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FRANCESCO COMMISSIONE JUDEI

Cap II I Lion nelle dinamiche del credito cittadino.

FRANCESCO COMMISSIONE JUDEI

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ASPd, Atti, 10, f. 3r.: è indicato che “ obiit”.

176 ASPd, Atti, 10, f. 4r. 177 ASPd, Atti, 10, f. 1v. 178 ASPd, Atti, 10, f. 2v. 179 ASPd, Atti, 10, f. 2v. 180 ASPd, Atti, 10, f. 5 r. 181 ASPd, Atti,10, f. 9v. 182

ASPd, Atti, 10, f. 12 r: 30 marzo 1490.

183 ASPd, Atti, 10, f. 2 r. 184 ASPd, Atti, 10, f. 3 r. 185 ASPd, Atti, 10, f. 5r. 186 ASPd, Atti, 10, f. 8r. 187

90 2.5. I Lion e il Monte di Pietà del 1491: tra ri- fondazione e gestione nell’esercizio del credito cittadino.

Quanto è avvenuto nel ventennio tra il 1469 e il 1490, in relazione alla mancata partenza del Monte di Pietà, riesce assai bene ad esemplificare all’interno della dialettica tanto politica quanto economica avviatasi con la formazione dello Stato della terraferma veneta ,le dinamiche ri-organizzative del governo locale. Percorsi di potere politico ed economico che stavano percorrendo la società del tempo, e che seppur diretti dal governo veneziano erano ancora gestiti a Padova dalla élite cittadina, e in particolare dalla famiglia Lion.

Se, dunque, come è stato fin qui accertato, i Lion sono stati intensamente coinvolti nel reticolo di potere politico ed economico relativo alla costituzione del Monte di Pietà nel 1469, essendosi loro stessi impegnati nella sua fondazione, ma ancor più nella sua non partenza, ritardandone di fatto il più possibile la sua attivazione, impegnandosi a questo punto

maggiormente nelle operazioni di credito attuabili con gli ospedali cittadini, è pur vero che, in maniera del tutto antitetica, essi partecipano sollecitamente alla nuova fondazione del nuovo Monte, avvenuta tra il 1490 e il 1491, come pure al suo forte sviluppo negli anni successivi.

Si ripercorrono così le tappe costitutive del Monte di Pietà a Padova nel 1491 attraverso l’intervento operativo di numerosi membri della famiglia Lion, tanto più nel settore creditizio.

E’ subito da precisare che intorno alla fondazione a Padova del Monte di Pietà, nel 1491 non mancarono di scoppiare le stesse accese polemiche che si rifacevano al vivo dibattito apertosi contro l’usura, già richiamato nei precedenti paragrafi, e così tanto possibile in ogni

concessione di credito, e quelle promosse per arrivare alla netta presa di posizione contro l’attività feneratizia svolta in città dagli ebrei 1. Proposizioni che in modo del tutto simile erano già divampate all’indomani della fondazione del Monte nel 1469 2.

1

ASPd, Atti, 8, f. 16 r.: 18 marzo e 19 aprile 1471, contro l’attività feneratizia degli ebrei.

2

V.MENEGHIN, Bernardino da Feltre, p. 313-316; M.G. MUZZARELLI,Il denaro e la salvezza, p. 175 e n.68 p. 176- 177.

Tuttavia il Monte di Pietà a Padova, creato nel 1491, si costituisce in maniera assai diversa rispetto a quello del 1469, tenendo conto di almeno tre dei suoi caratteri distintivi.

Da una parte, infatti, si decise l’ introduzione del tasso di interesse pari al 5% 3, espresso dal versamento di un bagatino al mese per lira di deposito, arrivando al massimo alla concessione di complessivi tre ducati di prestiti su pegno. E questo nella totale ottemperanza alla più stretta predicazione di Bernardino da Feltre, che auspicava la fondazione di Monti ad “interesse”4.

