3. Questioni di metodo
3.2 Genealogia dell‟umanesimo esclusivo Alcune osservazioni preliminari sulla forma.
L’età secolare potrebbe essere un testo in tanti modi illuminante, per coloro
che ancora non credono ci sia bisogno di riscrivere almeno in parte la storia del rapporto tra modernità e religione. Diverse sono infatti le sorprese che esso può riservare a quanti continuano a tenere fede alla convinzione che l‟ordine moderno presupponga il rifiuto della religione.
Per prima cosa, la sua indagine sulle condizioni della credenza nell‟età secolare evidenzia che la sensibilità religiosa non si è veramente dissolta nella temperie moderna. Essa ha saputo invece rimettersi in gioco e conservare in tal modo una certa vitalità, più o meno grande a seconda dei contesti, rispondendo alla corrosione dei modi tradizionali attraverso la ricomposizione e l‟articolazione di forme inedite60.
Ma la ricostruzione storica evidenzia anche qualcosa in più. Essa mette in mostra la posizione di parziale debito che lega la comparsa dell‟umanesimo autosufficiente – l‟evento principale da cui è scaturita la condizione secolare moderna – a sviluppi della sensibilità religiosa. La lunga gestazione dell‟umanesimo esclusivo avrebbe visto la luce in un complesso retroterra culturale e storico, di cui fanno parte eventi e movimenti di varia
60 «Perciò, secondo la mia personale visione della “secolarizzazione” […] vi è
indubbiamente stato un “declino” della religione. […] La storia davvero interessante, tuttavia, non concerne solo il declino, ma anche la nuova collocazione del sacro o dello spirituale rispetto alla vita individuale e sociale. Questa nuova collocazione è ora l‟occasione di ricomposizioni della vita spirituale in nuove forme, e di nuovi modelli di esistenza sia all‟interno sia all‟esterno della relazione con Dio» (L’età secolare, cit., pag. 551).
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provenienza. In particolare, l‟autore richiama una lunga tradizione di rinnovamento religioso all‟interno della cristianità latina, e di essa si preoccupa di allacciare ed unire le fila disperse.
Da ciò emergono i debiti che l‟ordine moderno ha contratto nei confronti del passato, e anche nei riguardi di quelle visioni religiose da cui esso aveva proclamato la secessione. Ora, è possibile pensare che in questa operazione ricostruttiva sia implicita una posta in gioco anche ulteriore rispetto alla semplice valenza storica, ovvero più vasta rispetto alla pretesa di reclamare una maggiore aderenza alle vicende del nostro passato? Forse che recuperare i nessi e le continuità – che insieme alle discontinuità – connotano il rapporto tra la modernità e il suo passato storico ha il valore di un intento almeno in parte apologetico? Cercheremo di rispondere nei capitoli che seguono a queste importanti questioni. In questo modo, avremo modo di apprezzare in pieno certe «impressioni» che il filosofo Canadese porta a favore della continuità morale – oltre a quella storica relativa – tra l‟umanesimo moderno e una visione cristiana. In vari passaggi, come si vedrà, egli ha insinuato il proprio sospetto che sia esistito, e continui ad esistere, un rimando reciproco e un bisogno di mutua integrazione tra le due prospettive morali.
Torniamo però ora ad occuparci di illustrare il generale aspetto formale delle evoluzioni che, stando alla narrazione tayloriana, hanno presieduto alla comparsa dell‟ordine moderno. L‟evento che maggiormente interessa il filosofo – come si sia pervenuti ad una nuova prospettiva morale che prende a riferimento risorse interamente umanocentriche – emerge e si dispiega secondo una dinamica parzialmente continuistica.
In particolare, gli aspetti che hanno finito con il comporre la fisionomia degli immaginari moderni si sarebbero sviluppati attraverso un processo di cumulazione e agglomerazione di formulazioni. Spesso, la dinamica formale soggiacente in questa complessa sequenza è stata quella della
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tappa successiva è venuta a costruirsi sulle condizioni parzialmente aperte da passaggi precedenti, e al tempo stesso li ha portati oltre, sviluppandoli in nuove (magari non previste) direzioni e traghettando oltre le loro implicazioni.
