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Il pubblico femminile nelle raccolte di novelle italiane

Capitolo 4. La determinazione del pubblico

4.2 La dedica alle donne

4.2.4 Il pubblico femminile nelle raccolte di novelle italiane

Le raccolte di età elisabettiana tendono a trasformare gli appelli alle lettrici in strumenti per attirare un pubblico maschile affascinato dall’idea di curiosare nell’universo femminile. Non è difficile pensare che il forte legame stabilito da Boccaccio con le sue “graziose donne” possa aver influenzato gli autori inglesi: essi, dedicandosi ai racconti all’italiana, hanno sfruttato la carica erotica suggerita in Italia dal legame con il pubblico femminile per attirare l’attenzione di lettori maschi. William Painter, il primo a realizzare una raccolta di racconti all’italiana nell’Inghilterra elisabettiana, deve essersi reso conto ben presto del rapporto tra novella e pubblico femminile, se nel secondo tomo del Palace of Pleasure (1567) ha collocato volutamente in posizione di apertura il racconto delle Amazzoni, mettendolo a confronto con la prima storia del tomo I, avente come protagonisti Orazi e Curiazi.101 Le richieste del mercato editoriale, che guardava tanto alle donne quanto agli uomini incuriositi dalla letteratura che consentiva una sorta di accesso all’universo femminile, devono aver giocato un certo peso anche nelle strategie editoriali di Riche, Pettie e Greene. Questi ultimi erano probabilmente ben consapevoli che un segno di riconoscimento del genere novellistico italiano, che tanto fortuna stava riscuotendo in Inghilterra, consisteva proprio nel legame privilegiato con il pubblico femminile, da loro astutamente sfruttato. Il fatto stesso che Riche abbia suggerito implicitamente un’equazione tra lettrici, letteratura alla moda e società frivola implica che quest’associazione era diffusa all’epoca e, quindi, facilmente comprensibile per il pubblico inglese.

Se per la tradizione novellistica elisabettiana e giacomiana l’utilizzo delle dediche alle donne per scopi commerciali è convincente, ci si potrebbe chiedere se anche dietro all’individuazione del pubblico femminile proposta in alcune raccolte

101 In proposito cfr. WOODBRIDGE, Women and the English Renaissance, cit.; LUCAS, Writing for

Women, cit.; MASLEN, Elizabethan Fictions, cit.; HACKETT, Women and Romance Fiction, cit.; RHODES, Italianate Tales, cit.; SHINN, Managing Copiousness, cit..

novellistiche italiane si celi la medesima strumentalizzazione della donna come lettrice e dedicataria. Utile a gettare luce sulla questione sono le raccolte di tre autori, Boccaccio, Firenzuola e Straparola, le cui opere, come si è visto, presentano dediche esplicite al pubblico femminile.

Al contrario di quanto accade nelle raccolte inglesi, le dediche alle donne in Italia non sono affiancante da parallele epistole ai lettori uomini.102 Ci sono, però, delle tracce indiziarie che consentono di ipotizzare che, dietro agli appelli privilegiati alle lettrici, anche gli autori italiani guardassero al pubblico maschile. Nel Proemio del Decameron, per esempio, Boccaccio spiega i motivi che lo hanno indotto ad individuare nelle donne, e in particolare nelle donne innamorate, il suo destinatario privilegiato. Tuttavia, in questo paratesto l’autore non si rivolge direttamente a loro, come farà, invece, nell’Introduzione alla Giornata IV e nella Conclusione dell’autore, ma sembra parlare ad un non ben identificato interlocutore. Viene, quindi, spontaneo credere che si stia rivolgendo non soltanto ad un generico lettore, quanto più a quel lettore maschile, che fino a quel momento era stato il fruitore naturale delle opere letterarie.

Nel caso di Boccaccio, sarebbe certo poco credibile spiegare la scelta del pubblico femminile come una strategia di marketing volta a conquistare un ampio pubblico di lettori, come si potrebbe pensare per un autore che opera nel pieno Cinquecento. Ciò non toglie che egli abbia comunque scritto il suo Decameron nel tentativo di compiacere non solo le lettrici, ma anche i lettori. Nell’Introduzione alla Giornata IV, infatti, Boccaccio si propone di rispondere alle accuse mossegli dai detrattori, che riassume in questo modo:

Sono adunque, discrete donne, stati alcuni che, queste novellette leggendo, hanno detto che voi mi piacete troppo e che onesta cosa non è che io tanto diletto prenda di piacervi e di consolarvi e, alcuni han detto peggio, di commendarvi, come io fo.

