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Generare una commedia (518-533)

Capitolo IV: L’immagine poetica del gioco in Aristofane

2. Generare una commedia (518-533)

τἀληθῆ, νὴ τὸν Διόνυσον τὸν ἐκθρέψαντά με. Οὕτω νικήσαιμί τ' ἐγὼ καὶ νομιζοίμην σοφὸς 520 ὡς ὑμᾶς ἡγούμενος εἶναι θεατὰς δεξιοὺς καὶ ταύτην σοφώτατ' ἔχειν τῶν ἐμῶν κωμῳδιῶν †πρώτους ἠξίωσ' ἀναγεῦσ' ὑμᾶς†, ἣ παρέσχε μοι ἔργον πλεῖστον· εἶτ' ἀνεχώρουν ὑπ' ἀνδρῶν φορτικῶν ἡττηθεὶς οὐκ ἄξιος ὤν· ταῦτ' οὖν ὑμῖν μέμφομαι 525 τοῖς σοφοῖς, ὧν οὕνεκ' ἐγὼ ταῦτ' ἐπραγματευόμην. ἀλλ' οὐδ' ὣς ὑμῶν ποθ' ἑκὼν προδώσω τοὺς δεξιούς. Ἐξ ὅτου γὰρ ἐνθάδ' ὑπ' ἀνδρῶν, οὓς ἡδὺ καὶ λέγειν, ὁ σώφρων τε χὠ καταπύγων ἄριστ' ἠκουσάτην, κἀγώ, παρθένος γὰρ ἔτ' ἦν κοὐκ ἐξῆν πώ μοι τεκεῖν, 530 ἐξέθηκα, παῖς δ' ἑτέρα τις λαβοῦσ' ἀνείλετο, ὑμεῖς δ' ἐξεθρέψατε γενναίως κἀπαιδεύσατε, ἐκ τούτου μοι πιστὰ παρ' ὑμῶν γνώμης ἔσθ' ὅρκια. 401 Cfr. HUBBARD, Mask, 94-95.

172 O spettatori, esprimerò liberamente davanti a voi la verità, per Dioniso che mi ha cresciuto.

Possa io vincere e considerarmi saggio così, come penso che voi siete spettatori esperti

e che questa sia la più geniale delle mie commedie;

ho deciso che voi per primi gustaste lei che mi ha procurato una grandissima fatica: allora mi sono ritirato,

sconfitto da uomini triviali, pur non meritandolo; di questo,

dunque, rimprovero voi saggi, per i quali io ho escogitato queste cose. Ma mai, di mia volontà, io tradirò gli intenditori fra voi.

Da quando, grazie a uomini che ora è dolce nominare, il saggio e il depravato ebbero il miglior riconoscimento,

e io (ero ancora una fanciulla e non mi era proprio possibile darli alla luce) li ho esposti, ma un’altra fanciulla, presili, se ne è occupata,

voi li avete nobilmente allevati ed educati; per questo il mio patto di intesa con voi è saldo.

Le dichiarazioni che Aristofane rilascerà davanti al pubblico per tramite del coro sono caratterizzate da verità (cfr. τἀληθῆ, 519). A testimone di questa veridicità è chiamato Dioniso, che ha allevato il poeta (cfr. νὴ τὸν Διόνυσον τὸν ἐκθρέψαντά με, 519). Varrà la pena notare, anzitutto, che questo giuramento pone a stretto contatto la parabasi riscritta delle Nuvole con la parabasi delle Vespe, nelle quali Dioniso è chiamato a testimone del fatto che gli spettatori non potranno ascoltare battute comiche migliori di quelle di Aristofane (1046-1047). Un’ulteriore spia, forse, del fatto che la riflessione parabatica delle Nuvole si snoda in continuità con le dichiarazioni parabatiche delle Vespe.402

Inoltre il verbo τρέφω, con il prefisso ἐκ-, indica un’intensità maggiore nell’azione dell’accudire, intensità che ha radici ben profonde e che giungono fino all’infanzia dell’attività poetica di Aristofane.403 L’essere accudito da Dioniso fa di Aristofane un

figlio del teatro di Atene. Il punto di partenza della riflessione poetica di Aristofane è dunque, ancora, quello dell’infanzia. Tuttavia, l’immagine è offerta con un marcato distacco rispetto al momento in cui il poeta è stato allevato, considerando che il participio del verbo ἐκτρέφω è all’aoristo, a sottolineare che la maturazione dell’autore è compiuta ed egli ora è nell’età adulta autoriale.

