Capitolo 2 – Le politiche economiche estere dei Governi Abe
2.4 Strategia geopolitica della Cina e i timori dell’Occidente
Se numerosi analisti internazionali concordano sul fatto la Nuova Via della Seta sia un progetto meramente economico, altri invece sostengono che sia un tentativo di espansione geopolitica di Pechino che sicuramente non ha rinunciato a pianificare un programma di politica estera.107 Già prima dell’annuncio della creazione della NVDS numerosi politici e studiosi cinesi si domandavano che strategia politica estera avessero dovuto adottare il paese, soprattutto con le nazioni vicine. Nell’ ottobre 2013 venne riunita un enorme conferenza chiamata “Conferenza di Lavoro sulla Diplomazia Periferica”, la più grande conferenza sulla politica estera avvenuta dal 2006 che coinvolse le più alte cariche dello Stato cinese. Durante l’incontro il presidente Xi affermò che i vicini della Cina hanno un enorme valore strategico, inoltre aggiunse che vorrebbe rafforzare i legami tra Cina e paesi limitrofi auspicando un rafforzamento dei legami economici e una stretta collaborazione nelle politiche di sicurezza. Queste le sue precise parole che racchiudono l’essenza della strategia cinese: “Maintaining stability in China’s neighbourhood is the key objective of peripheral diplomacy. We must encourage and participate in the process of regional economic integration, speed up the process of building up infrastructure and connectivity. We must build the Silk Road Economic Belt and 21st Century Maritime Silk Road, creating a new regional economic order.” Xi vede le enormi risorse economiche cinesi come strumento fondamentale per il mantenimento della stabilità regionale e affermare la leadership cinese. Secondo alcuni analisti americani la conferenza segna nettamente l’affermarsi di una politica estera cinese più decisa.108
Nonostante si sia detto che la NVDS sia un progetto soprattutto economico, al suo interno si nascondono dei progetti che fanno supporre che non sia proprio così. Un esempio lampante è il corridoio economico tra Cina e Pakistan, considerato fiore all’ occhiello sia da Pechino che da Islamabad. Il corridoio dovrebbe connettere la città di Kashgar nello Xinjiang in Cina con il porto di Gwadar nella provincia pakistana del Belucistan. Il porto darebbe la possibilità alla Cina di assicurarsi le sue rotte energetiche non passando più dallo stretto di Malacca nel sud est asiatico, ma collegando direttamente il Golfo Persico. La sua importanza strategica risiede nel fatto che sia un porto fondo abbastanza da poter ospitare vascelli militari come portaerei e sottomarini. Inoltre, con la scusa di combattere la pirateria nel Mare Arabico e di facilitare l’evacuazione di lavoratori cinesi dalla Libia,
107 P. Cai, op. cit., pp. 1 108 P. Cai, op. cit., pp. 2
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sembra che l’Esercito di liberazione popolare cinese stia premendo per uno effettivo sviluppo militare del porto. 109
La Cina è divenuta potenza emergente non solo sul piano regionale, ma mondiale. Gli Stati Uniti, così come tutti i loro stati satellite, stanno perdendo il loro ruolo egemonico e sicuramente si sentono minacciati dai progetti cinesi. Già dal 2011, quindi prima dell’annuncio della creazione della NVDS, gli Usa stanno provando a ridarsi un ruolo e una direzione nel mondo, in particolare con l’annuncio del “Pivot to Asia” fatto dal segretario generale Hillary Clinton ed elemento divenuto caratterizzante dell’amministrazione obamiana. Si tratta di un progressivo e costante ribilanciamento degli interessi e della presenza degli Stati Uniti dal Medio Oriente nel teatro dell’Asia-Pacifico. Ha una natura multidimensionale poiché prevede l’utilizzo di risorse sia politico-diplomatiche, economiche e militari, nonostante l’enfasi sia dato più agli aspetti militari che al resto. Entro il 2020 gli statunitensi prevedono lo spostamento nell’ area del 60% delle forze navali, lo schieramento dell’aviazione tattica e dei bombardieri e lo spostamento del 60% delle forze stanziate all’estero. Questa enorme mobilitazione fa supporre