1 Forme bilineari e forme Hermitiane
In questo Capitolo σ indica un automorfismo di un campo K tale che σ2 = IdK.
Quindi σ pu`o essere l’applicazione identica IdK, oppure avere periodo 2. Per esempio, σ pu`o essere l’automorfismo coniugio del campo complesso C:
a + ib 7→ a − ib, ∀ a + ib ∈ C. Per ogni α ∈ K conviene porre σ(α) := ασ.
(1.1) Definizione Sia V uno spazio vettoriale su K. Una applicazione ( , ) : V × V → K
tale che, per ogni λ1, λ2, µ1, µ2∈ K e per ogni v1, v2, w1, w2 ∈ V : (1.2) (λ1v1+ λ2v2, µ1w1+ µ2w2) = 2 X i,j=1 λiµjσ(vi, wj) si dice:
• una forma bilineare su V se σ = IdK;
• una forma hermitiana su V se σ 6= IdK e (v, w) = (w, v)σ, per ogni v, w ∈ V . Diciamo inoltre che la forma `e :
• non singolare se, per ogni vettore non nullo v di V , esiste u ∈ V tale che (u, v) 6= 0K. • bilineare simmetrica se σ = IdK e, per ogni v, w ∈ V , si ha (v, w) = (w, v);
• bilineare antisimmetrica se σ = IdK e, per ogni v, w ∈ V , si ha (v, w) = −(w, v). 61
Chiaramente, per ogni v ∈ V : ((0V, v)) = ((0K0V, v)) = 0K(0V, v) = 0K= (v, 0V) . (1.3) Esempi 1) Posto V = Rn, l’applicazione (v, w) := vTw, ∀ v, w ∈ V `
e una forma bilineare simmetrica, non singolare su V . Per n = 2 si ha: x1 x2 , y1 y2 := (x1, x2) y1 y2 = x1y1+ x2y2. Nel caso n = 3 tale forma induce la metrica usuale nello spazio R3.
2) Posto V = Kn e fissata una qualunque matrice J ∈ Matn(K), l’applicazione (v, w) := vTAw, ∀ v, w ∈ V
`
e una forma bilineare su V . Per K = R, A = I si ha l’esempio 1).
Date una forma bilineare o hermitiana ( , ) : V × V → K e fissata una base B = {v1, . . . , vn} di V , per ogni v = n X i=1 kivi, w = n X i=1 hivi, ki, hi ∈ K si ha, in virt`u degli assiomi (1.2) della definizione 1.1:
(1.4) (v, w) = n X i,j=1 kihσj(vi, vj). Introducendo la matrice (1.5) J := ((vi, vj)) ∈ Matn(K). e passando ai vettori coordinate, la (1.4) si scrive nella forma: (1.6) (v, w) = vBTJ wσB, ∀ v, w ∈ V. J `e l’unica matrice di Matn(K) che soddisfa (1.6).
1. FORME BILINEARI E FORME HERMITIANE 63
Infatti se A = (aij) soddisfa (1.6), da viB = ei per 1 ≤ i ≤ n, segue:
(vi, vj) = viBTAvj B = eiTAej = aij, ∀ i, j ≤ n. Si conclude A = J . `E cos`ı giustificata la seguente:
(1.7) Definizione J = ((vi, vj)) si dice la matrice della forma ( , ) rispetto a B. In virt`u di (1.6), ogni forma bilineare di Kn`e del tipo descritto nell’esempio 2). In tale esempio A `e la matrice della forma rispetto alla base canonica.
(1.8) Lemma Sia J = ((vi, vj)) la matrice di una forma bilineare o hermitiana su V , rispetto a una base B = {v1, . . . , vn}.
1) La forma `e non singolare se e solo se det J 6= 0K; 2) se σ = IdK, la forma `e simmetrica se e solo se JT = J ; 3) se σ = IdK, la forma `e antisimmetrica se e solo se JT = −J ; 4) se σ 6= IdK, la forma `e hermitiana se e solo se JT = Jσ. Dimostrazione.
