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La proprietà e la “locatio”.

1 2 I Lion operatori del credito dal

1.2.2. La proprietà e la “locatio”.

Chi fra i Lion nel corso del XV secolo portò avanti l’attività di banco e chi quella della "statio de cambio”?

Per arrivare a rispondere a questa domanda è sufficiente leggere nelle dichiarazioni delle numerose polizze d’estimo dei Lion 81 le voci “banco” e “statio de cambio”, che

cronologicamente vanno dal 1421 al 1506, per accertare nella storia della famiglia Lion l’effettiva importanza di queste due lucrose attività, quella di cambiavalute e quella di

“banchiere”. Queste voci dell’estimo hanno infatti fornito una importante traccia identificativa per la famiglia stessa82, la quale va, a questo punto, riconosciuta come una famiglia di

“mercanti” e di tenutari di banco o “banchieri”.

Ci si concentra pertanto sulle indicazioni della “statio de cambio” e del “banco”, riportate nella ricca scrittura dell’estimo, per individuarne i percorsi cronologici, la descrizione e gli

80

Così anche E. DEMO, Tengo dinari li quali trafego in lo me bancho,” Studi storici di Luigi Simeoni”, LIV ( 2004) p.346.

81

ASPd, Estimo ( 1418), fasc.133=134, 1-68, f.1-235 e quella di Paolo Lion, della contrada di S. Lucia, ASPd 296=376, f.67-72. Per una disamina breve, ma esaustiva sulla creazione ed evoluzione della tenuta dell’Estimo in Padova si può fare ancora riferimento a : L. BRIGUGLIO, Estimi padovani nell’Archivio di stato di Padova, in “Rassegna degli Archivi di Stato”, 21, (1961), p.89-108.

82

La ricostruzione dell’albero genealogico, infatti, ha tenuto conto anche delle informazioni poste nelle polizze di questo estimo.

14 effettivi possessori tra i membri della famiglia Lion, nel corso dell’intero ‘400, con il fine di affrontare l’ articolazione delle due attività nel corso del secolo.

E’ bene ricordare, ancora una volta, che Luca e Paolo di Francesco detto Checco Lion , possedevano, nel 138983, congiuntamente la “ statio de cambio” e il “ banco” , con quel duplice rinnovo di locazione, che già più sopra è stato presentato, al fine di stabilire la situazione immediatamente antecedente al 1405.

E’ tuttavia nella polizza84 di Bartolomeo di Luca,85 che, per quanto risulta essere una polizza non datata, ma che deve essere stata compilata in un momento prossimo alla data di

decesso del padre, che avviene tra il 1405 e il 1407 a Ferrara, si può leggere di ” una

statione chambii posita apud schalam palacii de qua habet pro afictu L xl” . E’ questa, senza

alcun dubbio, la bottega di cambio-moneta dei Lion, della quale si è già tanto detto più sopra ed operativa nel corso del Trecento.

Dal canto suo, nel 142186 lo zio Paolo, invece, si limita a dichiarare tra i tanti beni del suo patrimonio la voce: “ Item una stacionem sub ruga aurificum reddit affictus L II, s. X parvorum

quod ex ita stacione iure livelli Sucil aurificus LLXVI”.

Devono passare ancora tredici anni da questa attestazione, e quasi trenta dalla data presunta della polizza di Bartolomeo di Luca per arrivare a conoscere da una parte della precoce morte dello stesso Bartolomeo di Luca, nipote di Paolo, che lascia così orfane le sue

giovanissime figlie, e dall’altra che effettivamente ancora esiste la “statio de cambio”, e che questa fa parte del suo patrimonio e non di quello del potente zio Paolo.

Questa è infatti la situazione che si presenta il 29 aprile del 143487 , nel corso dell’istruttoria giudiziaria, maturata dal momento della richiesta della tutela legale a favore delle due giovani nipoti, Anna e Lucia di Bartolomeo di Luca Lion, rimaste orfane di padre e madre. Una azione giudiziaria che porterà dapprima alla nomina del loro zio paterno Giovanni Lion, legum

doctor, quale loro tutore legale, e poi al deposito dei primi inventari delle proprietà delle due

giovani, al momento disponibili. 83

Vedi qui più sopra.

