autorevoli si ricorda Pirelli, fondato nel 1948 per l’omonima azienda milanese della gomma, che rappresenta il modello su cui pochi anni più tardi Enrico Mattei imposterà la sua “selvatica creatura” a marchio ENI. Il Pirelli, di cadenza trimestrale, persegue la missione di armonizzare il sapere tecnico-scientifico e la cultura letteraria proponendo temi di produzione, di scienza e di tecnologia raccontati con uno stile di scrittura semplice e universale insieme a rubriche di lifestyle. La redazione della rivista recluta sia uomini d’azienda sia figure lontane dal mondo indu- striale, per configurarsi come versione sofisticata di rotocalco rivolto a un pubblico desideroso di aggiornare il vivere quotidiano. Alberto Pirelli nell’editoriale del primo numero – l’editoriale si rivela sempre il luogo della carta più potente e autorevole –, scrive:
«La rivista Pirelli si inserisce nel dialogo di tutti i giorni tra chi produce e chi acquista, ma vuol trascenderne i limiti [...] vuole prescindere dalle immediate preoccupazioni commerciali [...] investire aspetti tecnici, scientifici e sociali e, perché no, anche culturali e artistici, i quali al fattore produttivo sono bensì strettamente legati ma ricevono tuttavia incompleto rilievo in sede di rapporti commerciali e pubblicitari [...]
Fig. 1 — “Il Gatto Selvatico”, n. 4, 1962, pp. 4-5. Cre- dits Università Iuav di Venezia, Archivio Progetti, fondo Edo- ardo Gellner.
Nella rivista parleremo noi, uomini d’azienda e parleranno anche uo- mini estranei al nostro ambiente i quali, anche perché estranei possono meglio di noi sfuggire al fatale inaridimento del tecnicismo ad oltranza e lievitare la materia con la loro arte, sensibilità e fantasia [...] Ogni contributo alla civiltà meccanizzata va inquadrato nei più alti valori culturali e sociali della vita». [3]
Nel luglio 1955 esce il primo numero de Il Gatto Selvatico, proget- to editoriale fortemente voluto dal presidente dell’ENI Enrico Mattei che ne affida la direzione al poeta Attilio Bertolucci. La pubblicazione, con oltre 12.000 lettori – principalmente dipendenti dell’azienda–, nasce con il preciso intento di informare un pubblico che vada dal Presidente della Repubblica al perforatore offshore. E proprio a quest’ultimo è intitolata: il wildcat, nello slang petrolifero è il cercatore d’oro nero. I wildcats sono persone avventurose ma soprattutto avventuriere. Il nome è una proposta di Bertolucci a cui Mattei risponde: «Non mi dispiacerebbe neanche di fare l’avventuriero, ma per lo Stato […] Una parte della rivista deve sem- pre essere dedicata ai fatti aziendali. Anche la copertina, a colori, deve riguardare sempre l’ENI» [4].
— Il Gatto Selvatico
Il primo numero de Il Gatto Selvatico ha una foliazione di 20 pa- gine (successivamente si passerà a 24 e per numeri speciali a 32), il forma- to è 25 x 31 centimetri, su modello di rotocalchi settimanali come la Do-
menica del Corriere, Oggi o Epoca. A cadenza mensile e stampata a colori
con molto spazio concesso alle fotografie a discapito dei testi, la rivista non si dichiara solo come strumento aziendale, è un progetto totale, se non totalizzante. Il Gatto Selvatico è un’officina della cultura progettuale: la struttura prevede un’articolazione per rubriche di attualità, cinema, moda, sport, gastronomia, e si avvale di contributi di Leonardo Sciascia, Goffredo Parise, Natalia Ginzburg, Alfonso Gatto, Carlo Cassola, Carlo Emilio Gadda; in sintesi, la rivista è la narrazione in ripresa diretta del costume e degli stili di vita dell’Italia del boom sull’esempio di quanto avviene in Pirelli o nella Civiltà delle Macchine (Finmeccanica), gli house
organ che avevano inaugurato il dialogo tra cultura umanistica e cultura
Mattei si rivolge al pubblico definendolo una comunità coesa di lavorato- ri e pensatori:
«Sono lieto di porgere il mio saluto augurale a Il Gatto Selvatico, la nuo- va rivista che si propone di assolvere il compito – modesto, ma essen- ziale – di servire da ideale punto di incontro per tutti coloro che fanno parte della grande famiglia del gruppo ENI. È una famiglia in continuo aumento, così come in continuo aumento sono l’importanza e la prospe- rità delle società affiliate […] Più che opportuno, indispensabile, era un mezzo di comunicazione tra uomini operanti in luoghi diversi ma uniti da comuni interessi e comuni propositi. Il Gatto Selvatico sarà questo mezzo di comunicazione, ma anche qualcosa di più: sarà il simbolo della nostra comunità, il documento dei nostri sforzi, il discreto consigliere di quanti vorranno un parere amichevole, un chiarimento tecnico o generi- camente culturale, una sobria informazione sui principali avvenimenti del nostro tempo». [5]
Bertolucci, seguendo la linea editoriale dettata da Mattei, costru- isce la rivista su un sistema a chiasmo: un segmento riporta e documenta le attività dell’ente con lo scopo di informare gli stakeholders sui risul- tati raggiunti, sulle innovazioni tecnologiche, sui servizi e prodotti che riguardino i lavoratori e i distributori legati all’azienda. Le notizie sulle ricerche petrolifere e sugli accordi stretti con paesi esteri sono la rendi- contazione della sfida politica che Mattei muove al sistema delle Sette Sorelle. L’house organ svolge anche una funzione geografica: l’oggetto cartaceo rappresenta un organismo che si sviluppa in determinati conte- sti con i quali continuamente interagisce, sia in positivo che in negativo, avendo un impatto spesso decisivo sulla collettività.
