1. Capitolo
1.3 Le zone franche
Un importante esempio di strumento di politica commerciale adottato da molti paesi arabi riguarda la creazione di zone franche (free zones), ossia di aree esenti da dazi doganali. Le free zones mirano ad attirare investitori stranieri grazie ai numerosi vantaggi offerti fra cui: accesso alle forniture e manodopera a basso costo, un generoso pacchetto di incentivi fiscali e importazioni esenti da imposte. Le zone franche, che hanno incoraggiato la concretizzazione delle riforme economiche verso cui si erano rivolti i paesi arabi, sono state ospitate in diversi paesi. Nel 2002, erano più di 3000 le
free zones installate in 116 paesi del mondo.76 In Giordania, le zone franche nascono e si diffondono a partire dal 1970 per poi continuare fino al 1980. La prima di questa è sorta vicino al porto di Aqaba nel 1973. Tuttavia, l’instabilità politica del paese e l’orientamento economico prettamente commerciale e di stoccaggio piuttosto che industriale sono la ragione principale per cui queste aree si sono rivelate un fallimento nell’attrarre nuovi investimenti e contenere l’aumento del tasso di disoccupazione. Alla fine del 1999, infatti, le zone franche giordane non impiegavano più di 4000 lavoratori. Nel 1996 durante il summit di Doha, la Giordania, lancia invece un particolare modello di zona franca, nonché le Zone Industriali Qualificate (QIZ, Qualifying Industrial
Zones), aree speciali a regime commerciale privilegiato nate come stimolo di
integrazione economica tra Israele, Territori Palestinesi e Giordania, che offrono un accesso al mercato statunitense in esenzione da tasse e quote. Secondo l’ex-Ministro dell’Industria e del Commercio giordano, Mohammed Asfour, il progetto mira a: “Incoraggiare gli investimenti in quel settore (quello privato) concepito come prioritario per il governo”, non solo: “Le QIZ vogliono creare in Giordania un clima favorevole all’investimento estero”.77
Questo modello di aree industriali è uno tra i primi attuati a livello mondiale.78 Durante il summit di Doha solamente Giordania ed Egitto firmano un accordo per la creazione di
76 Kardoosh, al-Khouri (2004)
77 Citato in JordanTimes. Asfour M. (1999). Intervista del Ministro dell’Industria e del Commercio
giordano
78“al-munāṭiq al-ṣanā‛iyya al-muwahila.” (Aree Industriali Speciali, QIZ)The Hashemite Kingdom of
Jordan-The Official Site of the Jordanian e-Government. (Consultato a marzo 2015)
http://www.jordan.gov.jo/wps/portal/!ut/p/b1/lZBdC4IwFEB_Uey2zbk9TmlzaVaKlnsJHyQEP16i358FQ UZp3bcL53A5F1lUEMoo5g7H6IhsV17rc3mp-
zone QIZ ma in Egitto prendono avvio solo in un secondo momento, nel 2004. Il modello delle QIZ si impone anche in altri paesi arabi al fine di rafforzare le relazioni commerciali con questi ultimi e la controparte americana e per supportare la crescita economica.79
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DzQHswbMNq5HgLLffF_LgLrRcD7SDhgZZInYEwKS_ObDl5Ew5x-QHSMfPjAG3hIxmwHoE5iKf 79 L’Egitto firma l’accordo QIZ con Israele e USA nel 2004. Nello stesso anno, il Bahrain, firma un
accordo di libero scambio con gli Stati Uniti (FTA) come primo passo verso la firma di un accordo QIZ nel futuro. Anche Filippine, Pakistan, Turchia e Afghanistan stanno intrattenendo negoziati con gli USA al fine di adottare il modello delle QIZ nei loro paesi per poter espandere la loro industria tessile. Ma come riferito da Washington, i paesi che stanno tenendo d’occhio da tempo per un accordo di libero scambio sono: Algeria, Egitto, Tunisia, Arabia Saudita e Qatar.
Conclusioni
Alla fine degli anni ’90 la crisi del debito giordano divenne insostenibile. Quando il regno raggiunse uno stato di completa insolvenza fu costretto ad accettare i programmi di aggiustamento strutturale imposti dalle agenzie internazionali di Washington in cambio della possibilità di ottenere un rinvio dei pagamenti dovuti e nuovi prestiti. Il pacchetto di riforme prevedeva anche l’adozione di politiche di liberalizzazione commerciale ed integrazione nei mercati internazionali. Con l’adozione di questi accordi, la Giordania iniziò ad aprire i propri mercati alla competizione internazionale e firmò diversi accordi con paesi terzi.
Come si evince dal presente capitolo, le politiche giordane si concentrarono in maniera prioritaria su un sistema di integrazione nei mercati internazionali e quindi sullo sviluppo del suo settore estero in modo da avere un’economia guidata da strategie dirette di esportazione. Sebbene questi trattati abbiano portato ad una modesta crescita economica e ad un aumento del livello di esportazioni, non contribuirono però a diversificare l’economia nazionale ma esposero invece l’economia giordana a una competizione internazionale sproporzionata. Inoltre, la Giordania, e più in generale i paesi arabi, furono molto restii all’abbassamento delle barriere doganali accusando le politiche commerciali imposte ai paesi in via di sviluppo di servire più gli interessi occidentali che i reali bisogni dei paesi arabi. Nella nuova era globale, commercio, assistenza e istituzioni economiche sono stati utilizzati dagli attori internazionali come strumenti politici in cambio di trasformazioni a livello istituzionale volte a perseguire un orientamento neoliberale.80
A livello interregionale, la divisione politica tra i governi arabi, le differenze istituzionali, l’instabilità data dai conflitti che colpiscono la regione e il limitato volume dei mercati ostacolarono ogni possibile progresso degli accordi su base regionale. Si desume quindi che il bilancio degli sforzi d’integrazione nei mercati internazionali da parte del regno giordano è rimasto molto debole e limitato.
2. Capitolo
Aspettative politico-economiche del trattato QIZ in Giordania
Introduzione
L’avvio del progetto delle QIZ in Giordania è un fenomeno che merita una particolare attenzione per diverse ragioni. Innanzitutto, si tratta di un nuovo tipo di esperienza commerciale testata per la prima volta da un paese arabo in cui è coinvolto il sostegno e il mercato di un paese terzo non geograficamente confinante alla Giordania: l’America, insieme alla cooperazione economica di un altro paese non arabo, Israele. Tale progetto rappresenta anche il più generale tentativo giordano di integrarsi nelle reti globali dei mercati internazionali orientandosi alle note politiche di liberalizzazione economica sostenute dagli attori internazionali. Tuttavia, gli accordi di integrazione regionale tra paesi non sono guidati esclusivamente da ragioni economiche ma sono direttamente collegati a motivazioni politiche e a considerazioni di sicurezza nazionale.
Il capitolo che segue, partendo dalla presentazione del modello produttivo delle QIZ, vuole mettere in luce quelle che sono le ragioni economiche e politiche alla base del trattato QIZ e le considerazioni che hanno spinto le diverse parti coinvolte a intraprendere tale progetto commerciale. Si interroga altresì su chi sono i suoi sostenitori e chi invececoloro che vi si oppongono.
L’analisi indaga sui benefici politici e i vantaggi economici derivanti dall’applicazione delle QIZ e le aspettative generali in quel preciso contesto storico in cui l’accordo è stato concluso.