• Non ci sono risultati.

La tua fede ti ha salvato

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2022

Condividi "La tua fede ti ha salvato"

Copied!
268
0
0

Testo completo

(1)

Patti (me) Patti (me)

Riflessioni sul Vangelo del giorno per il Tempo Ordinario

La tua fede

ti ha salvato

(2)
(3)

Alzati e va!

La tua fede ti ha salvato

(Lc 17,19)

Riflessioni sul Vangelo del giorno per il Tempo Ordinario Settimane VII - XXI (Anno C)

(4)

Il volumetto è stato curato da don Dino Lanza e dall’equipe del Centro DioCesano VoCazioni.

I testi delle riflessioni, preghiere e impegni sono stati preparati da:

- Settimane VII – XI da don Calogero Tascone, parroco delle par- rocchie Ss. Filippo e Giacomo, e Maria SS. della Catena in Naso (Me);

- Settimane XII – XVI da Marina Aiello, della comunità parrocchiale S. Giorgio martire, in S. Giorgio di Gioiosa Marea (Me);

- Settimane XVII – XXI da Donatella Sauta, della comunità par- rocchiale S. Lucia in S. Agata Militello (Me).

Foto di copertina di Claudio Masetta Milone, capo Scout AGESCI del gruppo Sant’Agata Militello I

© 2013 - Centro Diocesano Vocazioni Seminario Vescovile di Patti

Piazza Cattedrale - 98066 Patti (ME) Tel. 0941.21047

cdv@diocesipatti.it Per chi desidera inviare una offerta

CCP 11119989 – OVS

IBAN IT90 D076 0116 5000 0001 1119 989

(5)

E

cco a voi, cari amici, lo strumento che, a servizio della Parola di Dio, vuole accompagnarvi, subito dopo il Tempo Pasquale, nella incipiente estate.

Ai carissimi don Calogero Tascone, Marina Aiello da S.

Giorgio, Donatella Sauta da Sant’Agata individuati e co- ordinati da don Dino Lanza il mio ringraziamento.

A quanti avrete in mano queste pagine il mio augurio.

Qual è l’augurio?

Mutuate dal vangelo di Luca, copertina e frontespizio, queste pagine recano ALZATI E VA! LA TUA FEDE TI HA SALVATO’ (17,19).

Non poteva esserci titolo più pertinente in questo cin- quantesimo anno dall’inizio della celebrazione del Con- cilio Ecumenico Vaticano II che Benedetto XVI ha voluto che la Chiesa intera dedicasse alla Fede.

Da qui il mio augurio.

del Vescovo

(6)

La fede è dono, regalo di Dio che, solo può suscitarla nei cuori.

Essa attende d’essere professata con gratitudine e consapevolezza, celebrata con eguale serietà coi sacra- menti, praticata nell’ascolto operativo della Parola e supportata dalla preghiera umile, fiduciosa e costante.

Fede di questo tipo fa miracoli. Alza, fa camminare e salva i singoli e la famiglia umana.

Così è stato sempre dai primi passi che la chiesa ha mosso là, sulle rive del Genesaret, fino ad oggi.

Così continui, pure con la nostra collaborazione, da ora all’approdo alla Patria definitiva.

Con la mia benedizione.

(7)

Tempo Ordinario

(Anno C)

(8)
(9)

Settimane VII – XII

Don Calogero Tascone, giovane sacerdote della diocesi di Patti, ordinato il 9 ottobre 2004, attual- mente parroco delle parrocchie Ss. Filippo e Giaco- mo a Naso e Maria SS. della Catena nella frazione Ba- zia. Impegnato nella Pastorale Giovanile e insegnante di religione.

(10)
(11)

del Tempo Ordinario

(12)

Lunedì, 20 maggio 2013

San Bernardino da Siena, sacerdote

Liturgia della Parola

Sir 1,1-10; Sal 92; Mc 9,14-29

La ParoLaDeL signore

è asCoLtata In quel tempo, Gesù, sceso dal monte e giunto presso i discepoli, vide attorno a loro molta folla e alcuni scribi che discutevano con loro. E subito tutta la folla, al vederlo, fu presa da meraviglia e corse a salutarlo. Ed egli li interro- gò: «Di che cosa discutete con loro?». E dalla folla uno gli rispose: «Maestro, ho portato da te mio figlio, che ha uno spirito muto. Dovunque lo afferri, lo getta a terra ed egli schiuma, digrigna i denti e si irrigidisce. Ho detto ai tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti». Egli allora disse loro: «O generazione incredula! Fino a quando sarò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo da me». E glielo portarono. Alla vista di Gesù, subito lo spirito scosse con convulsioni il ragazzo ed egli, caduto a terra, si rotolava schiumando. Gesù interrogò il padre:

«Da quanto tempo gli accade questo?». Ed egli rispose:

«Dall’infanzia; anzi, spesso lo ha buttato anche nel fuoco e nell’acqua per ucciderlo. Ma se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci». Gesù gli disse: «Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede». Il padre del fanciullo rispose subito ad alta voce: «Credo; aiuta la mia incredulità!». Al- lora Gesù, vedendo accorrere la folla, minacciò lo spirito impuro dicendogli: «Spirito muto e sordo, io ti ordino, esci da lui e non vi rientrare più». Gridando e scuotendolo for- temente, uscì. E il fanciullo diventò come morto, sicché molti dicevano: «È morto». Ma Gesù lo prese per mano,

VII Settimana del Tempo Ordinario

(13)

lo fece alzare ed egli stette in piedi. Entrato in casa, i suoi discepoli gli domandavano in privato: «Perché noi non siamo riusciti a scacciarlo?». Ed egli disse loro: «Questa specie di demòni non si può scacciare in alcun modo, se non con la preghiera».

èmeDitata

A noi non tocca fare analisi cliniche per stabilire quale malattia, sconosciuta al tempo di Gesù, si possa iden- tificare con i sintomi e le caratteristiche enunciate in questo brano. È doveroso, piuttosto, soffermarsi sull’e- sclamazione del padre del fanciullo che, ad alta voce, risponde a Gesù: «Credo; aiuta la mia incredulità!».

In questo anno, in modo particolare, ognuno di noi è chiamato a riscoprire, dentro se stesso e nella propria comunità, il dono della fede. Ciò può avvenire solo se prendiamo coscienza di essere fragili e, dunque,

“bisognosi” di Dio. Il padre del ragazzo comprende di essere impotente di fronte alla malattia del figlio;

sa che solo Gesù, con tutta la sua potenza messianica, può porvi rimedio e, infatti, a Lui si rivolge. Anche noi, dinanzi alle difficoltà della vita, abbiamo una sola soluzione: Gesù Signore. Accostiamoci a Lui! Chiedia- mo prima di tutto il dono della fede! Imploriamo il suo aiuto! Ed Egli non ci deluderà!

Gli uomini si dividono in credenti e non credenti. I primi pensano a Dio; i secondi sono pensati da Dio.

èPregata

Credo Signore, ma Tu aumenta la mia fede!