Il Gatto Selvatico diventa un dispositivo efficace per racconta-
re come l’ENI lavora, agisce e si pone nei confronti del territorio, per estendere anche a esso i valori aziendali. Il direttore rivela negli edito- riali l’entusiasmo dei miracoli degli idrocarburi e il Presidente Mattei è dipinto nel ruolo di un inedito messia imprenditore, ingegnere-salvatore e promotore del progresso:
«Cari lettori, il servizio giornalistico che apre questo numero è data- to dal Sinai, dove i nostri, in fraterna collaborazione con i lavoratori egiziani, trivellano quell’antica terra per estrarne petrolio. È una vita da pionieri, anche se da moderni pionieri cui non mancano né l’aria condizionata né il cinema all’aperto: Giorgio Assan ne descrive l’ardo- re e la pazienza in maniera molto efficace […] È poi data notizia della firma dell’accordo con la Nigeria e della conferenza stampa tenuta dal presidente dell’ENI ai giornalisti del MEC: dall’Europa all’Africa è tutto un fervore d’iniziative per un domani migliore in cui noi ci sentiamo impegnati in maniera totale». [6]
L’altro segmento è dedicato alla divulgazione culturale, costru- ito per una lettura facile, piacevole e istruttiva; il lettore, mai forzato, è accompagnato con scolastica premura ad assorbire nozioni letterarie e a seguire un preciso stile di vita. Le rubriche di lettura, di musica, di moda e di etichetta sono necessarie all’educazione di un popolo a marchio ENI: si consideri ora come l’house organ sia il mezzo che giustifichi il progetto per una nuova società civile illuminata, dedita tanto al lavoro quanto alla cultura. I consigli ai lettori e alle lettrici sono precisi e autorevoli, enfa- tizzati da un tono di scientificità anche per guidare le scelte di gusto:
«Per l’invitata allo sposalizio di maggio o per la madrina della cresi- manda, tutta in lino bianco inamidato, la soluzione classica e sicura è il soprabito primaverile di leggerissima lana in una delle due tendenze base di quest’anno: per esempio, la redingote appena in forma, senza collo, con fiocchetto e cravattina, in leggerissima lana color albicocca, oppure, e sarebbe una variante oltre che modernissima anche pratica, la stessa redingote in shantung o lana-seta tutta abbottonata com’è, come una robe-manteau, e cioè come un vestito. L’altro tipo di mantello leggero è tutto dritto e lento, senza abbottonatura e senza collo, appena annodato da una cravattina, in lana a larga trama beige chiarissimo, verde pistacchio o blu marino, tutto bordato della stessa seta pesante, shantung o crêpe, della fodera e del vestito o della camicetta che sta sot- to; e in questo caso la sottana, naturalmente svasata nel fondo, è della stessa stoffa del soprabito». [7]
Nelle pagine della rivista sono promossi concorsi di fotografia, si invitano i lettori a inviare poesie, brevi racconti, disegni: la strategia è stabilire un rapporto diretto con i dipendenti; Mattei e Bertolucci chiedono al loro pubblico di vedere Il Gatto Selvatico non come una rivista «ma come un familiare»: l’ENI vuole entrare nelle case e abitare gli spazi d’azione dei suoi lettori consigliando cosa leggere, cosa ascoltare, cosa indossare, cosa mangiare, come comportarsi, in sostanza come pensare. Si intende qui sottolineare come l’house organ possa essere considerato strumento di campagna politica, strumento di controllo a mezzo stampa, non di certo coercitivo, ma altamente seducente. Non è forse un caso che alcuni polito- logi dell’epoca descrivano Enrico Mattei come l’uomo più potente d’Italia dopo Ottaviano Augusto e l’allora ministro della difesa Giulio Andreotti vede nel presidente dell’ENI la più alta rappresentazione dell’uomo moder-