Altri, più maturamente mostrando di voler dire, hanno detto che alla mia età non sta

bene l’andare omai dietro a queste cose, cioè a ragionar di donne o a compiacer loro. E molti, molto teneri della mia fama mostrandosi, dicono che io farei più saviamente a starmi con le Muse in Parnaso che con queste ciance mescolarmi tra voi. E son di

102 Nel caso di Firenzuola, per di più, il mecenate a cui è rivola la dedica encomiastica è ancora

quegli ancora che, più dispettosamente che saviamente parlando, hanno detto che io

farei più discretamente a pensare donde io dovessi aver del pane che dietro a queste frasche andarmi pascendo di vento. E certi altri in altra guisa essere state le cose da me raccontatevi che come io le vi porgo s’ingegnano in detrimento della mia fatica di dimostrare.103

È chiaro che i detrattori non appartengono al gruppo delle donne a cui l’opera è dedicata; essi sono uomini che avrebbero letto il Decameron, muovendogli per invidia le critiche qui riportate. Gli studiosi si sono spesso chiesti se questi discorsi dei «morditori» fossero dovuti al fatto che parte del Decameron era circolata prima che l’opera fosse compiuta, attirando, quindi, reali critiche, a cui Boccaccio si sarebbe qui premurato di rispondere prima di portare a termine la sua impresa letteraria, come lui stesso sembra suggerire:104

Per ciò che, se già, non essendo io ancora al terzo della mia fatica venuto, essi son molti e molto presummono, io avviso che avanti che io pervenissi alla fine essi potrebbono in guisa esser multiplicati, non avendo prima avuta alcuna repulsa, che con ogni piccola lor fatica mi metterebbono in fondo; né a ciò, quantunque elle sien grandi, resistere varrebbero le forze vostre.105

È possibile, d’altro canto, che Boccaccio non si stia riferendo qui ad accuse reali, ma si proponga di ribattere anticipatamente a ipotetiche calunnie che la sua opera avrebbe potuto attirare. Non è possibile concludere con certezza se gli attacchi di questi «morditori» siano reali o fittizi, ma le risposte che Boccaccio propone in questa Introduzione sono particolarmente significative: al di là della spiegazione delle caratteristiche stilistiche e contenutistiche del Decameron, infatti, esse forniscono delle indicazioni in merito ai lettori che l’autore stesso si aspettava di avere. Da un lato, Boccaccio ribadisce più volte che il pubblico a cui si rivolge è quello delle donne innamorate, che chiama a raccolta per difendere le sue novelle da attacchi ingiusti; dall’altro, è bene notare che i detrattori, che avrebbero letto

103 Decameron, Introduzione IV, parr. 5-7; corsivi miei.

104 Cfr. in proposito V.BRANCA, Tradizione delle opere di Giovanni Boccaccio II. Un secondo

elenco di manoscritti e studi sul testo del Decameron con due appendici, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 1991, pp. 147-153.

(parte del) Decameron, cimentandosi in aspre critiche, sono chiaramente uomini. Boccaccio dà, quindi, per scontato che non siano soltanto le donne ad avere accesso alle sue novelle; anzi, il rilievo che egli indirettamente conferisce ai lettori maschili è tale da dedicare loro parte del suo tempo per rispondere alle loro eventuali accuse e renderli edotti sui suoi progetti letterari. Anche nella Conclusione dell’autore Boccaccio torna a suggerire una certa consapevolezza del fatto che, nonostante la sua dedica proemiale, non siano solo le donne a leggere il Decameron. Basti pensare al seguente passo: «[…] brievemente a alcune cosette, le quali forse alcuna di voi o altri potrebbe dire […], quasi a tacite quistion mosse di rispondere intendo».106 Questi «altri», a cui sarebbero imputabili le critiche

mosse al Decameron, potrebbero essere ancora un volta quegli uomini che hanno scelto di leggere le novelle boccacciane. Per quanto le donne siano il lettore privilegiato, l’uomo non è per questo di necessità escluso dalla fruizione del novelliere. La costruzione stessa della brigata decameroniana può essere rivelatrice in proposito: il gruppo dei novellatori è composto, infatti, da sette fanciulle e tre giovani, eppure ogni volta che uno dei dieci narratori prende la parola si rivolge esclusivamente alle «graziose», «piacevoli», «carissime» donne. Gli uomini, pur chiaramente presenti e partecipi delle discussioni e dell’attività narrativa, non vengono esplicitamente chiamati in causa dal narratore di turno, sia esso Dioneo, Filostrato o Panfilo, oppure una delle giovani donne. Questa scelta retorica potrebbe costituire uno specchio di quanto lo stesso Boccaccio fa nei suoi paratesti: gli appelli alle sole donne non escluderebbero, quindi, ma anzi addirittura prevedrebbero la presenza tra il pubblico di uomini “silenziosi” in ascolto o intenti alla lettura. Una conferma del fatto che l’autore di novelle, pur rivolgendosi alle sole donne, prevedesse una partecipazione silente degli uomini si può trovare in Straparola. La brigata delle sue Piacevoli notti è composta da personaggi storici per la parte maschile e da sconosciute ancelle per quella femminile; nonostante gli uomini partecipino alle discussioni e alla risoluzione degli enigmi che seguono ogni novella, quando è il momento di narrare delle “favole” soltanto le donne (con qualche rara eccezione) assumono la veste di novellatrici, mentre gli uomini vengono relegati al mero ruolo di pubblico.

