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La forma di Jordan

Nel documento Appunti per Geometria 1 - secondo modulo (pagine 48-55)

Esempio 3.22 Consideriamo la matrice

A =

e calcoliamone il polinomio caratteristico:

det(A − λI) = quindi c’`e un solo autovalore, 2, di molteplicit`a algebrica 4.

La matrice A − 2I =

e la matrice N di esempio 3.17.

Sia V :=R4, f ∈ EndV , f = FE(A) e usiamo le notazioni di 3.17: si ha quindi

Abbiamo quindi messo la matrice A in forma di Jordan; in (∗) compaiono due blocchi di Jordan, J3(2) e J1(2).

Teorema 3.23 Sia A ∈ Mn(K) una matrice tale che valga la condizione

(a) il polinomio caratteristico ha n radici contate con molteplicit`a in K, cio´e, se λ1, . . . , λs sono i suoi autovalori a due a due distinti, vale µ(λ1) + . . . + µ(λs) = n.

Allora A `e simile ad una matrice in forma di Jordan:

Equivalentemente, sia V un K-spazio vettoriale, dimV = n, e f ∈ EndV un endomorfismo tale che valga la condizione (a); allora esiste una base B di V , che chiameremo base di Jordan per f , tale che MB(f ) sia in forma di Jordan (??).

Se K =C, la condizione (a) `e sempre soddisfatta, quindi una matrice in Mn(C) `e sempre simile ad una matrice in forma di Jordan.

Per la dimostrazione faremo uso del teorema che segue, per la cui dimostrazione si rimanda a [C], (5.8):

Teorema 3.24 Sia V un K-spazio vettoriale, dimV = n, e f ∈ EndV un endomorfismo tale che valga la condizione

Passo 1: I sottospazi Ui sono f -invarianti: proviamolo:

v ∈ Ui ⇒ f (v) ∈ U? i

Quindi

Passo 3: Studiamo un singolo blocco MBi(fi): poniamo gi := fi− λiid

allora gi ∈ End(Ui) `e nilpotente, quindi per il Teorema 3.20 Ui ha una base Bi tale che MBi(gi) sia in forma di Jordan, con tutti 0 sulla diagonale principale:

e mettendo insieme i blocchi otteniamo (??).

Proposizione 3.25 Sia A ∈ Mn(C); la matrice in forma di Jordan a cui `e simile A `e univocamente determinata a meno dell’ordine con cui compaiono i blocchi di Jordan.

Quindi possiamo dire che (??) `e la forma canonica di Jordan di A.

Per la dimostrazione si veda ad esempio [C2].

Proposizione 3.26 Due matrici A, B ∈ Mn(C) sono simili se e solo se hanno la stessa forma di Jordan (a meno dell’ordine con cui compaiono i blocchi di Jordan).

Dimostrazione Basta usare la propriet`a transitiva della similitudine tra matrici.

Osservazione 3.27 Facciamo il punto della situazione: come si fa a mettere un endomorfismo o una matrice in forma di Jordan, nel caso questo sia possibile? Se ci `e data una matrice A ∈ Mn(K) pensiamo ad A come matrice di un endomorfismo f dello spazio vettoriale Kn rispetto alla base canonica E , quindi A = ME(f ).

Vediamolo quindi per gli endomorfismi. Useremo le notazioni di Teorema 3.24. Sia quindi V un K-spazio vettoriale, dimV = n, B base di V , f ∈ EndV un endomorfismo e A = MB(f ); ci chiediamo se esiste una matrice in forma di Jordan che rappresenta f e in tal caso qual `e; per finire, ci possiamo chiedere qual `e una sua base di Jordan.

a) esiste una forma di Jordan? Cerchiamo gli autovalori di f e le loro molteplicit`a algebriche;

siano λ1, . . . , λs i suoi autovalori a due a due distinti. Se non vale la condizione (a) di Teorema 3.24: µ(λ1) + . . . + µ(λs) = n la risposta `e no e ci fermiamo, altrimenti proseguiamo. Si osservi infatti che la condizione (a) `e non solo sufficiente, come ci dice Teorema 3.24, ma anche necessaria all’esistenza di una matrice in forma di Jordan che rappresenta f , perch´e se tale matrice esiste, il suo polinomio caratteristico ha n radici contate con molteplicit`a.

b) costruzione di una base di Jordan: Se da a) sappiamo che una forma di Jordan esiste, cerchiamo i sottospazi f -invarianti

Ui = Ker (f − λiid)µ(λi), i = 1, . . . , s risolvendo i sistemi lineari:

Ui: (A − λiI)µ(λi)X = 0, i = 1, . . . , s Ponendo

fi := f|U|Ui

i, gi:= fi− λiidUi

per ogni i = 1, . . . , s l’endomorfismo gi ∈ End(Ui) `e nilpotente, quindi possiamo fare come nella dimostrazione di Teorema 3.20, che `e una dimostrazione costruttiva, e trovare una base di Jordan per ogni gi, sia Ci = (vi,1, . . . , vi,µ(λi)). L’unione di tutte queste basi `e una base di Jordan per f . Infatti sappiamo che si ha:

dimUi = µ(λi), V = U1⊕ . . . ⊕ Us,

l’unione delle basi C = (v1,1, . . . , v1,µ(λ1), . . . , vs,1, . . . , vs,µ(λs)) `e una base per V e MC(f ) si scrive come matrice diagonale a blocchi cos`ı:

MC(f ) =

MC1(f1) 0 . . . 0 0 MC2(f2) . . . 0 . . . .

0 0 . . . MCs(fs)

dove l’i-esimo blocco sulla diagonale `e una matrice di ordine µ(λi) in forma di Jordan.

d) trovare la forma di Jordan per f senza trovare una base di Jordan:

Rispondiamo al problema per un g ∈ End(V ) che sia nilpotente, perch´e fatto questo si procede come in b). Sia k := min{m > 0, gm = 0}; ponendo Wi := Ker(gi), se B `e una matrice che rappresenta g, si ha:

dimWi = n − rg(Bi), i = 0, . . . , k

quindi

dimWt− dimWt−1= (n − rgBt) − (n − rgBt−1) = rgBt−1− rgBt (∗) Seguendo la dimostrazione di Teorema 3.20, vediamo che nella forma di Jordan di g ci sono mk blocchi di ordine k, mk−1 blocchi di ordine k − 1, . . . , m1 blocchi di ordine 1 dove

mk = numero dei vettori che formano una base di Wk= V modulo Wk−1,

mk−1=numero dei vettori che, insieme ad altri mk vettori, formano una base di Wk−1 modulo Wk−2,

mk−2=numero dei vettori che, insieme ad altri mk + mk−1 vettori, formano una base di Wk−2 modulo Wk−3,

. . .

m1=numero dei vettori che, insieme ad altri mk+ mk−1+ . . . + m2 vettori, formano una base di W1 modulo W0 =< 0 >

e per scrivere la matrice in forma di Jordan ci basta conoscere gli mi. Si ha quindi, tenendo conto di (∗):

mk = dimWk− dimWk−1 = rgBk−1− rgBk= rgBk−1 mk−1+ mk= dimWk−1− dimWk−2= rgBk−2− rgBk−1

mk−2+ mk−1+ mk= dimWk−2− dimWk−3 = rgBk−3− rgBk−2 . . .

m1+ . . . + mk= dimW1− dimW0 = rgB0− rgB1 = n − rgB1 cio´e

mj + . . . + mk = rgBj−1− rgBj per j = 1, . . . , k; se j ≤ k − 1 si ha quindi

mj = rgBj−1−rgBj−(mj+1+. . .+mk) = rgBj−1−rgBj−(rgBj−rgBj+1) = rgBj−1−2rgBj+rgBj+1 e poich´e Bk= Bk+1= 0 questa uguaglianza vale anche per j = k.

Si osservi che in particolare ne segue che il numero dei blocchi di Jordan per g `e m1+ . . . + mk= dimKerg; quindi se f ∈ End(V ) ha un unico autovalore λ di molteplicit`a algebrica n, allora il numero dei blocchi di Jordan di una matrice di Jordan che rappresenta f `e la molteplicit`a geometrica di λ.

4 Spazi vettoriali euclidei

4.1 Forme bilineari

Definizione 4.1 Sia V un K-spazio vettoriale. Una applicazione di insiemi f : V × V → K

si dice forma bilineare su V se `e lineare su entrambi i fattori, cio´e se ∀a, b ∈ K, ∀v, v0, w, w0∈ V : f (av + bv0, w) = af (v, w) + bf (v0, w), f (v, aw + bw0) = af (v, w) + bf (v, w0)

Una forma bilineare f su V si dice simmetrica se

f (v, w) = f (w, v) ∀v, w ∈ V Dimostrazione Sia M at(f, B) = (aij). Risulta:

f (v, w) = f (

Osservazione 4.5 Usiamo le notazioni di 4.4. Data una matrice A ∈ Mn(K) e fissata la base B,

`

e possibile associarle una forma bilineare f su V nel modo seguente:

f (v, w) := tX A Y

Si vede subito che la forma bilineare `e simmetrica se e solo se lo `e la matrice associata ad f rispetto a B.

In questo modo abbiamo stabilito una corrispondenza biunivoca, che dipende dalla scelta della base B, tra forme bilineari su V e matrici di Mn(K), e questa induce una corrispondenza biunivoca tra forme bilineari simmetriche su V e matrici simmetriche di Mn(K).

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