no; l’ideale di grandezza di Mattei, un ideale pervasivo che penetra tanto
le fila del governo quanto quelle dell’opposizione, è fare dell’Italia una potenza economica applicando un programma di gestione delle principali fonti energetiche attraverso lo Stato. Mattei riesce nell’impresa, rompe il monopolio americano sul petrolio, tratta direttamente con i paesi fornitori (Tunisia, Algeria, Egitto, Iran, Nigeria, Urss) e concede loro il settanta- cinque per cento dei profitti contro il cinquanta per cento concesso dalle Sette Sorelle [8]. Agli inizi degli anni sessanta Mattei è una figura scomo- da a troppi potenti, dentro l’Italia e fuori dall’Italia, fino al punto in cui la perseveranza nella propria politica lo trascinerà nel vortice dei centri concentrici dell’intrigo, dove nessuno ha responsabilità diretta e dove lo
scomparire è un’opera orchestrata a regola d’arte.
— Il Villaggio Eni di Corte di Cadore
Il 27 ottobre 1962 il piccolo aereo Morane-Saulnier partito da Catania su cui viaggia Enrico Mattei si inabissa misteriosamente nel fan- go della campagna di Bascapè, in provincia di Pavia, mentre il velivolo si sta preparando per la fase di atterraggio presso l’aeroporto di Milano Linate. Nel numero de Il Gatto Selvatico pubblicato poco dopo la tragedia il direttore Attilio Bertolucci ha un compito difficilissimo: omaggiare il Presidente, e soprattutto l’amico scomparso; sceglie di trascrivere quasi per intero l’editoriale del primo numero del 1955 scritto da Mattei (qui precedentemente riportato). E Bertolucci aggiunge: «Quando fu deciso
che l’Eni avesse la propria rivista aziendale Enrico Mattei volle parteci- pare di persona alle sedute che si dovettero fare per impostare la pubbli- cazione. Non si accontentò di leggere un promemoria, o una relazione: volle esserci, e attivamente, e volle che anche questa espressione, sia pure marginale, dell’azienda, fosse improntata dallo spirito che animava tutta l’attività dell’azienda stessa. Vero spirito di sostanziale, autentica democraticità» [9]. In questo saggio si intende rileggere l’immaginario racchiuso tra le pagine de Il Gatto Selvatico che, oltre a rivelarsi, come già enunciato, progetto editoriale divulgativo per famiglie con contenuti di spessore intellettuale e scientifico, si dichiara anche dispositivo-manife- sto del pensiero politico di Enrico Mattei, sintetizzabile in una formula di Umanesimo critico dove l’architettura e il design assumono un significato duplice, simboli di democrazia e al tempo stesso di controllo biopolitico. All’interno del mensile trovano ampio spazio, tramite apparati di testi e immagini, i racconti dei progetti nazionali e internazionali promossi dall’azienda; particolare interesse è riservato ai «centri dell’ENI per le vacanze dei suoi lavoratori»: il Villaggio di Corte di Cadore e la Colonia di Cesenatico. Ma è la struttura montana l’orgoglio dell’azienda, e una prima analisi quantitativa lo conferma: su centoventi numeri pubblicati
Fig. 2 — Villette per vacanza del Villaggio ENI di Corte di Cadore, da “Il Gatto Selvatico”, n. 10, 1956, pp. 12-13. Credits Università Iuav di Venezia, Ar- chivio Progetti, fondo Edoardo Gellner.