1) Fissato v ∈ V , per ogni vi ∈ B si ha (vi, v) = eiTJ vσB.
Sia det J 6= 0K. Consideriamo v ∈ V non nullo. Se fosse eiTJ vσB = 0K per ogni i, si avrebbe J vBσ = 0Kn da cui, moltiplicando per J−1, la contraddizione vBσ = 0Kn. Pertanto (vi, v) 6= 0K per almeno un indice i. Concludiamo che la forma `e non degenere.
Viceversa la forma sia non degenere. Se fosse det J = 0K, esisterebbe w ∈ V non nullo tale che J wσB = 0Kn. Ne seguirebbe (v, w) = vTBJ wBσ = 0K per ogni v ∈ V , contraddizione. Si conclude det J 6= 0K.
2) e 4). Se la forma `e simmetrica o hermitiana si ha, in particolare, (vj, vi) = (vi, vj)σ, 1 ≤ i, j ≤ n
da cui JT = Jσ.
Viceversa, sia JT = Jσ. Notando che (v, w) = (v, w)T per ogni v, w ∈ V : (v, w) = vTBJ wBσ = vBTJ wσBT = (wσB)T Jσ(vBσ)σ = wBTJ vB
σ
= (w, v)σ. Si conclude che la forma `e simmetrica se σ = IdK, `e hermitiana se σ 6= IdK. 3) Se la forma `e antisimmetrica, da
segue JT = −J . Viceversa, se JT = −J , per ogni v, w ∈ V : (v, w) = vBTJ wB = vBTJ wB
T
= −wBTJ vB = −(w, v). Si conclude che la forma `e antisimmetrica.
(1.9) Lemma Sia J ∈ Matn(K) la matrice di una forma bilineare o hermitiana su V , rispetto a una sua base B. Una matrice J0 ∈ Matn(K) `e la matrice della stessa forma rispetto una conveniente base B0 se e solo se esiste P ∈ GLn(K) tale che:
(1.10) J0 = PTJ Pσ. Dimostrazione.
Supponiamo che J0 sia la matrice della forma rispetto un’altra base B0 e sia P := (v01)B . . . (v0n)B
la matrice di passaggio da B a B0. Per ogni v ∈ V si ha: vB= P vB0. Ne segue: (v, w) = vTBJ wσB= vBT0PT J (PσwBσ0) = vTB0 PTJ Pσ wσ
B0. Pertanto PTJ Pσ soddisfa (1.6), da cui J0 = PTJ Pσ.
Viceversa, sia J0 = PTJ Pσ, con P ∈ GLn(K). Essendo P invertibile esiste una base B0 di V tale che P `e la matrice di passaggio da B a B0. Per il punto precedente J0 `e la matrice della forma rispetto B0.
(1.11) Definizione Diremo che due matrici J, J0 ∈ Matn(K) sono congruenti se esiste P ∈ GLn(K) tale che PtJ Pσ = J0.
´
E facile verificare che la congruenza `e una relazione di equivalenza.
Per il precedente lemma, se J `e la matrice di una forma bilineare o hermitiana rispetto una data base di V , allora J0 `e congruente a J se e solo se `e la matrice della stessa forma rispetto una conveniente base B0.
2 Ortogonalit`a
In questo paragrafo consideriamo una forma ( , ) : V × V → K che sia bilineare simmet-rica o antisimmetsimmet-rica, oppure hermitiana.
2. ORTOGONALIT `A 65
(2.1) Definizione Due vettori u, w ∈ V si dicono ortogonali se (u, w) = 0K. In virt`u dell’assioma (w, u) = ±(u, w)σ l’ortogonalit`a fra vettori `e simmetrica.
(2.2) Lemma Per ogni sottoinsieme W di V il sottoinsieme W⊥ dei vettori di V ortogonali a tutti i vettori di W `e un sottospazio. Pertanto
W⊥:= {v ∈ V | (v, w) = 0, ∀ w ∈ W } `
e detto il sottospazio ortogonale a W . Dimostrazione.
