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Le compagnie di ventura e la loro amministrazione

1 2 I Lion operatori del credito dal

1.3. L’Azione di credito: dal privato al pubblico

1.3.1. L’ “affaire” Gattamelata: tra alleanze famigliari e pratiche di credito.

1.3.1.2. Le alleanze matrimoniali e le liti: i rapporti dei Lion con il Gattamelata e Giacoma da Leonessa.

1.3.1.2.3. Le compagnie di ventura e la loro amministrazione

Il Gattamelata era infatti diventato il capitano generale della Serenissima, dopo una incredibile sequela di campagne militari, e quindi, in quanto condottiere, era alla guida di una

“compagnia di ventura” , poi conosciuta con l’appellativo dei “ Gatteschi “, nella quale risultarono operativi sia il figlio Giovanni Antonio sia Giacomo della Leonessa . Essa

comportava una unità di uomini, il cui numero mutò nel tempo, con il variare delle spedizioni militari e dei compiti da assolvere, che comunque necessitavano non solo di un valido

capitano d’armi, ma anche di una precisa organizzazione65 per il foraggiamento,

l’alloggiamento, le paghe degli uomini d’arme66 e che spesso aveva al seguito un medico, per le inevitabili ferite “da battaglia”67. Una compagnia, quella dei Gatteschi, che richiese insomma una organizzazione “economica e sociale” certamente non diversa, ma casomai ben più articolata, rispetto a quella studiata da Mario del Treppo e collegata al condottiere Micheletto Attendolo68. E i Lion in tutta questa precisa serie di organizzazioni evidentemente vi si

inserirono in quanto titolari sia di un banco sia di una bottega di cambiavalute. Il banco dei Lion avrebbe evidentemente permesso la attuazione delle operazioni monetarie del

Gattamelata, in quanto prevedibile “banchum pro securitate et cautione”69, per le numerose azioni che venivano assunte nel momento della gestione della sua compagnia di ventura , la

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Si veda anche il quadro di Milla Leonessa in BRESCIANI, I conti Lion.n.n.

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M.E.MALLETT-J.R. HALE, The military organisation, I due studiosi pongono infatti in evidenza che

l’amministrazione dell’esercito stavano assumendo nuove proporzioni, dal 1425, tanto che ( p.111): Mariotto da Monte (-† 1493), che era stato cancelliere del Gattamelata diviene anche tesoriere della Società di S.Marco dal 1456. E’ questo un altro segnale di quanto anche il Gattamelata dovesse ricorrere a capaci amministratori per far fronte alla

organizzazione della sua Compagnia di armati.

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M.E.MALLETT-J.R. HALE, The military organisation, p. 156: “ ...al capitano generale nel suo contratto di condotta spesso veniva concesso il diritto di pagare le proprie truppe…, e la fornitura di biada e fieno”.

67

G. EROLI, Il Gattamelata, p.259-342. Un buon numero dei documenti che si trovano in questa sezione richiamano infatti le spese per gli stipendi, dell’alloggio e del cibo per sostenere gli uomini del Gattamelata.In particolare nel doc.LI, p. 339 si richiama la presenza di un medico per il cattivo stato di salute nel quale versa al momento il Gattamelata.

68

M. Del TREPPO, Gli aspetti organizzativi, p.253-256.

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G. EROLI, Il Gattamelata, doc. XXVII, 1435 agosto 10, p. 304. Nel quale sarebbero stati versati gli stipendi e posti in custodia.

cui direzione era non solo assai prestigiosa, ma evidentemente anche non di poco “conto”, tenendo presenti le importanti cifre in denaro che ruotavano intorno ad essa, peraltro con monete che necessitavano inevitabilmente anche cambi di valuta. Il banco dei Lion doveva pertanto svolgere il ruolo di banco di “appoggio”, e la loro “statio de cambio” avrebbe provveduto al cambio delle valute .

