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Le condizioni lavorative della manodopera straniera nelle QIZ

1. Capitolo

4.2 Ragioni alla base dell’impiego di lavoratori stranieri

4.2.1 Le condizioni lavorative della manodopera straniera nelle QIZ

I lavoratori stranieri nelle QIZ sono reclutati direttamente dai datori di lavoro. Questi ultimi si rivolgono al Ministero del Lavoro giordano (MOL) sottoponendo la richiesta del numero di lavoratori stranieri di cui hanno bisogno. Successivamente, se viene approvata la richiesta dal MOL, la stessa viene inviata al Ministero dell’Interno giordano (MOI) per il rilascio dei Visa. Le approvazioni dei ministeri incaricati includono il numero e le professioni dei lavoratori stranieri ma non i loro nomi. È compito poi del datore di lavoro selezionare tali lavoratori tramite le agenzie di reclutamento asiatiche.215

I membri di queste reti di reclutamento includono agenti, supervisori, dirigenti e uffici di assunzione che cercano di fare soldi portando all'estero i lavoratori migranti. I lavoratori stranieri all’interno delle QIZ non sono autorizzati a essere trasferiti in altri settori produttivi e il datore di lavoro è il diretto responsabile del rientro in patria dei lavoratori alla fine del loro contratto. Molti dei lavoratori stranieri, per trasferirsi a lavorare in quelle che solitamente vengono descritte come allettanti opportunità di lavoro, prendono in prestito soldi per pagare i loro agenti. Ma spesso succede che siano

215 Al-Wreidat Amin, Adnan Rababa. “Working conditions for migrant workers in the Qualifying

Industrial Zones of the Hashemite Kingdom of Jordan.” CARIM Research Report 2010/11. Robert Schuman Centre for Advanced Studies, San Domenico di Fiesole (FI): European University Institute. 2011. (Consultato a luglio 2015). Disponibile al link: http://cadmus.eui.eu/bitstream/handle/1814/19884/RR2011-10.pdf?sequence=1

ingannati sul prezzo da pagare all’agenzia di reclutamento così come vengano completamente disinformati circa la loro reale destinazione lavorativa (a molti viene fatto credere di andare a Dubai). Shaila, una giovane donna di 33 anni originaria del Bangladesh, è arrivata in Giordania dopo aver letto un annuncio su un giornale in cui assumevano lavoratori tessili all’estero. A causa della difficile situazione economica in cui versava la sua famiglia, Shaila, decise di andare a lavorare fuori dal suo paese finendo però col pagamento di oltre 1300 dollari americani al suo agente per assicurarsi il viaggio di lavoro in Giordania.216

Una volta giunti nel regno, la compagnia QIZ confisca i passaporti ai lavoratori e fa loro firmare un nuovo contratto (i lavoratori sono tenuti a firmare due contratti separati: il primo per un anno e il secondo per tre anni), diverso da quello sottoscritto precedentemente nel paese di origine. Vengono poi accompagnati nei loro dormitori solitamente posti vicini al sito di lavoro.217 In Giordania, è l’azienda a farsi carico del

possesso dei passaporti di ogni lavoratore così che i manager possano facilmente avere il controllo di chi può e chi non può lasciare la fabbrica. Un folto archivio di documenti nell’ufficio sindacale del sito industriale di Ad-Dulayl, a Zarqa, descrive i metodi utilizzati dalle fabbriche per ricattare i propri dipendenti: spesso, i lavoratori, al fine di ottenere una maggiore disciplina vengono minacciati di deportazione. Se un lavoratore insiste a voler lasciare la fabbrica prima che il suo contratto termini, può subire diverse forme di ricatto dal proprio manager, come ad esempio, perdere l’equivalente di 5 o 6 mesi di stipendio. Questa situazione di solito si verifica quando le promesse relative alle condizioni del contratto, fatte prima di giungere in Giordania, non si sono poi rivelate tali nella realtà del paese ospitante e il lavoratore decide di voler tornare a casa. Al contrario, se sono i lavoratori a mancare di disciplina, la società può minacciarli di rimpatrio.218

Nel maggio 2006, un rapporto del Comitato Nazionale del Lavoro degli Stati Uniti (CNL) ha criticato duramente le violazioni dei diritti della manodopera straniera nelle QIZ. Il rapporto sosteneva che decine di migliaia di lavoratori stranieri sono stati privati dei propri passaporti, costretti a lavorare senza ore di riposo e intrappolati in condizioni

216 Nādīā Bsīsw. “Bi al-ṣawar: al-‛āmilāt wa al-‛āmilwn fī maṣani‛ al-albisa.” 2014. (Nadia Bseiso foto:

lavoratrici e lavoratori nelle fabbriche di abbigliamento) (Consultato il 29 giugno 2015). http://www.7iber.com/2014/05/photos-garment-factory-workers/

