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Una formazione che orienta alla vita

2. la formazione

2.3. Una formazione che orienta alla vita

i partecipanti alla ricerca affermano che l’esperienza formativa vissuta al cFP

li ha gradualmente guidati non solo a scegliere il percorso formativo o lavorativo

con cui continuare la loro strada, ma anche a reinterpretare autonomamente e in

modo originale le sfide del loro tempo e ad essere capaci di assumere su di sé, in

senso più generale, il mestiere stesso del vivere, diventando attori e autori della

propria esistenza.

2.3.1. L’orientamento al lavoro

la formazione al cFP ha consentito innanzitutto ai partecipanti di orientarsi

nella scelta lavorativa e ha rappresentato per tutti una sorta di “palestra” per alle-

narsi al lavoro:

ricordo che c’era molto dialogo con i professori; ci orientavano su tutto ciò che riguar- dava il lavoro: le prospettive di assunzione, il comportamento che avremo dovuto tenere e il modo migliore per approcciare le persone, perché, quando eravamo a scuola, non era facile per noi intuire che cosa ci avrebbe aspettato fuori. i professori che mi hanno se- guito mi hanno insegnato come lavorare, come ci si comporta sul posto di lavoro, come prestare attenzione alle macchine. il centro era una specie di palestra per il lavoro; ci fa- cevano fare esperienza perché poi ci trovassimo preparati fuori. Devo dire che il loro in- segnamento è stato utile; in azienda non ho fatto fatica ad ambientarmi; ho iniziato come operaio e oggi sono responsabile di produzione. Frequentare il corso mi è servito per ca- pire quello che volevo e quello che avrei fatto una volta finito il corso. oggi è molto dif- ficile proiettarsi nel mondo del lavoro (intct13);

dopo la terza media, non avevo le idee chiare su che cosa venivo a fare in questa scuola; mi piaceva lavorare in meccanica e qui, al centro, lavorando sulle macchine, ho imparato a farlo proprio con passione, scoprendo che riuscivo anche a farlo abbastanza bene (intBra4);

i miei insegnanti mi hanno aiutato a crescere e a capire quale realmente avrebbe potuto essere la mia strada. Dopo il primo anno generale, abbiamo fatto un test. il secondo anno di corso, infatti, grazie anche a quell’aiuto, ho scelto la specializzazione che ancora oggi mi impegna, l’operatore di prestampa. il corso mi è servito tanto (intct21);

quell’esperienza mi ha portato a sognare quello che sono oggi […] e ha influito tanto sul mio futuro; mentre frequentavo l’istituto, pensavo che avrei potuto arruolarmi nei carabi- nieri, anche perché le forze armate cercavano e accoglievano volentieri volontari. i sale- siani hanno capito che c’erano degli elementi che mi orientavano diversamente; erano capaci di riconoscere le attitudini e le predisposizioni dei ragazzi (intct29).

come sottolinea n. (intct13), le condizioni attuali rendono l’impresa di orien-

tarsi nel mondo lavorativo molto più difficile di un tempo. eppure gli elementi che

i nostri partecipanti sottolineano mantengono un valore ancora oggi. Attraverso l’e-

sperienza che si viveva al cFP, si poteva non solo farsi un’idea rispetto al mondo

del lavoro, ma soprattutto dare spazio ai propri desideri e ai propri sogni, mettere a

fuoco le proprie potenzialità, inclinazioni e attitudini e imparare a trasformarle in

traiettorie percorribili.

2.3.2. L’orientamento a proseguire nel cammino formativo

orientarsi è un verbo di moto, indica un sapersi dirigere verso una meta rico-

nosciuta come desiderabile, un muoversi, un camminare. l’esperienza del cFP ha

dato a non pochi dei partecipanti alla nostra ricerca la possibilità di individuare

mete e percorsi ulteriori alla prima Formazione Professionale:

finita la scuola professionale, avrei potuto lavorare, ma, siccome avevo preso gusto per lo studio, per l’imparare, per lo sperimentare sulle macchine e avevo maturato un inte- resse per la tecnica ad alto livello, loro stessi mi hanno consigliato di continuare a stu- diare per diventare poi formatore. questo mi piaceva […] (intct7);

ho studiato per tre anni al cFP di Fossano, settore elettrico, dopo di che sono passato al- l’iTiS, per conseguire il diploma di maturità, e poi, dato che “l’appetito vien man- giando”, sono andato a provare l’esperienza universitaria: ho studiato ingegneria elettro- nica e ho finito […] con ottimi voti […]. importante, nel percorso di cFP, è stato aver toccato con mano la realtà; […] questo, per certi versi, mi distingue dagli altri, perché gli altri, avendo per lo più frequentato un liceo, non hanno nessuna familiarità con le cose pratiche. Al cFP, di matematica si faceva qualcosa, di italiano meno, perché veniva privi- legiato l’aspetto tecnico, però il fatto di sapere già programmare è stato importante per me, dopo. Sono andato all’iTiS avendo già questa preparazione; magari avevo delle la- cune in alcune materie, ma in queste no, quindi compensavo; il salto non è stato alla cieca. Sono sempre andato bene a scuola, fin dalle medie, però a quattordici anni uno non è sicuro di ciò che vuol fare; quando ho finito l’esperienza al cFP, avevo le idee più chiare su quello che poteva essere il mio percorso. ho capito quali potevano essere le mie potenzialità e come avrei potuto sfruttarle. Sicuramente il fatto di andare all’iTiS mi ha spronato, perché per andare all’iTiS ho dovuto preparare un esame e superarlo mi ha dato modo di capire che avevo delle potenzialità come studente e che ce l’avrei potuta fare. Ma già negli anni precedenti era avvenuta in me un’evoluzione. ci sono delle cose che sono richieste dalle aziende ma che la formazione di livello superiore paradossal- mente non dà, mentre ti vengono date dal cFP (intFoss4).

