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Gaetano Cozzi, DONA ’ (Donati, Donato) Leonardo ,

Capitolo 3. La politica interna

51 Gaetano Cozzi, DONA ’ (Donati, Donato) Leonardo ,

3.2 Lo Stato da Terra nelle Materie Politiche.

In materia di confini, dalla città di Vicenza troviamo alcuni riferimenti che concernano il ripetersi di scorribande austriache e l’aumento di tensioni fra il vicino vescovado di Trento e lo stato Veneto. Tutto questo ci appare in data 4 luglio 1602 nelle Materie Politiche:

«Da Rettori di Vicenza essendo riceva so il Senato se dovevano admettere in quella cit- tà il fiscale del Vescovo di Trento venuto per trattare sopra le differenze de confini, et delle represaghie fatte dal Signor Van per parte loro, et dal Conte Francesco Caldogno per la nostra banda, poiché voleva andar esso finale in casa e un amico suo quasi priva- tamente per trattare questo negozio, et fu scritto a detti Rettori che permettessero che esso Fiscale vi andasse, acciò si ritrovasse modo di terminare queste differenze senza venire a maggior rottura»52.

Qualche giorno dopo, in data undici di Luglio, il segretario dell’Imperatore giunse in Collegio per lamentarsi con la Signoria del comportamento tenu- to dai Rettori di Vicenza e dal Conte Francesco Caldogno, secondo il quale avrebbero disturbato i sudditi austriaci:

«Le fu risposto, che le novità erano venute tutte dalla parte dei sudditi Austriaci, perché essi haveano cominciato a predare nel nostro paese, et erano entrati in esso, et haveano fatto prigioni li nostri sudditi, à che haveano li nostri con rispetto con la medesima maniera procurando di risani il danno fatto loro, che havendoli li Austriaci replicato le offese, li nostri haveano rinnovate le vendette, che mente pubblica non era di occupare giammai quello degli altri Principi, che molto meno si faria, di quello di Sua Maestà Ce- sarea, e della cosa sua, che non bastava quello che possedessimo, il quale erimo, risoluti di continuare a difendere[...]»53

In data quattro di settembre, troviamo un riferimento ad un’altra incursio- ne, riportata nelle Materie Politiche, ad opera degli arciducali e a discapito dei sudditi vicentini, dovuta alle pressioni che il vescovo di Trento aveva

52 [Nicolò Contarini], Materie, Politiche, Biblioteca del Civico Museo Correr, Venezia (BCV), Cod Cicogna 1993, c.9v.

53 [Nicolò Contarini], Materie, Politiche, Biblioteca del Civico Museo Correr, Venezia (BCV), Cod Cicogna 1993, cc. 27r, 28v.

esercitato sulla questione dei confini54.

Nella Terraferma assistiamo a tensioni tra membri dello stato Veneto e gli ecclesiastici, in riferimento a questi turbamenti giunge a Venezia la notizia di alcune scaramucce avvenute poco distanti da Vicenza, nella vicina cit- tadina di Bassano. Nel giorno del 4 di luglio, il Cavalier del Podestà si era visto piombare addosso un prete con i parenti armati e a fatica si era dife- so. Il giorno seguente il Podestà, recandosi ad udire la messa, si era visto negare la celebrazione eucaristica da parte del cappellano.

Di fronte a questo atto di sfida il Podestà aveva scritto al Senato e al Po- destà di Treviso, chiedendo che il prete venisse processato e bandito dallo Stato da Terra ed inoltre punito dai suoi superiori55.

Le tensioni che nacquero nella Terraferma tra i due poteri forti presenti nei territori, ovvero il potere dello stato veneziano e lo stato della Chiesa, interessarono piccoli fazzoletti di terra; ambienti che molto spesso erano situati nei pressi delle diocesi ecclesiastiche. Queste diocesi, guidate da ve- scovi,che avevano accresciuto a dismisura le loro giurisdizioni a discapito delle direttive veneziane, si posero come veri e propri piccoli nuovi centri di gestione del potere a danno delle magistrature di Venezia.

