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Alcuni virtuosi esempi europei

CAPITOLO 4 Il contesto italiano

4.2. Gestione dei rifiuti urbani

L’analisi dei dati evidenzia la necessità di imprimere una accelerazione nel miglioramento del sistema di gestione, soprattutto in alcune zone del Paese, per consentire il raggiungimento dei nuovi sfidanti obiettivi previsti dalla normativa europea che sono sinteticamente rappresentati nella figura che segue.

Principali obiettivi previsti dalla normativa europea

(Fonte: elaborazione ISPRA)

Lo smaltimento in discarica nei prossimi quindici anni dovrà essere dimezzato, la percentuale di rifiuti che vengono avviati ad operazioni di recupero di materia dovrà essere notevolmente incrementata per garantire il raggiungimento del 60% di riciclaggio al 2030 e del 65%

al 2035. Appare ancor più urgente la necessità di un cambio di passo se si considera che con i nuovi obiettivi sono state introdotte anche nuove metodologie di calcolo sia per il riciclaggio che per la valutazione dello smaltimento in discarica che appaiono decisamente più restrittive di quelle ad oggi utilizzate.

A tal riguardo si evidenzia che le quote di rifiuti avviate ad incenerimento senza recupero di energia dovranno essere computate nello smaltimento. Analizzando il dato delle operazioni di smaltimento (D1 + D10) rispetto alla produzione totale dei rifiuti urbani si rileva che, a livello nazionale, ancora il 20,9% dei rifiuti urbani prodotti vengono smaltiti in discarica (D1) e lo 0,9%

dei rifiuti urbani prodotti vengono inceneriti (D10). Nel complesso, quindi, nell’anno 2019,

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vengono smaltiti il 21,8% dei rifiuti urbani prodotti. Come già rilevato, tale percentuale dovrà, secondo quanto prevede la direttiva 2018/850/UE che modifica la direttiva 1999/31/CE, scendere al 10% entro il 2035.

Lo smaltimento in discarica, nel 2019 ha interessato quasi 6,3 milioni di tonnellate di rifiuti urbani facendo registrare, rispetto alla rilevazione del 2018, una riduzione del 3,3%, pari a circa 213 mila tonnellate.Il dato per macroarea geografica evidenzia un incremento al solo Centro (+19,4%) pari, in termini assoluti a circa 311 mila tonnellate di rifiuti. Il Nord non fa registrare variazioni significative (-0,9%), mentre si rilevano riduzioni consistenti nel ricorso alla discarica al Sud (-15,2%) da ascrivere anche ai miglioramenti in termini di raccolta differenziata nelle stesse aree.

Va rilevato che quote considerevoli di rifiuti prodotte nelle aree del centro e sud Italia vengono trattate in impianti localizzati al Nord. La sola Lombardia riceve da fuori regione quasi 373 mila tonnellate provenienti prevalentemente dal Piemonte, Lazio e Campania.

Analizzando i dati relativi alle diverse forme di gestione messe in atto a livello regionale si evidenzia che, laddove esiste un ciclo integrato dei rifiuti grazie ad un parco impiantistico sviluppato, viene ridotto significativamente l’utilizzo della discarica. In particolare, in Lombardia lo smaltimento in discarica è ridotto al 4% dei rifiuti prodotti, in Friuli-Venezia Giulia al 8%, in Trentino-Alto Adige al 11% ed in Veneto al 14%. Nelle stesse regioni la raccolta differenziata è pari rispettivamente al 72%, 67,2%, 73,1% e 74,7% e consistenti quote di rifiuti vengono trattate in impianti di incenerimento con recupero di energia.

Vi sono regioni in cui il quadro impiantistico è molto carente o del tutto inadeguato; è il caso della Sicilia, dove i rifiuti urbani smaltiti in discarica rappresentano ancora il 58% del totale dei rifiuti prodotti, ma anche del Lazio e della Campania, che non riescono a chiudere il ciclo all’interno del territorio regionale.

L’analisi dei dati evidenzia che, i maggiori quantitativi di rifiuti organici derivano dalla Campania (circa 425 mila tonnellate) e dal Lazio (oltre 245 mila tonnellate); tali regioni, pur facendo rilevare delle riduzioni dei quantitativi destinati fuori regione pari al 12,7% (Campania) e al 9,2% (Lazio), rispetto al 2018, risentono, comunque, di una dotazione impiantistica non adeguata ai quantitativi prodotti, che devono in parte essere avviati a trattamento fuori regione, soprattutto, in impianti localizzati nel Nord del Paese.

