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GIUGNO Sabato, 1 giugno 2013

Nel documento La tua fede ti ha salvato (pagine 38-111)

del Tempo Ordinario

GIUGNO Sabato, 1 giugno 2013

San Giustino, martire

Liturgia della Parola

Sir 51,12-20; Sal 18; Mc 11,27-33

La ParoLaDeL signore

è asCoLtata

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli, andarono di nuovo a Gerusalemme. E, mentre egli camminava nel tempio, vennero da lui i capi dei sacerdoti, gli scribi e gli anziani e gli dissero: «Con quale autorità fai queste cose? O chi ti ha dato l’autorità di farle?». Ma Gesù disse loro: «Vi farò una sola domanda. Se mi rispondete, vi dirò con quale

VIII Settimana del Tempo Ordinario

autorità faccio questo. Il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini? Rispondetemi». Essi discuteva-no fra loro dicendo: «Se diciamo: “Dal cielo”, risponderà:

“Perché allora non gli avete creduto?”. Diciamo dunque:

“Dagli uomini”?». Ma temevano la folla, perché tutti ri-tenevano che Giovanni fosse veramente un profeta. Ri-spondendo a Gesù dissero: «Non lo sappiamo». E Gesù disse loro: «Neanche io vi dico con quale autorità faccio queste cose».

èmeDitata

Al di la dello straordinario atteggiamento di Gesù che, con disinvoltura, elude la domanda degli scribi e fari-sei, resta la fondamentale ricerca di ogni uomo nel co-noscere la verità in merito a Gesù. Chi ha idee diverse da noi in merito alla fede non riesce a comprendere l’autorità divina di Gesù; molti, invece, ne apprezzano quella umana. Tante persone, anche non credenti, ri-mangono affascinati sia dal messaggio “rivoluzionario”

di Gesù, sia dal suo modo di essere, di vivere, di par-lare e di servire. La Pace, la concordia, l’amorevolezza, la misericordia, il servizio ecc. sono valori apprezzati e condivisi; non ci si stacca, tuttavia, dalla sfera umana.

L’autorità di Gesù, però, non viene dal gradimento degli uomini, da un sondaggio popolare o da libere e democratiche votazioni ma da Dio stesso. Questo deve essere compreso soprattutto da noi credenti che, molto spesso, riduciamo il messaggio salvifico del di-vin Maestro a pura azione di impegno umanitario e sociale. Gesù è venuto ad inaugurare un regno che non è di questo mondo, un regno che ha come fine ultimo la beatitudine eterna in Paradiso. L’impegno in questa vita terrena deve avere come scopo, dunque, la preparazione dell’eternità. A volte, purtroppo, ab-biamo paura di parlare del “dopo morte” e riduciamo

Tempo Ordinario

la speranza cristiana a piccoli desideri umani. Gesù ci invita ad andare oltre, ad alzare lo sguardo verso il cielo, a pensare in grande. La nostra vita inizia qui su questa terra ma non avrà mai più fine.

Chi prova a tessere tele per ingannare, resta impiglia-to nelle proprie maglie.

èPregata

Signore Gesù, concedi a tutti i credenti il dono della sapienza del cuore perché si possa continuare a par-lare della Speranza cristiana. Il mondo ha bisogno di quest’annuncio e noi non possiamo tenerlo nascosto.

Sia su di noi la Tua grazia affinché possiamo rendere partecipi dell’abbondanza dei Tuoi doni coloro che ci poni accanto. Amen.

miimPegna Troverò un po’ di tempo per leggere un brano dell’an-tico testamento.

VIII Settimana del Tempo Ordinario

del Tempo Ordinario

IX Domenica, 2 giugno 2013

SANTISSIMO CORPO E SANGuE DI CRISTO

Solennità

Liturgia della Parola

Gn 14,18-20; Sal 109; 1Cor 11,23-25; Lc 9,11b-17

La ParoLaDeL signore

è asCoLtata In quel tempo, Gesù prese a parlare alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure. Il giorno comin-ciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Con-geda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta». Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare».

Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pe-sci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C’erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». Fecero così e li fecero sedere tutti quanti. Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla. Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.

èmeDitata Nella Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo, la liturgia mette in evidenza la tematica del dono. L’e-vangelista Luca afferma che la folla si trova in una zona deserta. Questa precisazione sembra identificare non solo il luogo geografico, ma anche il cuore dei discepoli ancora incapace di entrare nella sconvolgente logica di Gesù. Egli ha in mente di dare un segno della sua com-passione nei confronti della gente che “si era cibata”

della sua parola, anticipando, così, ciò che farà durante l’ultima cena. Siamo di fronte alla prima presentazione

IX Settimana del Tempo Ordinario

del mistero eucaristico ma è necessaria la partecipazio-ne attiva dei discepoli: «voi stessi date loro da mangiare».

Gesù è pronto a benedire, moltiplicare, donare… ma ha bisogno del contributo degli uomini stessi. Ciò avvie-ne, in maniera mirabile, nell’Eucaristia. Gesù è presente nell’ostia consacrata; si incarna in quel pezzo di pane in cui è presente l’agricoltore che ha preparato il terreno e ha seminato il grano, l’acqua che ha irrigato e fatto germogliare, il sole che ha indorato le spighe, gli operai che hanno raccolto, il mugnaio che ha macinato, il for-naio che ha impastato. Quanto sudore in un pezzo di pane! Il Signore si unisce al cibo degli uomini diventan-do cibo spirituale per gli uomini. Il pane eucaristico è, dunque, “frutto della terra e del lavoro dell’uomo” che, per grazia di Dio e opera della Chiesa, diventa corpo di Cristo e cibo di vita eterna. Se impareremo ad essere dono gli uni degli altri, entreremo in questa dinamica d’amore e saremo parte dell’immenso miracolo eucari-stico a cui ogni giorno assistiamo.

La povertà di ognuno, se condivisa, diventa ricchezza di tutti.

èPregata Gesù credo in te, ti amo e spero in te. Tu sei vero Dio e vero uomo. Sei il Salvatore e il Redentore. Nel Tuo nome rinuncio al peccato. Purificami da ogni male. Amen.

miimPegna

Se partecipo alla processione eucaristica, adorerò il Si-gnore presente nell’ostensorio ricordandomi delle per-sone che compongono la “catena di lavoro” del pane.

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Tempo Ordinario

Lunedì, 3 giugno 2013

Madonna della Lettera Venerata a Messina

Liturgia della Parola

Tb 1,3;2,1a-8; Sal 111; Mc 12,1-12

La ParoLaDeL signore

è asCoLtata In quel tempo, Gesù si mise a parlare ai sommi sacerdoti, agli scribi e agli anziani con parabole: «Un uomo piantò una vigna, la circondò con una siepe, scavò una buca per il tor-chio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. Al momento opportuno mandò un servo dai contadini a ritirare da loro la sua parte del raccolto della vigna. Ma essi lo presero, lo bastonarono e lo mandarono via a mani vuote. Mandò loro di nuovo un altro servo: anche quello lo picchiarono sulla testa e lo insultarono. Ne mandò un altro, e questo lo uccisero; poi molti altri: alcuni li bastona-rono, altri li uccisero. Ne aveva ancora uno, un figlio amato;

lo inviò loro per ultimo, dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma quei contadini dissero tra loro: “Costui è l’erede.

Su, uccidiamolo e l’eredità sarà nostra!”. Lo presero, lo ucci-sero e lo gettarono fuori della vigna. Che cosa farà dunque il padrone della vigna? Verrà e farà morire i contadini e darà la vigna ad altri. Non avete letto questa Scrittura: La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo;

questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi?». E cercavano di catturarlo, ma ebbero paura della folla; avevano capito infatti che aveva detto quella parabola contro di loro. Lo lasciarono e se ne andarono.