84

ASPd, Estimo ( 1418), 134, 68, f.237-246.

85

O. TOMMASI, I Lion,n. 7, p.54 e p.55.: residente nella contrada di S. Urbano e che sappiamo essere morto tra il 1405-1407 a Ferrara.

86

ASPd, Estimo ( 1418), 376 ( ex 296), f. 78( =67).

87

Così a Giacomo da Montagnana, indicato come “fattore”88 di Bartolomeo di Luca Lion, viene fatta richiesta di presentare “il libro magno… e quello delle rationes”, ovvero i registri con i quali si sarebbero dovuti dimostrare i diritti reali delle due giovani Lion89, quantificandone anche l’ammontare.

Purtroppo, se di questi volumi, sebbene richiamati nella fase istruttoria e descritti nelle loro generalità, non se ne conosce l’effettivo contenuto, è tuttavia stato possibile leggere tra le prime sei voci di uno degli inventari inclusi nella lunga istruttoria, nel capitulum bonorum

immobilium, in Padua90, una annotazione assai importante propria sulla “statio de cambio”. Questa “statio” viene così dettagliatamente registrata: “una stacionem cambii tenet

Franciscus trivisianus campsor de Venetia, positam in capite scalarum palacii versus

cantonum a boscis, cui coheret scala palacii, via communis et dominus Bonifacius cum stet soluti ducatos sexdecim auri in anno.”

Viene così confermata, ancora una volta, la certa esistenza della” statio”, accompagnata dalla altrettanto importante indicazione del conduttore delle attività in essa svolte, che è Francesco Trevisan. E per quanto allo stato attuale della ricerca si può solo ipotizzare che questi sia parente di quei Trevisan91 che risultano essere attivi “campsores” in Padova, in questo periodo, proprio Francesco deve essere guardato con particolare attenzione nei confronti della storia famigliare dei Lion, poiché più volte viene ad essere indicato nel corso di fondamentali azioni creditizie che, nel corso dei prossimi capitoli, verranno seguite

dettagliatamente .

Ma lasciamo parlare, nel loro linguaggio colorito, in parte in latino e in parte in un volgare ancora latineggiante, le altre indicazioni provenienti dalle numerose polizze d’estimo di altri membri della famiglia Lion, che risultano parimenti interessanti per le notizie che sono in grado di trasmettere direttamente sia sulla “statio de cambio” sia sul “banco”.

Nel contempo si vuole indugiare anche su tutte quelle notizie relative alle botteghe possedute dai Lion situate nell’area del palazzo della Ragione, poiché riescono a fornire ulteriori utili dettagli.

88

Ci si soffermerà più avanti ad analizzare i compiti attribuiti al fattore e registrati nella documentazione archivistica.

89

AN, Tabularium, XXIII=24: tra il 19 e il 20 febbraio 1434.

90

ASPd,AN, Tabularium,XXIII=24, f. 93 r.

91

16 Così, nel luglio 144392, Leonello, della contrada di Ponte Altinate, dichiara di possedere “una

apotheca93( bottega) sub pretorio qua tenet Bartolomeo scuellaro”, mentre Pietro di Paolo Lion94, della contrada S. Lucia, del 27 maggio 1450 fa registrare : “item una apoteca posita

sub porticu palaci domini potestatis qui vocatur La torre Rosa…reddit annali de ficti L. 70”, ed

ancora il 1 settembre 145595 Paolo di Leone del fu Pietro, del quartiere ponte Molino e nel centenario di S. Fermo dichiara “una apotheca sub palatio domini potestatis reddit anali de

affictu L 70”, quando ancora in quella di Giovanni Lion, del 3 giugno 145696, si legge di “una

bottega de orevexaria … me paga lafito L.28” .