Le regioni del Nord sono dotate di 172 impianti in esercizio che operano, mediamente, per il 68,8% della quantità autorizzata (circa 3 milioni di tonnellate). Tra il 2018 ed il 2019, il settore non

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mostra variazioni significative sia riguardo alle quantità complessive sia riguardo alla sola frazione organica che è pari ad oltre 1,5 milioni di tonnellate ed è interessata da una riduzione dell’1,4%.

In tale area, in Emilia-Romagna, la riconversione da trattamento aerobico a trattamento integrato di un impianto di compostaggio ed il minor quantitativo trattato in alcuni impianti, determinano riduzioni pari al 12% nelle quantità complessive e del 14,6% nei rifiuti organici. Analogo andamento si riscontra anche in Trentino-Alto Adige dove, pur restando inalterato il numero di impianti, si segnala una riduzione dell’11,6% nelle quantità complessive e del 10,8% nei rifiuti organici. Anche il Veneto, il Friuli-Venezia Giulia ed il Piemonte sono caratterizzati da un trend di crescita che, relativamente al trattamento delle frazioni organiche della raccolta differenziata si attesta, rispettivamente, al 17,1%, all’8% e al 6,2%.

Nel Centro, il quantitativo totale dei rifiuti avviati a compostaggio è pari al 53,3% della capacità autorizzata (oltre 1,1 milioni di tonnellate). Sono 42 le unità operative nel 2019 (46 nel 2018) ed il quantitativo complessivo dei rifiuti trattati (circa 605 mila tonnellate) e quello della frazione organica (circa 490 mila tonnellate) evidenziano riduzioni medie pari, rispettivamente, al 10,9% ed al 16,5%.

Il grafico inserito nella pagina che segue, riporta per ogni macroarea geografica, l’evoluzione dei quantitativi della frazione organica selezionata, avviata a trattamento anaerobico in impianti dedicati, nel periodo 2015 – 2019. L’analisi dei dati evidenzia come lo sviluppo del settore sia concentrato nelle regioni del Nord dove operano 21 dei 23 impianti in esercizio e le quantità trattate, pari a circa 301 mila tonnellate (il 91,7% del totale nazionale), mostrano, nel confronto con l’anno 2018, un aumento di circa 24 mila tonnellate, corrispondente all’8,6%. Più contenuto, pari al 2%, risulta l’incremento nelle regioni meridionali, dove la frazione organica avviata al processo di digestione anaerobica, oltre 27 mila tonnellate, costituisce l’8,3% del totale nazionale.

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Digestione anaerobica della frazione organica da raccolta differenziata, per macro area geografica, anni 2015 – 2019

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Fonte: ISPRA

I nuovi obiettivi di riciclaggio che prevedono (decreto legislativo 3 settembre 2016, n. 116, modifica del d.lgs. 152/2006), entro il 2030, il raggiungimento di almeno il 65% e di riduzione dello smaltimento in discarica, entro il 2035, a non più del 10% dei rifiuti prodotti, renderanno necessario realizzare un sistema industriale di gestione che sia in grado di garantire il necessario miglioramento.

Le percentuali più alte di rifiuti allocati in discarica senza trattamento preliminare si riscontrano, in Valle d’Aosta (97%) e in Trentino-Alto Adige (77%). In queste regioni, tuttavia, lo smaltimento in discarica interessa quantità di rifiuti particolarmente basse a fronte di elevati livelli di raccolta differenziata, pari al 64,5% in Valle d’Aosta ed al 73,1% in Trentino-Alto Adige.

La riduzione dello smaltimento dei rifiuti urbani è dovuta, oltre che all’incremento della raccolta differenziata, anche alla maggiore diffusione del trattamento preliminare che contribuisce alla riduzione del peso e del volume dei rifiuti avviati a smaltimento.

L’analisi dei dati a livello regionale mostra che in diversi contesti territoriali l’obiettivo del 10%

al 2035 è già stato raggiunto oppure è molto vicino. In Lombardia (4%), Friuli-Venezia Giulia (8%), Emilia-Romagna (9%) e Campania (1%) meno del 10% dei rifiuti prodotti viene smaltito in

Nord Centro Sud Italia

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discarica; tuttavia, nel caso della Campania la percentuale è raggiunta anche grazie alle quote avviate a destinazioni extraregionali.

Altre regioni come il Trentino-Alto Adige (11%), il Piemonte (12%) e il Veneto (14%), sono molto vicine all’obiettivo. In queste ultime due regioni, come evidenziato, è anche molto bassa (2% e 20%) la percentuale di rifiuti smaltiti senza essere sottoposti al necessario trattamento preliminare.

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