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Il futuro del Giappone: Nuova Via della Seta o Strategia Indo-Pacifica?

Capitolo 2 – Le politiche economiche estere dei Governi Abe

2.5 Il futuro del Giappone: Nuova Via della Seta o Strategia Indo-Pacifica?

Il Giappone fa parte di quei paesi che ruotano attorno all’ orbita statunitense, quindi le sue decisioni politiche sono influenzate o si ripercuotono in maniera molto diretta sulle politiche statunitensi e viceversa. Per questo motivo se si parla di politica estera giapponese in generale, ma in questo caso riferita nello specifico verso la NVDS, non si possono tralasciare gli Stati Uniti e i loro progetti nell’ area dell’indo-pacifico. Come ho scritto nei paragrafi precedenti la sfida più grande dal punto di vista economico e militare che dovranno affrontare gli Stati Uniti nei prossimi anni è rappresentato dalla Cina. I due paesi si contendono l’egemonia mondiale e la rivalità non sembra affatto essere sul punto di affievolirsi. La NVDS è il colossale progetto che dovrebbe lanciare la Cina alla grande cavalcata per raggiungere l’America e scardinarla dal ruolo di unica potenza egemone nel mondo. Segnali allarmanti che fanno presagire un acuirsi della tumultuosa relazione tra i due giganti sono apparsi dopo l’insediamento alla Casa Bianca di Donald Trump nel 2016. Da subito la sua amministrazione non si è trattenuta di riferirsi alla Cina con termini più aggressivi definendola esplicitamente come “concorrente strategico”, inoltre John Bolton, Consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, ha affermato che la NVDS sia un mezzo primario per Pechino al fine di cercare un “dominio globale”. Oltre ad una guerra commerciale contro la Cina, l’amministrazione trumpiana ha lanciato un progetto per contrastare la strategia globale del gigante asiatico, ovvero il Free and Open Indo-Pacific, la Strategia Indo-Pacifica libera e aperta (SIP).112 Si tratta di una visione dello sviluppo futuro della

regione che pone enfasi nei concetti di libertà di navigazione, rispetto della legge, libertà dalla coercizione, rispetto della sovranità, libera impresa, libero mercato e libertà ed indipendenza delle nazioni. La Strategia Indo-Pacifica è un tentativo di unificare ed integrare tutti questi concetti accettati da una grande parte di stati in un unico principio.113

La Cina inizialmente aveva puntato molto sui corridoi euroasiatici terrestri, ma recentemente l’attenzione si è spostata sulla messa in sicurezza dell’accesso ai porti e alle vie marittime. Ecco spiegata perché le contromisure statunitensi si focalizzano sul fronte marittimo. Enfatizzando i concetti di libero scambio e connettività il governo americano ha perfino cambiato nome al Comando americano del Pacifico rinominandolo Comando americano dell’Asia-Pacifico (US Indo-Pacific Command). La strategia indo pacifica coinvolgerebbe gli alleati statunitensi della regione ma ognuno di essi ha intrapreso delle politiche autonome a riguardo, compreso ovviamente il Giappone. I paesi

112 Il Hyun Cho, Dueling Hegemony, China’s Belt and Road Initiative and America’s Free and Open Indo-Pacific Strategy,

Journal of Indo-Pacific Affairs, 2019, pp. 14

113 Mark J. Valencia, What Does a ‘Free and Open Indo-Pacific’ Actually Mean?, The Diplomat, accessibile a :

https://thediplomat.com/2018/03/what-does-a-free-and-open-indo-pacific-actually-mean/, ultimo accesso: 24/04/2020

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si trovano a dover decidere quale delle due strategie appoggiare con la NVDS contrapposta alla Strategia Indo-Pacifica, con nessuna delle nazioni che sembra appoggiare pienamente né una né l’altra. Nello specifico la Corea del sud pur essendo un alleato militare degli Usa, nonostante un invito di Trump a partecipare, non ha aderito alla SIP cercando invece di collaborare con la Cina per un possibile ampliamento della NVDS nella penisola coreana. Allo stesso tempo l’India, anche se ha accolto con favore la partecipazione alla SIP ha chiesto anche una maggiore inclusività verso al coinvolgimento dell'Associazione delle nazioni del sud-est asiatico e della Cina. Il governo di Shinzo Abe sembra essere quello che ha accolto con maggiore entusiasmo la SIP, ma allo stesso tempo si è dimostrato anche molto disponibile nei confronti di Pechino. Il Giappone, così come Corea del sud ed India, sta valutando, senza schierarsi apertamente, quali punti di entrambe le strategie permettano un rafforzamento della propria autonomia a livello regionale e permettano la realizzazione dei loro obiettivi politici internazionali. La partecipazione alla NVDS potrebbe permettere di cercare più autonomia rispetto gli Stati Uniti e potrebbe essere un’opportunità per affermare una strategia di politica internazionale più indipendente e perseguire i propri interessi nazionali. Allo stesso tempo però una partecipazione alla SIP garantirebbe delle garanzie verso una possibile perdita di autonomia a vantaggio degli interessi di Pechino.114

Il Giappone si trova schiacciato tra le due potenze mondiali maggiori ed è costretto di conseguenza a dover agire in modo cauto. L’arcipelago sta puntando a ritagliarsi uno spazio personale cercando di adattare le due strategie egemoniche ai suoi personali obiettivi in politica estera. Tendenzialmente gli stati quando si trovano a doversi confrontare con nuove potenze egemoniche in contesti di assenza di leggi globali, tendono ad assumere un atteggiamento basato sul bilanciamento, che può essere di bilanciamento interno cioè l’aumento della propria capacità militare, o bilanciamento esterno ovvero cooperazione con le nazioni alleate. L’ascesa della Cina sembra aver spinto il Giappone a puntare su ambo i bilanciamenti: aumentare le spese per la difesa ed a rafforzare la sua alleanza con gli Stati Uniti e allo stesso tempo puntare su collaborazioni bilanciate verso gli stati vicini. La spinta del governo Abe verso una “forza di difesa dinamica”, attraverso la promozione del Consiglio di sicurezza nazionale del 2013 e alla revisione delle linee guida del programma di difesa nazionale del 2018, è visto come uno sforzo per rafforzare la deterrenza verso la Cina. Tuttavia, bisogna prestare attenzione al fatto che l’aumento della capacità militare non è assolutamente il pilastro sul quale la strategia giapponese punta, in quanto il bugdet bellico continua ad essere inferiore all’ 1% del prodotto interno lordo.115

114 I. H. Cho, op. cit., pp. 14-17 115 I. H. Cho, op. cit., pp. 15-16

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