• 0V ∈ W⊥ poich`e (0V, w) = 0 per ogni w ∈ W . • Siano v1, v2 ∈ W⊥ e λ1, λ2∈ K. Ne segue
(λ1v1+ λ2v2, w) = λ1(v1, w) + λ2(v2, w) = 0K+ 0K= 0K, ∀ w ∈ W. Si conclude che λ1v1+ λ2v2 ∈ W⊥, che `e pertanto un sottospazio.
(2.3) Definizione Siano U, W due sottospazi di V . Scriviamo V = U ⊥ W e diciamo che V `e somma ortogonale di U e W se
1) V = U ˙+W `e somma diretta di U e W ;
2) U ≤ W⊥, ossia (u, w) = 0K per ogni u ∈ U , w ∈ W . Un sottospazio W si dice totalmente isotropo se W ≤ W⊥. (2.4) Lemma Supponiamo che la forma sia non degenere. Per ogni sottospazio W di V si ha:
dim(W⊥) = dim(V ) − dim(W ). In particolare:
i) la dimensione di un sottospazio totalmente isotropo `e ≤ 12dim V ;
ii) se la restrizione della forma a W `e non degenere, si ha V = W ⊥ W⊥. Inoltre la restrizione della forma a W⊥ `e non degenere.
Dimostrazione. Sia {w1, . . . , wm} una base di W . Per ogni v ∈ V si ha: (2.5) v ∈ W⊥ ⇐⇒ (wi, v) = 0K, 1 ≤ i ≤ m.
Detta B = {w1, . . . , wm, wm+1, . . . , wn} una base di V che estende quella scelta per W , sia J la matrice della forma rispetto B. Si ha allora:
(2.6) v ∈ W⊥ ⇐⇒ eiTJ vBσ = 0K, 1 ≤ i ≤ m. Ossia i vettori v ∈ W⊥ sono quelli per cui vBσ `e soluzione del sistema
e1TJ X = 0K . . . emTJ X = 0K, X := (x1, . . . xn)T.
Si tratta di un sistema lineare omogeneo in m equazioni e n = dim V indeterminate. Essendo J non degenere, le sue righe (in particolare le prime m righe) sono indipendenti. Ne segue che le equazioni del sistema sono indipendenti. Quindi le sue soluzioni formano un sottospazio di dimensione n − m = dim V − dim W .
i) Sia W totalmente isotropo. Da W ≤ W⊥ segue dim W⊥≥ dim W . Quindi dim V − dim W ≥ dim W , da cui dim W ≤ 12dim V .
ii) Se la restrizione della forma a W `e non degenere, allora W ∩ W⊥= {0V}. Ne segue dim(W + W⊥) = dim W + dim W⊥ = dim V , da cui V = W ⊥ W⊥.
Infine sia u un vettore di W⊥, ortogonale a tutti i vettori di W⊥. Da V = W ⊥ W⊥ segue che u `e ortogonale a tutti i vettori di V . Quindi u = 0V perch`e la forma considerata `
e non degenere.
3 Lemma di Witt
Sia data una forma bilineare o hermitiana non singolare ( , ) : V × V → K.
(3.1) Definizione Un’ isometria `e un’applicazione lineare iniettiva f : V → V tale che (f (v), f (w)) = (v, w), ∀ v, w ∈ V.
(3.2) Lemma (di Witt) Siano U un sottospazio di V e f : U → V una applicazione lineare iniettiva tale che (f (u1), f (u2)) = (u1, u2) per ogni u1, u2 ∈ U . Allora f si estende a una isometria bf : V → V .
Per una dimostrazione si veda [1, 20, pag. 81], o anche [6, Capitolo 6, pag. 369]. (3.3) Corollario Ogni sottospazio totalmente isotropo di V `e contenuto in sottospazio totalmente isotropo massimale.
4. SPAZI SIMPLETTICI 67
Dimostrazione. Siano U, W sottospazi totalmente isotropi di V , con W di dimensione massima fra quelle dei sottospazi totalmente isotropi. Ogni applicazione lineare iniettiva f : U → W soddisfa l’ipotesi del Lemma di Witt, e pu`o quindi essere estesa a un isometria
b
f : V → V . Ne segue U ≤ bf−1(W ), con bf−1(W ) totalmente isotropo massimale.