Come si è già detto più volte, uno dei principali obiettivi che la recente speculazione tayloriana si è posta è quello di provare a capire come sia potuta instaurarsi quella «condizione secolare» che, secondo il pensatore, è attualmente la casa comune in cui convivono credenti e non credenti. L‟umanesimo esclusivo è l‟espressione apicale di quella conquista di una moralità indipendente, che è il tratto cruciale dell‟età secolare. Per questo motivo, la domanda più generale sulla genesi della condizione secolare si intreccia con il percorso attraverso il quale una prospettiva di umanesimo autosufficiente è potuta diventare una fonte di moralità in cui un numero crescente di persone ha riconosciuto i propri principali obiettivi di vita. Circoscrivere con esattezza i confini temporali della storia che vede intrecciarsi queste vicende è però semplicemente impossibile. Decisamente ambizioso è anche pensare di specificare l‟insieme preciso di tutti quei fattori che hanno espresso, magari indirettamente, una qualche causalità. Non serve dire che Taylor è cosciente della difficoltà di quest‟opera di determinazione; difficoltà a cui egli quasi dona un aspetto visibile nell‟andamento oscillatorio, tortuoso e un po‟ incerto dei suoi racconti. In effetti, come testimoniano in molti, immergersi nella lettura de L’età
secolare produce, almeno inizialmente, un certo senso di smarrimento. La
lettura è sovraccaricata di rimandi ad un numero spropositato di eventi storici e correnti filosofiche e teologiche. Per di più, il tutto è appesantito da continue digressioni che si frammischiano nel racconto. L‟impressione è allora quella di avere dinnanzi un agglomerato che è difficile penetrare. Poi però, mano a mano che la lettura avanza, il senso e la direzione che tengono
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assieme questi innumerevoli eventi comincia ad essere intravista: filtra il processo di progressiva razionalizzazione e il disincantamento a cui hanno contribuito direttrici che hanno lavorato su vari livelli.
L‟autore immerge il lettore nel contesto storico-culturale estremamente articolato in cui si sono avvicendate le trasformazioni che hanno preparato e consentito il progressivo riconoscimento di una prospettiva umanistica autosufficiente. L‟obiettivo di reperire queste principali condizioni dell‟umanesimo moderno prende la forma di una ricostruzione molto intricata che, pur dovendo inevitabilmente rinunciare ad essere pienamente esaustiva, richiama nondimeno le principali direttrici di cambiamenti apparsi in sfere normalmente anche molto distanti le une dalle altre. L‟idea è quella di un‟azione sinergica tra trasformazioni strutturali, pratiche inedite, idee e nuove elaborazioni teoriche e filosofiche: eventi che pur non essendo direttamente connessi hanno però creato un denso spazio di influenza reciproca, con l‟effetto di accelerare la gestazione della nuova posizione ancorata all‟immanenza.
Un insieme di pratiche accompagnate da simili raffigurazioni costruttivistiche e attivistiche dell‟agire umano ha infatti visto la luce in sfere eterogenee: nell‟ambito del rito religioso, della riorganizzazione militare, della razionalizzazione disciplinare e burocratica della vita sociale, essenzialmente. Parallelamente, nel registro delle produzioni teoriche facevano la loro comparsa nuove idee – in particolare, la nuova conoscenza scientifica, l‟ideale della ragione distaccata cartesiana, l‟individualismo lockiano e le teorie contrattualistiche – che hanno fornito una solida giustificazione formale a quelle pratiche.
Ricostruendo a posteriori parte di queste vicende storiche, Taylor allora nota come questi vari registri intercomunicanti abbiano affermato nuovi valori e nuove rappresentazioni del potenziale attivo nelle mani dell‟uomo, che, per il fatto di ricevere questa promozione parallela, hanno visto notevolmente
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accresciuta la loro credibilità. Progressivamente, certe pratiche diventano delle vere e proprie consuetudini e i nuovi valori che predicano la fioritura di capacità umane vengono ampiamente introiettati, diventando una sorta di seconda natura.
È grosso modo al termine di questa storia che la nuova rappresentazione identitaria legata alla prospettiva umanistica diventa una possibilità consapevolmente affermata.
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