Dall’altra parte la fondazione del Monte nel 1491 deve molto all’appoggio ricevuto dal vescovo “umanista” Pietro Barozzi ( 1487-1507)5, che sappiamo essere stato membro di alto rango della nobiltà veneziana, come pure un grande riformatore religioso, che volle essere decisamente affiancato nella sua azione di riproposizione del Monte di Pietà proprio da Bernardino da Feltre, l’inesausto predicatore francescano, oramai già più volte presente in città.

Altro tratto caratteristico e differenziante del Monte di pietà del 1491, rispetto a quello del 1469, è quello relativo alle notizie dirette riguardanti il Monte e leggibili nei verbali degli atti del Consiglio. Tanto è vero che, se in quelli del 1469 non è stato possibile leggere alcuna

indicazione organizzativa, a parte quella relativa alla dichiarazione di formale fondazione, invece in quelle che fanno riferimento al Monte del 1491 è da subito apparsa una ricca scrittura protesa a descriverne, anche negli anni successivi, tanto la struttura di base,

3

V. MENEGHIN ,Bernardino da Feltre, p. 306:con riferimento alla coniazione di una certa quantità di una moneta detta barattino, corrispondente a1/12 soldo e n. 148, p.306..

4

Quelli invece fondati ,ad esempio, da Marco da Montegallo non richiedevano alcun interesse: M.G. MUZZARELLI,

Il denaro e la salvezza, p.191. Del profondo dibattito relativo all’usura, al tasso di interesse che percorse l’epoca si veda ancora : A. SPICCIANI, Capitale e interesse. Tra mercatura e povertà nei teologi e canonisti dei secoli XIII –XV, Roma 1990, in particolare p. 134-135 .

5

P. GIOS, L’attività pastorale del vescovo Pietro Barozzi a Padova ( 1487-1507), Padova 1977 e di recente sulla sua figura si è incentrato il convegno “Pietro Barozzi. Un vescovo del Rinascimento, Padova 18,19, 20 ottobre 2007, i cui atti sono in corso di stampa.

Si menzionano in successione i vescovi di Padova: Alberto Michiel ( 1406-1409); Pietro Marcello ( 1409-1428), Pietro Donà ( 1428-1447); Fantino Dandolo ( 1448-1459)( nipote del doge Andrea); Jacopo Zeno ( 1460-1481); Pietro Foscari ( 1481-1485) ,( nipote del doge Francesco); Pietro Barozzi (1487-1507) e Pietro Dandolo ( 1507-1509) per indicaare quanto la Serenissima interviene direttamente nella nomina della guida della sede vescovile di Padova.

Anche se, quando il vescovo Pietro Barozzi scrisse a Bernardino per sollecitarlo a tornare a Padova, già il Consiglio del Comune aveva deliberato sulla erezione del Monte Cfr.:V. MENEGHIN, Bernardino da Feltre e i Monti di Pietà, p. 279.Tra i cittadini padovani selezionati per rendere omaggio a Venezia a Pietro Barozzi per la sua elezione quale vescovo di Padova c’è Francesco Lion: ASPd, Atti, 10,f. 21v: 17 aprile 1487.

92 quanto le sua modalità di gestione, oltre alle indicazioni sul personale da rendere

immediatamente operativo, nel migliore funzionamento.

Quelle che si confrontano sono pertanto due dinamiche di fondazione del Monti di Pietà , che da subito appaiono assai diverse, altrimenti interpretabili come due processi di differente relazione istituzionale del Monte con la città di Padova.

E questo è ora possibile dimostrarlo tanto più attraverso l’ osservazione dei comportamenti della famiglia Lion, che continua ad offrire una delle più importanti chiavi di lettura del percorso socio-politico-creditizio attuato in città.

2.5.1. I Lion nel Monte di Pietà tra il 1490 e il 1491.

Si nota, infatti, che proprio i Lion in occasione del 1490 furono in grado di assumere congiuntamente, così come fecero nel 1469, e quindi in maniera del tutto “eccezionale” rispetto alla loro ordinaria consuetudine nella assunzione delle cariche istituzionali cittadine, sia l’ officio di deputato “ad utilia” 6, con Jacobo Lion, sia quello di deputato “ad ecclesias”7, con Francesco Lion, oltre ad avere in Lionello di Geronimo8 Lion, un altro consigliere, in quanto rappresentante del quartiere Duomo.