4 Spazi simplettici
(4.1) Definizione Uno spazio vettoriale V su K si dice simplettico se su di esso `e definita una forma bilineare, non degenere, tale che ogni vettore v ∈ V `e isotropo, ossia
(v, v) = 0K.
Scopo di questo paragrafo `e dimostrare che esiste essenzialmente un unico spazio sim-plettico su K per ogni n pari.
Per la bilinearit`a, un prodotto simplettico `e antisimmetrico. Infatti, per ogni v, w ∈ Kn: 0 = (v + w, v + w) = (v, v) + (v, w) + (w, v) + (w, w) = (v, w) + (w, v).
Ne segue (w, v) = −(v, w).
(4.2) Teorema Sia V uno spazio simplettico su K, di dimensione n. 1) n = 2m `e pari;
2) esiste una base B di V rispetto alla quale la forma ha matrice:
(4.3) J = 0 Im −Im 0 . Dimostrazione. Induzione su n.
Se fosse n = 1, per qualunque base {v} di V si avrebbe (v, v) = 0K, in contrasto con l’ipotesi che V `e non degenere. Quindi n ≥ 2.
Per la non-degenericit`a della forma, esistono v1, w ∈ V tali che λ := (v1, w) 6= 0K. In particolare v1 e w sono linearmente indipendenti. Posto w1 := λ−1w, si ha:
Se n = 2 abbiamo l’asserto. Infatti la matrice della forma rispetto B = {v1, w1} `e J = 0 1 −1 0 .
Per n > 2, il sottospazio W := hv1, w1i `e non singolare. Ne segue V = W ⊥ W⊥.
W⊥`e non degenere, quindi `e uno spazio simplettico di dimensione n−2. Per induzione su n si ha n−2 = 2(m−1) pari. Inoltre W⊥ammette una base {v2, . . . , vm, w2, . . . , wm} rispetto alla quale la matrice della forma `e del tipo di (4.3). Scegliendo
B = {v1, . . . , vm, w1, . . . , wm} si ha la tesi.
5 Spazi ortogonali e spazi unitari
Su un campo K di caratteristica 2, le forme bilineari simmetriche sono antisimmetriche. Per tale ragione, per studiare gli spazi ortogonali in caratteristica 2, `e necessario intro-durre e classificare le forme quadratiche. Siccome qui non le trattiamo, per gli spazi ortogonali ci limitiamo al caso di caratteristica 6= 2.
(5.1) Definizione Sia V uno spazio vettoriale su un campo K.
• V si dice uno spazio ortogonale se K ha caratteristica 6= 2 ed `e definita una forma bilineare simmetrica, non degenere ( , ) : V × V → K.
• V si dice uno spazio unitario se K che ha un automorfismo di periodo 2 ed `e definita una forma hermitiana, non degenere ( , ) : V × V → K.
(5.2) Definizione Sia V uno spazio ortogonale o hermitiano e sia B = {v1, . . . , vn} una sua base.
• B si dice ortogonale se (vi, vj) = 0 per ogni i 6= j.
• B si dice ortonormale se `e ortogonale e (vi, vi) = 1 per ogni i.
Equivalentemente B `e una base ortogonale se la matrice della forma rispetto B `e diago-nale. B `e una base ortonormale se la matrice della forma rispetto B `e quella identica.
5. SPAZI ORTOGONALI E SPAZI UNITARI 69
(5.3) Teorema Sia V uno spazio ortogonale o Hermitiano su K. Nel caso in cui V `e ortogonale si supponga char K 6= 2. Allora V ha una base ortogonale.
Dimostrazione. Basta dimostrare che esiste v ∈ V tale che (v, v) 6= 0K. Infatti, in tal caso, il sottospazio hvi `e non-degenere. Ne segue
V = hvi ⊥ hvi⊥.