Riassumendo, nel corso della prima metà del XV secolo ci sono ben otto dichiarazioni d’estimo di membri della famiglia Lion che richiamano l’esistenza di botteghe poste nell’area del Palazzo della Ragione e di proprietà dei Lion, e tra esse vengono ricordate sia la “ statio de

cambio” sia il “ banco” dei Lion. E questo è un segnale non di poca importanza tenendo conto

che all’interno della famiglia almeno due generazioni si sono succedute, quando poi una acerrima diatriba patrimoniale ha contrapposto Paolo Lion ad Antonia Ubaldini da Firenze, già moglie di Luca Lion e madre di Bartolomeo , oltre che nonna paterna di Anna e Lucia. E in effetti, il “banco” di famiglia resta nelle mani dei discendenti di Paolo, mentre la “statio de

cambio” rientra invece, almeno in questo frangente, tra le proprietà dei discendenti di Luca.

Vale a dire, seguendo le dinamiche della famiglia Lion, al meglio chiarite nel 4 capitolo, più avanti, che il “ banco” è nelle mani del ramo principale della famiglia, mentre la “ statio de

cambio” è in quelle del ramo cadetto.

Ma riprendendo l’attenta lettura dell’estimo, per la seconda metà del secolo ,si ha che nel 146597 Paolo Lion, della contrada Rudena, S.Giorgio, dichiara: “una bottega sotto el

palazo del podestà”, mentre Francesco de Leone 98, della contrada di S. Fermo, il 4 aprile 1471, riporta “Item una bottega de orevexaria posta socto el palazzo vecchio…la qual fita lire

40 alano”.

92

ASPd, Estimo ( 1418), 134, 27, f. 93.

93

F. MUTINELLI, Lessico veneto, p.31. Per “apotheca” si intenda bottega.

94 ASPd, Estimo ( 1418), 134,7, f.26. 95 ASPd, Estimo ( 1418), 134, 45, f.151. 96 ASPd, Estimo ( 1418), 134, 26, f.90. 97 ASPd, Estimo ( 1418), 134, 64, f.219. 98

ASPd, Estimo( 1418), 134, 3, f. 10: “Bona heredi domini Leonelli de Leone, pertinencia Juris de Commissari domine

Invece, nella polizza degli eredi di Orsola da Vigodarzere99, del 16 marzo 1483100 , della contrada S. Fermo, si trova semplicemente citata “una bottega posita soto el palazzo

vecchio”, così come un anno prima, aveva riportato il 29 maggio 1482, la polizza di Paolo

Lion101, mentre nel 1483102, sempre Paolo, della contrada S. Lorenzo, preferisce che venga specificato :Una bottega soto la cançelleria de Comun, paga de fito L 50” .

Ed il richiamo alle botteghe situate “sotto” il Palazzo della Ragione si ripete soprattutto negli anni ’90, con GiacomoAntonio Lion, della contrada S.Fermo, il 29 marzo 1492103, il quale dichiara “una bottega de rovexaria posta sotto el Palazo vecho se afita L 40”, quando poi , il 4 maggio 1492104 , Raffaele de Lion del fu Paolo della contrada S. Giorgio, dichiara “Una bottega

posta soto el poggiolo del Palazzo de Padova se afita L 50”.

Bisogna, infine, attendere la lettura della polizza di Raffaele Lion105della contrada di S. Giorgio, del 7 febbraio 1506, nella quale si trovano: “Item una bottega sub pergolo del palazo

paya de livello duc.12…secta cum loco de gerere bancho”, ossia vi riporta sia una bottega sia

il banco.

E volendo puntualizzare, nel corso della seconda metà del ‘400, tra le proprietà dei Lion ci sono ancora due botteghe di oreficeria, come nella prima metà del secolo e rimane ben indicata la localizzazione precisa delle loro botteghe quando ci si riferisce a “sotto” il Palazzo vecchio o alla cancelleria del Comune.