All’interno di questa brigata, quindi, l’uditorio è per buona parte maschile, eppure, nei casi in cui le narratrici si rivolgono agli ascoltatori, i loro appelli sono in genere ancora una volta declinati al femminile. Anche se con minore sistematicità, tornano, infatti, nelle Piacevoli notti appellativi di ascendenza boccacciana quali «graziose donne», «valorose donne», «amorevoli donne», «amorose donne». All’interno della finzione letteraria della cornice viene, così, echeggiato il favore accordato alle donne da Straparola e da Orfeo dalla Carta nelle loro lettere in apertura delle Piacevoli notti. Come nel caso di Boccaccio, anche qui le donne rimangono il destinatario privilegiato, ma tale scelta non esclude che Straparola parlasse consapevolmente anche ad un pubblico maschile, relegato però a presenza silente, per quanto indiscutibile.

Anche Firenzuola, nell’Introduzione alla Giornata I, individua chiaramente nelle «graziose giovani» il destinatario prediletto dei suoi Ragionamenti; eppure, all’inizio di questa stessa sezione della raccolta si lascia sfuggire un richiamo a più generici lettori tra le cui mani dimostra di sapere bene che la sua opera finirà:

[…] io penserei dovere esser grandemente biasimato ogni volta che in luogo di proemio di questi miei o più presto suoi ragionamenti io non parlassi ampiamente delle sue innumerabili virtuti e non invitassi i lettori, anzi che eglino entrassero a

leggerli, a pianger meco insieme la sua o, per dir meglio, la mia disaventura […].107

L’Introduzione alla Giornata I, in generale, sembra suggerire che il favore accordato alle donne come pubblico sia dovuto ai temi trattati nella raccolta stessa, incentrata sull’amore: «[…] ormai è tempo che con le già dette donne e con i sopra nominati giovani ascoltiate madonna Gostanza di amore e di molte altre cose bellissime ragionare».108 Questa scelta tematica sembra, infatti,

richiedere uno specifico destinatario, in grado di apprezzare i contenuti proposti. Esso è naturalmente rappresentato dalle donne, come previsto dal modello decameroniano.

Alla luce delle scelte di Boccaccio, Firenzuola e Straparola, si potrebbe ipotizzare, come suggerito da Helen Hackett per gli scrittori di età elisabettina,

107 Ragionamenti, Introduzione I, par. 1; corsivi miei. 108 Ivi, Introduzione I, par. 8; corsivi miei.

che la scelta privilegiata delle donne come pubblico risponda, almeno in parte, ad esigenze di carattere letterario e ideologico. Di certo è infondato escludere che Boccaccio si volesse davvero rivolgere a donne reali, ma sarebbe altrettanto ingenuo pensare che egli non fosse consapevole che la fortuna della sua raccolta sarebbe stata garantita anche da lettori maschili, il cui numero era innegabilmente maggiore. Il Lasca offre una prova dell’apprezzamento che gli uomini stessi manifestavano nei confronti del novelliere boccacciano: durante la prima riunione della brigata nelle sue Cene, è proprio uno dei giovani uomini ad avere con sé una copia del Decameron e a presentarlo, tra i libri esistenti, come «il più bello e il più utile che fusse mai stato composto».109 Posto che tanto Boccaccio quanto i suoi

imitatori dovevano essere ben consapevoli che le loro opere erano rivolte anche ad un pubblico maschile, il sospetto che la dedica alle donne sia dettata da specifiche posizioni autoriali di carattere ideologico-letterario si fa sempre più forte. L’insistenza con cui Boccaccio difende il legame “naturale” che lo lega, come ogni uomo, alle amate donne risponde, infatti, ad una sua precisa visione del mondo e, soprattutto, della letteratura: tanto nell’Introduzione alla Giornata IV quanto nella Conclusione dell’autore, egli difende l’idea dell’origine naturale della passione amorosa, che, come tale, è invincibile e immune da infondate accuse di immoralità. Queste posizioni vengono sostenute anche da diversi personaggi all’interno delle novelle stesse, prima tra tutti Ghismonda, protagonista della IV 1. L’idea che l’immoralità stia negli occhi di chi legge e non nel testo è chiaramente proposta nella Conclusione dell’autore:

Niuna corrotta mente intese mai sanamente parola: e così come le oneste a quella non giovano, così quelle che tanto oneste non sono la ben disposta non posson contaminare […]. Ciascuna cosa in se medesima è buona a alcuna cosa, e male adoperata può essere nociva di molte; e così dico delle mie novelle. Chi vorrà da quelle malvagio consiglio e malvagia operazion trarre, elle nol vieteranno a alcuno, se forse in sé l’hanno, e torte e tirate fieno a averlo: e chi utilità e frutto ne vorrà, elle nol negheranno, né sarà mai che altro che utile e oneste sien dette o tenute, se a que’ tempi o a quelle persone si leggeranno per cui e pe’ quali state son raccontate.110

109 Cene, Introduzzione, par. 11.

Il privilegio accordato alle donne come pubblico incarna una precisa concezione “realistica” e a-morale del genere umano, in base alla quale l’Amore, in quanto pulsione naturale, influenza per necessità le azioni degli uomini e non è passibile per la sua stessa “naturalità” di giudizi moralistici. Questi ultimi, d’altro canto, non sono altro che il portato di costruzioni viziate, elaborate da individui malevoli. Il legame fondato da Boccaccio tra novella e pubblico femminile implica l’adesione ad un mondo in cui, accanto alla Fortuna e all’Ingegno, l’Amore ha un ruolo centrale e innegabilmente positivo: indirizzare una raccolta novellistica alle donne significa farsi portavoce di posizioni consone a quelle del Decameron, che, col tempo, hanno attirato accuse di vizio e immoralità proprio perché la pulsione amorosa vi è rappresentata come una forza invincibile e legittima sotto tutti gli aspetti. Straparola e, ancor più, Firenzuola confermano questo stretto legame tra scelta dichiarata del pubblico femminile e ostentazione della tematica amorosa: come nel Decameron, anche nelle loro raccolte si discute e si narra d’amore, senza che alcun giudizio moralistico vizi la visione del mondo proposta.

Le differenze tra Italiani e Inglesi e il valore che la dedica alle donne assume per poter comprendere pienamente il significato dei progetti letterari di questi autori dimostrano come il riconoscimento di un pubblico femminile sia ben altro che uno sterile topos letterario. Autori italiani, come Firenzuola, accusati a volte di riprese superficiali, danno prova, infatti, di aver colto il significato del legame tra donne e genere novellistico. Dietro l’individuazione del pubblico femminile come destinatario privilegiato delle raccolte di racconti si celano specifiche strategie autoriali, diversificate e adattate ai diversi contesti storico-culturali in cui vengono impiegate e che vedono nell’appello alle lettrici uno strumento cardine ora per la definizione di specifiche posizioni letterarie, come nel caso degli Italiani, ora per la pubblicizzazione dell’opera, come nel caso degli Inglesi. In Italia, infatti, la scelta di un pubblico femminile implica una rivalutazione dell’amore come forza naturale non passibile di critiche di ascendenza moralistica. I personaggi femminili che abitano le novelle di Boccaccio si fanno portavoce delle sue

posizioni in merito all’inscindibile legame tra donne e amore, accolte anche da molti autori di novelle nelle epoche successive, in particolare da Straparola e Firenzuola, che, sottolineando come le loro novelle siano imperniate su tematiche amorose, individuano significativamente proprio nelle donne il loro destinatario privilegiato. Il significato affidato alla dedica alle donne nelle raccolte novellistiche italiane contribuisce, inoltre, a spiegare il motivo per cui autori come Pettie, Riche e Greene hanno potuto sfruttare la lettera alle lettrici per stuzzicare l’attenzione dei lettori maschili: essi hanno scritto raccolte di racconti all’italiana e il pubblico inglese del Cinquecento, dopo le opere di Painter e Fenton, era a conoscenza della forte carica erotica che la novella in Italia vantava. La scelta di privilegiare un destinatario femminile, sulla scia del modello boccacciano, implica quindi la pubblicizzazione del legame della raccolta con la tradizione italiana ed è un indizio del fatto che i racconti proposti sono imperniati su argomenti amorosi. I paratesti indirizzati alle donne sono stati, quindi, utili a stuzzicare la curiosità dei lettori. Nell’Inghilterra elisabettiana, riconoscere nelle donne il proprio pubblico privilegiato non serve più, quindi, a simboleggiare l’adesione a specifiche posizioni ideologico-letterarie, ma tradisce una chiara consapevolezza delle leggi del mercato editoriale. Per quanto legate ad una certa conoscenza delle caratteristiche delle raccolte italiane, le soluzioni adottate degli autori inglesi rivelano scopi specificamente commerciali: la scelta della dedica alle donne è pensata per stimolare l’interesse del pubblico allo scopo di vendergli un prodotto. Emerge, quindi, una notevole consapevolezza, da parte di questi autori, delle leggi del mercato editoriale e dei gusti dei lettori, perseguiti allo scopo di raggiungere il successo, che Pettie, Riche e Greene hanno poi effettivamente ottenuto.