èmeDitata Qualche volta si sente dire questa espressione: “nella mia vita ho fatto sempre del bene e ho avuto in

cam-IX Settimana del Tempo Ordinario

bio solo male”. Certo, sarebbe interessante indagare su quel “sempre”. Chi può giudicare la bontà di tutte le nostre azioni? Andando oltre, però, di fronte al triste epilogo di questa parabola sorge la domanda: perché il male? Perché dopo aver ricevuto tanto bene? Il pa-drone “mette in campo” tutte le proprie energie fisiche e finanziare per rendere bella e fruttuosa la sua vigna.

La affida a dei vignaioli e, come logica vuole, si aspet-ta di ricevere il prodotto della terra. E invece? Riceve rifiuto e violenza. È facile scorgere la vicenda storica di Gesù nel rapporto con i suoi fratelli ebrei. Per più di 20 secoli, Dio aveva suscitato, custodito ed amato questo suo popolo come un agricoltore la sua vigna.

Aveva inviato il suo unico Figlio come Messia e Sal-vatore ma, aveva ricevuto opposizione, distruzione e morte. I “contadini ebrei” avevano rifiutato il padrone della vigna… Tutto ricomincia con i cristiani, il nuovo popolo dei battezzati, con noi ma… possiamo dire di essere o essere stati dei bravi lavoratori nella vigna del Signore? Forse anche noi, talvolta, rifiutiamo a parole o nei fatti il nostro Maestro. Forse anche noi viviamo come se Egli non esistesse per nulla, come se non incidesse nella nostra vita quotidiana. E anche nella Chiesa, purtroppo, si agisce come se fossimo i padro-ni, dimenticando di essere semplici e umili lavoratori.

Chi si appropria indebitamente delle cose altrui, pri-ma o poi dovrà lasciare tutto… e in pri-malo modo.

èPregata Signore Gesù, sono davanti a te con tutte le mie mise-rie. So che non mi respingerai perché Tu mi ami così come sono. Mi pento dei miei peccati e perdono coloro

Tempo Ordinario

che mi hanno offeso. Rinuncio a Satana e a tutte le sue seduzioni, ti dono tutto il mio essere, ora e sempre.

Amen.

miimPegna Troverò un po’ di tempo da dedicare all’Adorazione eucaristica in Chiesa oppure spiritualmente in casa.

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Martedì, 4 giugno 2013

San Filippo Smaldone, sacerdote

Liturgia della Parola

Tb 2,9-14; Sal 111; Mc 12,13-17

La ParoLaDeL signore

è asCoLtata In quel tempo, mandarono da Gesù alcuni farisei ed ero-diani, per coglierlo in fallo nel discorso. Vennero e gli dissero: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nes-suno, ma insegni la via di Dio secondo verità. È lecito o no pagare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare, o no?».

Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse loro: «Perché volete mettermi alla prova? Portatemi un denaro: voglio vederlo». Ed essi glielo portarono. Allora disse loro: «Que-sta immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero:

«Di Cesare». Gesù disse loro: «Quello che è di Cesare ren-detelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio». E rimasero ammirati di lui.

èmeDitata Spesso, nelle campagne anticristiane e laiciste si uti-lizza e si strumentauti-lizza questo brano evangelico per

IX Settimana del Tempo Ordinario

affermare la convinzione di uno Stato libero e di una Chiesa libera, capaci di camminare parallelamente, senza che l’uno interagisca con l’altra. È necessario, però, capire la motivazione del brano in questione.

I farisei ed erodiani vogliono cogliere in fallo Gesù, tentando di screditarlo dinanzi all’opinione pubblica e all’impero. Se Gesù, infatti, avesse detto “non è leci-to”, i rappresentanti del governo romano lo avrebbero denunciato per opposizione. Se, al contrario, aves-se detto “è lecito”, la gente, stanca dell’occupazione romana, lo avrebbe accusato di connubio con il po-tere, alla stregua dei pubblicani. Gesù, invece, trova la formula per uscire dal tranello e afferma l’assoluta differenza tra il regno di Dio e quello umano. Con ciò, tuttavia, non significa che la religione non debba esprimere la propria opinione di fronte alle tematiche che toccano la vita della società. Prova ne è il fatto che le prime comunità cristiane cominciarono ad op-porsi alla schiavitù, ai giochi dei gladiatori negli stadi, al culto dell’imperatore. Lo Stato può fare a meno del pensiero religioso solo se tutti i suoi appartenenti non professano nessun credo. Ma proprio in virtù della li-bertà dello Stato, ogni persona e ogni organizzazione può esprimere la propria opinione. Non stanchiamoci, dunque, di far sentire la nostra voce di cristiani. Non vergogniamoci di portare avanti i nostri ideali e i no-stri valori. Soltanto così ci sarà uno Stato libero, cioè capace di ascoltare e garantire la libertà di parola a tutti i cittadini.