Quando mi sento solo e scoraggiato, Signore, aumenta la mia fede!

Quando il modo di pensare degli altri mi confonde,

Tempo Ordinario

(14)

Signore, aumenta la mia fede!

Quando il dubbio mi assale, Signore, aumenta la mia fede!

Quando non vedo la tua presenza e ti cerco solo per- ché ho bisogno, Signore, aumenta la mia fede!

Quando sono apatico e insensibile dinanzi ai segni del Tuo amore, Signore, aumenta la mia fede!

miimPegna Oggi farò in modo di trovare un po’ di tempo per ado- rare Gesù nel silenzio della mia stanza. Reciterò con calma e consapevolezza il “Credo” e ripeterò più volte durante la giornata l’esclamazione: “Signore, aumenta la mia fede!”.

3

Martedì, 21 maggio 2013

Santa Maria Odigitria

Festa in Sicilia

Liturgia della Parola

Sir 2,1-13; Sal 36; Mc 9,30-37

La ParoLaDeL signore

è asCoLtata In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli, attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegna- va infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno;

ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogar- lo. Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro:

«Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi

VII Settimana del Tempo Ordinario

(15)

fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro:

«Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servito- re di tutti». E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».

èmeDitata

Ed essi tacevano... è una scena molto imbarazzante quella che ci presenta l’evangelista. I discepoli prova- no vergogna per i discorsi “poco cristiani” che avevano animato il loro cammino. La tentazione dell’orgoglio, del prevalere sugli altri, dell’altezzosità investe ogni persona. Forse noi no! Sono sempre gli altri i cattivi, i superbi, gli arroganti, i facinorosi, gli orgogliosi. Noi no. Noi siamo umili, buoni, disponibili, servizievoli….

Noi, vittime, anzi martiri, di un mondo di persone in- giuste… ma se ci pensiamo un po’ su, se meditiamo bene e preghiamo un tantino, ci accorgiamo che non è proprio cosi. Anche a noi non ci resta che tacere.

Restare in silenzio è la scelta migliore perché anche noi “siamo sulla stessa barca” dei discepoli. Nessuno di noi preferisce l’ultimo posto. Gesù, invece, ci ha in- segnato con la sua vita la straordinaria bellezza dell’u- miltà, del servizio, del prendersi cura dell’altro. Egli lo ha insegnato non con le parole ma con l’asciugatoio cinto ai fianchi. Imitiamolo!

Perché Dio sceglie l’ultimo posto? Per avere tutti i suoi figli davanti ai suoi occhi!

èPregata

Vergine Maria, tante volte i nostri passi, segnati dalla mentalità corrente del “così fan tutti”, battono strade

Tempo Ordinario

(16)

“poco cristiane”, strade tracciate dall’egoismo, dall’or- goglio, dalla cattiveria e dalla falsità.

Donaci la tua fede e il tuo coraggio affinché, median- te una seria “inversione di marcia” possiamo fare ri- torno sulla vera strada dell’Amore, li dove possiamo trovare te e il tuo figlio Gesù nel fratello da amare, accompagnare e servire. Amen.

miimPegna Oggi farò strada verso Gesù. Adorerò il SS. Sacramen- to nella mia parrocchia o andrò a fare una visita ad una persona sola o ammalata.

3

Mercoledì, 22 maggio 2013

Santa Rita da Cascia, religiosa

Liturgia della Parola

Sir 4,12-22; Sal 118; Mc 9,38-40

La ParoLaDeL signore

è asCoLtata In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e voleva- mo impedirglielo, perché non ci seguiva». Ma Gesù disse:

«Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi».

èmeDitata Capita spesso che “noi di Chiesa” ci sentiamo auto- rizzati a sentirci padroni della fede e di Cristo stesso.

Siamo bravi a dare giudizi su persone che noi amiamo definire “lontani” a cui non vale la pena rivolgere la nostra attenzione pastorale perché: “tanto a loro non

VII Settimana del Tempo Ordinario

(17)

interessa nulla”. E invece, l’esperienza insegna che lì dove sembra esserci deserto e steppa, la Grazia di Dio riesce a far sorgere fiumi rigogliosi. È il miracolo del- la fede. Può raggiungere chiunque: vicino e lontano, praticante e non. Non impediamo a Dio di raggiungere tutti i suoi figli; facilitiamogli, anzi, il compito! Cerchia- mo chi, anche se in maniera semplice e nascosta, ha un profondo desiderio di Dio. Andiamo alla ricerca di coloro che, pur non essendo dei nostri, vorrebbero ascoltare una parola di speranza. Coinvolgiamo nelle nostre attività coloro che stanno ai margini della comu- nità cristiana. Tutti hanno diritto ad amare Gesù! Tutti!

Chi non è contro Gesù e per lui. Chi, invece, è con- tro… avrà Gesù con Lui.

èPregata

Signore Gesù, buon pastore, Tu che lasci le 99 peco- re nell’ovile e vai alla ricerca di quella perduta, facci comprendere la necessità e l’urgenza di andare verso i lontani. Suscita in noi lo zelo apostolico. Insegnaci a chiamare tutti, a coinvolgere tutti perché nessuno venga escluso per colpa nostra dalla conoscenza del tuo amore. Amen.

miimPegna Oggi mi chiedo: quante persone giudico “lontane”

dalla Chiesa? Cosa ho fatto io per coinvolgerle? È pos- sibile rendere partecipe qualcuno nelle attività e nelle iniziative della nostra comunità parrocchiale?

3

Tempo Ordinario

(18)

Giovedì, 23 maggio 2013

Santi Lucio, Montano e compagni, martiri

Liturgia della Parola

Sir 5,1-8; Sal 1; Mc 9,41-50

La ParoLaDeL signore

è asCoLtata In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Chiunque vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa. Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala:

è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geèn- na. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via:

è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geèn- na, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estin- gue. Ognuno infatti sarà salato con il fuoco. Buona cosa è il sale; ma se il sale diventa insipido, con che cosa gli darete sapore? Abbiate sale in voi stessi e siate in pace gli uni con gli altri».

èmeDitata Quale membro del nostro corpo resterebbe se met- tessimo in pratica alla lettera l’insegnamento di Gesù?

Eppure le parole forti di Gesù scuotono la nostra ani- ma! La vita di ogni giorno è una continua lotta contro le tentazioni di ogni genere. Tante realtà sono per noi

VII Settimana del Tempo Ordinario

(19)

motivo di scandalo. Tante cose, cioè, ci fanno inciam- pare nel nostro già claudicante cammino di santità.

Freni, distrazioni, delusioni, abbagli, lusinghe. Ma noi siamo figli di Dio! Abbiamo la sua grazia, la sua forza, il suo amore, il suo perdono… che ci manca? Basta decidersi per Dio stesso. Scegliere sempre Lui e con- tinuare a camminare con Lui. La radicalità chiesta a noi da Gesù è possibile! Occorre, tuttavia, impegnarsi nella quotidianità della vita. Tagliare la lingua o cavare un occhio non è necessario. Impegnarsi a dire parole buone, a parlare bene degli altri, ad evitare calunnie e ingiurie, a guardare con occhio gentile e amorevole…

questo si! È opportuno, anzi, è moralmente doveroso.

