• Non ci sono risultati.

Pensionamento obbligatorio e disoccupazione giovanile

2. Riforme attuate sul mercato del lavoro: il negativo

2.5 Pensionamento obbligatorio e disoccupazione giovanile

Fino ad ora, le misure emanate dal Governo hanno cercato di integrare al meglio sul mercato del lavoro le categorie dei lavoratori a tempo determinato e delle donne, come ad esempio Womenomics o il sistema salariale basato sulla performance, ignorando però le categorie degli anziani e dei giovani. Il sottoutilizzo dei lavoratori anziani, assieme ai giovani e alle donne, è visto come uno dei maggiori fattori che hanno contribuito ad abbassare il PIL pro-capite giapponese negli ultimi decenni.26

Per quanto riguarda la categoria dei lavoratori anziani, l’estensione dell’aspettativa di vita e la bassa natalità hanno costretto l’aumento dell’età pensionabile. L’età di pensionamento obbligatorio è stata spostata dai sessanta ai sessantacinque anni a partire dal 1 giugno 2006. L’età pensionabile attuale è sessantadue anni, ma sarà aumentata a sessantacinque anni entro il 2025 per gli uomini e 2030 per le donne, potendo però prolungare il lavoro fino ai settanta anni.27

Il pensionamento obbligatorio è una prassi strettamente correlata al sistema di impiego a vita e il sistema di aggiustamento dei salari basato sull’anzianità. Tuttavia, in Giappone più e più persone stanno iniziando a sentire che il pensionamento obbligatorio è una forma di discriminazione basata sull’età.28 Una delle ragioni di perplessità riguardo questa sistema è la contesa che i cittadini

giapponesi abbiano bisogno di mettere in uso i talenti dei cittadini più anziani. Dato che la percentuale di anziani si ci aspetta crescerà ulteriormente, è probabile che il numero crescente di lavoratori vorrà continuare a lavorare anche dopo aver raggiunto l’età dei sessantacinque anni.

Ad ogni modo, la recente decisione di alzare l’età pensionabile metterà in difficoltà molti anziani nel mantenere entrate stabili mentre sono nella loro sessantina. Infatti, i datori di lavoro non sono tenuti a mantenere i propri lavoratori oltre l’età di pensionamento, per cui hanno un forte potere di negoziazione con i lavoratori che desiderano continuare a lavorare.

25NEIL e JOHNS e WARD, Transforming the Japanese Labor …, cit., p. 1103.

26 Philippe DEBROUX e Jacques JAUSSAUD e Julien MARTINE, Elderly workers in Japan: the need for a new approach, in

“Journal Transition Studies Review” Vol 24, No 2, Inverno 2017, http://www.actuaries.org/oslo2015/papers/PBSS- Kusakabe.pdf, 27-10-2018, cit., p. 21.

27 Ibidem, cit., pp. 19-23.

35

Per posizioni post-pensionamento vengono assegnati soprattutto lavori a tempo determinato, tipicamente lo shokutaku. A causa del cambio nello status lavorativo, questa categoria di lavoratori può essere retribuita del circa 30-50% in meno rispetto allo stipendio che ricevevano prima, cosa che li rende economicamente convenienti e competitivi rispetto ai lavoratori giovani. Le persone oltre i sessantacinque anni che tendono, invece, a continuare a lavorare è perché la pensione non risulta sufficiente per mantenere il loro standard di vita, come la categoria dei working poor.

Bisogna anche riconoscere che aumentare l’età pensionabile da sessanta a sessantacinque possa molto probabilmente comportare alcune conseguenze. Oggi giorno molte aziende, infatti, non hanno intenzione di cambiare il loro corrente sistema aziendale. Inoltre, se l’età pensionabile viene alzata o il sistema abolito del tutto, ovvero togliere l’obbligatorietà del pensionamento raggiunta l’età, ci sarà un crescente bisogno di introdurre un sistema specialistico.

Aumentare l’età del pensionamento obbligatorio non è una questione che può essere risolta semplicemente cambiando il modo di lavorare del sistema del personale i quali hanno raggiunto i sessant’anni di età. Se l’aumento dell’età pensionabile è portato avanti senza indugi, le compagnie essenzialmente dovranno cambiare il loro sistema del personale.

Sebbene aumentare l’età pensionabile o abolire il sistema stesso possa proteggere il lavoro di coloro che sono già impiegati, il vero problema è che toglierà opportunità di lavoro a coloro che cercano di entrare nel mercato del lavoro. In poche parole, proteggere le opportunità per le persone di età avanzata potrà probabilmente causare una significativa riduzione nell’assunzione dei giovani.29

Come scambio per proteggere il lavoro delle persone di mezza età, le grandi aziende tendono così a tagliare le assunzioni dei nuovi laureati. In questo contesto l’assunzione dei giovani è diventata un problema socialmente diffuso all’inizio del 21esimo secolo, e non riceve supporto dalle istituzioni. Infatti, oltre al taglio delle assunzioni, i giovani devono affrontare la caduta del mito dell’impiego a vita e accettare contratti a tempo determinato, visto che le aziende tendono a sostituire i dipendenti a tempo indeterminato che hanno raggiunto l’età pensionabile, con giovani assunti con contratti a tempo determinato. La ragione è, come spiegato nei paragrafi precedenti, per una questione di flessibilità aziendale e maggiormente di costo. Sempre più giovani sono impiegati in keiyaku e

shokutaku, settori una volta predominati da uomini di mezza età, e sempre più giovani ragazze nello haken.30 L’instabilità e il senso di precarietà del mercato del lavoro hanno infranto il mito della classe

29GENDA, A Nagging Sense …, pp. 51-56. 30IMAI, The Rise of …, cit., p. 54.

36

media omogenea che ha caratterizzato il Giappone, e hanno fatto emergere maggiormente le nuove figure dei freeters, dei NEETs, degli hikikomori e dei working poor.31

37

PARTE SECONDA:

L’INDEBOLIMENTO DELLA CLASSE MEDIA E IL

MARGINE SOCIALE

38

3. Dalla classe media omogenea alla gap society

Come spiegato nella prima parte di questo elaborato, il Giappone è, e rimane, una società conformista, a causa delle caratteristiche culturali, della gerarchia aziendale basata sull’anzianità, dell’aumento dell’invecchiamento della popolazione e delle pressioni conformiste che rimangono forti, specialmente nella sfera lavorativa. Per queste ragioni, l’economia giapponese è ancora inflessibile e resistente alle riforme.1

Il Governo e le élite commerciali delle vecchie generazioni resistono alle pressioni per il cambiamento proteggendo il tradizionale impiego a vita, simbolo culturale centrale del Giappone, e le istituzioni vigenti, confinando le riforme ad una crescente forza lavoro periferica dominata dai nuovi entranti sul mercato del lavoro e bloccando così molto del potenziale che i giovani hanno da offrire, ovvero idee innovative e strategie, che potrebbero contribuire all’aumento della competitività del Paese sul mercato globale.

Nel seguente capitolo introduco la figura del salaryman e il suo conseguente declino a causa della diminuzione dei posti di lavoro a tempo indeterminato. Il secondo paragrafo è dedicato al cambiamento della percezione della società giapponese da una classe media omogenea, ad una gap

sociey, ovvero una società permeata da ineguaglianze. Il terzo paragrafo è dedicato alla “generazione

perduta” mentre, in conclusione, descrivo la percezione del Giappone come muen shakai, ovvero una società senza relazioni.