tra il 1955 e il 1965 dodici numeri [10] ritraggono il Villaggio cadorino in copertina (solo quattro sono le copertine dedicate alla Colonia romagno- la); il supplemento speciale al numero di giugno 1962 dedica ventisette pagine al progetto di Corte e cinque a quello di Cesenatico. Progettato tra il 1955 e il 1962 da Edoardo Gellner, il Villaggio si compone di due alber- ghi, un residence, 240 villette monofamiliari, una Colonia, un Campeg- gio a tende fisse e la chiesa di Nostra Signora del Cadore, al cui disegno collabora Carlo Scarpa. Nelle fotografie pubblicate su Il Gatto Selvatico è rappresentata una gioventù in azione che conferisce orgoglio e vitalità all’architettura del Villaggio e della montagna e che reagisce alle pratiche del design partecipato. Il racconto architettonico riversato nell’economia della rivista con sistematica ripetizione della spettacolarità della struttu- ra – «un’iniziativa sociale senza eguali» [11] – sfiora la manipolazione pro- pagandistica seducendo il lettore a desiderare quell’unico modo possibile di vivere la vacanza. Il disegno del Villaggio ENI diventa paradigma di un territorio fisico e teorico che coinvolge l’industria, la comunità e il de- sign, fissando i principi di una organizzazione democratica, ma rigorosa, dello spazio. Su tale principio si consideri quanto sostenuto dal sociologo Roberto Michels:
«La democrazia non è concepibile senza organizzazione. Anzitutto l’or- ganizzazione dà consistenza alla massa. Poche parole possono bastare per la dimostrazione di questa tesi. Una classe che ponga determinate rivendicazioni alla società e intenda realizzare quelle ideologie e quegli ideali che sono sorti dalle stesse funzioni economiche che essa adempie, ha bisogno, sia in campo economico sia in campo politico, di una organiz- zazione, come unico mezzo per costituire una volontà collettiva». [12] Come in seguito sarà esplicato, le condizioni di accesso al Vil- laggio e la sua struttura interna prevedono il rispetto di norme alquanto rigide ma al tempo stesso obbediscono ai principi fondamentali della democrazia, così come formulati da Karl Mannheim, ovvero la potenzia- le eguaglianza ontologica di tutti i membri individuali della società e il riconoscimento dell’autonomia vitale dei componenti della società [13]. La ragione del Villaggio è ab origine rintracciabile nell’impresa di esaudi- re un desiderio:
Fig. 3 — “I Centri dell’ENI per le vacanze dei suoi lavoratori”, supple- mento speciale a “Il Gatto Selvatico”, n. 6 (1962), copertina. Credits Università Iuav di Venezia, Ar- chivio Progetti, fondo Edoardo Gellner.
«molti anni addietro, l’ing. Enrico Mattei, attuale presidente dell’ENI, all’inizio della sua carriera sognava di poter avere una casa in monta- gna, piccola ma autonoma, tutta per sé e per la sua famiglia; il sogno che non poté allora realizzare per mancanza di mezzi, è divenuto realtà per tutti i dipendenti dell’Ente da lui diretto». [14]
Di qui emerge la volontà di promuovere un privilegio non ge- rarchizzato della vacanza, per una distribuzione egualitaria del tempo libero. L’obiettivo è accogliere 6.000 abitanti su un’area montana di circa 200 ettari, dotata di una rete stradale costituita da strade asfaltate e pas- seggiate pedonali di 25 km.
L’accesso al Villaggio avviene tramite selezione: un insieme di norme, redatte per ogni unità del progetto e pubblicate nelle pagine de Il
Gatto Selvatico, stabiliscono le assegnazioni. Il Villaggio è aperto tutto
l’anno: i periodi di massima attività coincidono con l’estate e con le festi- vità natalizie; per quanto concerne le villette e l’albergo
«d’estate e d’inverno sono effettuati turni di 20 giorni per le villette e di 14 giorni per gli alberghi. Possono usufruire del soggiorno i lavoratori
Fig. 4 — Veduta ae- rea del Villaggio ENI di Corte di Cadore, da “I Centri dell’ENI per le vacanze dei suoi lavoratori”, supplemento speciale a “Il Gatto Selvatico”, n. 6 (1962), pp. 4-5. Credits Università Iuav di Venezia, Ar- chivio Progetti, fondo Edoardo Gellner.
del Gruppo, purché assunti a tempo indeterminato e dopo che abbiano superato il periodo di prova; oltre ai lavoratori richiedenti sono ammes- si al soggiorno il coniuge, i figli, gli ascendenti sia del lavoratore che del coniuge; i fratelli, sorelle o nipoti purché a carico ed infine, per le sole villette, una persona di servizio. La preferenza nelle assegnazioni viene data, per il soggiorno in villetta, al personale coniugato con un minimo di due figli, e per il soggiorno in albergo al personale celibe o nubile, o coniugato con un figlio o senza figli o con altri famigliari a carico, per un massimo di una persona oltre al coniuge».