Se impareremo ad essere in pace con tutti, porteremo quel pizzico di “sapore” ad una comunità cristiana e ad una società talvolta insipide.

Il sale non deve essere né tanto né poco. Il giusto non guasta il gusto.

èPregata

Signore Gesù, donaci i Tuoi occhi…

per guardare con amorevolezza e bontà coloro che ci poni accanto.

Donaci le Tue mani…

per servire con sollecitudine i nostri fratelli.

Donaci i Tuoi piedi…

per diventare compagni di viaggio di coloro che sono stanchi e sfiduciati.

Donaci il Tuo cuore…

per usare misericordia a coloro che ci offendono.

Donaci te stesso…

per essere santi nel nostro mondo che ha bisogno di Te.

Tempo Ordinario

(20)

miimPegna Oggi cercherò di guardare dentro la mia vita per scorge- re i difetti. Se lo ritengo utile, farò un elenco di ciò che è necessario correggere al fine di migliorare la mia vita.

3

Venerdì, 24 maggio 2013

Maria Ausiliatrice

Liturgia della Parola

Sir 6,5-17; Sal 118; Mc 10,1-12

La ParoLaDeL signore

è asCoLtata

In quel tempo Gesù, partito da Cafarnao, venne nella re- gione della Giudea e al di là del fiume Giordano. La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli insegnava loro, come era solito fare. Alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, gli domandavano se è lecito a un marito ripu- diare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla». Gesù disse loro:

«Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi que- sta norma. Ma dall’inizio della creazione li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua ma- dre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto». A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento.

E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio».

VII Settimana del Tempo Ordinario

(21)

èmeDitata È facile impostare una disputa in merito ad un argo- mento così importante e sempre attuale nel corso dei secoli. Il libro della Genesi regola il diritto familiare in base alla volontà di Dio creatore. Mosè, più di tremila anni fa’, “per la durezza del cuore degli israeliti”, legi- fera in merito dando peso alla volontà umana, Gesù, infine, consegna alla comunità il suo orientamento definitivo e universale sulla tematica del matrimonio.

Il divin legislatore, dunque, non si sofferma sul “pat- to umano” che, in quanto tale, potrebbe risultare im- perfetto. Egli vuole condurre i cuori umani all’origine dell’unione uomo-donna, al progetto iniziale di Dio in cui amore, rispetto, sollecitudine, complementarie- tà, misericordia, bontà, mitezza ecc. rappresentano gli elementi costitutivi del matrimonio. Sarebbe bello se le coppie, specialmente quelle in crisi, riuscissero a riscoprire e a vivere reciprocamente quei valori posi- tivi per superare insieme quegli inevitabili difetti che talvolta dividono! Non stanchiamoci mai di pregare per questo!

Matrimonio significa compito della madre. Patrimo- nio significa compito del padre. Santità significa…

compito di entrambi.

èPregata Dio Onnipotente ed eterno, Tu che hai dato alla fami- glia la dolce legge dell’amore, guarda con benevolen- za tutti coloro che hai chiamato alla grazia del matri- monio. Dona loro il coraggio di affrontare ogni giorno le difficoltà umane con le sante virtù per continuare a donarsi reciproco amore e rispetto nelle gioie e nei

Tempo Ordinario

(22)

dolori, per essere nel mondo segno del Tuo immenso amore per l’umanità. Amen.

miimPegna

Oggi dedicherò una decina del santo rosario per le coppie di sposi in difficoltà.

3

Sabato, 25 maggio 2013

San Gregorio VII, papa

Liturgia della Parola

Sir 17,1-15; Sal 102; Mc 10,13-16

La ParoLaDeL signore

è asCoLtata

In quel tempo, presentavano a Gesù dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. Gesù, al vede- re questo, s’indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro in- fatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso». E, prendendoli tra le braccia, li benedice- va, imponendo le mani su di loro.

èmeDitata

Quando si ha in mente un’idea personale del Signore Gesù costruita nel tempo attraverso letture, studi, im- pressioni e opinioni, difficilmente si riesce ad entrare nella vera novità che Egli stesso ci offre. I discepoli allontanavano i bambini perché li ritenevano “inutili”, portatori di confusione e d’intralcio. Pensavano di fare cosa gradita al Maestro e, invece,vengono rimprove- rati proprio per la loro eccessiva solerzia. Gesù ama

VII Settimana del Tempo Ordinario

(23)

stare con i più semplici, i poveri, i peccatori, i lontani, i bambini poiché in essi trova il seme del Vangelo e il segno della presenza di Dio.

Anche noi, a volte, rimaniamo intrappolati nei nostri schemi mentali complicati e fuorvianti e non ci accor- giamo che il Signore ci vuole semplici, gioiosi, capaci di stupore e meraviglia. Dalla semplicità nasce la leti- zia che ci rende figli amati da Dio e accarezzati dalla sua tenerezza.

I bambini fanno mille domande perché non sanno molte cose. I grandi danno mille risposte perché vo- gliono far credere di sapere molte cose.

èPregata Signore, donaci un cuore semplice, capace di meravi- gliarsi dinanzi ai segni della Tua presenza in mezzo a noi. Rendici docili, innocenti, inclini al bene. Non permettere mai che la nostra mente si perda in ragio- namenti inutili complicati ma infondici una fede forte, capace di trovare l’essenziale: Te. Amen.

miimPegna Oggi pregherò perché il Signore doni a tutti i battez- zati semplicità e gioia.

Tempo Ordinario

(24)
(25)

del Tempo Ordinario

(26)

VIII Domenica, 26 maggio 2013

SANTISSIMA TRINITà

Solennità

Liturgia della Parola

Pr 8,22-31; Sal 8; Rm 5,1-5; Gv 16,12-15

La ParoLaDeL signore

è asCoLtata In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».

èmeDitata La Parola di Dio, per la vita del credente, è la lampada che illumina il cammino di fede. Nella Sacra scrittura, scrigno prezioso della Rivelazione di Dio, l’uomo può trovare l’essenza di ogni cosa, il progetto di ogni essere vivente e la sua realizzazione. Dal brano del Vangelo di oggi, tuttavia, si evince la necessità di rileggere, me- diante l’azione dello Spirito Santo, le parole e i gesti di Gesù alla luce dell’esperienza di crescita dell’umanità.

È facile, dunque, scorgere nella storia bimillenaria del- la Chiesa la presenza dello Spirito che costantemente guida il popolo di Dio alla verità. Nel magistero della Chiesa, nell’insegnamento del Papa e dei Vescovi, nella testimonianza di vita e di fede dell’intera Chiesa, dun- que, troviamo la realizzazione della promessa di Gesù.