E’ così evidente, ancora una volta, che nei momenti cruciali, volti alla trasformazione delle linee di potere cittadino, la famiglia Lion si ritrova al centro di comando e in piena operatività, assumendo un comportamento “politico” mai in tal modo praticato da alcuna altra famiglia padovana, tanto da apparire del tutto caratterizzante e specifico di questo gruppo famigliare. Così il duplice incarico di deputati da parte dei Lion non è assolutamente da interpretare come una pura coincidenza, per quanto frutto di una elezione politica, basata sul principio della rotazione degli incarichi all’interno del Consiglio comunale, almeno da un punto di vista formale, ma semmai è il risultato di una accurata progettazione.

Tanto è vero che, sebbene il 20 marzo 14909 Francesco Lion, nella sua funzione di deputato “ ad ecclesias”, è segnalato assente dalla città in quanto impegnato in “ certi suoi negozi”,

6

ASPd, Atti, 10, f. 1r.Jacobo Lion.

7

ASPd, Atti, 10, f.1v. Francesco Lion viene eletto l’ 8 gennaio 1490.

8

ASPd, Atti, 10, f, 3r.

9

viene sostituito prontamente da Antonio Borromeo . Una sostituzione che viene attuata non solo con l’intervento di una delle personalità di spicco della élite cittadina, ma anche, come già è stato fatto notare, con una di quelle che si è visto essere da sempre tanto collegata alle attività di credito svolte proprio dai Lion. Nel contempo, il Borromeo , lo stesso giorno10, interviene in Consiglio in una ennesima azione di richiamo contro l’attività feneratizia degli ebrei, che ancora si richiede di espellere dalla città. E questa iniziativa di pronto

allontanamento, da parte dell’autorità, si ripresenta in modo del tutto parallelo con quanto avvenne nel corso del 1469, quando ci fu un analogo richiamo sul danno causato dall’azione feneratizia ebraica in città.

Non di meno gli interventi contro gli ebrei e il loro esercizio feneratizio si susseguono sia nell’aprile11 sia nel maggio 12del 1490, quando lo stesso Francesco è ormai rientrato, ed esercita pienamente il suo servizio nel Consiglio cittadino.

Esistono così dei sincronismi di fondo, ora individuati anche grazie ai comportamenti politici dei Lion in relazione alla fondazione dei due Monti di pietà cittadini, che ancora una volta, nel 1490, vengono ripresi e ri-marcati.

Nel 1490, come avvenne nel 1469 , Padova è nuovamente colpita dalla peste, una epidemia che si sviluppa con una tale virulenza, che obbliga una pronta riorganizzazione anche

dell’ospedale specificatamente destinato agli appestati, ovvero il Lazzaretto 13. Così di tale istituto se ne specificano anche gli organi costitutivi al suo interno, richiamando peraltro specificatamente l’intervento del deputato “ad utilia “, carica che ora sappiamo essere stata affidata a un Lion. Questi è tenuto a vigilare sul mutuo che si rendeva in tal modo obbligatorio, e fatto depositare ogni anno in tale ospedale, pari a un ammontare di cento ducati l’anno. Un’altra operazione, creata appositamente in occasione della istituzione del Lazzaretto,che per quanto non del tutto originale nella sua ideazione, di fatto però richiama subitamente l’intervento dei Lion , in quel simbiotico rapporto con il denaro “pubblico”, che oramai li caratterizza, e che sempre più li certifica nella assunzione di incarichi pubblici .

10

ASPd, Atti, 10, f. 9v.-10r.

11

ASPd, Atti, 10, f.12 r-12 v: il 17 aprile.

12

ASPd, Atti, 10, f 14r , 12 maggio.