E’ però solo con l’ultima polizza del 1506 che ritorna l’esatta citazione del banco di famiglia, sempre posto nell’area perimetrale del Palazzo della Ragione.

Tentando a questo punto una breve ricapitolazione complessiva dei dati appena presentati : dal 1355 al 1506 è dunque certo che i Lion mantengono saldamente nelle loro mani il “ banco” sotto il Palazzo della Ragione, e la “statio de cambio” nel piano superiore. E queste due attività all’ inizio del XVI secolo sono saldamente in mano al ramo principale della famiglia.

99

Sulla figura di OrsOla di Pietro da Vigodarzere si veda il capitolo 4.

100

ASPd ,Estimo( 1418), 134, 21, f.73.: “pro dimidia Jacoboantonio, pro altera dimidia Leonelo, juxta divisione ”

101

ASPd ,Estimo( 1418), 134, 22, f.77: “ una botega soto el palazo del podestà la quale ha afita Jacomo de Milan et

paga l. 7.” 102 ASPd, Estimo( 1418), 134,, 31, f.107. 103 ASPd, Estimo( 1418), 134, 42, f.141. 104 ASPd, Estimo( 1418), 134, 53, f.181. 105 ASPd, Estimo( 1418), 134, 1, f. 2.

18 Nel loro insieme, le numerose botteghe dei Lion nell’area del Palazzo della Ragione vengono date in locazione, ed apportano nelle casse di famiglia un buon gettito, tanto più alto nel caso di quelle poste sullo stesso piano della “statio de cambio” e del “ banco” , tenendo conto che nel 1434 è richiesta la cifra di 16 ducati d’oro al dirimpettaio Bonifacio, e che tale cifra si abbassa solo di poco, portandosi a 12 ducati d’oro nel 1507.

E’ ormai evidente che i Lion pongono alla conduzione della loro “statio de cambio” e del loro “banco” del personale dipendente, al quale non mancano di chiedere un contributo per l’affitto dello spazio della bottega e gli attribuiscono il disbrigo delle tante noiose pratiche che comportava l’esercizio quotidiano del credito. Nella “ statio de cambio” dei Lion troviamo attivo il “campsor” Francesco Trevisan106 , un cambiavalute di professione, evidentemente pienamente abilitato a svolgere i compiti richiesti, verosimilmente iscritto alla fraglia dei

cambiatori. La sua nascita veneziana garantiva, fra l’altro, anche un accurato addestramento nelle funzioni creditizie, essendo la piazza veneziana notoriamente uno dei più importanti centri di “banco”107 dell’epoca . Ed anche la figura di Giacomo da Montagnana, il fattore di Bartolomeo di Luca Lion , porta a rafforzare l’ipotesi che da parte dei Lion l’esercizio pratico degli affari, con l’esecuzione effettiva dei compiti di gestione quotidiana, sia stato ormai affidato in buona parte a personale salariato.

Una ulteriore prova di tale rilassamento operativo, ma assolutamente non di totale

dismissione, proviene anche dal fatto che i Lion , nel corso del ‘400, non sono mai stati identificati con gli appellativi di “campsores” o “bancherii”108, quanto piuttosto con quelli di “nobiles o milites ”109, se non anche di “doctores”, nei diversi casi in cui effettivamente sono stati in grado di completare il lungo e costoso curriculum universitario110. E proprio su tali appellativi dei Lion si aprirà una lunga parentesi nel 5 capitolo.

106

Si fa notare che numerosi altri “Trevisan” operavano a Padova quali cambiavalute. Essi sono Benedetto di Antonio Trevisan, Riccardo Trevisan: CFr: E. DEMO: Tengo dinari, p. 344.

107

F.C. LANE-R.C. MUELLER, Money and banking in medieval and renaissance Venice, Baltimore-London 1985.