Parola di Dio e Magistero rappresentano il binario su cui si muove la vita del credente e della Chiesa e la

VIII Settimana del Tempo Ordinario

(27)

garanzia dell’autenticità della vera fede. Non è possi- bile scindere le due realtà. Non è possibile dire “Gesù sì, Chiesa no”. Gesù ha parlato e ha agito; nell’oggi della storia continua a farlo mediante la chiesa viva dei battezzati. Lasciamo spazio allo Spirito Santo! Egli ha bisogno di guidarci a tutta la verità!

La rivelazione è come un bimbo che cresce. Ha biso- gno di tempo per diventare vecchio.

èPregata

O Dio Padre, che hai mandato nel mondo il Tuo Fi- glio, Parola di verità, e lo Spirito santificatore per rive- lare agli uomini il mistero della Tua vita, fa’ che nella professione della vera fede riconosciamo la gloria della Trinità e adoriamo l’unico Dio in tre persone. Amen.

miimPegna Oggi troverò il tempo per iniziare la lettura di un testo del Magistero della Chiesa. (Enciclica del Papa, docu- mento del Concilio ecc.)

3

Lunedì, 27 maggio 2013

Sant’Agostino da Canterbury, vescovo

Liturgia della Parola

Sir 17,24-29; Sal 31; Mc 10,17-27

La ParoLaDeL signore

è asCoLtata

In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli

Tempo Ordinario

(28)

domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i co- mandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo pa- dre e tua madre». Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva in- fatti molti beni. Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano scon- certati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».

èmeDitata

È uno dei momenti più drammatici della vita pubbli- ca di Gesù. Un tale si avvicina per chiedere il dono più grande e impegnativo che si possa desiderare: la vita eterna. Non è una richiesta facile. I discepoli mai avevano presentato al Maestro questa aspirazione. Quel tale invece sì. Pur conoscendo e rispettando fin dalla giovinezza tutti comandamenti, sentendo dentro di sé ancora un vuoto esistenziale, vuole trovare quella strada veloce che, probabilmente da sempre, cerca. E la trova in Gesù, colui che, con dolcezza e determinazione, lo fissa e lo ama con tutto se stesso. La richiesta di Gesù è

VIII Settimana del Tempo Ordinario

(29)

forte, radicale e degna della richiesta di quel tale: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Che tristezza! Quell’uomo non riesce a fare il salto di qualità che desiderava; non è riuscito a “volare ad alta quota”.

Troppa zavorra aveva con sé; troppe ricchezze lo tene- vano legato a questo mondo; troppe comodità, troppo lusso; troppo per essere libero. Era ad un passo dal cie- lo… ma con volto scuro e cuore triste capitombola sulla terra. I discepoli capiscono il dramma che si è consuma- to. «E chi può essere salvato?» esclamano. Essi sanno che tutti siamo ricchi di qualcosa; tutti trasciniamo pesanti fardelli che ci rendono schiavi: legami affettivi, desideri, passioni, progetti, idee. Ma chi segue con tutto il cuore Gesù, chi si lascia affascinare dal suo sguardo d’amore, è capace di tutto… anche di volare in alto.

Tutti desiderano la vera felicità. Molti trovano i mezzi per ottenerla. Pochi riescono a conquistarla.

èPregata

Signore Gesù, ho bisogno di incrociare il Tuo sguar- do d’amore. Ho bisogno di sentirmi amato e sostenuto dalla Tua tenerezza infinita. Ho bisogno di essere gui- dato e incoraggiato. Ho bisogno di essere liberato. Ho bisogno di Te.

miimPegna Rifletterò sulle zavorre che mi appesantisco e mi al- lontanano dal Signore. Se mi è possibile cercherò di eliminarne qualcuna.

3

Tempo Ordinario

(30)

Martedì, 28 maggio 2013

San Germano di Parigi, vescovo

Liturgia della Parola

Sir 35,1-12; Sal 49; Mc 10,28-31

La ParoLaDeL signore

è asCoLtata In quel tempo, Pietro disse a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per cau- sa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà. Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi saranno primi».

èmeDitata I discepoli di Gesù hanno lasciato tutto per seguire il loro Maestro; dai racconti evangelici si evince che al posto di case, famiglie, barche, reti, campi, denaro, potere ecc. hanno preferito la sequela di Gesù e una vita del tutto nuova. Colui che segue il Signore e acco- glie la sua proposta d’amore, chi decide di accettare la sua Parola e la sua volontà nella propria vita, sa benis- simo che dovrà rinunciare a qualcosa nel momento in cui arriva di fronte ad una scelta radicale. Ma ne vale davvero la pena? Dall’esperienza di tantissimi santi si direbbe proprio di sì. Gli Apostoli e i santi, cosi come tanti ferventi credenti, hanno sperimentato la “ricchez- za nella povertà”. Essi si sono spogliati di tutto (non hanno attaccato il cuore alle realtà terrene) e, vivendo nella semplicità, hanno ricevuto il dono della vera gio- ia, della serenità d’animo e della beatitudine interiore.

Ciò che fa riflettere, tuttavia, e l’espressione “insieme a

VIII Settimana del Tempo Ordinario

(31)

persecuzioni”. Il credente sa che la propria esperienza di fede non è del tutto facile. Essere santi non è sem- plice, essere testimoni è difficile …ma è bello!

Più lasci, più trovi! Più tieni, più perdi! Lasci uno, trovi cento! Tieni uno, perdi tutto!!!

èPregata O Dio nostro Padre, donaci il Tuo Santo Spirito che accenda in noi il desiderio della santità. Rendici ca- paci di manifestare con le parole e le opere la Tua im- magine e somiglianza presente in noi. Te lo chiediamo per Gesù nostro Signore e Maestro che amiamo e desi- deriamo seguire. Amen.

miimPegna Cosa sono disposto a lasciare, buttare via o a donare per significare il mio attaccamento a Gesù?

3

Mercoledì, 29 maggio 2013

San Massimo di Verona, vescovo

Liturgia della Parola

Sir 36,1.4-5a.10-17; Sal 78; Mc 10,32-45

La ParoLaDeL signore

è asCoLtata In quel tempo, mentre erano sulla strada per salire a Ge- rusalemme, Gesù camminava davanti a loro ed essi erano sgomenti; coloro che lo seguivano erano impauriti. Presi di nuovo in disparte i Dodici, si mise a dire loro quello che stava per accadergli: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e

Tempo Ordinario

(32)

il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani, lo derideranno, gli sputeranno addosso, lo fla- gelleranno e lo uccideranno, e dopo tre giorni risorgerà».

Gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedeo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra». Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato pre- parato». Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indi- gnarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diven- tare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uo- mo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

èmeDitata Gesù non sceglie la via della forza, della lotta e della contestazione violenta per affermare nel mondo la sua presenza e i suoi valori. Egli sceglie la via dell’umiltà, della sofferenza, del servizio per insegnare all’uomo che solo l’amore è lo strumento della salvezza. I di- scepoli, però, pensano a tutt’altro. La loro logica è ancora fortemente umana, fragile, totalmente lontana

VIII Settimana del Tempo Ordinario

(33)

dalle prospettive del Maestro. Giacomo e Giovanni vogliono bene a Gesù e pensano che sia loro diritto chiedere il posto d’onore che spetta agli amici del Re.