È come se il cFP avesse liberato la possibilità di mettersi alla prova, di ren-

dersi consapevoli delle proprie potenzialità e di provare gusto nell’apprendere. l.

(inFoss4), che oggi è ingegnere, ha potuto anche apprezzare la formazione datagli

dal cFP come un punto di forza distintivo, nel percorso di studi intrapreso succes-

sivamente, superando l’idea diffusa che attribuisce alla Formazione Professionale

lo status di una formazione povera, che preclude anziché consentire la prosecu-

zione in percorsi di alta formazione.

2.3.3. L’orientamento esistenziale e l’educazione al senso della vita

la formazione vissuta al cFP sembra aver consentito agli ex-allievi interpellati

di orientarsi più globalmente nella vita. ciascuno di loro ha potuto infatti, in varie

forme, sperimentare un accompagnamento e un incoraggiamento non solo a indivi-

duare le mete verso cui muoversi, ma anche, potremmo dire, a scegliere se stesso,

ad incarnare la sua propria singolarità. in fondo, non si tratta solo di decidere che

lavoro fare ma anche – e soprattutto – di scegliere che persona essere, attraverso il

lavoro che si decide di fare. in questo senso, un ruolo importante sembra essere

stato giocato anche dalla proposta religiosa che i partecipanti hanno potuto vivere

all’interno dei cFP salesiani:

il ricordo più vivo che ho riguarda la parte religiosa; il percorso prevedeva un forte la- voro nei laboratori, ma c’era sempre anche il momento religioso. Per me è stato un buon abbinamento; ognuno di noi si fa un suo credo personale, però sicuramente quell’aspetto aiutava a socializzare con tutti e ci educava al rispetto reciproco (intct21);

abbiamo approfondito anche la dimensione religiosa; da ragazzino non avevo fatto neanche il catechismo, quindi a livello religioso ero abbastanza a digiuno. quel periodo mi è servito anche per una formazione religiosa, che poi è rimasta per tutta la vita e mi ha fatto acquisire i valori dell’onestà, della condivisione, dell’aiuto agli altri ecc.; siamo di- ventati anche cooperatori salesiani. Dopo mi sono sposato e i miei figli hanno seguito […] questa scia (intct7);

arrivavi in istituto e c’erano venti minuti di preghiera; per alcuni poteva essere pesante, però cantavi e condividevi momenti di gioia; si stava insieme per conoscersi. Mi ricordo le bellissime esperienze dei ritiri spirituali; non so se si fanno ancora. quando andavi, sa- pevi che c’era la messa, faceva parte dell’educazione; i ritiri spirituali erano una combi- nazione di momenti di svago, momenti di silenzio e momenti di crescita anche interiore. Diciamo che alcuni momenti, se dovessi rifarli, li rifarei proprio nel modo antico, non come li fanno adesso; allora c’erano momenti di silenzio e momenti di divertimento me- scolati assieme (intFoss3);

anche gli esercizi spirituali, i ritiri, le preghiere prima di iniziare la giornata, secondo me, erano una cosa molto bella; anche nella preghiera trovi l’unione con gli altri. con i pro- fessori tante volte eri lì, fianco a fianco, a messa o a dire una preghiera; è una cosa bella, umana, che unisce (intFoss7);

al cFP i salesiani ci davano un’educazione cattolica approfondita; andavamo a messa ogni giorno; oggi non ci sono ragazzi di sedici o diciassette anni che vanno a messa ogni mattina; era un modo per cominciare bene la giornata (intct25);

mi sono rimasti impressi i ritiri spirituali – si faceva la messa tutte le settimane –, i mo- menti di ricreazione e tutti gli altri momenti in cui si stava insieme. questa è una scuola cattolica ed è normale che offra una formazione anche a livello cattolico; adesso però ci sono tanti extracomunitari, spesso musulmani, e penso che non sia giusto imporre la no- stra religione. noi andavamo a quella che allora si chiamava la “scuola dei preti”, che però per noi si è rivelata proprio una bella esperienza (intBra5).

l’educazione religiosa, nei racconti della maggior parte dei partecipanti alla ri-

cerca, non compare come una parte a sé del percorso formativo, separata da tutto il

resto, ma come una dimensione dell’esperienza integrata alle altre e profondamente

umanizzante

14

. Da qui il frequente abbinamento del richiamo alle proposte di ani-

mazione spirituale con il ricordo di un’educazione a valori come l’altruismo, il ri-

spetto, la condivisione. qualcuno dei partecipanti ricorda le proposte religiose con

affetto, altri affermano di essersene poi distanziati col tempo (è il caso, ad esempio,

di M. - intVr1 -; cfr. la storia n. 8 della terza parte di questo lavoro). Anche qui le

forme e le modalità delle proposte sono cambiate profondamente nelle varie sta-

gioni e, se in passato la proposta sacramentale (la messa quotidiana o settimanale,

le confessioni) era molto presente, in anni più recenti, su quelle esplicitamente reli-

giose, prevalgono le proposte di animazione (le giornate di riflessione, la proposta

quotidiana del buongiorno ecc.).

14ci si potrebbe chiedere quando la proposta caratterizzata in senso anche religioso contribuisca

effettivamente alla crescita umana e professionale. non abbiamo elementi per esprimere delle valuta- zioni; ci limitiamo a dire che, in alcuni racconti, le proposte di educazione religiosa o spirituale sem- brano giustapposte a tutto il resto ma, nella maggior parte, appaiono integrate alla proposta comples- siva e aprono inedite possibilità relazionali.