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1.2 I Programmi di finanziamento della ricerca

1.2.2 FP7 e i risultati ottenuti: analisi dei monitoring reports

Al fine di comprendere in quale contesto si origini Horizon 2020, il Programma Quadro attualmente in corso, e di apprezzare in modo approfondito le sue caratteristiche, si rende necessario conoscere la situazione della ricerca europea fino al 2013, anno in cui si è concluso il Settimo Programma Quadro.

Analizzare FP7 in particolare si rivela un procedimento doveroso: sia per maneggiare gli strumenti utili alla comprensione della portata innovativa di Horizon 2020, sia per evidenziare gli aspetti sui quali, nei prossimi anni, sarà necessario porre maggiore attenzione. È innegabile che i Programmi Quadro abbiamo avuto un ruolo importante nel creare, attraverso la loro evoluzione e l’ampliamento del loro raggio d'azione, una migliore coordinazione tra Commissione Europea e governi nazionali. “Nonostante gli Stati Membri, nella maggior parte dei casi, continuino a definire le loro priorità indipendentemente”, il prof. Contzen (ex-direttore generale del servizio di ricerca interno dell’Unione Europea) ritiene che vi sia stato “uno sviluppo positivo nella collaborazione a livello europeo rispetto a quella sul piano nazionale, [e che] gli Stati Membri abbiano finalmente accettato che, in determinati settori, il ruolo di guida debba essere mantenuto al livello dell’Unione”225.

222

La Commissione Europea nel maggio 2007 ha adottato le prime proposte per iniziative tecnologiche congiunte, ossia un nuovo meccanismo per il compimento di ricerche a livello UE. Sono partenariati pubblico-privati a lungo termine e coinvolgono industria, autorità pubbliche e comunità di ricerca, al fine di sostenere la ricerca multinazionale in settori rilevanti per la competitività. Sono gestiti all' interno di strutture dedicate in base all' art. 187 del TFUE (ex art. 171 del TCE). In Rete: <http://ec.europa.eu/research/jti/index_en.cfm?pg=home>.

223EUROPEAN COMMISSION, The 7th

Framework Programme in the history of European research,

cit., 11 (traduzione dall’inglese).

224

Ibidem. 225

O'DONNELL,DEIGHTON, Europe’s Framework Programmes. A Key element of research policy

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Secondo Walter Monig, Presidente del Consiglio di Amministrazione dell’EU Joint Research Centre226, “i Programmi Quadro hanno comportato dei progressi che altrimenti non vi sarebbero stati [e] hanno creato standard per un finanziamento della ricerca effettivamente competitivo, diventando essi stessi dei modelli per i programmi elaborati in ambito nazionale”227. “Aiutando a creare lo Spazio di Ricerca Europeo e permettendo a ricercatori (ed accademici più in generale) di circolare ed imparare a collaborare in Paesi diversi da quelli di origine, hanno comportato un cambio di mentalità ed una diversa predisposizione a fare della ricerca un’attività efficiente (in connessione con società e imprenditori)”228.

La concentrazione di più e differenti attività di ricerca all'interno di un singolo Programma Quadro certamente ha portato, a detta di Monig, alla creazione di una “massa critica di soggetti interessati che sono in grado di negoziare una continua crescita della quota del bilancio, e la costituzione del Consiglio Europeo della Ricerca e l'assegnazione di borse di studio per i ricercatori individuali ed équipe (che lavorano su materie di loro scelta) hanno rafforzato l'attrattività per i migliori scienziati di tutto il mondo”229. L’ex membro del Parlamento Europeo Teresa Riera Madurell, a tal proposito, ha affermato che “se vogliamo che la scienza sia una priorità per l’investimento pubblico, abbiamo bisogno di cittadini europei che condividano i valori scientifici e che riconoscano il contributo della scienza al progresso”230.

Nella base giuridica del Settimo Programma Quadro231 si fa esplicito riferimento a tutto quanto fino a qui si è richiamato: promuovere ed investire in una ricerca che raggiunga livelli di eccellenza e proseguire la realizzazione dell’European Research Area, basandosi sui risultati raggiunti nel Sesto Programma Quadro, con l’obiettivo di fondo di raggiungere una effettiva knowledge-based economy. Senza dubbio, lo sviluppo del finanziamento pubblico europeo è costante e dotato di una certa progressività, e si estrinseca in una continua tensione verso il miglioramento delle condizioni, sociali ed economiche, contingenti.