108

Appare comunque assai chiaro che a differenza dei Medicidi Firenze, i quali sono iscritti all’Arte del Cambio, i Lion non risultano essere iscritti ad una omologa fraglia del settore, ma a quella dell’Arte della Lana .

109

Così infatti in modo preponderante sono registrati i Lion attivi nel governo cittadino, negli atti del consiglio del Comune nel corso del XV secolo, al quale va aggiunto anche il titolo di “ doctores”.

110

Nella apposita sezione del capitolo 5 si provvederà a presentare i Lion che hanno conseguito la laurea, evidenziando in tal modo lo stretto rapporto che univa i Lion allo Studio patavino, che per quanto luogo di sapere era anche uno spazio fortemente collegato ad importanti azioni di credito.

Anche così i Lion dimostrano, nel contempo, di non gradire più l’identificazione del loro ruolo sociale con l’appellativo di “ mercatores” , ovvero tramite la loro consolidata e gloriosa nomea con la quale, invece, dalla metà del secolo precedente erano stati così tante volte riconosciuti, al tempo della Signoria carrarese.

In conformità, dunque, con i tratti tipici delle “élites” quattrocentesche, i Lion dimostrano di essersi progressivamente allontanati dall’esercizio della concreta e quotidiana, oltre che faticosa e assidua pratica commerciale, la quale non viene più esercitata con la stessa sistematicità adottata nel secolo precedente. Per la mentalità del tempo tale operatività stava di fatto divenendo “dequalificante”111. I Lion tendono insomma ad assumere apertamente il controllo “dirigenziale” delle loro attività commerciali, tanto più nel settore creditizio-finanziario, preferendo impegnarsi di persona ancora in esse allorquando queste si collegano

apertamente alla assunzione e allo svolgimento di compiti istituzionali di rappresentanza cittadina, così come si avrà modo di conoscere e di chiarire nei prossimi paragrafi.

Quando insomma ai Lion venne fatta esplicitamente richiesta di un loro intervento creditizio- finanziario, essendo congiuntamente i tenutari di un ricco “banco” privato e di una “statio de

cambio” oltre che compartecipi alle pratiche di governo cittadino, questi “nobiles et milites”

padovani tornano ad impegnarsi in prima persona, e questo per “il bene della città112”. Infine, è da aggiungere anche il fatto che seppur la “statio de cambio” e il “banco” non erano altro che due delle numerose fonti di reddito così tanto legate al commercio e al denaro e registrate dall’intera famiglia Lion nelle loro polizze d’estimo, è chiaro che è da esse che i Lion riescono ad ottenere importanti guadagni, e in tempi assai stretti, come si leggerà ben presto nei prossimi paragrafi. E’ certo, comunque, che sia l’attività correlata all’esercizio del banco, sia quella relativa al cambio della moneta non sarebbero mai potute esistere e risultare così tanto efficacemente esecutive se non fossero state “garantite” da una parte dal

patrimonio113, assai cospicuo che i Lion potevano vantare, e dall’altra dalla “fiducia” che i Lion erano in grado di trasmettere.

111

A. VENTURA, Il dominio di Venezia, p.176,185.

112

ASPd, Ducali, 4.

113

20 Anche per questo i Lion si dimostrano essere una famiglia, la quale, non diversamente dalle altre di pari spessore, ha assunto nel suo complesso comportamenti volti al mantenimento di un cospicuo114 possesso fondiario ed immobiliare, riuscendovi nel farlo, nonostante nel corso del XV secolo sia stato registrato un forte mutamento nella proprietà fondiaria proprio a seguito della poderosa penetrazione veneziana nelle zone della terraferma, e in particolare in quelle patavina115.

Così, anche per i Lion valeva giusta l’applicazione di una accorta politica di forte

diversificazione economica, la quale riesce a garantire loro una invidiata stabilità patrimoniale, nonostante le incertezze del contesto economico, politico e sociale nel quale si ritrovarono ad inter-agire.

Tenendo presenti anche tutte queste precisazioni si procede a presentare l’azione di credito dei Lion.