi: il primo comprende le cinque storie (1, 2, 5, 7, 8) forgiate rielaborando liberamente diverse fonti, molte delle quali sono novelle italiane;33 il secondo è rappresentato dai racconti 3, 4 e 6, etichettati come «Italian histories» scritte da un certo «master L. B.». Va detto che il riferimento a queste storie italiane non chiarisce se si tratti di racconti che Riche avrebbe letto in italiano o in traduzione inglese. Per di più, le iniziali L. B. non sembrano rinviare a nessun autore italiano realmente esistito: è stato proposto di leggervi un riferimento a Bandello, il cui nome di battesimo era però Matteo Maria. In questo caso l’iniziale «L.» viene spiegata come una svista di Riche.34 Tuttavia, le novelle legate a L. B. si sono rivelate tre trasposizioni piuttosto fedeli di altrettanti racconti degli Ecatommiti di Giraldi Cinzio, autore ben noto nell’Inghilterra elisabettina. È stato, quindi, proposto di leggere dietro alle misteriose iniziali un riferimento a Lodowick Bryskett, che aveva completato la traduzione in inglese dei Dialoghi della vita civile (inseriti all’interno degli Ecatommiti) probabilmente già attorno al 1567, per poi darla alle stampe nel 1606. Come suggerisce Thomas Cranfill, non è impensabile che Bryskett abbia tradotto anche alcune o tutte le novelle degli Ecatommiti, opera a cui avrebbe potuto aver accesso con facilità durante un viaggio compiuto in Italia tra il 1572 e il 1575 come accompagnatore di ser Philip Sidney. Cranfill avanza l’idea che Bryskett e Riche fossero diventati amici, mentre trascorrevano alcuni anni della loro vita in Irlanda (all’epoca, tra l’altro, della stesura di Farewell to Militarie Profession) e frequentavano gli stessi ambienti. Riche avrebbe potuto, quindi, avere accesso ad

32 B. RICHE, Barnabe Riche his Farewell to Military Profession, a cura di Donald Beecher,

Ottawa, Dovehouse Editions, 1992, p. 135; corsivi miei. D’ora in avanti si farà riferimento a questa edizione con l’abbreviazione Riche his Farewell.

33 Come suggerisce Donald Beecher, il termine «forged» starebbe qui a significare “messi

insieme” e non “contraffatti”: «The term “forged” has been interpreted […] as meaning parts beaten together into new narrative shapes as by a smith, rather than as meaning either counterfeited or stolen» (Riche his Farewell, p. 326).

34 Cfr. T.M.CRANFILL, Introduction, in Riche Barnabe, Rich’s Farewell to Military Profession

1581, a cura di Thomas Mabry Cranfill, Austin, University of Texas Press, 1959, pp. XV-LXXXII: p. XXII, n. 1.

un’ipotetica traduzione in inglese degli Ecatommiti, che Bryskett avrebbe allestito per fuggire dal tedio della sua vita in Irlanda, di cui spesso si lamentava.35 Si tratta naturalmente soltanto di ipotesi, ma, comunque siano andate le cose, nella sua lettera al lettore (To the readers in general) di Farewell to Militarie Profession Riche ha fatto esplicito riferimento a delle «Italian stories written […] for pleasure»: è evidente, quindi, il suo legame con la novellistica tanto come autore quanto come rifacitore di novelle italiane, che incarnano per eccellenza delle “storie scritte per dare piacere”.

Un altro caso interessante è rappresentato da George Turberville, i cui Tragicall Tales costituiscono non solo una rielaborazione dei contenuti di novelle italiane, ma anche una loro riscrittura in versi.36 Nella lettera prefatoria al lettore

(scritta in fourteeners), l’autore spiega che, dopo aver iniziato un ambizioso progetto di traduzione in inglese di Lucano, è stato indotto a desistere dalla musa Melpomene in persona, apparsagli in sogno. In cambio, avrebbe, però, ottenuto il benestare per la realizzazione di versi di argomento serio e tragico («some heauy sounding verse»),37 trovando in seguito in Boccaccio e in altri autori italiani la materia che faceva al caso suo. Da questo cambiamento di rotta sarebbero nati i Tragicall Tales:

Then I to reading Boccas fell,

and sundrie other moe

Italian Authours, where I found

great stoare of states in woe,

And sundrie sortes of wretched wights: some slayne by cruell foes,

And other some that through desire and Loue their lyues did lose: some Tyrant thirsting after bloud,

35 Cfr. CRANFILL, Introduction, cit., pp. XXII-XXXVI; D.BEECHER, Introduction, in Barnabe Riche,

Barnabe Riche his Farewell to Military Profession, a cura di Donald Beecher, Ottawa, Dovehouse Editions, 1992, pp. 13-120: pp. 44-52.

36 Va qui ricordato che l’intera opera, compresi i paratesti, è in versi. Fa eccezione la sola lettera di

dedica di Turberville al fratello, che è in prosa.

37 G.TURBERVILLE, Tragical Tales, and Other Poems, Edimburgh, Printed for private circulation,

1837, p. 18. D’ora in avanti si farà riferimento a questa edizione con l’abbreviazione Tragicall Tales.

themselues were fowly slayne:

And some did sterue in endlesse woes, and pynde with bitter payne.