217 Azmeh (2014) 218 Ibid.

di servitù.219 Alla fine del 2006, un altro rapporto del CNL riportava un miglioramento delle condizioni lavorative all’interno delle QIZ, rispetto alla sua prima relazione, sebbene il resoconto segnalasse la presenza di ancora numerosi problemi all’interno delle fabbriche. L’ex-ministro del Commercio e dell’Industria giordano, Sharif Zu’bi, ha dichiarato nel 2006 che “il governo ha miseramente fallito nelle capacità di garantire delle idonee misure di monitoraggio delle condizioni lavorative della manodopera straniera nelle QIZ”.220 In risposta ai continui fenomeni di violazione delle norme di lavoro sulla manodopera straniera, nel 2007, il governo giordano ha lanciato il progetto della così detta “Golden List” (Lista d’Oro), una sorta di codice di condotta per i datori di lavoro.221 Quest’ultima fornisce specifici criteri di conformità il cui adempimento, da parte della fabbrica, garantisce al datore di lavoro una serie di prerogative come l’esenzione di vincoli bancari normalmente necessari per l’assunzione di manodopera straniera.222 Il Ministero del Lavoro Giordano, attraverso questo progetto, mira a

implementare un sistema di controllo e tutela verso gli standard internazionali del lavoro. Saltuariamente vengono dunque eseguiti delle visite alle fabbriche per verificare l’aderenza o meno a determinati criteri. Le norme inserite nella Lista includono: il rispetto delle ore di lavoro e di lavoro extra nei giorni feriali e festivi, l’iscrizione dei lavoratori stranieri alla sicurezza sociale, la messa a disposizione di un ambiente di lavoro idoneo e condizioni di sicurezza, oltre che la fornitura di programmi di formazione e reclutamento a una percentuale di lavoratori giordani. 223

A causa dello scoraggiante ambiente di lavoro descritto in precedenza, molti lavoratori migranti decidono di abbandonare le fabbriche QIZ per cercare lavoro in altri settori in Giordania, anche se ciò significa lasciare i passaporti nelle mani dei propri datori di

219 http://www.nlcnet.org (2007)

220 al-urdun īuḥaḏḏir al-šarikāt min intihāk ḥuqwq al-‛umāl al-iğānib.” Al- Jazeera. 2006. (La Giordania

mette in guardia le fabbriche dalla violazione dei diritti sui lavoratori stranieri). (Consultato il 23 settembre 2015). http://www.aljazeera.net/news/ebusiness/2006/6/17/الأردن-رذح ي-تا كرش لا-نم-كاهت نا- قوق ح-لامع لا-ب نا جلأا

221“al-Qāima ḏahabiyya.” (Lista d’Oro) Ministry of Labour. Jordan. (Consultato il 28 settembre 2015) http://mol.gov.jo/Pages/GoldenList.aspx

222 I regolamenti che disciplinano l’assunzione di lavoratori stranieri nelle QIZ richiedono, infatti, al

datore di lavoro di fornire una garanzia bancaria annuale basata sul numero di lavoratori stranieri presenti: da 1 a 100 lavoratori, 30mila JOD; da 101 a 200 lavoratori, 50mila JOD; da oltre 201 lavoratori, 75mila JOD.222 Questa tutela finanziaria è messa in atto al fine di proteggere la manodopera straniera

nelle QIZ e deve essere fornita in tutti i casi in cui il datore di lavoro assume tale manodopera.

223 Olwan, Y.Mohamed. (2007). “The Legal Framework of Forced Migration and Refugee Movements in

Jordan.” Presentato durante la conferenza: Migration and Refugee Movements in the Middle East and North Africa. Cairo: The Forced Migration and Refugees Studies (FMRS). All’Università Americana del Cairo (AUC)

lavoro. Secondo le stime dei sindacati, circa 10mila lavoratori hanno abbandonato le QIZ negli ultimi anni e la maggior parte di loro ha lasciato i passaporti ai loro datori. Proprio per questo, i sindacati hanno ricevuto un altissimo numero di richieste da lavoratori stranieri per cercare di riavere indietro il proprio passaporto in modo da poter lasciare la Giordania.224 Le QIZ sono diventate note per le loro pratiche di sfruttamento dei lavoratori.225

Comunque, la misura e l’estensione di queste pratiche rimangono oggetto di dibattito tra molti attori tra cui gli imprenditori in Giordania, le unioni sindacali dei lavoratori dell’industria tessile, i politici e le ONG. Una parte di datori di lavoro e rappresentanti del governo, ONG e sindacati sostengono che alcune pratiche disciplinari fossero molto più diffuse e comuni all’inizio del trattato QIZ (fino al 2006-2007) e che attualmente le condizioni lavorative registrino un certo miglioramento.226