che non si tratti semplicemente di un investimento politico, ma sia la preparazione anche ad una possibile competizione militare. Con il Pivot gli Usa vogliono affrontare i cambiamenti di potere internazionale e la sua distribuzione. Lo spostamento del baricentro verso l’Asia comporta dei cambi di equilibrio all’ interno del teatro globale: il primo è un riposizionamento geopolitico, spostando l’interesse dai teatri europeo e medio orientale a quello asiatico il peso di quest’ ultimo aumenta a discapito dei precedenti tradizionali teatri. Il secondo è un riposizionamento di tipo individuale in quanto gli Usa bilanciano la crescita di potere del loro primo sfidante globale. Nonostante tutto, non è detto che un investimento nel teatro asiatico sia per forza efficiente a contrastare la Cina. In aggiunta, il progetto del Pivot to Asia sembra abbastanza incoerente da molti punti di vista. Non è chiaro perché sia necessario un accentramento di forze in una regione stabile e tra le più pacifiche a livello mondiale dalla conclusione della guerra fredda. Non è inoltre comprensibile perché spingere per una così consistente pressione militare verso un paese inserito pienamente nell’ ordine internazionale contemporaneo i cui leader hanno aperto al libero mercato. Il Pivot sembrerebbe a tutti gli effetti una strategia globale caratterizzata da politiche regionali per tentare di preservare il monopolarismo e la superiorità americana. Le mosse militari sono mirate a mantenere la presenza americana in una regione cruciale per le vie di comunicazione ed i commerci
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mondiali. Il Pivot rischia di rendere più rigida la competizione nella regione dell’Asia-Pacifico, rischiando di privilegiare la politica bellica a discapito della politica diplomatica.110
Di conseguenza influenti politici e analisti hanno guardato alla NVDS come un efficiente strumento per contrastare la politica americana del Pivot. Nel 2015 un influente consigliere politico ed ex capo economista alla Banca Mondiale, Justin Yifu Lin, affermò che il presidente Xi avesse lanciato il progetto della NVDS per contrastare la politica del Pivot. Inoltre, aggiunse che la Cina avrebbe dovuto sfruttare le sue capacità di realizzare infrastrutture e la sua riserva di valuta estera per rafforzare la sua posizione nella regione. Il consigliere del Consiglio di Stato del governo cinese, Tang Min, aggiunse anche che la NVDS sia utile per compensare l’esclusione della Cina dal TPP ovvero il Partenariato Trans-Pacifico, un progetto di libero scambio che vede riuniti 12 paesi tra cui Usa, Giappone, Canada e Australia per citarne alcuni tra i più importanti. La NVDS sarebbe utile a creare un terzo polo per la Cina e le economie emergenti escluse da questo progetto. Il governo di Xi Ginping si sta impegnando a diffondere l’immagine della Cina come nuovo promotore del libero mercato nel mondo. I diplomatici cinesi sono impegnatissimi a promuovere globalmente accordi commerciali regionali. In aggiunta, la posizione cinese è stata involontariamente avvantaggiata dall’ elezione del presidente americano Donald Trump nel 2016, in quanto egli ha ritirato gli Stati Uniti dal TPP ad inizio 2017. Già nel 2016 il primo ministro di Singapore, Lee Hsien Loong, durante un viaggio diplomatico a Washington aveva avvisato che un ritiro degli Usa dall’ accordo avrebbe potuto causare un danno di reputazione agli Usa stessi tra i suoi alleati. Sono già presenti degli indizi che mostrano come alcuni stati alleati stiano lasciando l’orbita economica statunitense per avvicinarsi a quella cinese. Un esempio sono le Filippine del presidente Rodrigo Duterte, che nonostante alcune dispute territoriali con Pechino nel Mar cinese meridionale, si sta avvicinando lentamente alla Cina.111
110 Marco Clementi, Il Pivot to Asia e l’incerto ruolo degli USA nel mondo, Treccani, accessibile a :
http://www.treccani.it/enciclopedia/il-pivot-to-asia-e-l-incerto-ruolo-degli-usa-nel-mondo_%28Atlante- Geopolitico%29/, ultimo accesso 24/04/2020
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