“Ma chi si credono di essere?” avranno pensato gli al- tri. Eppure, questo incidente diplomatico offre a Gesù l’occasione per impartire uno tra gli insegnamenti fon- damentali nella vita del cristianesimo. L’espressione di Gesù è una pietra miliare nella morale cristiana; non ha bisogno di nessun commento poiché va interpreta- ta e vissuta così come è stata pronunciata: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimo- no. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti»

Dio si è fatto “schiavo” degli uomini. Fin dalla creazio- ne non è riuscito a liberarsi dalle catene dell’Amore!

èPregata Pietà di noi, Signore. Pietà di noi! Siamo molto lontani dalle Tue parole. Il cuore le comprende ma non riesce a farle diventare realtà. Perdonaci per la mancanza di co- raggio e infondi forza alla volontà perché possiamo sce- gliere la via dell’umiltà e del servizio. Amen.

miimPegna

Troverò un servizio umile da svolgere in casa o presso la parrocchia.

3

Tempo Ordinario

(34)

Giovedì, 30 maggio 2013

Santa Giovanna d’Arco, vergine

Liturgia della Parola

Sir 42,15-25; Sal 32; Mc 10,46-52

La ParoLaDeL signore

è asCoLtata In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gerico insieme ai discepoli e a molta folla, il figlio di Timeo, Bartimeo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Senten- do che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire:

«Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». Molti lo rim- proveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli:

«Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo man- tello, balzò in piedi e venne da Gesù. Allora Gesù gli disse:

«Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispo- se: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse:

«Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.

èmeDitata Il povero Bartimeo, cieco, siede ai margini della stra- da di Gerico. Solo con se stesso, solo con il suo do- lore, solo con la sua fragilità. Solo e cieco ma con il desiderio di essere ascoltato. Ma mentre desidera di essere ascoltato, ascolta. Egli, cieco, ascolta. Sente e grida perché sa che sta passando Gesù. Non vede ma percepisce con il cuore che Gesù è lì vicino, quasi accanto a lui. Chiama, grida e grida ancora più forte:

Gesù di Nazareth, abbi pietà di me. Lo rimproverano ed egli grida sempre di più finché il suo grido non vie- ne ascoltato da Gesù stesso. Bartimeo ha la possibilità

VIII Settimana del Tempo Ordinario

(35)

di incontrare di presenza il Maestro, lui che lo aveva già incontrato interiormente. Già vedeva con gli occhi del cuore, ma ora vede anche con gli occhi del corpo.

Adesso è pronto a seguire Gesù lungo la strada. Prima era ai margini, dopo l’incontro con Gesù è al centro.

Egli crede, ascolta, grida, chiede, incontra, vede, se- gue. Ciò che dovrebbe fare ogni persona desiderosa di un incontro vero con Gesù. Credere nella sua per- sona, ascoltare la sua voce riconoscendola tra tante, gridare a lui la propria richiesta di aiuto, chiedere la luce della fede, incontrare il suo sguardo amorevole, vedere la strada che egli traccia e seguire in tutto e per tutto la sua persona.

I deboli hanno una forza: la voce. Ma non sempre la usano.

èPregata Signore Gesù, spesso siamo ai margini della strada e non abbiamo forza e voglia di invocarti. Non vediamo prospettiva di luce sul nostro cammino. Siamo acce- cati dal peccato e dallo scoraggiamento. Avvicinati a noi e fa’ risuonare in noi la frase: “coraggio, alzati!”

soltanto così potremo amarti e seguirti. Amen.

miimPegna Oggi troverò il modo per sostare un po’ di tempo di- nanzi a Gesù Eucaristia.

3

Tempo Ordinario

(36)

Venerdì, 31 maggio 2013

ViSitaziOnedella Beata Vergine Maria

Festa

Liturgia della Parola

Sof 3,14-18 opp. Rm 12,9-16b; Sal Is 12,2-6; Lc 1,39-56

La ParoLaDeL signore

è asCoLtata In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regio- ne montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udi- to il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.

Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Si- gnore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimen- to di ciò che il Signore le ha detto». Allora Maria disse:

«L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiame- ranno beata. Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pen- sieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre». Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tor- nò a casa sua.

VIII Settimana del Tempo Ordinario

(37)

èmeDitata Fra due giorni la Chiesa celebrerà la Solennità del Corpus Domini e in moltissime parrocchie è usanza organizzare la processione con Gesù Eucaristia. Egli attraversa le strade dei nostri paesi, fermandosi presso gli altarini adeguatamente addobbati, mentre i fedeli acclamano e fanno festa con inni di lode e di gio- ia. Possiamo dire che si ripete, a distanza di duemila anni, ciò che la Vergine fece subito dopo aver ricevuto l’annuncio dell’angelo Gabriele. L’evangelista Luca ci dice che Maria si alzò e si mise in fretta sulla strada verso la Giudea per andare a donare il suo servizio alla cugina Elisabetta, anziana e incinta. Maria non è sola in questo suo cammino; ella porta nel suo grem- bo l’autore della vita, il Figlio di Dio fatto uomo. Ella è

“tabernacolo” del Dio altissimo e “ostensorio” del cor- po di Gesù e, fin da questi primi momenti, si delinea la missione terrena del Messia: camminare e servire in un clima di umiltà e di gioia. Significativi risultano, in tal senso, il saluto esultante del piccolo Giovanni nel grembo della madre e la benedizione di Elisabetta nei confronti della cugina. Il canto del magnificat, infine, facendo sintesi di ciò che stava accadendo, lascia tra- sparire la straordinaria novità che Dio ha inaugurato.

Questo evento, tuttavia, non può essere slegato dal contesto attuale della vita della Chiesa; anzi, diventa il modello e il programma di ogni azione di fede. Maria rappresenta la Chiesa che deve essere tabernacolo e ostensorio, ossia chiamata a custodire il Cristo, mo- strandolo al mondo, in un continuo cammino verso gli altri per amare, servire e suscitare gioia ed esultanza.

Senza molte pretese, anche la processione del Corpus Domini, dovrebbe avere queste caratteristiche: non una delle tante, ma il paradigma del cammino dell’in- tera comunità ecclesiale.

Tempo Ordinario

(38)

Chi cammina con passo agile ed esultante, fa cresce- re i fiori sulle sue orme.

èPregata Dio onnipotente ed eterno, che hai ispirato la Vergine Maria affinché visitasse la cugina Elisabetta, concedi- ci di essere docili all’azione dello Spirito per magnifi- care con Maria il tuo nome. Per Cristo nostro Signore.

Amen.

miimPegna

Oggi mi recherò a fare visita ad un ammalato, cercan- do di portare un po’ di gioiosa consolazione.