13

ASpd, Atti, 10, f. 16v.: 15 giugno 1490. Notizie sulla successione della diffusione della peste a Padova anche in E. MORPURGO, Lo studio di Padova e le epidemie di peste ed i contagi durante il governo della Repubblica veneta

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Una nuova prova della centralità tanto politica quanto economica dei Lion nei momenti immediatamente precedenti la nascita del Monte la si coglie con l’indicazione di Francesco Lion, dell’11 luglio 149014, allorquando viene ad essere indicato come uno dei quattro “sindaci” , indicati a controllare l’attività degli “officiali” cittadini .

A questo punto, tanto più con questo incarico di “sindacato”, i Lion vengono posti al centro del controllo sistematico degli uomini che manovrano il potere cittadino, proprio nel momento in cui stava per attuarsi una importante operazione istituzionale, quella cioè che avrebbe portato alla creazione del Monte.

Si viene anche a sapere, nella sempre più pratica organizzazione amministrativa, che poiché il 12 ottobre15 Francesco Lion è nuovamente ammalato, il suo sostituto viene individuato in Geronimo degli Obizzi. Su quest’ultimo basta ricordare il fatto che è uno dei membri

pressoché inattivi nel consiglio e parente stretto dei Lion, per cogliere le ragioni del suo incarico.

L’ infermità del Lion viene puntualmente richiamata il 13 novembre 149016 , quando ancora è indicato nel suo ruolo di “sindico”, come pure viene segnalato prontamente il suo sostituto, questa volta individuato in Nicola dei Dondi dall’Orologio. Anche lui consanguineo del Lion e consigliere cittadino, fino a questo momento rimasto in ombra.

Per quanto lo stato di salute del Lion non appare affatto buono, l’ 8 dicembre 149017, ne viene segnalato il rientro tra le fila dei consiglieri cittadini, al posto del Dondi dall’Orologio , e viene subitamente reintegrato nelle sua funziona di deputato “ad utilia”; e in particolare gli viene assegnato il ruolo di “oratore” nella commissione da inviare a Venezia “ut possint

inchoare et erigere monte pauperum…thesaurus pietatis..quod judei non possint fenerare Padue”18.

14

ASPd, Atti, 10, f.19 r: Tra “gli officiali” elencati sono ricordati: i militi del comune, militi delle biade, e i massari della camera dei pegni. Sono indicati anche i requisiti di tali sindici, vale a dire che devono essere quattro, di cui due dottori, e due “cives”, non possono rinunciare alll’incarico altrimenti devono pagarre 100 lire di piccoli, ed essere di meno di 35 anni. Francesco Lion è indicato come un “cives”, assieme a Francesco Fringimelica, mentre Michele da Milano e Lelio di Versensezibio sono citati come “dottori”.

15

ASPd, Atti,10, f. 24 r.

16

ASpd, Atti, 10, f. 23 v: Francesco Lion deve essere sostituito poiché infermo, mentre era a cavallo nel corso del controllo delle vicarie di Arco, Teolo e Mirani e Oriago.Ed è sostituito dal giudice Donato Bollario.

17

ASPd, Atti,10, f.31r.

18

In tal modo Francesco Lion viene posto sempre più ( così come peraltro avevano fatto i suoi parenti, quasi vent’anni prima nel 1469) nella importante successione di accadimenti che maturano intorno alla fondazione del Monte di Pietà, destinati, da questo momento, verso una più serrata articolazione.

Si legge così , negli atti del Consiglio, che il 17 dicembre 1490 viene richiesta ancora una nuova tassa, una dadia, ovvero un prelievo fiscale imposto sui tenutari di reddito fiscalmente dichiarato, per arrivare ad un prelievo complessivo di almeno 1500 ducati, per poter edificare il Monte19.

Ed ancora, appena due giorni dopo, il 19 dicembre 20, si arrivano a dare le prime disposizioni organizzative del Monte, relative alle “casse” di deposito del denaro, i libri contabili, e i compiti che dovranno assumere i “conservatori” del Monte. E’ dunque l’aspetto economico- amministrativo che si tende ad organizzare al meglio.