Which gaue me matter fitte to write.38

L’operazione letteraria messa in atto da Turberville è molto interessante: egli, infatti, sfrutta le fonti novellistiche italiane,39 ma seleziona soltanto le novelle di argomento tragico e spesso amoroso, trasformandole in componimenti in ballad stanzas o poulter’s measure. Il centro propulsore dell’intera raccolta è il tema luttuoso ed è significativo, in tal senso, che proprio Boccaccio, insieme a «sundrie other moe Italian Authours», venga addotto come modello da parte di un autore che attraverso i suoi racconti vuole tramettere al lettore le proprie pene. Invece del Boccaccio licenzioso, viene qui proposto un Boccaccio cantore dell’amore infelice, tanto che la maggior parte delle novelle del Decameron che ispirano Turberville sono tratte dalla Giornata IV, dedicata agli amori a triste fine.

Il ruolo centrale giocato da Boccaccio nell’elaborazione di raccolte di racconti sul suolo inglese si riscontra anche in un’opera dal tono molto più ironico e divertito, ossia Tarltons Newes out of Purgatorie. Il suo autore, ancora senza volto, si cela dietro allo pseudonimo di Robin Goodfellow: se questi non riconosce apertamente i propri modelli letterari, essi vengono svelati in un’altra opera, The Cobler of Caunterburie, nata proprio come un’invettiva contro Tarltons Newes. La cornice del Cobler of Caunterburie, infatti, si apre con un gruppo di viaggiatori che si imbarcano per intraprendere un viaggio via fiume fino a Gravesend (e da lì molti si dirigeranno poi fino a Canterbury): il narratore (omodiegetico) spiega di aver chiesto ad un compagno di viaggio che libro stesse leggendo, scoprendo così che si trattava proprio di Tarltons Newes. Ha così avuto inizio un’accesa discussione tra i presenti: alcuni hanno lodato l’opera, altri l’hanno criticata. È durante questo battibecco che viene individuata nel Decameron la fonte principale di Tarltons Newes, scelta che ha garantito all’opera una certa piacevolezza: «[…] at this they fell to descanting of the booke, some

38 Tragicall Tales, pp. 18-19; corsivi miei.

39 Da Boccaccio Turberville trae sette racconti, da Bandello altri due. In tutto i Tragicall Tales

contengono dieci narrazioni. Per maggiori dettagli sulle fonti di Turberville, cfr. J.E.HANKINS,

commended it highly, and saide it was good inuention and fine tales: tush quoth an other most of them are stolne out of Boccace Decameron: for all that quoth the third, tis pretty and witty».40 Analizzando i racconti che compongono questa raccolta, si notano, però, riprese di Straparola, di ser Giovanni Fiorentino, di Poggio Bracciolini e di un autoctono jest-book, A. C. Mery Talys; eppure il nome del Certaldese è l’unico ad essere proposto, nel Cobler, come fonte principale dell’opera avversaria. Certo, il Decameron ispira un maggior numero di racconti rispetto alle opere di altri autori, ma probabilmente non è questo il solo motivo che ha indotto l’autore del Cobler a optare per una tale dichiarazione di debito.

Prima di avanzare delle proposte per spiegare l’alta ricorrenza del nome di Boccaccio come fonte per i novellatori inglesi, vorrei presentare un ultimo esempio, costituito proprio dal Cobler of Caunterburie. Nella lettera di dedica al lettore, l’autore, nelle vesti del ciabattino di Canterbury, dichiara di aver guardato a Geoffrey Chaucer e ai suoi Canterbury Tales:

But I digresse, and therefore to my booke, wherein are contained the tales that were

tolde in the Barge betweene Billingsgate and Grauesend: Imitating herein old Father Chaucer, who with the like Methode set out his Caunterbury tales: but as there must

be admitted no compare between a cup of Darby ale, and a dish of durty water: So syr Ieffrey Chaucer is so hie aboue my reach, that I take Noli altum sapere, for a warning, and onely looke at him with honour and reuerence.41

Il cobbler figura anche tra i personaggi che compongono la brigata diretta a Gravesend:42 il narratore extradiegetico, che, come si è detto, non è il ciabattino, spiega che, dopo le discussioni su Tarltons Newes, il cobbler ha proposto ai compagni di prendere a modello Chaucer per organizzare delle attività che avrebbero reso il viaggio più piacevole:

40 The Cobler of Caunterburie, in The Cobler of Caunterburie and Tarltons Newes out of

Purgatorie, a cura di Geoffrey Creigh e Jane Belfield, Leiden, E. J. Brill, 1987, p. 23. D’ora in avanti si farà riferimento a questa edizione con l’abbreviazione The Cobler.

41 The Cobler, p. 20; corsivi miei, ad eccezione della frase in latino.

42 Il narratore (omodiegetico) delle vicende della brigata è un personaggio che fa parte della

compagnia di viaggiatori, ma di cui non si conosce l’identità. Il cobbler, invece, è sia l’“autore”