3

GIUGNO Sabato, 1 giugno 2013

San Giustino, martire

Liturgia della Parola

Sir 51,12-20; Sal 18; Mc 11,27-33

La ParoLaDeL signore

è asCoLtata

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli, andarono di nuovo a Gerusalemme. E, mentre egli camminava nel tempio, vennero da lui i capi dei sacerdoti, gli scribi e gli anziani e gli dissero: «Con quale autorità fai queste cose? O chi ti ha dato l’autorità di farle?». Ma Gesù disse loro: «Vi farò una sola domanda. Se mi rispondete, vi dirò con quale

VIII Settimana del Tempo Ordinario

(39)

autorità faccio questo. Il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini? Rispondetemi». Essi discuteva- no fra loro dicendo: «Se diciamo: “Dal cielo”, risponderà:

“Perché allora non gli avete creduto?”. Diciamo dunque:

“Dagli uomini”?». Ma temevano la folla, perché tutti ri- tenevano che Giovanni fosse veramente un profeta. Ri- spondendo a Gesù dissero: «Non lo sappiamo». E Gesù disse loro: «Neanche io vi dico con quale autorità faccio queste cose».

èmeDitata

Al di la dello straordinario atteggiamento di Gesù che, con disinvoltura, elude la domanda degli scribi e fari- sei, resta la fondamentale ricerca di ogni uomo nel co- noscere la verità in merito a Gesù. Chi ha idee diverse da noi in merito alla fede non riesce a comprendere l’autorità divina di Gesù; molti, invece, ne apprezzano quella umana. Tante persone, anche non credenti, ri- mangono affascinati sia dal messaggio “rivoluzionario”

di Gesù, sia dal suo modo di essere, di vivere, di par- lare e di servire. La Pace, la concordia, l’amorevolezza, la misericordia, il servizio ecc. sono valori apprezzati e condivisi; non ci si stacca, tuttavia, dalla sfera umana.

L’autorità di Gesù, però, non viene dal gradimento degli uomini, da un sondaggio popolare o da libere e democratiche votazioni ma da Dio stesso. Questo deve essere compreso soprattutto da noi credenti che, molto spesso, riduciamo il messaggio salvifico del di- vin Maestro a pura azione di impegno umanitario e sociale. Gesù è venuto ad inaugurare un regno che non è di questo mondo, un regno che ha come fine ultimo la beatitudine eterna in Paradiso. L’impegno in questa vita terrena deve avere come scopo, dunque, la preparazione dell’eternità. A volte, purtroppo, ab- biamo paura di parlare del “dopo morte” e riduciamo

Tempo Ordinario

(40)

la speranza cristiana a piccoli desideri umani. Gesù ci invita ad andare oltre, ad alzare lo sguardo verso il cielo, a pensare in grande. La nostra vita inizia qui su questa terra ma non avrà mai più fine.

Chi prova a tessere tele per ingannare, resta impiglia- to nelle proprie maglie.

èPregata

Signore Gesù, concedi a tutti i credenti il dono della sapienza del cuore perché si possa continuare a par- lare della Speranza cristiana. Il mondo ha bisogno di quest’annuncio e noi non possiamo tenerlo nascosto.

Sia su di noi la Tua grazia affinché possiamo rendere partecipi dell’abbondanza dei Tuoi doni coloro che ci poni accanto. Amen.

miimPegna Troverò un po’ di tempo per leggere un brano dell’an- tico testamento.

VIII Settimana del Tempo Ordinario

(41)

del Tempo Ordinario

(42)

IX Domenica, 2 giugno 2013

SANTISSIMO CORPO E SANGuE DI CRISTO

Solennità

Liturgia della Parola

Gn 14,18-20; Sal 109; 1Cor 11,23-25; Lc 9,11b-17

La ParoLaDeL signore

è asCoLtata In quel tempo, Gesù prese a parlare alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure. Il giorno comin- ciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Con- geda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta». Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare».

Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pe- sci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C’erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». Fecero così e li fecero sedere tutti quanti. Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla. Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.

èmeDitata Nella Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo, la liturgia mette in evidenza la tematica del dono. L’e- vangelista Luca afferma che la folla si trova in una zona deserta. Questa precisazione sembra identificare non solo il luogo geografico, ma anche il cuore dei discepoli ancora incapace di entrare nella sconvolgente logica di Gesù. Egli ha in mente di dare un segno della sua com- passione nei confronti della gente che “si era cibata”

della sua parola, anticipando, così, ciò che farà durante l’ultima cena. Siamo di fronte alla prima presentazione

IX Settimana del Tempo Ordinario

(43)

del mistero eucaristico ma è necessaria la partecipazio- ne attiva dei discepoli: «voi stessi date loro da mangiare».

Gesù è pronto a benedire, moltiplicare, donare… ma ha bisogno del contributo degli uomini stessi. Ciò avvie- ne, in maniera mirabile, nell’Eucaristia. Gesù è presente nell’ostia consacrata; si incarna in quel pezzo di pane in cui è presente l’agricoltore che ha preparato il terreno e ha seminato il grano, l’acqua che ha irrigato e fatto germogliare, il sole che ha indorato le spighe, gli operai che hanno raccolto, il mugnaio che ha macinato, il for- naio che ha impastato. Quanto sudore in un pezzo di pane! Il Signore si unisce al cibo degli uomini diventan- do cibo spirituale per gli uomini. Il pane eucaristico è, dunque, “frutto della terra e del lavoro dell’uomo” che, per grazia di Dio e opera della Chiesa, diventa corpo di Cristo e cibo di vita eterna. Se impareremo ad essere dono gli uni degli altri, entreremo in questa dinamica d’amore e saremo parte dell’immenso miracolo eucari- stico a cui ogni giorno assistiamo.

La povertà di ognuno, se condivisa, diventa ricchezza di tutti.

èPregata Gesù credo in te, ti amo e spero in te. Tu sei vero Dio e vero uomo. Sei il Salvatore e il Redentore. Nel Tuo nome rinuncio al peccato. Purificami da ogni male. Amen.

miimPegna

Se partecipo alla processione eucaristica, adorerò il Si- gnore presente nell’ostensorio ricordandomi delle per- sone che compongono la “catena di lavoro” del pane.

3

Tempo Ordinario

(44)

Lunedì, 3 giugno 2013

Madonna della Lettera Venerata a Messina

Liturgia della Parola

Tb 1,3;2,1a-8; Sal 111; Mc 12,1-12

La ParoLaDeL signore

è asCoLtata In quel tempo, Gesù si mise a parlare ai sommi sacerdoti, agli scribi e agli anziani con parabole: «Un uomo piantò una vigna, la circondò con una siepe, scavò una buca per il tor- chio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. Al momento opportuno mandò un servo dai contadini a ritirare da loro la sua parte del raccolto della vigna. Ma essi lo presero, lo bastonarono e lo mandarono via a mani vuote. Mandò loro di nuovo un altro servo: anche quello lo picchiarono sulla testa e lo insultarono. Ne mandò un altro, e questo lo uccisero; poi molti altri: alcuni li bastona- rono, altri li uccisero. Ne aveva ancora uno, un figlio amato;

lo inviò loro per ultimo, dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma quei contadini dissero tra loro: “Costui è l’erede.