Una situazione che ampiamente risulta ricostruibile, seppure in relazione alla richiesta di deposito finanziario in un altro banco, attraverso la documentazione riportata in appendice alla corposa biografia del Gattamelata, scritta nel 1897 dal marchese Giovanni Eroli.

Lo dimostra ad esempio la pattuizione dei diecimila ducati d’oro, da custodire a Castelfranco, per il contratto70 di condotta congiunto del Gattamelata con il conte Brandolino , siglato il 16 aprile 143471, della durata di sei mesi. Fra l’altro, proprio in questa occasione, si faceva richiesta che venisse trasmesso anche al figlio GiovanniAntonio il titolo di capitano generale, qualora si fosse dovuta registrare la morte del padre.72

Basta dunque questo breve richiamo per riepilogare che dietro al rapporto dei Lion,

probabilmente fondato sulla stima e forse anche su di un affetto sincero, si basava nella realtà dei fatti su di un notevole flusso di denaro, il quale necessitava una adeguata ed accorta gestione ed amministrazione. E parte del tanto denaro così accumulato è certamente confluito fra le disponibilità finanziarie di Giacoma della Leonessa, la quale a sua volta ha provveduto a destinarlo nelle doti di cui tanto si è scritto più sopra. Denaro che proveniva in buona parte dalle campagne militari che il Gattamelata combattè in giro per quella che, suddivisa tra tanti principati e ducati, oltre che signorie e Repubbliche, era la penisola italiana dell’epoca.

Ed inoltre, non si può nemmeno dimenticare che ancora una quota non indifferente del tanto denaro a disposizione di Giacoma della Leonessa servì anche alla costruzione e all’

abbellimento della sontuosa cappella dei Gattamelata nella chiesa di S. Antonio Confessore in Padova, che era poi il luogo di culto al quale faceva riferimento l’Arca del Santo, e alla cui

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M.E.MALLETT-J.R. HALE, The military organisation, p.123-124. Di fatto esistevano almeno due tipi di condotta: la condotta “ a provisione” e la condotta “in aspetto”. La prima è tipicamente alle piccole compagnie. A queste condotte si affiancava anche il contratto della “prestanza”.

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G. EROLI, Il Gattamelata, doc.IX, p.264-265.

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38 guida si sono ritrovati i Lion, come spiegato. Così, l’ultima dimora terrena di Erasmo da Narni detto il Gattamelata, tumulato insieme al figlio GiovanniAntonio, divenne non solo lo spazio nel quale i due condottieri trovarono una precisa, ed imponente visiva rappresentazione post-mortem, abbellita dal genio di molti “artisti”73, ma anche si precisò come un luogo della memoria74 per i Lion per testimoniare il loro antico connubio con i Gattamelata.

Ma passiamo oltre a questa importante pagina della storia del credito, che di fatto ha visto collegare il denaro guadagnato dalla conduzione della sua compagnia di ventura da parte del Gattamelata nella diatriba testamentaria di Giacoma Leonessa, e da questa in quella della figlia Todeschina, con la famiglia dei Lion , per continuare ad osservare l’azione finanziaria posta in essere ancora da questa famiglia patavina, anche in altri settori.

Apriamo dunque la pagina che vede i Lion operare nel debito pubblico, per tentare di decifrare la loro azione anche in questo settore.

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Nemmeno queste operazioni di abbellimento, con il mutare degli artisti che vi contribuirono, sono prive di importanti riscontri finanziari, sui quali si avrà modo di ritornare più avanti. Si veda: Archivio Sartori, I, Basilica e convento, a cura di G.LUISETTO, Padova 1983, p. 380, n.10, n.12; p.381, n.22 e p. 388, n. 115,116,117, p. 389, n. 118, 119, 120- 135 e 136-142, p. 390-392. Tra i pittori operano : Jacobo da Montagnana, Pietro Calzetta, Matteo dal Pozzo, per i lapicidi si veda: V. LAZZARINI, Gli autori della cappella e dei monumenti Gattamelata al Santo, “ Padova e la sua provincia”, 10 ( 1970), p. 3-7.

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