Tutte le domande sono esaminate da apposite commissioni interne che hanno il compito di compilare una graduatoria dalla quale emergano le precedenze per la concessione dei soggiorni. Si dichiara quindi il beneficio cattolico-cristiano delle famiglie numerose che possono competere per la sistemazione in villetta a discapito delle famiglie con figlio/a unico/a che possono presentare domanda unicamen- te per gli alberghi. Inoltre, scorrendo le regole, si nota che se per gli ospiti in villetta il soggiorno è gratuito (esclusi gli oneri relativi al consu- mo dell’energia elettrica e del combustibile e all’imposta di soggiorno),
Fig. 5 — “I Centri dell’ENI per le vacanze dei suoi lavoratori”, supple- mento speciale a “Il Gatto Selvatico”, n. 6 (1962), pp. 2-3. Credits Università Iuav di Venezia, Ar- chivio Progetti, fondo Edoardo Gellner.
per gli ospiti in albergo il soggiorno è a loro carico tramite il pagamento di una retta giornaliera di pensione completa seppure «di modesta entità» [15]. Un apposito regolamento, distribuito ai lavoratori assegnatari, fornisce le istruzioni riguardanti le regole di condotta interne del Villag- gio, «la buona conservazione del patrimonio sociale» [16], il rispetto dell’ambiente e il funzionamento dei servizi. Le villette sono raggruppate in zone residenziali composte da 60-80 unità, per un totale di 350-500 persone; sono consegnate agli ospiti completamente arredate e fornite di biancheria e di tutti i servizi necessari alla villeggiatura. La tipologia edilizia scelta è una costruzione a piano unico di superficie compresa tra i 47 e i 66 mq che include un soggiorno con camino o stufa di ceramica, una camera matrimoniale, una camera con letti sovrapposti, una cucina e un bagno. Gli interni sono dipinti con colori accesi, dai toni del giallo a quelli del rosso e dell’azzurro, mentre gli arredi hanno linee moderne, realizzati in legno massiccio di mogano e noce con supporti in metallo nero opaco e fasce di laminati plastici. Ogni villetta inoltre dispone di un’ampia zona di soggiorno esterna, formata da una terrazza coperta a sbalzo che guarda al panorama montano. Alla Colonia, attiva solo nei mesi estivi da giugno a settembre con turni di 27 giorni, possono accede-
Fig. 6 — Interni delle villette per vacanze del Villaggio ENI di Corte di Cadore, da “I Centri dell’ENI per le vacanze dei suoi lavoratori”, supplemento speciale a “Il Gatto Selvatico”, n. 6 (1962), pp. 20-21. Credits Università Iuav di Venezia, Ar- chivio Progetti, fondo Edoardo Gellner.
re i figli di età compresa tra i 6 e i 12 anni dei lavoratori del gruppo assunti con contratto a tempo indeterminato, nonché fratelli/sorelle o nipoti purché a carico. Per il soggiorno in Colonia è richiesta una precisa documentazione sanitaria: in caso di necessità la Società stessa cura l’organizzazione di visite mediche per i bambini in partenza (per citare nuovamente Foucault una popolazione di lavoratori è un blocco umano in buona salute che vive in uno spazio salubre [17]). Durante il soggiorno sono forniti corredi e divise per l’attività di gioco e di studio (con la rigorosa diversificazione gender colour, rosa per le bambine, azzurro per i bambini), oltre a una borsa per gli indumenti e uno zaino per le escur- sioni. Il soggiorno in Colonia è gratuito e le spese di viaggio sono soste- nute dall’azienda. Il complesso della Colonia è organizzato per padiglio- ni, dove gli ospiti sono suddivisi in 10 squadre da 40 unità e ogni squadra è a sua volta suddivisa in due sotto-squadre affidate ciascuna a un’istitu- trice. Affinché l’ambiente interno risulti il più possibile dimensionato agli utenti le sale dei dormitori sono articolate in box di quattro letti disposti angolarmente per ricostruire l’ambiente concluso di una camera favorendo la con-socialità e la responsabilità nel micro-ambiente, evitan- do lo schema a disposizione parallela spesso causa di isolamenti. Gli
Fig. 7 — Interni della Colonia del Villaggio ENI di Corte di Cadore, da “I Centri dell’ENI per le vacan- ze dei suoi lavoratori”, supplemento speciale a “Il Gatto Selvatico”, n. 6 (1962), pp. 22-23. Credits Università Iuav di Venezia, Ar- chivio Progetti, fondo Edoardo Gellner.
elementi di connessione tra i padiglioni sono larghe rampe coperte di