Poichh`e hvi⊥ha dimensione n − 1 possiamo supporre, per induzione su n, che abbia una base ortogonale B. Pertanto {v} ∪ B `e una base ortogonale di V .
Resta da dimostrare l’esistenza di v ∈ V tale che (v, v) 6= 0K.
Per la non-degenericit`a della forma, esistono u, w ∈ V tali che λ := (u, w) 6= 0K. Se (u, u) 6= 0K oppure (w, w) 6= 0K siamo a posto. Quindi possiamo supporre
(u, u) = (w, w) = 0. Se car K 6= 2, ponendo v = λ−1u + w si ha:
(v, v) = λ−1(u, w) + λ−1σ(w, u) = λ−1λ + (λσ)−1λσ = 21K 6= 0K.
Se car K = 2, allora V `e unitario. Poich`e l’automorfismo σ di K che definisce la forma hermitiana non `e IdK, esiste α ∈ K tale che ασ 6= α. Scegliendo v = λα−1u + w si ha
(v, v) = α + ασ = α − ασ 6= 0K.
(5.4) Osservazione Se K ha caratteristica 2, una forma bilineare simmetrica pu`o non ammettere basi ortogonali. Ad esempio, per K = Z2, n = 2, consideriamo la forma bilineare indotta dalla matrice 0 1
1 0
rispetto alla base canonica di Z22. Tale forma `e non degenere, ma non ammette basi ortogonali dato che tutti i vettori sono isotropi. (5.5) Corollario
1) Uno spazio ortogonale V su C ha una base ortonormale;
2) uno spazio hermitiano V su C, tale che (v, v) > 0 per ogni v 6= 0V in V , ha una base ortonormale;
3) uno spazio ortogonale V su R, tale che (v, v) > 0 per ogni v 6= 0V in V , ha una base ortonormale.
Dimostrazione.
Per il Teorema 5.3 esiste una base ortogonale B = {v1, . . . , vn} di V . Poniamo (vi, vi) := λi, 1 ≤ i ≤ n.
1) Per ogni i ≤ n esiste µi∈ C tale che µ2
i = λ−1i . Una base ortonormale `e quindi: B0 =µ−1
1 v1, . . . , µ−1n vn .
2) e 3) Notiamo che, anche nel caso hermitiano, (v, v) = (v, v)σ ∈ R. La condizione (v, v) ≥ 0 implica λi > 0. Esiste quindi µi ∈ R tale che µ2
i = λ−1i per ogni i ≤ n. Definendo B0 come nel caso precedente si ottiene una base ortonormale.
(5.6) Osservazione Dal Teorema 5.3 segue facilmente che uno spazio ortogonale V , di dimensione n su R, ha una base ortogonale rispetto alla quale la forma ha matrice
D = diag 1, . . . , 1 | {z } h , −1, . . . , −1 | {z } n−h
per qualche h tale che 0 ≤ h ≤ n. Per il Teorema di Sylvester [7, Cap. VIII, pag 165] due matrici D e D0 di questo tipo sono congruenti solo se hanno lo stesso numero di componenti uguali a 1.
Come si intuisce dai casi fin qui considerati, la classificazione delle forme bilineari sim-metriche e hermitiane dipende in modo essenziale dal campo K.
6 I gruppi classici
Siano K un campo e n un numero naturale ≥ 1.
(6.1) Definizione Il gruppo delle matrici n × n, a elementi in K, con determinante 6= 0, si dice gruppo generale lineare di rango n su K, e si indica con GLn(K).
Per il Teorema di Binet, l’applicazione
6. I GRUPPI CLASSICI 71
tale che A 7→ det A, `e un epimorfismo di gruppi moltiplicativi. Il nucleo di δ `e costituito dal gruppo speciale lineare SLn(K) delle matrici di determinante 1. SLn(K) `e quindi un sottogruppo normale di GLn(K). Inoltre, dal teorema degli omomorfismi segue che
GLn(K)
SLn(K) ∼ K∗.
Indichiamo con Z il centro di GLn(K), cio`e l’insieme degli elementi che commutano con tutti gli altri. Esso risulta essere l’insieme delle matrici scalari λI con λ ∈ K∗.