Al suo interno, il settimo Programma Quadro si scompone in obiettivi, che sono stati raggruppati in quattro categorie o “Programmi Specifici”: “Cooperazione”, che fornisce finanziamenti ai progetti per la ricerca transnazionale e collaborativa in materie quali, ad esempio, salute, ambiente e

cambiamenti climatici, energia, trasporti ed aeronautica; “Idee”, che finanzia i

soggetti singoli e i loro team nella ricerca di frontiera ed è implementato

226

Come si legge sul sito di Apre: “Il Centro Comune di Ricerca (Joint Research Centre, JRC) è il servizio scientifico interno della Commissione Europea, che ha l’obiettivo di fornire un supporto tecnico indipendente e basato sull’evidenza scientifica, alle politiche dell’UE al momento della loro definizione”.In Rete: <http://www.apre.it/ricerca-europea/horizon-2020/jrc/>.

227

P. O’ DONNELL The Framework Programmes have shaped the way research is done, in EUROPEAN COMMISSION, Horizon Magazine, cit., 5 (traduzione dall’inglese).

228

Ibidem. 229

Ibidem. 230

G.FINNEGAN, We wanted to show citizens that science can make Europe a better place to

live and work, inEUROPEAN COMMISSION, Horizon Magazine, cit., 21 (traduzione dall’inglese).

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dall'European Research Council, attraverso sovvenzioni per i ricercatori indipendenti all’inizio della loro carriera (“Starting Independent Researcher Grants”), per quelli che hanno già conseguito risultati significativi (“Advanced Investigator Grants”), per quelli di eccellenza e già indipendenti (Consolidator Grants), per piccoli gruppi di ricercatori individuali (“Synergy Grants”), e per i borsisti dell'ERC che vogliono controllare il mercato e/o il potenziale di innovazione dei risultati della ricerca derivanti da progetti dell'ERC (“Proof of Concept Grants”)232; “Persone”, che finanzia azione volte a perfezionare la formazione professionale, lo sviluppo della carriera e la mobilità dei ricercatori tra i vari settori (e soprattutto, tra i vari Paesi) in tutto il mondo ed è implementato attraverso le azioni Marie Curie per dare un sostegno alle

politiche messe in campo in ambito ERA; “Capacità”, rivolto alle piccole e medie

imprese e sostiene economicamente le azioni mirate a potenziare le loro infrastrutture di ricerca e la loro stessa abilità nel fare ricerca233.

Il 7° P. Q. non si esaurisce, tuttavia, in questi Programmi Specifici e nelle aree tematiche da essi ricoperte. In aggiunta, infatti, vi sono le azioni dirette del Joint Research Council, indirizzate alla ricerca non-nucleare e che sono raggruppate all'interno di un programma specifico e con un proprio budget dedicato, e infine le azioni dirette del JRC nel campo della ricerca nucleare e le azioni indirette sostenute dall'EURATOM comprendono distinti filoni di FP7234.

Occorre, a questo punto, indagare sugli effetti dei Programmi Quadro, se realmente tendono agli obiettivi prefissati, quali siano gli aspetti di maggior successo e quali quelli da perfezionare: insomma, come (e quanto efficacemente) vengono implementati i Framework Programmes.

La Commissione Europea, durante l’avvicendarsi dei vari Programmi Quadro, ha analizzato i risultati ottenuti nel corso e alla fine dei periodi di copertura finanziaria: il tutto viene riassunto in documenti, quali, ad esempio, i c.d. “monitoring reports” o nelle c.d. “interim evaluations”. Ai fini di questo lavoro, si farà esplicito riferimento, per quanto riguarda le informazioni di seguito riportate, al “Seventh FP7 Monitoring Report”, predisposto nel marzo 2015 dalla Direzione Generale della Ricerca e dell’innovazione della Commissione europea235.

Attraverso lo strumento statistico si valutano i programmi specifici in base al numero di proposte236 inviate e mantenute: ad esempio, in Collaborazione

232

Cfr.EUROPEAN COMMISSION, DIRECTORATE-GENERAL FOR RESEARCH AND INNOVATION, Seventh

FP7 Monitoring Report, 2015, 4-5, in Rete:

<http://ec.europa.eu/programmes/horizon2020/en/h2020-section/european-research-council>.

