RIPENSARE L'UOMO NEL X X I SECOLO
ed. orig. 2009, trad. dal tedesco di Virginio Sala,
pp. 184, €15, Codice, Torino 2012
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Concetti come società, vita, -'gene e individuo (...) so-no in via di profonda ridefinizio-ne. Sotto l'impulso delle forze della globalizzazione, il lavoro scientifico nei laboratori e le mol-teplici esperienze della vita quoti-diana stanno rapidamente cam-biando, sia nel loro contenuto sia nel senso che vi attribuiamo. Sor-gono così nuove forme di vita, in-tese sia come forme del vivente, cioè nuove entità scientifiche, sia come forme del vivere, cioè nuo-ve forme di vita sociale. Ed è dal-l'interazione e dal reciproco pla-smarsi di queste nuoveforme di vita che si pre-sentano nuove opzioni, nell'era molecolare, sia alla società sia ai singo-li individui".
Il confronto sulle po-tenzialità e sull'esten-sione degli effetti socia-li che accompagnano la post-genomica, le bio-tecnologie, la biologia sintetica evidenzia
svi-luppi a volte sorprendenti e inat-tesi, altre volte coerenti con anti-che aspettative, come il potenzia-mento dell'essere umano (human
enhancement). Il libro, molto
in-novativo e spiazzante, ha l'ambi-zione di suggerire un modo non solo per interpretare tali sviluppi, ma anche per guidarli. Gli autori provengono da contesti scientifici molto differenti. Giuseppe Testa, biologo e studioso di bioetica, at-tualmente dirige il Laboratorio di epigenetica delle cellule staminali a Milano, presso l'Istituto euro-peo di oncologia. Helga No-wotny, illustre sociologa della scienza, è una delle donne più in-fluenti della scienza mondiale, co-me presidente defl'European Re-search Council, la maggiore agen-zia di finanagen-ziamento della ricerca europea, ma prima ancora per le doti che l'hanno portata a quella carica: un'indomita passione per l'innovazione, un ottimismo della ragione verso una conoscenza ap-parentemente priva di utilità, ma che può divenire preziosa, un na-turale e coltivato interesse per la multidisciplinarietà.
Il libro è di ampio respiro cul-turale (con citazioni che vanno da Michael Crichton al Mahab-harata), rilevante per i temi trat-tati e la capacità argomentrat-tativa. Alcuni passi rimangono peraltro impegnativi, nonostante il bel glossario finale, ma per scalare una vetta che schiude nuovi orizzonti, qualche fatica biso-gnerà pur spenderla.
Sul piano dei contenuti, tro-viamo molti spunti di riflessione puntuali. Innanzitutto viene po-sto in chiara luce il cambiamen-to di paradigma in biologia deri-vante dall'epigenetica. L'epige-netica è lo studio delle
modifi-che fenotipimodifi-che ereditabili nel-l'espressione del gene, dal livello cellula (fenotipo cellulare) agli effetti sull'intero organismo (fe-notipo, in senso stretto), causato da meccanismi diversi rispetto ai cambiamenti nella sequenza ge-nomica, ovvero lo studio di mec-canismi molecolari mediante i quali l'ambiente altera il grado di attività dei geni senza tuttavia modificare le sequenze del Dna. Questa nuova conoscenza inte-gra e arricchisce profondamente le nostre visioni sull'informazio-ne gesull'informazio-netica e sulla sua plasticità.
Altro tema di grande interesse è quello della biologia sintetica. Ma cos'è la biologia sintetica? Citan-do Anna MelCitan-dolesi: "Se chiedete a cinque scienziati di definire la biologia sintetica avrete sei rispo-ste diverse. (...) Se si sposa l'acce-zione più moderata del termine, la "synthetic biology" (SynBio per gli amici) rappresenta l'ingresso dell'ingegneria genetica nella pie-na maturità, perché l'ambizione è
quella di intervenire su intere red geniche anzi-ché su singoli geni, e di farlo in modo sempre più preciso e prevedibi-le. L'accezione più vi-sionaria del termine, in-vece, rimanda alla crea-zione da zero di nuove forme di vita, con l'aiu-to di un computer e po-chi materiali di parten-za. In mezzo trovano posto tutte le possibili sfumature e una consapevolezza. L'espressione SynBio fa tendenza, perciò verrà usata e abusata anche per progetti di ricerca che un tempo avremmo considerato semplicemente atti-nenti alla biologia molecolare" (http:// annameldolesi.italianieu- ropei.it/2010/05/biologia_sinteti-ca_ecco_cose/).
In questo contesto è cruciale il confronto che instaura il libro fra Darwin e Venter. Charles Darwin, nel suo viaggio e nei suoi studi, voleva, attraverso osservazioni e raccolte di fatti, trarre conclusioni sull'origine della diversità delle
specie. Venter, il vincitore della "corsa" al sequenziamento del ge-noma umano, nei suoi viaggi e studi condotti dal J. Craig Venter Institute (http://www.jcvi.org/), ha sviluppato una strategia incen-trata sui geni, attraverso approcci ingegneristici e informatici. La sua finalità non è semplicemente quella di conoscere la natura, ma piuttosto di modificarla.
Altro tema toccato è quello del potenziamento dell'essere uma-no: sono riprese le problemati-che sulla "trasformazione" del corpo e le ripercussioni sullo sport e sulla sua immagine. Pec-cato che il libro sia stato tradotto un poco in ritardo rispetto all'e-dizione originale tedesca. Oscar Pistorius, l'atleta sudafricano che corre con protesi alle gambe, ha in realtà gareggiato alle Olimpia-di 2012 Olimpia-di Londra, giungendo al-le semifinali, in un contesto gior-nalistico e scientifico fortemente influenzato dai temi del poten-ziamento; del doping, degli inter-venti genetici, (cfr. "Scientific American", http://blogs.scienti- ficamerican.com/at-scientific- american/2012/07/16/science- at-the-olympics-our-first-ebook-can-explain/).
Come non avere quindi paura di un futuro così straniarne? L'ul-timo capitolo del libro vi oriente-rà verso questo futuro latente, do-ve bisogna indo-ventare forme nuodo-ve di consenso, in base alle quali le persone vogliano e possano ap-propriarsi dello sviluppo biotec-nologico. Bisogna pensare alla go-vernanza (governarne) di tali pro-cessi, ma anche alla crescita di ca-pacità diffuse di "compassione" (nel senso originario del sentire assieme), di incontro fra i due li-velli, dall'alto al basso, delle istitu-zioni e nel senso opposto dei sog-getti sociali. La sfida finale è quel-la provocatoriamente sollevata da Raymond Boudon nel 2007: "Il concetto di società è utile per i so-ciologi proprio quanto quello di vita lo è per i biologi: un concetto vuoto, regolativo, che descrive l'obiettivo finale, asintotico, della
loro ricerca". •
[email protected] A. Fasolo insegna biologia dello sviluppo
all'Università di Torino