(6.2) Definizione
• Si dice gruppo proiettivo generale lineare il quoziente GLn(K)
Z := PGLn(K). • Si dice gruppo proiettivo speciale lineare il quoziente
SLn(K)
Z ∩ SLn(K) := PSLn(K).
Vediamo ora come i gruppi classici possono essere definiti come opportuni sottogruppi di GLn(K)), in relazione a geometrie rispettivamente simplettiche, ortogonali e unitarie. (6.3) Definizione Assegnata una forma bilineare o Hermitiana
(6.4) ( , ) : Kn× Kn→ K, un’ isometria di (6.4) `e un elemento g ∈ GLn(K) tale che
(gv, gw) = (v, w), ∀ v, w ∈ Kn.
(6.5) Lemma L’insieme H delle isometrie della forma (6.4) `e un sottogruppo di GLn(K). Dimostrazione. Da (Iv, Iw) = (v, w) per ogni v, w segue I ∈ H. Se x, y ∈ H allora
((xy)v, (xy)w) = (x(yv), x(yw)) = (xv, xw) = (v, w) , ∀ v, w. Pertanto xy ∈ H. Infine, se x ∈ H, per ogni v, w si ha
(v, w) xx−1v, xx−1w = x−1v, x−1w , ∀ v, w. Pertanto x−1∈ H.
Vediamo ora come si pu´o caratterizzare H in modo pi´u esplicito. A tale scopo sia J la matrice di (6.4) rispetto alla base canonica B di Kn. Poich`e ogni vettore v ∈ Kncoincide con il proprio vettore coordinate vB, per ogni v, w ∈ Kn si ha:
(v, w) = vTJ wσ
dove σ ´e l’automorfismo di K relativo a (6.4). Ne segue che un elemento g di GLn(K) `e una isometria se e solo se
vTJ wσ = (gv)TJ (gw)σ = vT(gTJ gσ)wσ, ∀ v, w ∈ Kn
se e solo se (applicando la precedente condizione ai vettori della base canonica): gTJ gσ = J.
Pertanto
H :=g ∈ GLn(K) | gTJ gσ = J .
(6.6) Lemma Per ogni matrice invertibile P , il coniugato P−1HP `e il gruppo delle isometrie della forma la cui matrice, rispetto alla base canonica, `e
J0 = PTJ Pσ.
Dimostrazione. Per ogni h ∈ H: (P−1hP )TJ0(P−hP )σ = J0 se e solo se hTJ hσ = J .
(6.7) Osservazione E importante osservare che due gruppi coniugati H e P` −1HP sono isomorfi, tramite l’isomorfismo h 7→ P−1hP . Pertanto, se B e B0 sono due basi di Kn, e J, J0 le corrispondenti matrici di una stessa forma, i relativi gruppi di isometrie sono in generale diversi, ma hanno la stessa struttura, essendo isomorfi.
(6.8) Definizione Il gruppo delle isometrie di uno spazio simplettico si dice gruppo simplettico e si indica con Spn(K).
Per quanto visto, uno spazio simplettico ha dimensione pari n = 2` e ammette una base rispetto alla quale il prodotto ha matrice
J = 0 I` −I` 0 . Pertanto, a meno di coniugio, si pu`o supporre
6. I GRUPPI CLASSICI 73
(6.9) Definizione Supponiamo che K abbia caratteristica diversa da 2. Il gruppo delle isometrie di uno spazio ortogonale su K si dice gruppo ortogonale
In generale, essendoci spazi ortogonali non isometrici, vi sono pi`u gruppi ortogonali. (6.10) Definizione Supponiamo che K abbia un automorfismo σ di periodo 2. Il gruppo delle isometrie di uno spazio hermitiano V , di dimensione n su K, si dice gruppo unitario e si indica con Un(K).
Se V ha una base ortonormale (ad esempio nel caso K = Fq2), a meno di coniugio, si pu`o supporre
Un(K) =g ∈ GL2`(K) | gTgσ = I