233

È interessante ricordare che il Programma Specifico “Capacities” ospita al suo interno programmi più piccoli in relazione a “Science in Society”, “Regions of Knowledge”, “Research Potential”, “International Cooperation” ed il “Coherent Development of Research Policies”.

234

Cfr.EUROPEAN COMMISSION, DIRECTORATE-GENERAL FOR RESEARCH AND INNOVATION, Seventh

FP7 Monitoring Report, cit., 4.

235 In Rete:

<https://ec.europa.eu/research/evaluations/pdf/archive/fp7_monitoring_reports/7th_fp7_monitori ng_report.pdf>.

236

Il report propone inoltre una indagine sulla qualità della valutazione delle proposte: emerge che il livello è stato mantenuto alto anche in FP7, con il rispetto dei principi di imparzialità,

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almeno un terzo delle proposte inviate e mantenute sono state ricevute, coinvolgendo approssimativamente il 70% di tutti gli aspiranti e - per le proposte che sono state tenute - circa il 79% della contribuzione UE richiesta. Più di un terzo delle proposte mantenute provenivano dall'area “Information and Communication Technologies”, seguita da “Health”. Il tasso medio di successo è del 19%, e, se il più alto tasso di successo si registra in Energy, il più basso si registra in “Socio-economic Science and Humanities”. Per tutto il periodo di FP7, il tasso medio di successo è del 22% in termini di candidati, del 20% in termini di proposte e del 22% in termini di contributo UE richiesto.

Il tasso di successo di FP7 (valutato sulle “proposals”) rimane attorno alla media del 19% negli anni di implementazione del programma quadro, ma è un dato che varia in base ai diversi programmi specifici. D'altra parte, il tasso di successo è differente all' interno dei diversi temi di ricerca. Ad esempio, in ambiti come “Salute”, “Ambiente”, “Nanoscienze”, “Nanotecnologie”, “Materiali e Nuove Tecnologie di Produzione” ci sono due fasi di “calls” (bandi, inviti a presentare proposte), e le proposte della prima fase non vengono incluse nei calcoli. Dagli inviti effettuati tra il 2007 e il 2013 è derivata la conclusione e la firma di circa 25mila Grant Agreements, cosa che comporta circa 134 mila borsisti e finanziamenti europei per un ammontare di 44,4 miliardi di euro.

Ci si potrebbe chiedere, a questo punto, quali tipi di organizzazioni partecipino ai Programmi Quadro. Per la maggior parte, si tratta di gruppi appartenenti all'istruzione superiore o secondaria. In seconda battuta vi sono i privati a scopo di lucro, mentre quelli con un minor numero di candidati e un minor ammontare di contributo finanziario sono gli organismi appartenenti ad enti pubblici (escludendo però quelli che si occupano di ricerca ed istruzione). Rimangono in posizione intermedia le organizzazioni di ricerca, che comunque hanno registrato un trend di crescita stabile ma marginale, e “altri soggetti”. Interessante è il sottogruppo interno alle organizzazioni di privati, ossia quello delle piccole e medie imprese, che rappresentano il 46% di tutte le organizzazioni di imprese che hanno partecipato nei Grant Agreements nel periodo di implementazione di FP7. Il tasso medio di finanziamento dell’Unione è di circa 260.000 euro. L'importo del supporto finanziario è costantemente aumentato negli anni: le organizzazioni educative hanno registrato una crescita più alta rispetto alle altre (che comunque dimostrano tutte una tendenza comparabile di un aumento di più di 100 milioni nella contribuzione finanziaria) e sono rimaste, fino al 2013, le maggiori beneficiarie dei fondi europei. Inoltre, rappresentano il 39% delle candidature e il 31% di richieste di finanziamento.

trasparenza e correttezza (fairness). In particolare, il livello di efficienza nei compiti di valutazione è stato ritenuto eccellente, buono o soddisfacente dal 98,3% di coloro che hanno risposto al sondaggio. Per quanto riguarda le novità messe in campo in FP7, è stata data una formalizzazione ai sistemi elaborati durante i precedenti programmi per il trattamento dei reclami: è stata inserita una procedura di ricorso (“redress procedure”) che aspira ad essere sia efficiente sia coerente con i principi di trasparenza e della parità di trattamento che sono alla base di ogni valutazione della Commissione. Il comitato si raduna in diverse formazioni a seconda delle differenti “calls for proposals”. Le formazioni lavorano indipendentemente: ne viene fuori una consulenza per i direttori responsabili.