Seguono versi di lode, ma non privi di rimprovero, nei confronti del pubblico (520- 527). Tra questi spicca il v. 524, nel quale Aristofane afferma di aver fatto assaggiare

402 Per l’accostamento delle due formule di giuramento si veda SOMMERSTEIN, Swearing, 132: «[…]

the oath by Dionysus uttered at the beginning of the parabasis (518-524) by the chorus-leader in the name of the poet […] is certainly a very impressive oath, prominently placed (and it has an interesting parallel, on the same topic, in Wasps 1046-1047, also from a parabasis».

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la commedia agli ateniesi per primi.404 La crux posta dopo πρώτους (523) segnala una

delle controversie più note della critica testuale su Aristofane. Stando al testo tràdito, infatti, gli Ateniesi sarebbero stati i primi a poter gustare la commedia di Aristofane; il che implicherebbe la possibilità per l’autore di presentare la commedia anche in altri àmbiti esterni ad Atene. Nigel Wilson ha saldamente argomentato che con difficoltà Aristofane avrebbe potuto pensare di proporre il testo a un pubblico esclusivamente ateniese.405 Non è dunque a una differenza di pubblico che il passo, con ogni probabilità corrotto, farebbe riferimento. Wilson sembra propendere per una correzione di πρώτους in πρώτην, correzione già proposta, che però non è messa a testo. Sebbene sia difficile giungere a una ipotesi quantomeno stabile rispetto agli indizi in nostro possesso, la presenza di uno εἶτα al verso successivo potrebbe permettere di restaurare un corrotto πρῶτον. Ma niente di certo è possibile dire.406

Rimane assodato, invece, che Aristofane ricorda con orgoglio il suo esordio autonomo sulla scena comica: il Saggio e il Depravato sono, verisimilmente, i due figli al centro della trama – per noi in larghissima parte oscura – dei Δαιταλῆς, la commedia di esordio di Aristofane.407 La caratterizzazione di questi due fratelli, soprattutto quella

del giovane buono come σώφρων, sarà richiamata nei versi successivi.

Ancora una volta, Aristofane sottolinea con orgoglio di essere stato impossibilitato a mettere al mondo la commedia da sé (κοὐκ ἐξῆν πώ μοι τεκεῖν, 530). Tale orgoglio è dovuto alla troppo giovane età. Questa singolare immagine, nella quale il poeta assume i tratti della παρθένος (530), permette di considerare il cosiddetto ‘periodo segreto’ come infanzia autoriale di Aristofane: se l’immagine del parto della prima commedia scritta autonomamente costituisce la peculiarità della giovane non maritata,408 allora di necessità il periodo segreto costituisce un momento della carriera precedente al periodo di indipendente fertilità del poeta.409

Del resto, le implicazioni anagrafiche di questa affermazione sono evidenti, per quanto talvolta la critica abbia voluto porre l’accento sul valore sociale della frase. 410

404 DOVER, Clouds, 165, afferma che il verbo ἀναγεύω indicherebbe la possibilità che Aristofane

avesse presentato il suo testo in territorio diverso da Atene.

405 Cfr. WILSON, Aristophanea, 68-69.

406 SIDWELL, Democrat, 9-11 sintetizza lo stato dell’arte e suggerisce che l’aggettivo πρώτους sia

segno della revisione e che faccia dunque riferimento alla messa in scena delle Nuvole Prime,

407 Cfr. la testimonianza dello scolio in Nub.,529a, RVEMANp, p. 119 Koster. 408Sul significato di παρθένος cfr. DOVER, Clouds, 167.

409 Sul valore squisitamente letterario e non ancora tecnico dell’immagine cfr. REGALI, Metafora, 87.

Lo studioso analizza peraltro anche il testo di Bacchilide citato nel capitolo II.

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Mi pare che le implicazioni anagrafiche siano inoltre evidenti dalla menzione del διδάσκαλος che, nella metafora di Aristofane, assume i connotati di un’altra fanciulla, παῖς ἑτέρα (531), probabilmente per mantenere intatta la similitudine. Inoltre sappiamo che secondo Aristofane la κωμῳδοδιδασκαλία è l’impresa più ardua di tutte per un autore ed è per questo che lui, ancora giovane e inesperto, ha lasciato a un navigato specialista della διδασκαλία la messa in scena dei Δαιταλῆς.411 Alla luce di questa descrizione del primo periodo di Attività, è possibile inquadrare l’ἐκτρέφειν di Dioniso nei confronti di Aristofane come il periodo che corrisponde all’apprendistato autoriale: il racconto qui profilato altro non è che la scansione di una maturazione poetica.