Stato e Chiesa sono liberi. Liberi di scontrarsi, di confrontarsi, di incontrarsi.

Tempo Ordinario

èPregata Signore Gesù, accostati a me e condividi la mia vita, ti accetto come Maestro e Salvatore: guariscimi, trasfor-mami e rafforzami. Donami la libertà di amarti, di servirti e di annunciarti con forza, determinazione e credibilità. Amen.

miimPegna

Troverò un po’ di tempo da dedicare all’Adorazione eucaristica in Chiesa oppure spiritualmente in casa.

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Mercoledì, 5 giugno 2013

San Bonifacio, vescovo e martire

Liturgia della Parola

Tb 3,1-11a.16-17a; Sal 24; Mc 12,18-27

La ParoLaDeL signore

è asCoLtata

In quel tempo, vennero da Gesù alcuni sadducei – i quali dicono che non c’è risurrezione – e lo interrogavano dicen-do: «Maestro, Mosè ci ha lasciato scritto che, se muore il fratello di qualcuno e lascia la moglie senza figli, suo lo prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratel-lo. C’erano sette fratelli: il primo prese moglie, morì e non lasciò discendenza. Allora la prese il secondo e morì senza lasciare discendenza; e il terzo ugualmente, e nessuno dei sette lasciò discendenza. Alla fine, dopo tutti, morì anche la donna. Alla risurrezione, quando risorgeranno, di qua-le di loro sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie». Rispose loro Gesù: «Non è forse per questo che siete in errore, perché non conoscete le Scritture né

IX Settimana del Tempo Ordinario

la potenza di Dio? Quando risorgeranno dai morti, infatti, non prenderanno né moglie né marito, ma saranno come angeli nei cieli. Riguardo al fatto che i morti risorgono, non avete letto nel libro di Mosè, nel racconto del roveto, come Dio gli parlò dicendo: Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe? Non è Dio dei morti, ma dei viventi! Voi siete in grave errore».

èmeDitata

Facciamo tanti sacrifici per migliorare la qualità della no-stra vita. Grazie alle moderne tecniche mediche, è stato possibile allungare l’età media degli abitanti dei paesi più sviluppati; molte malattie sono state debellate; molti disagi sono stati superati. Possiamo affermare che l’intel-ligenza umana galoppa così velocemente che, con diffi-coltà, ci accorgiamo di una nuova scoperta o invenzione;

il tempo di rendercene conto ed è subito superata. Non succede la stessa cosa, purtroppo, per la vita spirituale.

Capita, infatti, di non usare la stessa cura e attenzione nel pensare alla vita oltre la morte. Il brano del Vangelo di oggi, ci offre l’opportunità di riflettere su chi siamo veramente. Dio non ci ha creati per questo mondo e questa vita terrena. Egli non ci ha pensato e progetta-to per assistere alla distruzione delle nostre cellule nel dopo morte. Egli ci ha voluti perché potessimo godere in eterno della sua bontà e misericordia. Ci ha creati per contemplare il suo sconfinato amore in un’armonia di voci, di colori, di bellezze. Ci ha fatto per il Paradiso. Tut-to ciò che viviamo sulla terra, dunque, è una semplice preparazione della vita che verrà. È la gestazione della nascita al cielo e in, questa logica, nell’eternità saremo ciò che qui costruiamo. Non dimentichiamo mai questa realtà. Non temiamo di parlare del Paradiso, di gustare l’attesa della vita eterna. Se impareremo a pensare con libertà e naturalezza all’aldilà, vivremo meglio l’aldiquà.