Su, uccidiamolo e l’eredità sarà nostra!”. Lo presero, lo ucci- sero e lo gettarono fuori della vigna. Che cosa farà dunque il padrone della vigna? Verrà e farà morire i contadini e darà la vigna ad altri. Non avete letto questa Scrittura: La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo;

questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi?». E cercavano di catturarlo, ma ebbero paura della folla; avevano capito infatti che aveva detto quella parabola contro di loro. Lo lasciarono e se ne andarono.

èmeDitata Qualche volta si sente dire questa espressione: “nella mia vita ho fatto sempre del bene e ho avuto in cam-

IX Settimana del Tempo Ordinario

(45)

bio solo male”. Certo, sarebbe interessante indagare su quel “sempre”. Chi può giudicare la bontà di tutte le nostre azioni? Andando oltre, però, di fronte al triste epilogo di questa parabola sorge la domanda: perché il male? Perché dopo aver ricevuto tanto bene? Il pa- drone “mette in campo” tutte le proprie energie fisiche e finanziare per rendere bella e fruttuosa la sua vigna.

La affida a dei vignaioli e, come logica vuole, si aspet- ta di ricevere il prodotto della terra. E invece? Riceve rifiuto e violenza. È facile scorgere la vicenda storica di Gesù nel rapporto con i suoi fratelli ebrei. Per più di 20 secoli, Dio aveva suscitato, custodito ed amato questo suo popolo come un agricoltore la sua vigna.

Aveva inviato il suo unico Figlio come Messia e Sal- vatore ma, aveva ricevuto opposizione, distruzione e morte. I “contadini ebrei” avevano rifiutato il padrone della vigna… Tutto ricomincia con i cristiani, il nuovo popolo dei battezzati, con noi ma… possiamo dire di essere o essere stati dei bravi lavoratori nella vigna del Signore? Forse anche noi, talvolta, rifiutiamo a parole o nei fatti il nostro Maestro. Forse anche noi viviamo come se Egli non esistesse per nulla, come se non incidesse nella nostra vita quotidiana. E anche nella Chiesa, purtroppo, si agisce come se fossimo i padro- ni, dimenticando di essere semplici e umili lavoratori.

Chi si appropria indebitamente delle cose altrui, pri- ma o poi dovrà lasciare tutto… e in malo modo.

èPregata Signore Gesù, sono davanti a te con tutte le mie mise- rie. So che non mi respingerai perché Tu mi ami così come sono. Mi pento dei miei peccati e perdono coloro

Tempo Ordinario

(46)

che mi hanno offeso. Rinuncio a Satana e a tutte le sue seduzioni, ti dono tutto il mio essere, ora e sempre.

Amen.

miimPegna Troverò un po’ di tempo da dedicare all’Adorazione eucaristica in Chiesa oppure spiritualmente in casa.

3

Martedì, 4 giugno 2013

San Filippo Smaldone, sacerdote

Liturgia della Parola

Tb 2,9-14; Sal 111; Mc 12,13-17

La ParoLaDeL signore

è asCoLtata In quel tempo, mandarono da Gesù alcuni farisei ed ero- diani, per coglierlo in fallo nel discorso. Vennero e gli dissero: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nes- suno, ma insegni la via di Dio secondo verità. È lecito o no pagare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare, o no?».

Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse loro: «Perché volete mettermi alla prova? Portatemi un denaro: voglio vederlo». Ed essi glielo portarono. Allora disse loro: «Que- sta immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero:

«Di Cesare». Gesù disse loro: «Quello che è di Cesare ren- detelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio». E rimasero ammirati di lui.

èmeDitata Spesso, nelle campagne anticristiane e laiciste si uti- lizza e si strumentalizza questo brano evangelico per

IX Settimana del Tempo Ordinario

(47)

affermare la convinzione di uno Stato libero e di una Chiesa libera, capaci di camminare parallelamente, senza che l’uno interagisca con l’altra. È necessario, però, capire la motivazione del brano in questione.

I farisei ed erodiani vogliono cogliere in fallo Gesù, tentando di screditarlo dinanzi all’opinione pubblica e all’impero. Se Gesù, infatti, avesse detto “non è leci- to”, i rappresentanti del governo romano lo avrebbero denunciato per opposizione. Se, al contrario, aves- se detto “è lecito”, la gente, stanca dell’occupazione romana, lo avrebbe accusato di connubio con il po- tere, alla stregua dei pubblicani. Gesù, invece, trova la formula per uscire dal tranello e afferma l’assoluta differenza tra il regno di Dio e quello umano. Con ciò, tuttavia, non significa che la religione non debba esprimere la propria opinione di fronte alle tematiche che toccano la vita della società. Prova ne è il fatto che le prime comunità cristiane cominciarono ad op- porsi alla schiavitù, ai giochi dei gladiatori negli stadi, al culto dell’imperatore. Lo Stato può fare a meno del pensiero religioso solo se tutti i suoi appartenenti non professano nessun credo. Ma proprio in virtù della li- bertà dello Stato, ogni persona e ogni organizzazione può esprimere la propria opinione. Non stanchiamoci, dunque, di far sentire la nostra voce di cristiani. Non vergogniamoci di portare avanti i nostri ideali e i no- stri valori. Soltanto così ci sarà uno Stato libero, cioè capace di ascoltare e garantire la libertà di parola a tutti i cittadini.

Stato e Chiesa sono liberi. Liberi di scontrarsi, di confrontarsi, di incontrarsi.

Tempo Ordinario

(48)

èPregata Signore Gesù, accostati a me e condividi la mia vita, ti accetto come Maestro e Salvatore: guariscimi, trasfor- mami e rafforzami. Donami la libertà di amarti, di servirti e di annunciarti con forza, determinazione e credibilità. Amen.

miimPegna

Troverò un po’ di tempo da dedicare all’Adorazione eucaristica in Chiesa oppure spiritualmente in casa.

3

Mercoledì, 5 giugno 2013

San Bonifacio, vescovo e martire

Liturgia della Parola

Tb 3,1-11a.16-17a; Sal 24; Mc 12,18-27

La ParoLaDeL signore

è asCoLtata

In quel tempo, vennero da Gesù alcuni sadducei – i quali dicono che non c’è risurrezione – e lo interrogavano dicen- do: «Maestro, Mosè ci ha lasciato scritto che, se muore il fratello di qualcuno e lascia la moglie senza figli, suo fratel- lo prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratel- lo. C’erano sette fratelli: il primo prese moglie, morì e non lasciò discendenza. Allora la prese il secondo e morì senza lasciare discendenza; e il terzo ugualmente, e nessuno dei sette lasciò discendenza. Alla fine, dopo tutti, morì anche la donna. Alla risurrezione, quando risorgeranno, di qua- le di loro sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie». Rispose loro Gesù: «Non è forse per questo che siete in errore, perché non conoscete le Scritture né

IX Settimana del Tempo Ordinario

(49)

la potenza di Dio? Quando risorgeranno dai morti, infatti, non prenderanno né moglie né marito, ma saranno come angeli nei cieli. Riguardo al fatto che i morti risorgono, non avete letto nel libro di Mosè, nel racconto del roveto, come Dio gli parlò dicendo: Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe? Non è Dio dei morti, ma dei viventi! Voi siete in grave errore».