E proprio tra i conservatori, altrimenti definibili quali “direttori generali”, si legge puntualmente il nome di Francesco Lion21, che con tale incarico tende ad assumere il ruolo di vero e proprio “regista” del potere cittadino, nel momento costitutivo del Monte, con caratteri che nessun altro componente della élite cittadina è stato in grado di assumere.

Appare dunque del tutto evidente, a questo punto, che il richiamo fin troppo ripetitivo che fa riferimento ai membri della famiglia Lion non può che essere preso come un preciso segnale, non solo dell’inequivocabile prestigio di cui gode questo gruppo famigliare, ma ancora di più come la sottolineatura delle abilità “amministrative” specificatamente rodate da questa schiatta, essendo indispensabili per il sicuro avviamento del Monte patavino.

E il Monte di Pietà è oramai da considerare come un vero e proprio banco di credito pubblico, intorno al quale stanno scorrendo grosse somme di denaro, che non possono essere

solamente quei 1500 ducati d’oro così tanto puntualizzati nel corso della imposizione della dadia.

19

ASPd, Atti, 10, f. 32 v. Con una dadia per ogni 20 lire di estimo.

20

ASPd, Atti, 10, f. 32 v.-38 v.

21

ASPd, Atti, 10, f. 36 r. Con Fancesco Lion vengono indicati quali conservatori Giacomo da Sole, Nicolò Vitaliano, Niccolò dall’Orologio, Francesco Curtarolo, Bartolomeo Capodivacca, Ludovico degli Obizzi, Antonio Turchetti al posto del deceduto Giacomo Dotti e Alvisio Bertoldo sostituirà Francesco Curtarolo ,essendo stato eletto quale massaro del Monte.

96 Il Monte è altresì un esplicito centro di potere su cui vengono attivate rilevanti pressioni politiche, tanto da parte della élite locale, coagulata dall’azione dei Lion, quanto da parte di Venezia.

Sono così ragioni politiche, ma oramai sempre più le ragioni economiche, e le abilità di tenutari del banco centrale di riferimento per la Serenissima, che hanno reso possibile che i Lion venissero posti al vertice di una vera e propria operazione di banco “pubblica” patavina, in una funzionalità economico –politica oramai apertamente appoggiata da tutte le forze cittadine locali.

A conclusione di questo primo momento del processo costitutivo del Monte, il 28

dicembre22 si ha l’ulteriore conferma delle disposizioni dei capitoli relativi alla erezione del Monte, nei quali si continua a ribadire che il fine ultimo di questa istituzione è quello di guardare ai poveri e agli indigenti, decisamente in lotta aperta contro l’attività usuraia dei “judei”.

Motivazioni di fondo sulle quali ci si è di già lungamente soffermati.

Queste sono state, nel loro disegno dinamicamente inteso , le manovre che nel corso del 1490 hanno portato alla creazione del nuovo Monte “sive thesaurus pietatis”, le quali hanno evidenziato, in tutta la loro portata , la centralità d’azione della famiglia Lion .

Ma per capire a fondo l’intera dinamica che si snoda lungo il processo costitutivo del Monte, e quindi sulla efficacia amministrativa dei Lion, è necessario spingersi sempre più avanti rispetto a quanto riscontrato, ancora basandosi in primo luogo sugli atti del consiglio del Comune. Lo si farà per il ventennio che va dal 1491 al 1509, iniziandosi a concentrare dapprima sul solo 1491.