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FP7 e gli altri Programmi Quadro possono essere considerati dei programmi collaborativi, caratterizzati da un’estensione globale: aperta, pertanto, a tutti i ricercatori ed alle organizzazioni di ricerca, indipendentemente dal loro Paese d'origine. Secondo la Commissione europea, durante il Settimo Programma Quadro sono stati raggiunti livelli di partecipazione senza precedenti, grazie al coinvolgimento di ricercatori da 170 Paesi (rimanendo sempre in tema di proposte mantenute). Rimane comunque predominante la componente europea: l’86% degli aspiranti nelle proposte accettate provengono dagli Stati Membri, l'8% dai Paesi candidati a divenire membri, e solo il restante 6% da Paesi terzi.

Un aspetto rilevante, di cui ancora oggi si deve dar conto, sono le differenze di genere. L’accesso e la partecipazione delle donne ai Programmi Quadro rappresentano aspetti da tenere in considerazione nella valutazione dell’incisività e della portata innovativa dei programmi quadro. Si stima che tra il 2007 e il 2013 la percentuale di presenza femminile sul totale di partecipanti individuali, incaricati di essere la persona di riferimento (c.d. “contact person”) nei Grant Agreement firmati durante FP7, si attesta intorno al 26,95%: in particolare, di tutti i soggetti con ruoli di persona di contatto nelle organizzazioni di coordinamento il 31,18% sono donne; tra le organizzazioni partecipanti la

percentuale scende però al 25,49%237. Di tutti i lavoratori caratterizzati dalla qualifica di “contact person for scientific aspects” emerge che un quinto dei referenti sono donne. Per quanto riguarda la sottopartizione in aree tematiche, le percentuali variano con notevole intensità: la partecipazione femminile più alta si attesta nei cluster “Scienza e Società” (40,7%), “Regioni della Conoscenza” (33,3%), “Scienze socio-economiche e umanistiche” (32,5%) e le attività nell'area “Cooperazione Internazionale” è più di un terzo del totale; i dati

più bassi invece si registrano nelle tematiche dei “Trasporti”, “Infrastrutture di Ricerca”, “Spazio”. Anche all'interno dell’European Research Council vi è molta attenzione per queste tematiche e viene sottolineata una politica di sensibilizzazione, di sfida alle disparità di genere che emergono dalle procedure di valutazione. L'ERC ha esaminato i numeri dei progetti finanziati e dei beneficiari: uno specifico “working group”, che si occupa della questione di genere, ha concluso che la percentuale di candidature di donne per i c.d. “Starting Grants” (finanziamenti iniziali) è del 30%, mentre scende al 15% per gli “Advanced Grants”.

Il dato più interessate, a questo riguardo, è tuttavia un altro. È stato constatato, infatti, che la proporzione di donne che fanno riferimento a questi schemi di sovvenzione è in media più bassa rispetto al potenziale bacino di ricercatrici e lavoratrici qualificate a questi livelli in Europa. Occorre ribadire, tuttavia, che, stando ai dati dell'ERC, il tasso di successo femminile è in media di due punti percentuali inferiore a quella degli uomini, e che questo dislivello è rimasto stabile dal 2007; inoltre, non è stata identificata una correlazione tra il numero di donne nei gruppi di valutazione o il genere del presidente del gruppo e il tasso di successo di donne, il che suggerisce che equilibrare le componenti

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dei due sessi nei “panels” (i gruppi rappresentativi) non sarà un elemento fondamentale nel risolvere questo problema nell’ambito dei Programmi Quadro.

La necessità di una promozione della componente femminile era stata ribadita già nel 1999, durante FP5: l’ambizioso proposito, in quel frangente, era di raggiungere il 40% di presenza femminile, per fare un esempio, nell'assegnazione di borse di studio Marie Curie o nelle équipe di monitoraggio di FP5. La soglia è rimasta invariata anche per FP6 e FP7.

In costanza del Sesto Programma Quadro è stato calcolato che le ricercatrici donne avevano più probabilità di inviare proposte per gli strumenti di finanziamento di proporzioni più ridotte (come il “Specific Support Actions and Coordination Actions”) piuttosto che per quelli di maggiori dimensioni (ad esempio, il c.d. “Integrated Projects and Network of Excellence”); la medesima situazione si presentava con riferimento ai ruoli di responsabilità (nell'ambito di incarichi come quello di coordinatore scientifico) nei progetti finanziati: più probabilità di accesso alle azioni minori, minori chances di inserimento in quelle più ampie238. Uno studio, in particolare, ha identificato una sorta di gerarchia, basata sull'ambizione degli obiettivi di ricerca perseguiti e sulla misura del budget assegnato: è emerso che “più importante è percepito lo strumento all'interno della gerarchia, più bassa è la percentuale di donne [presente]”239.