È evidente, mi pare, che la sostanziale unità di concezione tra autore e opera, evidente ad esempio negli Acarnesi, è superata in questi versi. Aristofane, infatti, non nega cittadinanza nella parabasi all’immagine poetica dell’infanzia, ma la relega al primo periodo della sua produzione e la ascrive solo a sé e non alle sue opere. Inoltre, anche per l’infanzia autoriale, è introdotta una nuova immagine poetica, quella del τίκτειν, la generazione poetica: il fulcro di questa riflessione parabatica. È un forte segnale del ripensamento dell’Aristofane rampante, giovane e fresco che emerge dalle prime commedie, tanto più che l’opera poetica è intesa come un parto, una fatica e una responsabilità che richiede competenze tali da suggerire, nel caso non ci si senta pronti, di cedere ad altri l’onere dell’azione.

A partire da questo momento, l’immagine poetica generativa assorbe larga parte del testo analizzato. Aristofane afferma di avere infatti esposto i Δαιταλῆς (cfr. ἐξέθηκα, 531), come se fossero un figlio. I Δαιταλῆς sono descritti tramite la caratterizzazione dei due fratelli: σώφρων e καταπύγων. Σωφρων è sostanzialmente accostabile a σοφός, aggettivo assieme al quale σώφρων permea questa sezione ed è ben noto che Aristofane impieghi questo termine sia per definire il lavoro intellettuale sia per definire specificamente la sua figura di intellettuale. Καταπύγων è invece l’appellativo rivolto ai nemici politici e agli intellettuali avversari da Aristofane. Si tratta di termini fondamentali, che costellano la caratterizzazione dei paradigmi positivi e negativi nell’intera prima fase della produzione poetica di Aristofane.412 Del

411 Cfr. Eq., 515-517. I Banchettanti furono affidati alla regia di Callistrato (cfr. PCG III. 2, p. 122, test.

V). MAC DOWELL, Kallistratos, 25 lascia intendere che l’età del διδάσκαλος fosse maggiore.

412 Sul concetto di σοφία in Aristofane, con particolare riferimento alle Nuvole e all’impiego in senso

intellettuale del termine, si veda LÓPEZ FÉREZ, 148 sgg.. Per la specifica adozione del termine σοφός da parte di Aristofane per sé si veda BAKOLA, Drunk, 9-10. Sul concetto di σφροσύνη nell’autorappresentazione di Aristofane si veda KANAVOU, Sōphrosynē, 190-191. Per una casistica degli impieghi di καταπύγων si veda almeno HENDERSON, Maculate, 210-215. Aristofane usa in un

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resto, la poetica di Aristofane è strutturata, in piena continuità con la produzione letteraria greca, nella polarità e nella dicotomia. L’opera prima, momento cruciale per l’avvio della riflessione intellettuale nella sua dimensione programmatica, assurge dunque a rappresentazione dell’arte scenica di Aristofane:413 nell’impostazione della metafora, l’autore assume un ruolo diverso da quello della sua opera e non costituisce con essa, per così dire, un tutt’uno. Come Dioniso ha allevato l’autore, così gli spettatori hanno allevato ed educato, ἐξεθρέψατε γενναίως κἀπαιδεύσατε (532) la commedia di Aristofane. In questo frangente, grazie alle immagini dell’accudimento e dell’educazione, Aristofane propone una rappresentazione in fieri della sua arte comica, caratterizzata dal dinamismo progressivo legato alla crescita. Questo elemento, per quanto unito alla solita immagine infantile, produce una variazione rispetto all’idea del παῖς che abbiamo visto essere veicolata nelle commedie del primo periodo, ossia almeno fino alle Vespe.

L’arte comica di Aristofane si è dunque sviluppata, è cresciuta e, già nel 424 a. C., all’epoca dei Cavalieri, quando il poeta si è preso carico per la prima volta della διδασκαλία, la maturazione poteva dirsi, con ogni probabilità, avvenuta. Questa, almeno, la rilettura che Aristofane propone nella parabasi rivista delle Nuvole. L’immagine dell’esposizione, peraltro, introduce un altro tema, quello della legittimità del testo e dunque della sua originalità, garantita da elementi di riconoscimento, dei quali si leggerà dopo: quelli che Diceopoli avrebbe definito τὰ σπάργανα.414

3. La recusatio della ‘commedia per bambini’ (534-544)

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