22

2.5.2. Dal 1491 al 1509: I Lion alla guida del Monte di Pietà

Ai primi del gennaio 1491, quando nella iniziale riunione del Consiglio cittadino ci si ritrova , come di consueto, per segnalare i nominativi dei deputati “ad utilia” e “ad ecclesias” , oltre a quelli che fra i consiglieri vengono eletti sulla base del quartiere cittadino di appartenenza, si nota che per la prima volta, nel corso della storia “politica” della famiglia Lion, ovvero di quella che nel XV secolo si è pubblicamente dipanata a partire dal 1420 ( poiché è da questo anno che ripartono le registrazioni del Comune, le quali in data anteriore sono andate distrutte a causa del disastroso incendio del Palazzo della Ragione, luogo di deposito delle scritture del potere cittadino) che nessun nominativo dei Lion viene ad essere inserito in entrambe queste tipologie di funzionari23. Nel contempo, però, nuove disposizioni relative alla funzionalità del Monte di Pietà stanno per essere varate ed immesse nel registro delle sedute comunali. E tutto ciò avviene in aperto contrasto con quanto è stato fin qui sostenuto, ovvero con l’indicazione che vuole i Lion sempre al centro dell’attività tanto politica quanto economica di Padova.

Non è comunque stata una grave malattia la causa che ha portato alla clamorosa assenza dell’intero gruppo famigliare dei Lion dall’arena politica, piuttosto la vera ragione della

inattività di questo gruppo famigliare, in questo momento, deve essere ricercata proprio nella lunga ed incalzante serie di registrazioni riguardanti il Monte, le quali al meglio riescono a spiegare quanto sta accadendo.

Infatti, se il 4 gennaio 149124 vi è inscritta la richiesta per la convocazione di un consiglio del Monte, il 21 giugno25c’è quella propositiva per l’elezione dei notai e del “quadernaio” del Monte e a seguire il 26 giugno c’è la richiesta per la disposizione delle casse26, ed ancora il 19 luglio vi è quella che indica i nominativi dei massari 27, ed infine, il 24 luglio 28 , ovvero a

23

ASPd, Atti, 10, f 51 r. Nel quartiere Duomo sono infatti eletti Giacomo e Paolo Leone, dal 30 dicembre 1490.

24 ASPd, Atti, 10, f. 53 v. 25 ASPd, Atti, 10, f. 73 v. 26 ASPd, Atti, 10, f. 74v. 75 r. 27 ASPd, Atti, 10, f. 75v. 28

ASPd, Atti, 10, f. 76 r-v. nel quale si ribadisce il carattere del Monte che opera con i mutui dati ai poveri “ senza alcuna usura”.

98 metà anno, c’è la definizione di ulteriori capitoli relativi alla contabilità e tecnica di conto29 del Monte, nei quali vengono con massima precisione riportati non solo il numero delle chiavi ma anche i nominativi dei loro tenutari. Ed è proprio con queste ultime disposizioni relative alla struttura operativa del Monte che è possibile chiarire la sorprendente “assenza” dei Lion dalle maglie “ufficiali” della amministrazione del potere centrale cittadino, per tutto il primo semestre del 1491.

Infatti è in tal modo che si viene a sapere che uno dei tenutari di una delle tre copie di chiavi del Monte è Francesco di Leonello Lion 30, che viene qualificato quale “vicario” e “conservatore” del Monte e che Leonello Lion, fratello di Francesco, viene parimenti citato tra i più alti funzionari del Monte, in quanto è il fidejussore dell’incarico appena assunto dal congiunto. E’ lui , infatti che procede a depositare, a garanzia della nomina del fratello, la fidejussione fissata in 500 ducati d’oro. Una somma tanto elevata quanto di forte rilevanza ed impatto, che sancisce il ruolo dei Lion quali “custodi” del Monte.

In definitiva, l’assenza per sei mesi dei Lion dagli incarichi pubblici è da collegare alla loro attivazione nei percorsi di credito costitutivi del Monte.

E’ certo a questo punto che tanto l’azione politica quanto quella economica, che sta ruotando intorno alla riedificazione del Monte a Padova, si sta dipanando nelle mani dei Lion , i quali , fra l’altro, non hanno mai cessato di adoperarsi in tali direzioni.

I Lion, insomma, si presentano quali garanti istituzionale del funzionamento del Monte di Pietà del 1490-1491, quando ancora questa famiglia è in pari tempo la titolare di uno dei principali banchi cittadini, chiamati a soli pochi mesi di distanza a svolgere altrettanti

importanti finanziamenti, per far fronte alle richieste della Serenissima per coprire le sempre