• Non ci sono risultati.

La “generazione perduta”

2. Riforme attuate sul mercato del lavoro: il negativo

3.3 La “generazione perduta”

Lo scoppio della bolla speculativa aveva generato una grande profitto per coloro che avevano comprato terreni o azioni finanziarie prima della recessione economica, ma successivamente aveva creato differenze socioeconomiche significative tra le persone che si identificavano come un’uniforme classe media. Il Giappone doveva affrontare una nuova società basata su coloro che “hanno” e coloro che “non hanno” in una nazione che aveva sempre valorizzato la conformità e l’uniformità.37

Lo scoppio della bolla oltre ad aver generato disparità sociale tra la popolazione giapponese, aveva anche influenzato negativamente la generazione che si affacciava al mondo del lavoro durante la recessione, definita la “generazione perduta”.

La “generazione perduta” si riferisce ai giovani giapponesi che, una volta completati gli studi, cercavano lavoro durante la recessione economica degli anni Novanta.

Per la generazione di giovani laureati durante il “decennio perduto”, periodo dai tardi anni Novanta alla prima decade del Ventunesimo secolo, fu estremamente difficile trovare un buon impiego,

periodo che è diventato successivamente noto come “era glaciale dell’impiego”. 38

La “era glaciale dell’impiego” indica un periodo compreso tra il 1993 e il 2004, dove 17 milioni di giovani, ovvero il 15% della popolazione, aveva difficoltà a trovare un buon lavoro, dovendosi accontentare di lavori a tempo determinato ed erano impossibilitati ad unirsi allo stesso sistema impiegatizio tradizionale giapponese in cui era inserita la generazione precedente (vedi figura 16).

36CHIAVACCI e HOMMERICH, Social Inequality in Post-Growth Japan, cit., p. 291. 37KINGSTON, Japan's Quiet Transformation, cit., p. 11.

38GENDA Yūji, The Lingering Effects of Japan’s “Employment Ice Age”, in “Nippon.com”, 23 maggio 2018,

50

Figura 16. Come si è creata la “generazione perduta”.

Fonte: OKUTSU Akane e ANZAI Akihide, 'Lost generation' Haunts Japan, Abe and the BOJ, in “Nikkei”, 2 ottobre 2018, https://asia.nikkei.com/Spotlight/Asia-Insight/Lost-generation-haunts-Japan-Abe-and-the-BOJ, 14-12-2018.

“Generazione perduta” (ロスト・ジェネレーション) è un termine coniato dal consulente del Primo Ministro Mori Yoshirō39, e viene considerata la generazione presente in un periodo di rallentamento

economico, di ristrutturazioni delle strutture aziendali e di aumento dei tassi di disoccupazione, oltre ad un crescente senso di insicurezza socio-culturale e panico morale.40

La generazione venne considerata “perduta” poiché schiacciata tra la generazione cresciuta durante un’era prospera ed la generazione futura di coloro che cercheranno lavoro in un Giappone con migliori condizioni economiche.41

Dopo lo scoppio della bolla, la natura della domanda e dell’offerta di lavoro era cambiata,

diventando svantaggiosa soprattutto per i giovani con una minore scolarità, più specificatamente per la popolazione proveniente dalle classi sociali inferiori. Infatti, mentre dagli anni Novanta la

percentuale di posti di lavoro per i giovani laureati di tutte le facoltà diminuì, la domanda di impiego per i diplomati delle scuole superiori cadde in maniera particolarmente drammatica. La percentuale di nuovi posti di lavoro per i diplomati passò dal valore di 1,07 nel 1985, raggiunse il picco di 3,08 (una media di tre lavori per ogni persona) nel 1992, per poi cadere ad un sesto (0,5)

39 Patrick HEINRICH e Christian GALAN, Being Young in Super-Aging Japan, London, Routledge, 2018, cit., p. 2. 40DASGUPTA, The “Lost Decade” Of The 1990s And Shifting Masculinities In Japan, cit., p. 79.

41ISHIDA Hiroshi e David H. SLATE, Social Class in Contemporary Japan: Structures, Sorting and Strategies, Oxon,

51 nel 2003 e salire lievemente nel 2005 (0,69).42

Figura 17. Livello di disoccupazione in Giappone negli anni 1990-2008. Fonte: OECD, Unemployment rate, in “Labour: Labour market statistics”, https://data.oecd.org/unemp/unemployment-rate.htm, 16-12-2018.