èmeDitata

Facciamo tanti sacrifici per migliorare la qualità della no- stra vita. Grazie alle moderne tecniche mediche, è stato possibile allungare l’età media degli abitanti dei paesi più sviluppati; molte malattie sono state debellate; molti disagi sono stati superati. Possiamo affermare che l’intel- ligenza umana galoppa così velocemente che, con diffi- coltà, ci accorgiamo di una nuova scoperta o invenzione;

il tempo di rendercene conto ed è subito superata. Non succede la stessa cosa, purtroppo, per la vita spirituale.

Capita, infatti, di non usare la stessa cura e attenzione nel pensare alla vita oltre la morte. Il brano del Vangelo di oggi, ci offre l’opportunità di riflettere su chi siamo veramente. Dio non ci ha creati per questo mondo e questa vita terrena. Egli non ci ha pensato e progetta- to per assistere alla distruzione delle nostre cellule nel dopo morte. Egli ci ha voluti perché potessimo godere in eterno della sua bontà e misericordia. Ci ha creati per contemplare il suo sconfinato amore in un’armonia di voci, di colori, di bellezze. Ci ha fatto per il Paradiso. Tut- to ciò che viviamo sulla terra, dunque, è una semplice preparazione della vita che verrà. È la gestazione della nascita al cielo e in, questa logica, nell’eternità saremo ciò che qui costruiamo. Non dimentichiamo mai questa realtà. Non temiamo di parlare del Paradiso, di gustare l’attesa della vita eterna. Se impareremo a pensare con libertà e naturalezza all’aldilà, vivremo meglio l’aldiquà.

Tempo Ordinario

(50)

La terra è terra. Il cielo è cielo. L’uomo è cielo e terra.

èPregata Vieni, Signore Gesù, immergimi nel Tuo preziosissimo Sangue e riempimi del Tuo Santo Spirito. Aiutami a non voltarmi indietro, a non desiderare nient’altro che te. Fammi sentire il tepore del Tuo amore e la po- tenza del Tuo santo Corpo. Amen.

miimPegna

Reciterò con consapevolezza il “credo” e pregherò per i defunti.

3

Giovedì, 6 giugno 2013

San Norberto, vescovo

1° giovedì del mese: preghiera per le vocazioni

Liturgia della Parola

Tb 6,10-11; 7,1.9-17; 8,4-9a; Sal 127; Mc 12,28b-34

La ParoLaDeL signore

è asCoLtata

In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi che li ave- va uditi discutere e, visto come aveva ben risposto a loro, gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». Gesù rispose: «Il primo è: Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. Il secondo è questo: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Non c’è altro comandamento più grande di questi». Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e se-

IX Settimana del Tempo Ordinario

(51)

condo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui;

amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici». Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.

èmeDitata

Quando si pronuncia la parola “comandamento”, su- bito la mente intercetta le due tavole in cui trovano spazio i dieci dettami che Dio aveva consegnato a Mosè sul monte Sinai. Lo scriba che parla con Gesù, invece, conosce e ricorda i 613 (365 al negativo e 248 al posi- tivo) precetti presenti nella Legge mosaica. Il Maestro, quello vero che conosce il cuore e la mente di Dio, non sceglie un comandamento specifico da mettere al pri- mo posto, ma definisce l’atteggiamento essenziale che sottostà ad ogni comandamento: Ascoltare ed Amare.

Nel nostro dialetto siciliano, il verbo “ascoltare” non indica solo l’azione dell’udito, ma contiene in sé il si- gnificato di ubbidire. Dio è nostro Padre e a lui dobbia- mo obbedienza filiale. Ascoltare Dio significa, prima di tutto, conoscerlo, imparare il suo linguaggio, recepire la sua volontà e i suoi desideri, mettere in pratica le sue indicazioni consapevoli che i suoi progetti sono orientati al nostro bene. Se Dio è Amore, l’obbedienza dei figli si gioca tutta sull’amore poiché ogni genitore desidera che i propri figli siano come lui e ne seguano le orme. Se ci sentiamo figli di Dio, dunque, dobbiamo necessariamente amare con tutte le nostre dimensioni umane: cuore, anima, mente e forza. Non è possibile dare “qualcosa” a Dio! Egli ci ha dato tutto e tutto desi- dera da noi. Da questo amore totale e totalizzante, infi- ne, scaturisce l’impegno ad una vita di comunione e di servizio anche con il nostro prossimo. Sembrano belle

Tempo Ordinario

(52)

parole che rischiano di restare tali se non passano at- traverso il sacrificio e la rinuncia al proprio egoismo. È diffide amare ma è la misura del nostro essere cristiani.

L’amore non si accontenta né del poco né del mol- to… vuole tutto.

èPregata Gesù Eucaristia, Pane vivo e vero, che non disdegni di venire dentro di me, rendimi consapevole della grandez- za del Tuo dono d’amore. Insegnami ad amare e a di- ventare come te, dono d’amore per gli altri, pane buono e spezzato che nutre e dà forza. Amen.

miimPegna

Troverò un po’ di tempo da dedicare all’Adorazione eucaristica in Chiesa oppure spiritualmente in casa.

3

Venerdì, 7 giugno 2013

SACRATISSIMO CuORE DI GESù

Solennità GIORNATA MONDIALE DI SANTIFICAzIONE SACERDOTALE

Liturgia della Parola

Ez 34,11-16; Sal 22; Rm 5,5b-11; Lc 15,3-7

La ParoLaDeL signore

è asCoLtata

In quel tempo, Gesù disse ai farisei e agli scribi questa parabo- la: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché

IX Settimana del Tempo Ordinario

Riferimenti

Documenti correlati

La lezione verrà tenuta dal socio Diego Personeni presso l’impianto del castagneto da frutto. in località Mulino

Non esistevano ovviamente i prodotti alimentari alternativi per i neonati come il latte in polvere o sterilizzato in bottiglia. Quando si era fortunati si poteva far ricorso anche

LE SPORE SONO PICCOLISSIME CELLULE CHE NON SI VEDONO AD OCCHIO NUDO E SI FORMANO TRA LE LAMELLE, SOTTO IL CAPPELLO DEL FUNGO.. I FUNGHI SI NUTRONO GRAZIE ALL’AIUTO DI ALTRI ESSERI

• Polpa e rossa e di elevato spessore che determina un buon peso della bacca..

Qualora Syngenta adotti termini formali per definire la reazione di piante nei confronti di parassiti e patogeni e la reazione a stress abiotici, Syngenta sarà tenuta ad informare

Insegno ed imparo, insieme perché io insegno se imparo con te!”..

In F (1689) troviamo sia il ponitore che un giovane aiutante addetto ad interporre i feltri ai fogli. Nelle immagini relative al XIX secolo troviamo ancora un nuovo operaio;

Volgendo lo sguardo al di là dei propri confini, i responsabili degli Stati sono anche chiamati a rinnovare le loro relazioni con gli altri popoli, permettendo a tutti una