Tempo Ordinario

La terra è terra. Il cielo è cielo. L’uomo è cielo e terra.

èPregata Vieni, Signore Gesù, immergimi nel Tuo preziosissimo Sangue e riempimi del Tuo Santo Spirito. Aiutami a non voltarmi indietro, a non desiderare nient’altro che te. Fammi sentire il tepore del Tuo amore e la po-tenza del Tuo santo Corpo. Amen.

miimPegna

Reciterò con consapevolezza il “credo” e pregherò per i defunti.

3

Giovedì, 6 giugno 2013

San Norberto, vescovo

1° giovedì del mese: preghiera per le vocazioni

Liturgia della Parola

Tb 6,10-11; 7,1.9-17; 8,4-9a; Sal 127; Mc 12,28b-34

La ParoLaDeL signore

è asCoLtata

In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi che li ave-va uditi discutere e, visto come aveave-va ben risposto a loro, gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». Gesù rispose: «Il primo è: Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. Il secondo è questo: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Non c’è altro comandamento più grande di questi». Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e

se-IX Settimana del Tempo Ordinario

condo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui;

amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici». Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.

èmeDitata

Quando si pronuncia la parola “comandamento”, su-bito la mente intercetta le due tavole in cui trovano spazio i dieci dettami che Dio aveva consegnato a Mosè sul monte Sinai. Lo scriba che parla con Gesù, invece, conosce e ricorda i 613 (365 al negativo e 248 al posi-tivo) precetti presenti nella Legge mosaica. Il Maestro, quello vero che conosce il cuore e la mente di Dio, non sceglie un comandamento specifico da mettere al pri-mo posto, ma definisce l’atteggiamento essenziale che sottostà ad ogni comandamento: Ascoltare ed Amare.

Nel nostro dialetto siciliano, il verbo “ascoltare” non indica solo l’azione dell’udito, ma contiene in sé il si-gnificato di ubbidire. Dio è nostro Padre e a lui dobbia-mo obbedienza filiale. Ascoltare Dio significa, prima di tutto, conoscerlo, imparare il suo linguaggio, recepire la sua volontà e i suoi desideri, mettere in pratica le sue indicazioni consapevoli che i suoi progetti sono orientati al nostro bene. Se Dio è Amore, l’obbedienza dei figli si gioca tutta sull’amore poiché ogni genitore desidera che i propri figli siano come lui e ne seguano le orme. Se ci sentiamo figli di Dio, dunque, dobbiamo necessariamente amare con tutte le nostre dimensioni umane: cuore, anima, mente e forza. Non è possibile dare “qualcosa” a Dio! Egli ci ha dato tutto e tutto desi-dera da noi. Da questo amore totale e totalizzante, infi-ne, scaturisce l’impegno ad una vita di comunione e di servizio anche con il nostro prossimo. Sembrano belle

Tempo Ordinario

parole che rischiano di restare tali se non passano at-traverso il sacrificio e la rinuncia al proprio egoismo. È diffide amare ma è la misura del nostro essere cristiani.

L’amore non si accontenta né del poco né del mol-to… vuole tutto.

èPregata Gesù Eucaristia, Pane vivo e vero, che non disdegni di venire dentro di me, rendimi consapevole della grandez-za del Tuo dono d’amore. Insegnami ad amare e a di-ventare come te, dono d’amore per gli altri, pane buono e spezzato che nutre e dà forza. Amen.

miimPegna

Troverò un po’ di tempo da dedicare all’Adorazione eucaristica in Chiesa oppure spiritualmente in casa.

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Venerdì, 7 giugno 2013

SACRATISSIMO CuORE DI GESù

Solennità GIORNATA MONDIALE DI SANTIFICAzIONE SACERDOTALE

Liturgia della Parola

Ez 34,11-16; Sal 22; Rm 5,5b-11; Lc 15,3-7

La ParoLaDeL signore

è asCoLtata

In quel tempo, Gesù disse ai farisei e agli scribi questa

In quel tempo, Gesù disse ai farisei e agli scribi questa

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