Oltre all’aumento della disoccupazione per i giovani, crebbero anche i livelli di disoccupazione generale. La figura 17 mostra come la disoccupazione in generale sia quintuplicata tra il 1990 e il 2003, mentre la disoccupazione per i giovani di età compresa tra venti e ventiquattro anni sia raddoppiata nello stesso lasso di tempo.43

Il gruppo di persone che raggiunsero l’età adulta durante la metà degli anni Novanta dovettero affrontare un drammatico cambiamento, non solo in termini di una minore richiesta di forza lavoro, ma anche di competenze richieste, ovvero la “generazione perduta” si è trovata intrappolata nella transizione dal tradizionale modello di impiego a vita verso un settore di forza lavoro marginale, ovvero a tempo determinato.44

La prima generazione della “era glaciale lavorativa” comprende coloro nati tra il 1971 e il 1974, i figli dei baby boomer.45

42ISHIDA e SLATE, Social Class in Contemporary Japan…, cit., p. 122. 43 Ibidem, cit., p. 123.

44 Ibidem, cit., p. 130.

45 È la generazione nata negli anni dal 1947 al 1949, e talvolta include coloro nati nel 1950. La generazione del baby boom giapponese ha una natura molto particolare dal punto di vista dell'economia del lavoro. In breve, sono i figli della

società dei lavoratori salariati, ed hanno vissuto le loro vite al passo con i progressi della società corporativa giapponese. La generazione del baby boom giapponese ha fornito una notevole quantità di manodopera, e data l’alta domanda a causa della forte crescita economica, sono stati in grado di trovare facilmente lavori salariali relativamente buoni. I baby boomer giapponesi sono coloro che lavoravano come impiegati o come dirigenti durante gli anni d'oro dell'economia giapponese dalla fine degli anni Settanta all'inizio degli anni Novanta.

52

Una parte significativa di questa prima generazione fallì nel trovare un impiego soddisfacente al primo tentativo e, come risultato, molti di loro cambiarono lavoro almeno una volta nella loro carriera. Questo significa che, gli appartenenti a questo gruppo, hanno lavorato meno anni nelle compagnie in cui ora sono impiegati di quello che sarebbe stato seguendo il tradizionale modello dell’impiego a vita. Dato che, come già spiegato, in Giappone pagare uno stipendio basato sugli anni sull’anzianità di servizio, ne consegue come buona parte della generazione il compenso fosse ridotto. Diversamente dalla loro controparte della generazione precedente allo scoppio della bolla, che erano riusciti ad ottenere lavori ben retribuiti nelle maggiori aziende, molti della generazione perduta si erano dovuti accontentati di impieghi in aziende medio-piccole. Seppure alcuni siano rimasti nella stessa azienda tutta la loro carriera, non ebbero la possibilità di ottenere promozione di ruolo, dato che i posti di comando erano già stati assegnati a lavoratori della generazione precedente.

Inoltre, quando era nei suoi vent’anni, per la “generazione perduta” l’idea di fare sābisu zangyō, ovvero ore di straordinari illegali poiché non retribuiti, era in gran parte data per scontato. Molti lavoratori sopportavano queste condizioni di lavoro credendo che, dopo un duro servizio, sarebbero stati premiati con una migliore paga in futuro. Invece molti rimasero bloccati con lo stesso magro salario sin dall’inizio. Ma la situazione non è migliorata negli anni: infatti oggi coloro della “generazione perduta”, che stanno entrando dei tardi trenta e metà quarant’anni, sono incastrati in una situazione estremamente difficile.46

Figura 18. Percentuale dei salari reali tra lavoratori di 40-44 anni con una laurea o un diploma. Fonte: GENDA, The Lingering Effects of Japan’s “Employment Ice Age”, cit.

53

Come si nota dalla figura 18, dal 2005 al 2007, prima della crisi finanziaria mondiale, il salario medio di un lavoratore era di oltre ¥500.000 al mese (circa 4.000 €). Ma dal 2008, i salari sono scesi sotto quella cifra e hanno continuato a scendere considerevolmente. Dal 2016, i lavoratori nei loro quarant’anni ricevevano uno stipendio medio di ¥450.000 (circa 3.600 €). Per cui la “generazione perduta” oltre ad aver avuto difficoltà a trovare un impiego a tempo indeterminato, aver sopportato dure condizioni di lavoro e una bassa probabilità di promozione di carriera, hanno e stanno subendo una costante diminuzione del loro salario.

Coloro della “generazione perduta”, soprattutto delle classi sociali inferiori che non erano riusciti a trovare lavoro dopo la laurea durante i primi anni Duemila, e che hanno perso la speranza di un impiego, divennero noti come NEET. Al giorno d’oggi vi sono ancora molti NEET di mezza età che sono coloro che avevano rinunciato all’idea di riuscire a trovare un lavoro e sono rimasti inattivi. A livello regionale nel 2018 sono state attivate reti di supporto per aiutare i NEET di età compresa tra i quindici e i trentanove anni ad entrare nel mercato del lavoro, e successivamente sono state ampliate per includere i NEET tra i quaranta e i quarantaquattro anni.47