• Non ci sono risultati.

DISCEPOLA ED EDUCATRICE DI CRISTO E DEI CRISTIANI NELLA RIFLESSIONE TEOLOGICO-SISTEMATICA

5. Gesù educa Maria

All’educazione umana impartita da Maria a Gesù bisogna, quindi, ag-giungere in armonica complementarità una misteriosa ma non meno reale educazione di Gesù nei confronti della madre. Anche da piccolo, Gesù educa la Madre alla comprensione del mistero della sua totale apparte-nenza al Padre celeste e della sua missione redentrice per la salvezza del mondo.

7 L.c.

8 Ivi 134-135.

Gesù non è un bambino o un adolescente che solo impara, ma anche insegna. Del resto, un indizio lo abbiamo nel terzo vangelo, dove l’evan-gelista racconta che Gesù fu trovato nel tempio, seduto in mezzo ai dotto-ri, “mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte” (Lc 2,46-47).

Gesù adolescente non sta semplicemente ad ascoltare come un disce-polo qualsiasi, ma anche interroga e insegna seduto tra i dottori della leg-ge. Questo non deve meravigliare troppo, dal momento che, ancora gio-vanissimi, Salomone avrebbe pronunciato il suo famoso giudizio (cf 1Re 3,16-28), Samuele avrebbe iniziato a profetizzare (1Sam 3,20) e Daniele avrebbe giudicato equamente il caso di Susanna (Dan 13,46-64). Tuttavia, l’autocomprensione che Gesù aveva di se stesso è molto diversa da quella dei giovani citati.

Maria resta stupita di fronte sia alla scena del tempio sia alla risposta di Gesù: “non sapevate che devo badare alle cose del Padre mio?” (Lc 2,49). Nell’educazione di Gesù, qui entra esplicitamente un altro referente determinante, che Gesù aveva mantenuto nel chiuso della sua coscienza umana, sin dal suo destarsi. Oltre alla comunione con la madre terrena, oltre alla relazione amorevole con il suo padre putativo, Gesù vive la sua esistenza terrena interamente raccolto nel seno del Padre celeste, dal qua-le riceve ispirazione e istruzione.

Qui il discorso pedagogico diventa estremamente impegnativo, alta-mente teologico e trinitario.

Gesù è, infatti, Figlio unigenito del Padre, pieno di grazia e di verità (cf Gv 1,14). Come tale è il vero conoscitore e rivelatore del Padre: «Dio nessuno l’ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Pa-dre, lui lo ha rivelato» (Gv 1,18). Il Figlio è la Parola (Logos) vera, onni-comprensiva e definitiva di Dio Padre: «Dio, che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, definitivamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha costituito erede di tutte le cose e per mezzo del quale ha fatto an-che il mondo. Questo Figlio [...] sostiene tutto con la parola della sua po-tenza» (Eb 1,1-3). Nell’educazione di Gesù è quindi implicato anche Dio Padre, dal momento che le parole di Gesù sono l’eco dell’insegnamento del Padre: «Colui che mi ha mandato è veritiero, ed io dico al mondo le cose che ho udito da lui» (Gv 8,26); «La mia dottrina non è mia, ma di colui che mi ha mandato» (Gv 7,16).

Queste e altre affermazioni evangeliche non sono elaborazioni fidei-stiche, arbitrarie, posteriori e non corrispondenti alla realtà dei fatti. Sono,

invece, l’esatta determinazione del fatto, che in Gesù c’è la misteriosa impronta dell’educazione del Padre celeste. È questa una pagina intera-mente da scoprire e da rileggere.9 Si tratta, infatti, di approfondire il si-gnificato della scienza umana di Gesù, il suo contenuto, la sua origine.10 Qui diciamo solo che questa educazione significa conoscenza chiara della propria identità (figlio di Maria nel tempo e figlio del Padre celeste dall’eternità) e della propria missione (“devo badare alle cose del Padre mio”).

A tale proposito, la tradizione patristica offre degli elementi significa-tivi circa l’insegnamento di Gesù dodicenne nei confronti della mamma.

Qualche pagina della Vita di Maria di S. Massimo il Confessore (sec.

VII) può contribuire a illuminare il contenuto di tale educazione, dopo l’episodio dello smarrimento nel tempio (cf Lc 2,44-48):

«L’amabile e dolce Signore fece comprendere la verità alla sua Madre beata: fece conoscere il suo vero Padre; e perché non lo considerassero solamente come un uomo, ma come Dio incarnato, disse che la casa del Padre, che è il tempio, gli appartiene, come tutto ciò che è del Padre è an-che del Figlio.

Avrebbero potuto offendersi se avessero ignorato questo: essi infatti non potevano raggiungere da soli la comprensione perfetta della verità [...]. In questo luogo per la prima volta egli chiaramente ricorda con divi-na eleganza il suo vero Padre, perché essi comprendano la sua divinità e sappiano che se Dio è suo Padre, bisogna che il Figlio sia della stessa na-tura del Padre [...].

Questo fu il primo insegnamento e la prima dottrina divinamente bella di sapienza e di potenza da parte del fanciullo Gesù. Sorprese e riempì di stupore sua Madre, Giuseppe e tutti coloro che erano presenti, benché non potessero comprendere fino in fondo la portata delle sue parole».11

Lo stesso autore ritiene che un altro concreto elemento dell’insegmento di Gesù sia stato il suo comportadell’insegmento virtuoso durante la vita na-scosta a Nazaret:

«Tali precetti sono: l’amore di Dio e degli uomini, la pietà, la gioviali-tà, la dolcezza, la pace, l’umiltà e la pazienza, il rispetto e l’ubbidienza ai genitori, il digiuno, la preghiera e ogni opera buona: l’amabile Signore li insegnava agli uomini prima con i fatti e poi con le parole.

9 Cf AMATO A., Il Vangelo del Padre, Roma-Bologna, Dehoniane 19992.

10 Cf nota 2.

11 Testi mariani del primo millennio, Roma, Città Nuova 1989, vol. II, 231.

A partire dunque da questo momento, la santa Madre divenne discepo-la del suo dolce Figlio, vera Madre deldiscepo-la sapienza e figlia deldiscepo-la sapienza, perché non lo guardava più in maniera umana o come semplice uomo, ma lo serviva con rispetto come Dio e accoglieva le sue parole come le parole di Dio».12

In conclusione, se educazione significa la promozione integrale della persona umana, la sua crescita in tutti i suoi valori, il perfezionamento di tutte le sue potenzialità positive, tra Gesù e Maria c’è stato un atteggia-mento di «educazione reciproca». Da una parte, Maria ha promosso la crescita umana integrale del Figlio in tutte le sue dimensioni di socializ-zazione, inculturazione e adattamento. Dall’altra, Gesù ha promosso la crescita spirituale della Madre in tutto quello che concerneva il suo mistero di incarnazione e di passione e morte redentrice. Per questo, Maria si può a ragione chiamare educatrice, ma anche discepola del Signore.