Poste queste premesse, e appurato che per raggiungere una componente femminile del 40% ancora bisogna lavorare, ci si chiede quali siano allora le barriere che le ricercatrici e professoresse incontrano, e che gli si presentano in relazione ai programmi quadro. I motivi possono essere molteplici: da ambienti lavorativi (in particolare quelli scientifici) dominati da uomini, alla percezione della disponibilità di ricercatrici donne240, fino all'assenza nelle reti informali241. La dr. Claudie Haigneré (ex astronauta e presidente di Universcience242) ribadisce che ancora in troppi Paesi la parità di genere è un miraggio e che spesso si nota una mancanza di fiducia da parte delle stesse studentesse: secondo la studiosa, “integrare la dimensione di genere all'interno della ricerca di base e di quella applicata incoraggia l’eccellenza nella scienza, nell'ingegneria, nella ricerca e nelle politiche. Oggi tutto questo viene fatto

238

Cfr. EUROPEAN COMMISSION, Monitoring progress towards Gender Equality in the Sixth

Framework Programme. Synthesis Report, 10,in Rete: <https://ec.europa.eu/research/science- society/document_library/pdf_06/gender-monitoring-studies-synthesis-report_en.pdf>.

239

Ibidem (traduzione dall’inglese).

240 Id, 11. Se è vero secondo gli studi effettuati che le ricerche portate avanti in materia

aerospaziale, di nanoscienze, trasporti ed energia dimostrano che la presenza femminile in FP6 era in linea con quella della carriera accademica tipica scientifica ed ingegneristica, tuttavia ciò non è sempre così in altri campi. Emerge infatti dalle statistiche disponibili circa le donne che hanno conseguito il dottorato di ricerca che vi è effettivamente un numero più alto di donne scienziate di quello che è rappresentato dalle partecipanti ai progetti sotto FP6.

241

Id, 12. Un’osservazione interessante, messa in luce dal Gender Monitoring Studies Contractors e dalla Commissione Europea: i ricercatori uomini sono avvantaggiati nel loro avanzamento di carriera non solo attraverso la creazione di un lavoro di eccellenza scientifica riconosciuta, ma anche attraverso “informal networks” ai quali le donne non hanno lo stesso grado di accesso.

242

Universcience è un centro francese che insegna ai giovani il valore delle scoperte scientifiche e tecnologiche.

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attraverso strategie, programmi e progetti, ma deve essere promosso in tutte le fasi del ciclo di ricerca. Se le scienziate donne non sono visibili, e se le loro carriere di successo non sono poste all'attenzione pubblica, esse non possono servire da ruoli-modello per attrarre giovani donne nelle professioni scientifiche e convincerle a costruire carriere nella ricerca. È vitale che questo spreco di talento sia affrontato se vogliamo potenziare l’innovazione e la competitività europee”243.

Tutte queste informazioni sono utili per un’elaborazione ragionata dei successivi programmi di ricerca della Commissione. Questi dati possono essere impiegati anche nel breve periodo, potendo essi tradursi in testi giuridici quali Raccomandazioni, che ribadiscono gli obiettivi su cui focalizzare l’attenzione del legislatore europeo. Negli anni precedenti era stato fatto comunque un passo in avanti dal punto di vista della rappresentanza negli organismi di FP6, seppur minimo (le donne, infatti, spesso hanno ricoperto i c.d. “less senior roles”, ossia i ruoli più bassi, non di alto livello). Un sostegno pratico al genere femminile viene fornito dalle Marie Curie Actions, infatti tutti i progetti MCA prevedono degli appositi assegni familiari per le studiose con impegni familiari: a partire dal dicembre 2013 il 36,8% dei ricercatori finanziati era costituito da donne. In aggiunta, questo tipo di azioni, offrendo opportunità per i ricercatori di riprendere le loro carriere dopo una pausa, si impegnano fortemente nel favorire la parità dei sessi: le scienziate che desideravano ricominciare a