La Repubblica, ben consapevole dell’opera di allargamento dei possedi- menti, cercò di frenare le mire egemoniche dei vescovi. In breve tempo queste controversie, nate nelle province venete, raggiunsero i gradi più alti delle rispettive gerarchie istituzionali incrinando i rapporti tra Venezia e Roma. Due delle principali dispute facevano riferimento alla sovranità sul patriarcato di Aquileia, in Friuli, e sulla diocesi di Ceneda, nell’alto Trevi- giano.

La questione della diocesi di Aquileia fu molto combattuta; ci si interroga- va riguardo chi spettasse la sovranità del territorio circostante la suddetta diocesi, se al patriarca dell’epoca, Giovanni Grimani, o allo Stato Veneto in virtù della conquista del Friuli del 1420.

La famiglia Grimani, dopo la disfatta veneziana di Agnadello del 1509, aveva accresciuto i propri possedimenti attorno alla città di Grado e alla diocesi di Aquileia riuscendo a favorire l’investitura di Giovanni Grimani a vescovo di quella diocesi.

A Ceneda la situazione territoriale fu molto simile a quella di Aquileia, poiché scoppiò nel 1541 quando, l’allora vescovo Giovanni Grimani, ave-

54 [Nicolò Contarini], Materie, Politiche, Biblioteca del Civico Museo Correr, Venezia (BCV), Cod Cicogna 1993, c. 234r.

55 [Nicolò Contarini], Materie, Politiche, Biblioteca del Civico Museo Correr, Venezia (BCV), Cod Cicogna 1993, c.7v.

va affermato con forza la sua egemonia sul feudo attorno alla cittadina, al tempo soggetta alla sovranità veneziana56.

Questi scontri, accesi, avevano convinto la maggior parte dei «giovani» che la Chiesa stava allargando la giurisdizione ecclesiastica anche nella sfera statale57, per questo doveva essere frenata.

In riferimento alla questione su Ceneda gli sviluppi della vicenda furono ben riassunti dallo storico Claudio Povolo, mettendo in luce soprattutto come la Repubblica avesse posto le basi per tenere una posizione di forza che si rivelarono invece infruttuose rispetto a quanto sperato dai patrizi dell’epoca:

«Come è stato notato da Gaetano Cozzi, Paolo Sarpi aveva ben notato, in quel occa- sione, l’inutilità, da parte della Repubblica, di rifarsi a diatribe di carattere giuridico per sostenere i propri diritti»58

Nelle Materie Politiche il primo riferimento a queste tensioni è datato se- dici di agosto 1602. In quell’occasione fu proposto l’invio di una lettera diretta al vescovo di Ceneda, nel trevigiano, invitandolo a permettere alla giustizia veneziana di fare il suo corso nei confronti di due donne Angela e Pietra Denis che avevano «tolta la vita» ai mariti e ai parenti. Il vescovo, esortato dalla necessità di fare giustizia, non avrebbe dovuto intralciare la giustizia veneziana, lasciando la questione nelle mani della Repubblica senza opporre alcuna resistenza.

A questa lettera si oppose Antonio Merostaro, Consigliere, poiché in que- sto scritto il riferimento alla superiorità veneziana era troppo evidente, in tal maniera il vescovo non avrebbe fatto giustizia per suo volere ma avrebbe percepito quest’atto come un’imposizione. La conseguenza logica sarebbe stata la ribellione del vescovo e la mancanza di un atto di giustizia. Il Consigliere Antonio Merostaro continuò la sua arringa affermando come il suddetto vescovo andasse coinvolto nel trovare un luogo dove potesse essere fatta giustizia per non lasciar impuniti gli omicidi.

Dopo il Consiglier Merostaro, prese la parola Iacomo Zane, Savio del

56 Gaetano Cozzi, Dal Rinascimento al Barocco -La vicenda storica: VENEZIA